7 DICEMBRE
- VEGLIA della solennità
dell'Immacolata Concezione
La serva del signore
San
Beda il Venerabile nell’ottavo secolo
Dice
Maria: «Ecco, sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la
tua parola». Certamente manifesta grande saldezza nell’umiltà colei
che, mentre viene elevata Madre del suo Creatore, chiama se stessa
serva. Viene detta «beata tra le donne» dalle parole dell’angelo e
vengono manifestati i misteri della nostra redenzione, finora
sconosciuti agli altri mortali Eppure, Maria non si esalta per il
suo singolare ed eccellente privilegio, ma ben ricordando la sua
condizione e la divina condiscendenza, si unisce umilmente alle
serve di Cristo e si mette al suo servizio, obbediente a ciò che le
viene comandato. «Avvenga di me secondo la tua parola», avvenga cioè
che lo Spirito santo scendendo su di me mi renda degna dei celesti
misteri, avvenga che il Figlio di Dio si vesta dell’abito
dell’essere umano nel mio seno e che come sposo esca dalla stanza
nuziale per la salvezza del mondo.
Fratelli carissimi, seguendo le sue parole e i suoi pensieri, per
quanto possiamo, ricordiamo di essere servi di Cristo in tutte le
nostre azioni e i nostri sentimenti, mettiamo a suo servizio tutte
le membra del nostro corpo, volgiamo lo sguardo della nostra mente
all’adempimento della sua volontà e così, vivendo rettamente,
rendiamo grazia per i doni ricevuti affinché meritiamo di essere
degni di riceverne di più grandi. Preghiamo con fervore insieme alla
beata Madre di Dio, perché avvenga di noi secondo la sua parola,
quella parola con la quale, manifestando il disegno della sua
incarnazione, dice: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia
la vita eterna».
|
8 DICEMBRE
- SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE - LODI
Rallegrati, sposa non sposata
Romano il
Melode nel quarto secolo
Che
nessuno sia misericordioso come te, Signore, lo sappiamo da quando
sei stato generato e chiamato figlio della donna che avevi creato.
Noi la proclamiamo beata e ad ogni istante invochiamo: «Rallegrati,
sposa non sposata!».
Venite
con l’arcangelo Gabriele, andiamo insieme dalla vergine Maria e
salutiamola come madre e nutrice della nostra vita. Non è
conveniente solo per il capo degli angeli salutare la regina, ma
anche a noi poveri è lecito vederla e rivolgere la parola a lei,
Madre di Dio, che tutte le generazioni proclamano beata, e invocare:
«Rallegrati, illibata! Rallegrati, giovinetta eletta da Dio!
Rallegrati, santa! Rallegrati, amabile e buone! Rallegrati, gioia
degli occhi! Rallegrati, madre che non ha conosciuto uomo!
Rallegrati, sposa non sposata! ».
Il
capo supremo delle schiere celesti, ricevuto l’ordine di avere amore
per l’uomo, si affrettò a presentarsi alla Vergine, come sta
scritto. Giunto a Nazaret davanti alla povera casa di Giuseppe, si
fermava stupito al pensiero che l’Altissimo desiderava discendere
tra gli umili. Diceva: «Tutto il cielo e il trono di fuoco non
contengono il mio Signore, come potrà accoglierlo questa povera
fanciulla? Colui che è terribile lassù, quaggiù in che modo si
farebbe visibile? Avvenga come lui vuole! Perché mai mi fermo e non
volo a dire alla fanciulla: “Rallegrati, sposa non sposata!”? »
|
8
DICEMBRE - SOLENNITA'
DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE - VESPRI
Dio non ha fatto e non farà mai nulla di più grande della Vergine
di Pierre De Berulle nel
sedicesimo secolo
O
degnazione infinita! Le tre persone divine che vivono e operano in
perfetta unità, eternamente beate e pienamente felici nella loro
comunione, vogliono dilatare questa comunione a una nuova persona e,
operando in comune il capolavoro della loro potenza e bontà,
vogliono associare a se stesse la Vergine nella più grande delle
loro opere.
Nella
pienezza della loro gloria, volendo unire l'essere creato con
l'essere increato in una delle loro persone e donargli una nuova
natura, hanno voluto condividere la gloria di quest'opera con la
Vergine; scegliendola tra tutte le creature, l'hanno resa degna e
capace di donare, insieme a loro, questa nuova natura e di essere
Madre del Verbo incarnato, innalzando una persona umana a tale
potenza e qualità e donandole tanto grande partecipazione a così
grande mistero.
Sii
benedetta Trinità santa, in questo divino volere e in questo sacro
consiglio che fa del Figlio di Dio il Figlio dell'uomo e di una
vergine la Madre di Dio. Disegno altissimo e degno dell'Altissimo,
disegno profondissimo e degno della maestà del Padre, della sapienza
del Figlio e dell'amore dello Spirito Santo.
E così
dunque l'avete creata unicamente per voi, Trinità santa, l'avete
fatta come un mondo e un paradiso a parte, mondo di grandezza e
paradiso do delizie per il nuovo uomo che deve venire al mondo,
l'avete fatta come un cielo nuovo e una terra nuova, terra che porta
soltanto l'uomo-Dio, cielo che non contiene altro se non lui, che
ruota soltanto intorno a lui e non agisce che per lui.
Da: Maria , a
cura della Comunita' di Bose,
Milano 2000, pp. 938-939
|
19 MARZO -
SAN GIUSEPPE - LODI
IL PRIMATO DELLA VITA INTERIORE DI
SAN GIUSEPPE
dall’esortazione apostolica REDEMPTORIS CUSTOS di Sua Santità
Giovanni Paolo II
Il
clima di silenzio che accompagna tutto ciò che fa riferimento alla
figura di Giuseppe si estende anche al suo lavoro di carpentiere
nella casa di Nazareth. Tuttavia questo silenzio rivela in modo del
tutto speciale il profilo interiore di questa figura.
I
Vangeli parlano esclusivamente di ciò che fece Giuseppe, ma
permettono di scoprire nelle sue azioni avvolte di silenzio, un
clima di profonda contemplazione. Giuseppe era quotidianamente in
contatto con “il mistero nascosto dai secoli eterni” che stabilì la
sua dimora sotto il suo tetto. Questo spiega, per esempio, perché
Santa Teresa di Gesù, la grande riformatrice del Carmelo
contemplativo, si fece promotrice del rinnovamento del culto reso a
San Giuseppe nella cristianità occidentale.
In
Giuseppe il sacrificio assoluto di tutta la sua esistenza alle
esigenze della venuta del Messia nella sua casa, trova proprio
spiegazione nella insondabile vita interiore, da dove gli vengono
ordini e consolazioni del tutto particolari e da dove discendono per
lui la logica e la forza, proprie alle anime semplici e trasparenti
delle decisioni importanti come quella di mettere subito a
disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima
vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando la
condizione, la responsabilità e il peso della famiglia, rinunciando,
per un amore verginale incomparabile, all’amore coniugale naturale
che la costituisce e l’alimenta.
Questa
sottomissione a Dio che è prontezza della volontà a consacrarsi a
tutto ciò che concerne il suo servizio, altro non è che l’esercizio
della devozione che costituisce una delle espressioni della virtù di
religione.
|
19 MARZO - SAN
GIUSEPPE - VESPRI
Da “Gli
scritti”, 1995, Edizioni ODC- Roma – p.863
SAN GIUSEPPE
di Santa Teresa
di Gesù Bambino e del Volto Santo
Giuseppe, la tua vita mirabile passò nell’umiltà: ma contemplasti la
bellezza di Gesù e di Maria! E il Figlio di Dio, bambino, sottomesso
e ubbidiente, quante volte s’è riposato felice sul tuo cuore!
Anche
noi, come te, serviamo in solitudine Gesù e Maria; cerchiamo solo il
loro piacere, non vogliamo di più. Santa Teresa, la madre nostra che
tanto confidava in te, ci assicura che tu non mancavi mai di
soccorrerne prontamente la preghiera.
Padre,
quando finirà questa prova, noi verremo a vederti vicino alla divina
Maria: come dolce ne è la speranza! Leggeremo la tua storia ignorata
dal mondo, scopriremo la tua gloria, la canteremo in cielo.
|
24 marzo VEGLIA
dell'ANNUNCIAZIONE del SIGNORE
Omelie in
lode della Vergine Madre, 4,11
Avvenga di me quello che hai
detto
di
San Bernardo nel dodicesimo secolo
Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la
Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la
serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste
parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di
domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia,
nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in
questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche
le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci
promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa
sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per
ricevere gratuitamente.
Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al
dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto.
La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto
oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia
carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia
soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei
occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le
braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola
incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una
pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie
viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in
diversi modi ai padri per mezzo dei profeti »
(Eb 1,1) ;
la sua parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata,
messa in pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie
viscere… Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in
una persona, corporalmente unita alla carne…
Essa si
realizzi
in me per il mondo intero. »
|
25 MARZO
- ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE - LODI
conferenza
del 13/06/1933
«Sono la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto»
San
Massimiliano Kolbe nel diciannovesimo secolo
Dio, nel suo operare, vuole
sempre servirsi di strumenti… Dio, che ci ha dato la volontà libera,
vuole che lo serviamo, in quanto strumenti, mediante l’accordo della
nostra volontà con la sua, come lo fece sua Madre quando disse :
« Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto ».
La parola « avvenga di me » deve sempre risuonare sulle nostre
labbra, perché fra la volontà dell’Immacolata e la nostra volontà,
deve sempre esistere una sintonia perfetta. Cosa allora conviene
fare ? Lasciamoci guidare da Maria, e non avremo nulla da temere.
|
25 MARZO
- ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE - VESPRI
L’Annunciazione e la nascita
dell’universo
di
Anastasio di Antiochia nel sesto secolo
In quel giorno
Gabriele fu inviato a portare alla Vergine il lieto annuncio della
nascita estranea a corruzione e ad annunciarle che per mezzo suo la
salvezza sarebbe stata offerta alle genti. Mentre la salutava, il
verbo si fece carne, per ricreare la creatura corrotta dal peccato
insinuatosi insieme ai discorsi del malvagio serpente. era
necessario, infatti, era necessario che la carne corrotta dal
sibilare del serpente, mediante il saluto dell’angelo ritornasse
all’incorruttibilità e, come attraverso una donna era sopraggiunta
la morte, così era necessario che attraverso una donna fosse
elargita la salvezza. Tutti siamo morti a causa di quella donna che
era stata ingannata dal piacere; ma a causa di questa siamo stati
restituiti alla vita. E non abbiamo ricevuto soltanto quei beni che
avevamo perduto, ma dei beni molto più grandi e preziosi; une mente
umana con li può concepire, l’occhio non è in grado di contemplare
la bellezza e l’udito non li può sopportare.
Celebriamo
questo giorno solenne, questa festa, che commemora l’annunciazione
della santa e veneranda Vergine, ma che ricorda anche la nascita
dell’intero universo, perché tutte le cose sono state rifatte nel
loro ordine e il precedente disordine ha ricevuto il suo
ordinamento. Colui che ci ha creato, infatti, per amor nostro è
diventato simile a noi, ha rinnovato la sua antica immagine che era
stata corrotta e le ha restituito una straordinaria bellezza, quasi
gridando a noi queste parole:
«Poiché oggi
siete stati creati e vi siete lasciati attrarre alla perdizione e
alla morte, oggi io il Creatore, per amor vostro, mi lascio plasmare
per riportarvi alla vita di prima per mezzo di questa mai carne, che
è stata ora modellata, affrontando la morte e mettendola a morte
come si conviene»
|
29 APRILE -
Santa CATERINA da SIENA - LODI
Dialogo della Divina
Provvidenza, 134
« Maria si
è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta »
Santa
Caterina da Siena nel quattordicesimo secolo,
Non voglio più, o Fuoco ineffabile, o Padre eterno, che il
mio desiderio si stanchi di volere il tuo onore e la salvezza delle
anime, né che i miei occhi inaridiscano; ti chiedo, per grazia, che
diventino due fiumi che sgorgano da te, mare pacifico. Lode, lode a
te, o Padre, perché hai risposto alla mia richiesta, anzi, a quello
che ignoravo, e persino a quello che non ti avevo chiesto. Donandomi
di piangere, mi hai invitata ad offrirti tutti i miei desideri,
dolci, amorevoli, angosciati, e le mie umili e continue preghiere.
Ti
chiedo ora di usare misericordia con il mondo e con la tua santa
Chiesa. Ti prego di compiere ciò che mi hai fatto domandare... Non
tardare più a fare misericordia al mondo, consenti a compiere il
desiderio dei tuoi servi. Sei colui che li hai fatti gridare, quindi
ascolta la loro voce. La tua verità ha detto che se chiameremo, ci
sarebbe risposto, che se busseremo ci sarebbe aperto, che se
chiederemo, ci sarebbe dato (Lc 11,9). O Padre eterno, a te i tuoi
servi gridano misericordia. Su, rispondi loro.
|
29 APRILE
- Santa CATERINA da SIENA - VESPRI
La vera e perfetta carità
di santa
Caterina da Siena nel quattordicesimo secolo
Che è
la carità? E’ un amore ineffabile, che l’anima ha tratto dal suo
Creatore, con tutto l’affetto e con tutte le forze sue.
Dico che l’aveva tratto dal suo Creatore, e così è la verità.
Ma come si trae? Con l’amore: però che l’amore non si acquista se
non con l’amore e dall’amore. Ma tu mi dirai: Che modo mi conviene
avere per trovare e acquistare quest’amore? Ti rispondo, per questo
modo: ogni amore si acquista con il lume, perché la cosa che non si
vede, non si conosce e non conoscendola non si ama. Conviene dunque
avere il lume perché tu conosca e tu veda ciò che tu debba amare. E
perché il lume ci era necessario, Dio provvide alla nostra
necessità dandoci il lume dell’intelletto che è la più nobile parte
dell’anima che custodisce come pupilla la santissima fede. E ti dico
che l’anima fatta d’amore e creata per amore alla immagine e
similitudine di Dio non può vivere senza amore né amare senza il
lume. Perciò se vuole amare le conviene che veda…
Nessuna cosa si può amare né vedere fuori di Dio e quello che si ama
si deve amare in lui e per lui.
|
14 MAGGIO
- San MATTIA - LODI
Prescrizione contro gli
eretici, 20-22 ; CCL I, 201s
San Mattia,
apostolo, uno dei dodici pilastri della Chiesa
di
Tertulliano nel terzo secolo
Gesù Cristo, il Signore nostro aveva
prescelto dodici [Apostoli] e li teneva sempre presso di sè: non si
allontanarono mai dal fianco del Maestro: li aveva scelti, perché
fossero maestri delle genti e diffusori della dottrina divina. Uno
di essi venne allontanato, ma agli altri undici, mentre stava per
ritornare al Padre suo dopo la resurrezione, comandò di andare nelle
varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo (Mt
28,19).
E gli Apostoli
subito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati,
messaggeri] al posto di Giuda, che era stato cacciato, tirarono a
sorte Mattia come loro dodicesimo compagno, secondo quanto anche era
stato profetizzato, come si legge nel salmo di David. Hanno ricevuto
la forza dello Spirito Santo secondo la promessa per compiere
miracoli e parlare lingue nuove. Hanno reso testimonianza alla fede
in Gesù Cristo dapprima in Giudea dove fondarono delle Chiese. Poi
sono partiti per il mondo intero e hanno annunciato alle nazioni lo
stesso insegnamento della fede.
Poi hanno
fondato delle Chiese in ogni città che in seguito hanno fornito ad
altre chiese la talea della fede e le sementi della dottrina. La
prova della loro unità sta nel fatto che tutte sono in pace e
comunione tra loro, che i loro membri si chiamano, tra loro,
fratelli e che praticano reciprocamente l’ospitalità.
|
14 MAGGIO
- San MATTIA - VESPRI
Omelia per
la festa di San Mattia
Dio sceglie
l’apostolo Mattia
di San
Lorenzo Giustiniani nel quindicesimo secolo
L’apostolo Paolo scrive: “O profondità della ricchezza, della
sapienza, della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi
giudizi e inaccessibili le sue vie!”
(Rm 11,33)...
E un salmo dice: “Tutto hai fatto con saggezza”
(Sal 103,24),
cioè nel tuo Verbo, nella tua Parola eterna. Poiché nel Verbo e per
mezzo del Verbo tutto è stato fatto
(Gv 1,3),
chi potrà dubitare che con saggezza è stato fatto, e che egli ha
perfettamente scelto i suoi discepoli, senza parzialità? “In lui ci
ha scelti, dice l’apostolo Paolo, prima della creazione del mondo”
(Ef 1,4)...
Consideriamo la scelta di Mattia. Gli apostoli avevano scelto
Giuseppe detto Barsabba e Mattia...; poi hanno proposto la loro
scelta a colui che giudica secondo il cuore, e che “conosce il cuore
di tutti”, affinché egli mostrasse quali di questi due aveva
designato. E sicuramente egli aveva scelto Mattia per questo onore
prima che fossero gettate le sorti, anzi prima che il mondo fosse...
Tutto
quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo
ottenuto e vi sarà accordato”
(Mc 11,24).
Per questo la Chiesa è solita pregare di comune accordo ogni volta
che pensa di dovere domandare qualche cosa al Signore. Nessun mezzo
ha presa sulla volontà di Dio quanto la preghiera, almeno se viene
fatta con fede, serenità, umiltà e perseveranza. Il sorteggio non ha
quindi recato nessun pregiudizio alla scelta di quel glorioso
apostolo poiché, come testimonia la Scrittura, gli apostoli hanno
cominciato col pregare; è piuttosto in risposta alla loro preghiera
che Dio ha ispirato loro di gettare le sorti per questa elezione.
D’altra parte Mattia non ha ricevuto una grazia meno grande di
Pietro, o degli altri apostoli, benché fosse stato chiamato per
ultimo. Ha ricevuto lo Spirito Santo con la stessa pienezza degli
altri, e gli stessi doni spirituali riservati a loro. Lo Spirito
Santo posandosi su di lui l’ha riempito di carità; gli ha dato di
esprimersi in tutte le lingue, di fare dei miracoli, di convertire
le nazioni, di predicare Cristo e di ottenere il trionfo del
martirio.
|
23 GIUGNO -
VEGLIA
Natività di San Giovanni Battista
Dai
«Discorsi», (Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328)
Voce di chi grida nel deserto
di
sant'Agostino nel quinto secolo
La Chiesa
festeggia la natività di Giovanni, attribuendole un particolare
carattere sacro. Di nessun santo, infatti, noi celebriamo
solennemente il giorno natalizio; celebriamo invece quello di
Giovanni e quello di Cristo. Giovanni però nasce da una donna
avanzata in età e già sfiorita. Cristo nasce da una giovinetta
vergine. Il padre non presta fede all'annunzio sulla nascita futura
di Giovanni e diventa muto. La Vergine crede che Cristo nascerà da
lei e lo concepisce nella fede.
Sembra che
Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il
Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo
dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti
fino a Giovanni» (Lc 16, 16).
Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del
Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi.
Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel
grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel
seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la
nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà
precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti
divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce,
riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire
l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà.
Zaccaria tace e perde la voce
fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora
riacquista la parola. Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se
non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di
Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa
chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi
della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che
lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse
annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si
scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che
preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?»
(Gv 1, 19).
E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv
1, 23). Voce è Giovanni,
mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo»
(Gv 1, 1).
Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno
fin dal principio.
|
24 giugno -
Natività di San Giovanni Battista - LODI
Inno
attribuito a Sant’Efrem Siro (circa 306-373), diacono in Siria,
dottore della Chiesa
Venne un
uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni...
della Liturgia
siriana
Riconosciamo te, Giovanni, come il nuovo Mosè, perché hai visto Dio,
non più in figura, bensì faccia a faccia. Guardiamo te come il nuovo
Giosuè: non hai attraversato il Giordano da una sponda all’altra ma,
con l’acqua del Giordano, hai fatto attraversare gli uomini da un
mondo all’altro... Sei tu il nuovo Samuele che non hai dato
l’unzione a Davide, ma hai battezzato il Figlio di Davide. Sei tu il
nuovo Davide, che non sei stato perseguitato dal cattivo re Saul,
bensì sei stato ucciso da Erode. Sei tu il nuovo Elia, nutrito nel
deserto non di pane da un corvo, ma di locuste e di miele da Dio.
Sei tu il nuovo Isaia che non hai detto: “Ecco la Vergine concepirà
e partorirà un figlio” (Is
7,14), bensì hai proclamato
davanti a tutti: “Ecco che lei ha partorito l’Agnello di Dio che
toglie i peccati del mondo” (Gv
1,29)...
Beato
tu, Giovanni, eletto da Dio, che hai posto la mano sul tuo Maestro,
che hai preso per mano la fiamma il cui chiarore fa tremare gli
angeli! Stella del mattino, hai mostrato al mondo il Mattino vero;
alba gioiosa, hai manifestato il giorno di gloria; lampada
scintillante, hai mostrato la Luce senza pari! Messaggero della
grande riconciliazione del Padre, l’arcangelo Gabriele è stato
mandato davanti a te per annunciare a Zaccaria la tua nascita, come
un frutto oltre ogni sua attesa... Tu, il più grande fra i nati di
donna (Mt 11,11),
vieni incontro all’Emmanuele, a colui che supera ogni creatura;
primogenito di Elisabetta, precedi il Primogenito di tutta la
creazione!
|
24 giugno -
Natività di San Giovanni Battista -
VESPRI
Discorso 1 per Giovanni Battista
Tu,
bambino sarai chiamato profeta dell’Altissimo
di
Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
A
ragione la nascita di questo bambino fu un motivo di gioia per
molti : e lo è anche oggi. Donato ai suoi genitori nella loro
vecchiaia, veniva per predicare ad un mondo che stava invecchiando,
la grazia di una nuova nascita. È bello che la Chiesa festeggi
solennemente questa natività, frutto meraviglioso della grazia, di
cui la natura rimane ammirata.
Per quanto mi riguarda, la nascita di questa lampada destinata a
rischiarare il mondo (Gv 3,
35), mi colma di una gioia
nuova ; grazie ad essa infatti ho riconosciuto la luce vera che
splende nelle tenebre e non è stata accolta dalle tenebre
(Gv 1, 5.9).
Sì, mi colma di una gioia indicibile la nascita di questo bambino,
che è per il mondo fonte di grandissimi beni. Lui, per primo,
istruisce la Chiesa, inizia a formarla per mezzo della penitenza, la
prepara mediante il battesimo, e quando l’ha così preparata, la
rimette a Cristo e la unisce a lui
(Gv 3, 29).
Le insegna a vivere nella sobrietà, e con l’esempio della sua morte,
le dà la forza di morire con coraggio. In tutto ciò, prepara per il
Signore un popolo perfetto (Lc
1, 17).
|
28 giugno -
veglia della Solennità di San Pietro e San Paolo Apostoli
La più antica testimonianza
storica del martirio di Pietro e di Paolo
San Clemente di Roma nel
primo secolo
Lasciando gli esempi antichi del Antico Testamento, veniamo agli
atleti vicinissimi a noi e prendiamo gli esempi validi della nostra
epoca. Per invidia e per gelosia le più grandi e giuste colonne
furono perseguitate e lottarono sino alla morte. Prendiamo i buoni
apostoli. Pietro per l'ingiusta invidia non una o due, ma molte
fatiche sopportò, e così col martirio raggiunse il posto della
gloria. Per invidia e discordia Paolo mostrò il premio della
pazienza. Per sette volte portando catene, esiliato, lapidato,
fattosi araldo nell'oriente e nell'occidente, ebbe la nobile fama
della fede. Dopo aver predicato la giustizia a tutto il mondo,
giunto al confine dell'occidente e resa testimonianza davanti alle
autorità, lasciò il mondo e raggiunse il luogo santo, divenendo il
più grande modello di pazienza. A questi uomini che vissero
santamente si aggiunse una grande schiera di eletti, i quali,
soffrendo per invidia molti oltraggi e torture, furono di bellissimo
esempio a noi.
Carissimi,
scriviamo tutte queste cose non solo per avvertire voi, ma anche per
ricordarle a noi. Siamo sulla stessa arena e uno stesso
combattimento ci attende. Lasciamo i vani ed inutili pensieri e
seguiamo la norma gloriosa e veneranda della nostra tradizione.
Vediamo ciò che è bello, ciò che è piacevole e gradito davanti a chi
ci ha creato. Guardiamo il sangue di Gesù Cristo e consideriamo
quanto sia prezioso al Padre suo. Effuso per la nostra salvezza
portò al mondo la grazia del pentimento.
|
29 giugno -
Solennità di San Pietro e San Paolo Apostoli - LODI
Dagli Inni
della Liturgia della Grande Chiesa Bizantina
nella Festa
dei santi Pietro e Paolo
Una
festa gioiosa ha brillato oggi sino agli estremi della terra: la
venerabilissima memoria dei sapientissimi apostoli e corifei Pietro
e Paolo: per questo anche Roma si rallegra in coro. Con cantici e
inni, noi pure, fratelli, facciamo festa, celebrando questo
augustissimo giorno.
Gioisci, Pietro
apostolo, sincero amico del Cristo Dio nostro, tuo maestro. Gioisci,
Paolo a tutti carissimo, araldo della fede e maestro della terra.
Coppia di eletta santità, con la franchezza che vi è data, pregate
Cristo nostro Dio di salvare le anime nostre.
Lasciato il mare in cui pescavi, dal cielo hai ricevuto, da parte
del Padre, la divina rivelazione dell’incarnazione del Verbo, e con
franchezza gridavi davanti a tutti al tuo Creatore: Io ti so Figlio
di Dio a lui consustanziale. Davvero degnamente sei dunque divenuto
pietra della fede e clavigero della grazia. Pietro, divino apostolo,
intercedi presso il Cristo Dio perché doni la remissione delle colpe
a quanti festeggiano con amore la tua santa memoria.
Ricevuta dal cielo la chiamata, da parte di Cristo, sei divenuto
araldo della luce, risplendendo per tutti insegnamenti della grazia:
avendo infatti reso terso il culto legale secondo la lettera, hai
fatto emergere, lucente, per i fedeli la conoscenza dello Spirito.
Degnamente dunque sei stato sollevato al terzo cielo e hai raggiunto
il paradiso.
Voi
che tra gli apostoli occupate il primo trono, voi maestri di tutta
la terra, intercede presso il Sovrano dell’universo perché doni alla
terra la pace, e alle anime nostre la grande misericordia.
|
29 giugno -
Solennità di San Pietro e San Paolo Apostoli - VESPRI
Per la festa
dei Santi Pietro e Paolo.
Omelia XVI, PL
195, 298-302
« Su questa pietra,
edificherò la mia Chiesa »
Aelredo
di Rievaulx nel dodicesimo secolo
Tutti gli Apostoli
sono colonne della terra (Sal 75, 4), però in primo luogo,
coloro di cui celebriamo la solennità. Sono le due colonne che
sostengono la Chiesa con il loro insegnamento, la loro preghiera e
l’esempio della loro costanza. Il Signore stesso ha fondato queste
colonne. Prima, erano deboli e non potevano portare né loro, né gli
altri. E a questo punto, appare il grande disegno del Signore : Se
fossero stati sempre forti, si sarebbe potuto pensare che la loro
forza veniva da loro stessi. Perciò il Signore, prima di affermare
loro, ha voluto mostrare quanto erano capaci, affinché tutti
sappiano che la loro forza veniva da Dio.
Il Signore stesso ha fondato queste colonne, cioè la Santa
Chiesa. Ecco perché dobbiamo lodare con tutto il cuore questi nostri
santi padri che hanno sopportato tanta fatica per il Signore e hanno
perseverato con tanta forza. È niente perseverare nella gioia, nella
prosperità e la pazienza.
È grande invece essere
lapidato, flagellato, schiaffeggiato per il Cristo, e in tutto ciò,
perseverare col Cristo (2 Cor 11, 25).
È grande, con Paolo,
essere maledetto e benedire…essere la feccia del mondo e tirarne
gloria (1 Cor 4, 12-13). E cosa dire di Pietro ? Anche se non
avesse sopportato nulla per il Cristo, basterebbe per festeggiarlo
il fatto che oggi sia stato crocifisso per lui. La croce fu la sua
strada.
|
22 luglio - Santa Maria Maddalena -
LODI
Omelie 25 ;
PL 76, 1188
«
Donna, perché piangi ?
di San
Gregorio Magno nel sesto secolo
Maria
diviene testimone della compassione di Dio; sì, quella stessa
Maria... che un fariseo voleva fermare nel suo slancio di tenerezza.
“Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è
colei che lo tocca: è una peccatrice”
(Lc 7,39).
Le sue lacrime però hanno cancellato le macchie del suo corpo e del
suo cuore; si è gettata nelle orme del suo Salvatore, abbandonando
le vie del male. Era seduta ai piedi di Gesù e lo ascoltava
(Lc 10,39).
Vivo, lo stringeva tra le braccia; morto lo cercava. E ha trovato
vivo colui che cercava morto. Ha trovato in lui tanta grazia da
portare in prima persona l’annuncio agli apostoli, ai messaggeri di
Dio!
Cosa
dobbiamo vedere in questo, fratelli, se non la tenerezza infinita
del nostro Creatore che, per ravvivare la nostra coscienza, dispone
dappertutto degli esempi di peccatori pentiti. Getto gli occhi su
Pietro, guardo il ladrone, esamino Zaccheo, considero Maria, e non
vedo nulla in essi se non delle chiamate alla speranza e al
pentimento. La vostra fede è sfiorita dal dubbio? Pensate a Pietro
che piange amaramente sulla sua vigliaccheria. Siete infiammati
dall’ira contro il vostro prossimo? Pensate al ladrone: in piena
agonia, si pente e guadagna le ricompense eterne. L’avarizia vi
inaridisce il cuore? Avete spogliato altrui? Vedete Zaccheo che
rende quattro volte tanto quanto aveva rubato. In preda a qualche
passione, avete perso la purezza della carne? Guardate Maria, che
purifica l’amore della carne al fuoco dell’amore divino.
Sì,
il Dio onnipotente ci offre dappertutto degli esempi e dei segni
della sua compassione. Prendiamo dunque in odio i nostri peccati,
anche i più antichi. Il Dio onnipotente dimentica volentieri che
abbiamo commesso il male, ed è pronto a guardare al nostro
pentimento come fosse l’innocenza in persona. Noi che, dopo le acque
della salvezza eravamo rimasti macchiati, rinasciamo dalle nostre
lacrime... Il nostro redentore consolerà le vostre lacrime di un
giorno, nella sua gioia eterna.
|
22 luglio - Santa Maria Maddalena -
VESPRI
Omelia 20:
PG 151, 266. 271
Maria
Maddalena, apostola degli Apostoli
di Gregorio
Palamas nel quattordicesimo secolo
Fra
quelle donne che hanno portato gli aromi al sepolcro di Cristo,
Maria Maddalena è l’unica di cui celebriamo la
memoria. Il Cristo aveva scacciato da lei sette spiriti cattivi
( Lc 8,
2), per fare largo alle sette
operazioni della grazia dello Spirito. La sua perseveranza nel
dimorare accanto al sepolcro le è valsa la visione e la
conversazione con gli angeli. Poi, dopo aver visto il Signore,
diviene suo apostolo presso gli apostoli. Istruita e pienamente
rassicurata dalla bocca stessa di Dio, va ad annunziare loro che ha
visto il Signore e a ripetere loro ciò che ha detto.
Consideriamo, fratelli, come Maria Maddalena, si ritrasse, in
dignità di fronte a Pietro, il capo degli apostoli, e a Giovanni, il
prediletto teologo di Cristo, pure essendo più favorita di loro.
Essi, quando corsero al sepolcro, videro soltanto le bende e il
sudario ; lei, invece, che era rimasta fino alla fine con ferma
perseveranza alla porta del sepolcro, vide prima degli apostoli, non
soltanto gli angeli, ma anche il Signore degli angeli, risuscitato
nella carne. Senti la sua voce, cosicché Dio, con la propria parola,
la mise a suo servizio.
|
23 luglio - Santa Brigida - co-patrona d'Europa -
LODI
Dalle “Orazioni” attribuite a santa Brigida
(In l' Ora dell'Ascolto p. 2494)
Contemplazione della Passione e della risurrezione di Cristo
di Santa
Brigida nel quattordicesimo secolo
Lode
eterna a te, Signor mio Gesù Cristo, per ogni ora in cui hai
sopportato per noi peccatori sulla croce le più grande amarezze e
sofferenze; infatti i dolori acutissimi delle tue ferite penetravano
orribilmente nella tua anima beata e trapassavano crudelmente il tuo
cuore sacratissimo, finché venuto meno il cuore, esalasti
felicemente lo spirito e, inclinato il capo, lo consegnasti in tutta
umiltà nelle mani di Dio Padre, rimanendo poi, morto, tutto freddo
nel corpo...
Onore
eterno a te, Signor mio Gesù, per essere risuscitato dai morti il
terzo giorno e per esserti incontrato con chi hai prescelto; per
essere salito, dopo quaranta giorni, al cielo, alla vista di molti
e, per avere collocato lassù, tra gli onori, i tuoi amici che avevi
liberati dagli inferi.
Giubilo e lode eterna a te, Signore Gesù, per aver mandato nel cuore
dei discepoli lo Spirito santo e per aver comunicato al loro spirito
un immenso e divino amore.
Sii
benedetto, lodato e glorificato nei secoli, mio Signore Gesù, che
siedi sul trono nel to regno dei cieli, nella gloria della tua
maestà, corporalmente vivo con tutte le tue santissime membra, che
prendesti dalla carne della Vergine. E così verrai nel giorno del
giudizio per giudicare le anime di tutti i vivi e di tutti i morti:
tu che vivi e regni col Padre e con lo Spirito Santo nei secoli dei
secoli. Amen.
|
23 luglio - Santa Brigida - co-patrona d'Europa -
VESPRI
Lettera
apostolica Spes aedificandi
Santa Brigida, una luce per l’Europa
di Giovanni
Paolo II
Indicando
Santa Brigida come compatrona d'Europa, intendo far sì che la
sentano vicina non soltanto coloro che hanno ricevuto la vocazione
ad una vita di speciale consacrazione, ma anche coloro che sono
chiamati alle ordinarie occupazioni della vita laicale nel mondo e
soprattutto all'alta ed impegnativa vocazione di formare una
famiglia cristiana.
Senza lasciarsi fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto
sociale, ella visse col marito Ulf un'esperienza di coppia in cui
l'amore sponsale si coniugò con la preghiera intensa, con lo studio
della Sacra Scrittura, con la mortificazione, con la carità. Insieme
fondarono un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i
malati. Brigida poi era solita servire personalmente i poveri. Al
tempo stesso, fu apprezzata per le sue doti pedagogiche, che ebbe
modo di esprimere nel periodo in cui fu richiesto il suo servizio
alla corte di Stoccolma. Da questa esperienza matureranno i consigli
che in diverse occasioni darà a principi e sovrani per la retta
gestione dei loro compiti. Ma i primi a trarne vantaggio furono
ovviamente i figli, e non a caso una delle figlie, Caterina, è
venerata come Santa.…
Dopo la morte
dello sposo, avvertì la voce di Cristo che le affidava una nuova
missione, guidandola passo passo con una serie di grazie mistiche
straordinarie… In
Brigida
si avverte
la forza
della
profezia.
Talvolta i suoi toni sembrano
un'eco di quelli degli antichi grandi profeti. Ella parla con
sicurezza a principi e pontefici, svelando i disegni di Dio sugli
avvenimenti storici. Non risparmia ammonizioni severe anche in tema
di riforma morale del popolo cristiano e dello stesso clero
In
particolare, poi, essendosi le terre scandinave, patria di Brigida,
distaccate dalla piena comunione con la sede di Roma nel corso delle
tristi vicende del secolo XVI, la figura della Santa svedese resta
un prezioso « legame » ecumenico, rafforzato anche dall'impegno in
tal senso svolto dal suo Ordine.
|
25 luglio - San Giacomo Apostolo -
LODI
Il martirio
di San Giacomo, Apostolo
di Eusebio di
Cesarea nel quarto secolo
Fu
senza dubbio grazie alla potenza e all’assistenza del cielo, che la
dottrina, come un raggio di sole, rischiarò improvvisamente tutta la
terra. Secondo le divine Scritture, infatti, per tutta la terra si
diffuse la voce dei divini Evangelisti e degli Apostoli ; le loro
parole giunsero ai confini dell’universo. E in ogni città, in ogni
borgo, come in una aia piena, si costituivano in massa Chiese che
contavano migliaia di uomini, piene di fedeli…
Però,
sotto il regno dell’imperatore Claudio, il re Erode cominciò a
perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada
Giacomo, fratello di Giovanni
(At 12, 2). A proposito di
Giacomo, Clemente riporta il racconto seguente, degno di memoria :
Colui che l’aveva portato al tribunale fu commosso al vederlo render
testimonianza e confessò che era cristiano anche lui. Tutti e due,
dice, furono condotti insieme al supplizio ; e lungo il cammino,
egli domandò a Giacomo di perdonarlo. Giacomo rifletté un attimo,
poi lo abbracciò dicendo : « La pace sia con te ! »
E tutti e due,
contemporaneamente,
furono decapitati.
|
25 luglio - San Giacomo Apostolo -
VESPRI
Omelie sulla
Genesi 1,7 ; SC 7, 72-73
« Gesù prese con
sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto » (Mc
9,2) : San Giacomo, testimone della luce.
Origene nel
terzo secolo
Tutti
coloro che vedono Cristo non sono illuminati da lui allo stesso
modo, ma ognuno nella misura in cui può ricevere la luce. Gli occhi
del nostro corpo non sono sempre rischiarati allo stesso modo dal
sole ; quanto più saliamo in luoghi elevati, quanto più il punto da
cui contempliamo il suo sorgere è alto, tanto meglio percepiamo il
suo chiarore e il suo calore. È lo stesso per il nostro spirito :
Quanto più salirà e si eleverà vicino a Cristo, quanto più si
esporrà da vicino allo splendore del suo chiarore, tanto più
magnificamente e più brillantemente sarà irradiato dalla sua luce.
Lo dice il Signore stesso per bocca del profeta : « Avvicinatevi a
me, e io mi avvicinerò a voi » (Zac 1,3)…
Quindi non nello stesso modo noi tutti andiamo a lui, ma ognuno
« secondo la sua capacità » (Mt 25,15). O andiamo a lui insieme con
le folle, e lui ci nutre con parabole affinché non veniamo meno per
via a causa del digiuno (Mc 8,3). O rimaniamo sempre seduti ai suoi
piedi, preoccupandoci solo di ascoltare la sua parola, senza mai
lasciarci prendere dai molti servizi (Lc 10,38)… ; senza dubbio,
coloro che si avvicinano a lui in questo modo ricevono ben
maggiormente la sua luce.
Ora se, come
gli apostoli, senza mai allontanarci, « perseveriamo con lui nelle
sue prove » (Lc 22,28), allora ci spiega nel segreto ciò che aveva
detto alle folle, e con più chiarezza ancora ci illumina (Mt
13,11s). Infine, se egli trova qualcuno capace di salire con lui
fino sul monte, come Pietro, Giacomo e Giovanni, questi non è più
illuminato soltanto dalla luce di Cristo, ma proprio dalla voce del
Padre.
|
29 luglio - Santa Marta -
LODI
Discorso 103,
1,2,6 :
PL 38, 613, 615
(Nuova
Biblioteca Agostiniana)
« Una donna, di nome Marta,
accolse Gesù nella sua casa »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
« Ogni volta
che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, lo avete fatto a me. »
(Mt 25, 40)…O
Marta, sia detto con tua buona pace, tu, già benedetta per il tuo
encomiabile servizio, come ricompensa per questa tua fatica domandi
il riposo. Ora tu sei occupata in molte faccende, vuoi ristorare dei
corpi mortali, sia pure di persone sante, ma quando sarai giunta
alla patria, vi troverai forse pellegrini da accogliere come ospiti?
Vi troverai forse affamati cui spezzare il pane? Assetati cui dar da
bere? Malati da visitare? Litigiosi da mettere d'accordo? Morti da
seppellire? Lì non ci sarà nulla di tutto ciò. E allora che cosa ci
sarà? Ciò che ha scelto Maria; lì saremo nutriti, non daremo da
mangiare. Lassù quindi vi sarà completo e perfetto ciò che Maria ha
scelto quaggiù; raccoglieva le briciole da quella ricca mensa, cioè
dalla parola del Signore. Orbene, volete sapere quel che vi sarà
lassù? Il Signore stesso afferma dei suoi servi: « Io vi assicuro
che li farà mettere a tavola e passerà lui stesso a servirli »
(Lc 12, 37).
|
29 luglio - Santa Marta -
VESPRI
Trattato sul
vangelo di Giovanni, 49,15
(Nuova
Biblioteca Agostiniana)
« Chi crede in me vivrà »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
« Chi crede in
me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà
in eterno ». Che vuol dire questo ? « Chi crede in me, anche se è
morto come è morto Lazzaro, vivrà », perché egli non è Dio dei morti
ma dei viventi. Così rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi
morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe : « Io sono
il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe ; non sono
Dio dei morti ma dei viventi : essi infatti sono tutti vivi »
(Lc 20, 38).
Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai ; se non credi, sei morto
anche se vivi… Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede.
Quando è che muore il corpo ? Quando viene a mancare l'anima. La
fede è l'anima della tua anima.
« Chi crede in
me anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il
corpo risorgerà per non più morire. E chiunque vive nel corpo e
crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo,
non morirà in eterno per la vita dello spirito e per la immortalità
della risurrezione. »
Questo è il senso delle sue parole. « Lo credi tu ? » - domanda Gesù
a Marta - ; Ed essa risponde : « Sì, Signore, io ho creduto che tu
sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo
(Gv
11, 26-27).
E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione,
che tu sei la vita ; ho creduto che chi crede in te, anche se muore,
vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno. »
|
7 settembre -
VEGLIA
della NATIVITA' DELLA BEATA VERGINE MARIA
Omelia 1
per la Natività della Madre di Dio : PG 97, 812-816
Maria, primizia
della nuova creazione
Sant’Andrea di
Creta nell’ ottavo secolo
In
origine, l’uomo era stato plasmato con una terra pura e senza
macchia (Gen 2, 7) ;
ma la sua natura si è trovata privata della sua dignità innata
quando è stata spogliata della grazia a causa della caduta della
disubbidienza e scacciata dal paese della vita. Invece di un
paradiso di delizie, ormai non aveva altro che una vita corruttibile
da trasmetterci come patrimonio ereditario, una vita seguita dalla
morte, con ciò che ne consegue, la corruzione della razza. Tutti,
avevamo preferito il mondo di quaggiù al mondo di lassù. Non
rimaneva nessuna speranza di salvezza. Lo stato della nostra natura
chiedeva aiuto al cielo. Nessuna legge che avrebbe potuto guarire la
nostra debolezza…
Finalmente, quando volle, il divino artefice dell’universo decise di
fare apparire un mondo nuovo, un altro mondo – tutto pieno di
armonia e di giovinezza – dal quale sarebbe stato respinto il
contagio invadente del peccato e della morte, sua compagna. A noi
che avremmo trovato nel battesimo una nascita tutta nuova e divina,
ci sarebbe offerta una vita tutta nuova, libera e sgombra …
Però,
come condurre a buon fine questo disegno ? Non occorreva che una
vergine purissima e senza macchia si mettesse per prima al servizio
di quel piano misterioso e si trovasse incinta dell’essere infinito,
secondo un modo che trascendesse le leggi naturali ?… Perciò, come
nel paradiso aveva prelevato dalla terra vergine e senza macchia un
po' di limo per plasmare il primo Adamo, così, nel momento di
attuare la propria incarnazione, si servì di un’altra terra, per
così dire, cioè di quella Vergine pura e immacolata, scelta fra
tutte le creature. In essa, ci rifece nuovamente a partire dalla
nostra stessa sostanza e divenne un nuovo Adamo, lui che era il
Creatore di Adamo, affinché l’antico fosse salvato mediante il nuovo
e l’eterno.
|
8
settembre - NATIVITA' DELLA BEATA VERGINE MARIA -
LODI
Omelia in lode
della Vergine Madre ; 2, §3
La nascita della nuova Eva
di San
Bernardo nel dodicesimo secolo
Rallegrati, Adamo nostro padre, e anche tu, Eva, nostra madre. Siete
stati allo stesso tempo i genitori di tutti noi, e i nostri
omicidi ; voi che ci avete destinati alla morte prima ancora di
averci dati alla luce. Una figlia vostra – e che figlia ! – vi
consolerà… Vieni pure, Eva, corri presso Maria. La madre ricorra
alla figlia ; la figlia risponderà per sua madre e cancellerà la sua
colpa… Perché ora il genere umano viene rialzato da una donna.
Cosa
diceva Adamo una volta ? « La donna che tu mi hai posta accanto mi
ha dato dell’albero e io ne ho mangiato »
(Gen 3,12).
Erano brutte parole, che aggravavano la sua colpa invece di
cancellarla. Eppure la divina Sapienza ha trionfato su tanta
malizia ; questa occasione di perdono che Dio aveva invano cercato
di fare nascere interrogando Adamo, egli la trova ora nel tesoro
della sua inesauribile bontà. Alla prima donna ne sostituisce
un’altra, una donna saggia al posto di quella insensata, una donna
tanto umile quanto l’altra fu superba.
Invece del frutto dell’albero della morte, ella presenta agli uomini
il pane di vita ; sostituisce quel cibo amaro e velenoso con la
dolcezza di un alimento eterno. Cambia dunque, Adamo, la tua accusa
ingiusta in un’espressione di gratitudine e di’ : « Signore, la
donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero di vita. Ne
ho mangiato ; il suo sapore mi è stato più delizioso del miele
(Sal 18,11)
perché con questo frutto mi hai ridato la vita. » Ecco dunque perché
l’angelo è stato mandato ad una vergine. O Vergine mirabile, degna
di tutti gli onori ! Donna che occorre venerare infinitamente fra le
donne, hai riparato la colpa dei nostri primi parenti, hai reso la
vita a tutta la loro discendenza.
|
8
settembre - NATIVITA' DELLA BEATA VERGINE MARIA -
VESPRI
Hymni , Ed.
Assemani, Romae 1742
Ed. Lamy,
Machliniae 1882
Lodo il tuo nome o Maria
di Sant'Efrem il Siro nel quarto secolo
Illumina il mio spirito, o piena di grazia! Colma la mia bocca della
dolcezza delle tue lodi, conduci la mia lingua e le mie labbra,
affinché io canti le tue perfezioni con gioia e giubilo.
Con
l'arcangelo Gabriele Ti saluto, o Vergine sacratissima: Ave, Maria,
piena di grazia, ave o più beata di tutte le donne, ave stella
brillantissima che avete generato il Sole eterno; ave luce
abbagliante, insieme, Vergine e Madre; ave Madre del Sovrano del
cielo e della terra; ave signora innalzata al di sopra di tutto ciò
che non è Dio; ave cantico dei Cherubini e dei Serafini e inno degli
Angeli; ave ornamento degli antichi padri, attesa dei profeti,
bellezza dei martiri, corona di tutti i Santi; ave, o degnissima
delle lodi e dei panegirici di tutti gli oratori; ave, o più grande
miracolo che sia mai stato visto nel vasto ed esteso mondo; ave
felicità di coloro che sono ancora sulla terra; ave paradiso di
delizie e d'immortalità; ave albero di vita, di gioia e di santità;
ave giglio delle valli; difesa dei fedeli, salvezza del mondo; ave
porto tranquillo dove si è al riparo dal furore delle tempeste di
questo mondo; ave mano potentissima che toglie dall'abisso dei
peccati coloro che implorano il tuo aiuto; ave forza e protezione
delle anime che sono in pericolo di perdersi; ave vera e dolce
libertà dei figli di Dio, ave Madre di tutti gli uomini; ave
sorgente delle vere consolazioni e fonte di tutte le grazie in cielo
e in terra; ave trono glorioso, ave difesa e sostegno di coloro che
si convertono a Dio; ave chiave del regno dei cieli; ave salvezza
assicurata di tutti i cristiani che ricorrono a Te di cuore e
d'affetto.
|
29 settembre -
Santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli
- lodi
Sullo
Spirito Santo, cap 16 ; SC 17, 177
La santità
degli angeli
di San
Basilio nel quarto secolo
“Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua
bocca ogni loro schiera” (Sal
32,6)... Come non pensare
alla Trinità: Il Signore che ordina, la Parola che crea, il Soffio
che rafforza? Cosa vuol dire “rafforzare”, se non rifinire nella
santità, poiché questa parola significa sicuramente il fatto di
essere saldamente fissato nel bene? Senza lo Spirito Santo però, non
c’è santità; le potenze dei cieli infatti non sono sante per natura,
altrimenti non differirebbero dallo Spirito Santo; hanno ricevuto
dallo Spirito la misura della propria santità, ognuna secondo il suo
ordine.
La
sostanza degli angeli potrebbe essere un soffio d’aria o un fuoco
immateriale. Un salmo dice: “Fai dei venti i tuoi messaggeri, delle
fiamme guizzanti i tuoi ministri”
(Sal 103,4).
Per questo possono essere in un luogo e poi diventare visibili sotto
un aspetto corporale da coloro che ne sono degni. La santità però...
viene comunicata loro dallo Spirito. E gli angeli si mantengono
nella loro dignità perseverando nel bene e custodendo la loro
scelta; hanno scelto di non allontanarsi mai dal vero bene...
Come
gli angeli potrebbero dire: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”
(Lc 2,14),
se non nello Spirito? Infatti, “come nessuno che parli sotto
l’azione dello Spirito di Dio può dire ‘Gesù è anatema’, così
nessuno può dire ‘Gesù è Signore’ se non sotto l’azione dello
Spirito Santo” (1 Cor 12,3).
Proprio questo hanno detto nel loro libero arbitrio gli spiriti
malvagi, avversari di Dio... Tutte le potenze invisibili
(Col 1,16)
sarebbero forse capaci di condurre una vita beata se non vedessero
senza sosta la faccia del Padre che è nei cieli?
(Mt 18,20).
Ora, non si può avere questa visione senza lo Spirito ... I serafini
potrebbero forse dire “Santo, santo, santo”
(Is 6,3)
se lo Spirito non avesse loro insegnato tale lode? Se tutti i suoi
angeli e tutte le sue schiere lodano il Signore
(Sal 148,2),
se migliaia di angeli e innumerevoli miriadi di ministri stanno
davanti a lui, è nella forza dello Spirito Santo, che regge tutta
questa armonia, celeste e indicibile, nel servizio di Dio e nella
concordia reciproca.
|
29 settembre
-
Santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli
- VESPRI
Omelie sui
vangeli, 34, 8-9
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 2621)
Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, pronti alla voce della
sua parola
di San Gregorio Magno nel sesto secolo
È da
sapere che il termine “angelo” denota l’ufficio, non la natura.
Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti,
ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono
angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che
recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che
annunziano i più grandi eventi, sono chiamati arcangeli. Per questo
alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma
l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa
missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più
grande degli annunzi.
Quando
deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si
dice che è mandato Michele che significa “Chi è come Dio?”, perché
si possa comprendere dall’azione e dal nome, che nessuno può agire
come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di
essere simile a Dio dicendo: “Salirò in cielo, sulle stelle di Dio
innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo”
(Is 14, 13)
alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato
all’estremo supplizio. Orbene, egli viene presentato in atto di
combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni:
“Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano
contro il Drago. Il Drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma
non prevalsero, e furono precipitati sulla terra”
(Ap 12, 7).
A
Maria è mandato Gabriele, che è chiamato “Fortezza di Dio”; egli
viene ad annunziare colui che si degno di apparire nell’umiltà per
debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere
annunziato da “Fortezza di Dio” colui che veniva quale “Signore
degli eserciti e forte guerriero”
(Sal 23, 8).
Raffaele significa “Medicina di Dio”. Egli infatti toccò gli occhi
di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua
cecità (Tb 11, 17).
Fu giusto dunque che venisse chiamato “Medicina di Dio” colui che
venne inviato a operare guarigioni.
|
1
ottobre - Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto -
LODI
Santa Teresa di Gesù Bambino:
"Opere
Complete" 1997 Libreria Ed. Vaticana
00120 CITTÀ
DEL VATICANO pp. 484-485
CUSTODIAMO
GESÙ NEI NOSTRI CUORI
di
Santa Teresa di Gesù
Bambino e del Santo Volto
Custodire la
parola di Gesù, ecco l'unica condizione della nostra felicità,
la prova del nostro amore per lui. Ma che cos'è questa parola?... Mi
sembra che la parola di Gesù sia lui stesso... Lui, Gesù,
il Verbo, la Parola di Dio!... Ce lo dice più
avanti nello stesso vangelo di San Giovanni, pregando il Padre per i
suoi discepoli. Si esprime così: «Santificali con la tua parola,
la tua parola è la verità». E in un altro passo, Gesù ci
insegna che Egli è la via, la verità, la vita. Noi sappiamo
dunque qual è la Parola che dobbiamo custodire. Come Pilato,
non chiederemo a Gesù: «Che cos'è la Verità?». La Verità,
noi la possediamo. Noi custodiamo Gesù nei nostri cuori!...
Spesso, come la Sposa, possiamo dire che «il nostro diletto è un
mazzetto di mirra», è per noi uno Sposo di sangue...
Ma come ci sarà
dolce ascoltare un giorno questa parola così soave uscire dalla
bocca del nostro Gesù: «Voi siete quelli rimasti costantemente con
me in tutte le mie prove, e perciò vi ho preparato il mio regno,
come il Padre mio l'ha preparato a me!» (Vangelo).
Le prove di
Gesù, che mistero! Ha dunque delle prove, anche Lui? Sì, ne ha e
spesso è solo a pigiare il vino nel torchio, cerca dei consolatori e
non può trovarne... Molti servono Gesù quando Egli li consola, ma
pochi acconsentono di tener compagnia a Gesù che dorme
sui flutti o mentre soffre nell'orto dell'agonia!...
Chi dunque
vorrà servire Gesù per Lui stesso?
|
1
ottobre - Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto -
VESPRI
Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine
(Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229)
Nel cuore della Chiesa io
sarò l'amore
di Santa
Teresa di Gesù Bambino
Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi
rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una
risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della
prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono
essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa
si compone di varie membra e che l'occhio non può essere
contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale
da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi
perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo:
«Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore
di tutte» (1 Cor 12, 31).
L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un
nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più
perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente
la pace.
Considerando il corpo mistico della
Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva
descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il
cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo
composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il
membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore,
un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge
all'azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli
apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non
avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore
abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si
estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che
l'amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell'animo
grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La
mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e
questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio. Nel cuore della Chiesa,
mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio
desiderio si tradurrà in realtà.
|
2 ottobre - SANTI ANGELI CUSTODI
- LODI
Omelie su
Ezechiele I, 7 ; SC 352, 71-73
Gli angeli
fanno la volontà di Dio
Origene nel
terzo secolo
Gli angeli
scendono verso coloro che devono essere salvati. “Vedrete gli angeli
di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”
(Gv 1,51);
e “gli si accostarono e lo servivano”
(Mt 4,11).
Ora gli angeli scendono perché Cristo era sceso per primo; essi
temevano di scendere prima che l’avesse ordinato il Signore delle
potenze celesti e di tutte le cose
(Col 1,16).
Ma quando hanno visto il Principe delle schiere celesti dimorare
sulla terra, allora, per questa via aperta, sono usciti dietro al
loro Signore, obbedendo alla volontà di colui che li ha ripartiti
come custodi di coloro che credono nel suo nome.
Tu,
ieri, stavi sotto la dipendenza del demonio, oggi, sei sotto quella
di un angelo: “Guardatevi, dice il Signore, dal disprezzare uno solo
di questi piccoli” che sono nella Chiesa, “perché vi dico che i loro
angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei
cieli”. Gli angeli si dedicano alla tua salvezza, si sono dichiarati
al servizio del Figlio di Dio, e dicono fra loro: “ Se è sceso lui,
in un corpo, se si è rivestito di una carne mortale, se ha
sopportato la croce, se è morto per tutti gli uomini, come noi
potremmo riposarci, come potremmo risparmiarci? Sù, angeli tutti,
scendiamo dal cielo!” Per questo, quando nacque Cristo, c’era “una
moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio”
(Lc 2,18).
|
2 ottobre - SANTI ANGELI CUSTODI
- VESPRI
11a
Omelia sul Salmo « Qui habitat » 6, 10-11
Gli angeli
salgono e scendono
di San
Bernardo nel dodicesimo secolo
« Vedrete gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio
dell’Uomo ». Salgono per loro, scendono per noi, o piuttosto,
scendono con noi. Questi beati spiriti salgono con la contemplazione
di Dio, e scendono per prendersi cura di noi e per custodirci in
tutti i nostri passi (Sal 91,
11). Salgono verso Dio per
godere della sua presenza ; scendono verso di noi per obbedire ai
suoi ordini, perché ha ordinato loro di prendersi cura di noi.
Tuttavia, nel scendere verso di noi, non sono sprovvisti della
gloria che li rende felici, vedono sempre il volto di Dio…
Quando salgono nella contemplazione di Dio, cercano la verità della
quale sono colmi senza sosta desiderandola, e che desiderano sempre,
possedendola. Quando scendono, esercitano al nostro riguardo la
misericordia, poiché ci custodiscono in tutti in nostri passi.
Perché questi spiriti beati sono i ministri di Dio mandati per venir
in nostro aiuto (Eb 1, 14) ;
e in questa missione non rendono un servizio a Dio, bensì a noi.
Imitano in questo l’umiltà del Figlio di Dio che non è venuto per
essere servito, ma per servire, e ha vissuto fra i suoi discepoli
come se fosse stato il loro servo
(Mt 20, 28).
L’utilità che gli angeli traggono, nel seguire queste vie, è la loro
felicità e la perfezione dell’ubbidienza nella carità ; e quella che
ne raccogliamo noi, è la comunicazione che ci viene fatta della
grazia di Dio e il vantaggio di essere custoditi da loro sul nostro
cammino…
Dio
ha dato ordine ai suoi angeli, non di toglierti dalle tue vie, bensì
di custodirti in esse con cura e di condurti sulle vie di Dio, sulle
stesse che anch’essi seguono. Come ? Gli angeli, certo, agiscono in
tutta purezza e solo per carità ; tu però, per lo meno, costretto e
avveduto dalla necessità della tua condizione, scendi, accondiscendi
al tuo prossimo dando prova di misericordia al suo riguardo ; poi,
sempre imitando gli angeli, eleva il tuo desiderio e, con tutto
l’ardore del tuo cuore, sforzati di salire fino all’eterna verità.
|
4 OTTOBRE - SAN FRANCESCO D'ASSISI
- LODI
Francesco, mediante le sacre
stimmate, prese l’immagine del Crocifisso
di S. Bonaventura nel XIII sec.
Francesco, servo
fedele e ministro di Cristo, due anni prima di rendere a Dio il suo
spirito, si ritirò in un luogo alto e solitario, chiamato monte
della Verna, per farvi une quaresima in onore di san Michele
arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del
solito la dolcezza della contemplazione delle cose divine,
infiammato maggiormente di desideri celesti, si sentì favorito
sempre più di ispirazioni dall’alto,
Un mattino, verso la
festa dell’Esaltazione della santa Croce, raccolto in preghiera
sulla sommità del monte, mentre era trasporto in Dio da ardori
serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva
sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si
fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora
non solo alato, ma anche crocifisso.
A quella vista Francesco
fu ripieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso,
dolore e gaudio. Provava une letizia sovrabbondante vedendo Cristo
in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto
affettuoso; ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua era
ferita da una spada di compaziente dolore.
Dopo un arcano e intimo
colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un
ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne segni
esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli
sul corpo, reso tenero della forza fondente del fuoco.
Subito incominciarono ad
apparire nelle sue mani e nei suoi piedi segni dei chiodi;
nell’incavo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano
le capocchie, e dall’altra parte le punte.
Il lato destro del corpo,
come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da
una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.
Dopo che l’uomo nuovo
Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo,
delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei
secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non
scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma
tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.
|
4 OTTOBRE - SAN
FRANCESCO D'ASSISI - VESPRI
“Dobbiamo essere semplici, umili e
puri”
di S. Francesco d’Assisi nel XIII sec.
O come sono beati e
benedetti coloro che amano il Signore e ubbidiscono al suo vangelo!
È detto infatti: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua anima, e il prossimo tuo come te stesso”
(Lc 10, 27). Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e pura
mente, perché egli stesso questo ricerca sopra ogni cosa quando
dice: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”
(cfr. Gv 4, 24). Dunque tutti quelli che l’adorano, devono
adorarlo in spirito e verità. Rivolgiamo a lui giorno
e notte lodi e preghiere, perché dobbiamo “pregare sempre senza
stancarsi” (Lc 18, 1), e diciamogli: “Padre nostro, che sei
nei cieli” (Mt 6, 9)
Facciamo inoltre
“frutti degni di conversione” (Mt 3, 8) e amiamo il prossimo
come noi stessi. Siamo caritatevoli, siamo umili, facciamo
elemosine, perché esse lavano le nostre anime dalle sozzure del
peccato.
Gli uomini perdono tutto
quello che lasciano in questo mondo. Portano con sé solo la mercede
della carità e delle elemosine che hanno fatto. È il Signore che dà
loro il premio e la ricompensa.
Non dobbiamo essere
sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto semplici, umili e
casti. Non dobbiamo mai desiderare di essere al di sopra degli
altri, ma piuttosto servi e sottomessi a ogni umana creatura per
amore del Signore. E su tutti coloro che avranno fatto tali cose e
perseverato fino alla fine, riposerà lo Spirito del Signore. Egli
porrà in essi la sua dimora e abitazione. Saranno figli del Padre
celeste perché ne compiono le opere. Saranno considerati come
fossero per il Signore o sposa o fratello o madre.
|
31 OTTOBRE - OGNISSANTI -
VEGLIA
Concilio Vaticano II
Lumen Gentium, 50-51
Con tutti i
santi
Poiché, come la cristiana comunione
tra i cristiani della terra ci porta più vicino a Cristo, così la
comunità con i santi ci congiunge a lui, dal quale, come dalla loro
fonte e dal loro capo, promana ogni grazia e la vita dello stesso
popolo di Dio… La nostra unione poi con la Chiesa celeste si attua
in maniera nobilissima, poiché specialmente nella sacra liturgia,
nella quale la virtù dello Spirito Santo agisce su di noi mediante i
segni sacramentali, in fraterna esultanza cantiamo le lodi della
divina Maestà tutti, di ogni tribù e lingua, di ogni popolo e
nazione, riscattati col sangue di Cristo (Ap 5, 9) e radunati in
un'unica Chiesa, con un unico canto di lode glorifichiamo Dio uno in
tre Persone.
Perciò quando celebriamo il
sacrificio eucaristico, ci uniamo in sommo grado al culto della
Chiesa celeste, comunicando con essa e venerando la memoria
soprattutto della gloriosa sempre vergine Maria, del beato Giuseppe,
dei beati apostoli e martiri e di tutti i santi… Tutti quanti
infatti, noi che siamo figli di Dio e costituiamo in Cristo una sola
famiglia (Eb 3, 6), mentre comunichiamo tra noi nella mutua carità e
nell'unica lode della Trinità santissima, rispondiamo all'intima
vocazione della Chiesa e pregustando partecipiamo alla liturgia
della gloria perfetta.
Poiché quando Cristo apparirà e vi
sarà la gloriosa risurrezione dei morti, lo splendore di Dio
illuminerà la città celeste e la sua lucerna sarà l'Agnello (Ap 21,
24). Allora tutta la Chiesa dei santi con somma felicità di amore
adorerà Dio e « l'Agnello che è stato ucciso » (Ap 5, 12),
proclamando a una voce : « A colui che siede sul trono e
all'Agnello, benedizione onore, gloria e dominio per tutti i secoli
dei secoli » (Ap 5, 13-14).
|
1 NOVEMBRE - OGNISSANTI -
LODI
Scritti ; Sofronio, Staretz Silvano, 360
« Credo nella comunione dei santi
»
San
Silvano (1886-1938), monaco ortodosso
Molta gente ha
l’impressione che i santi siano lontani da noi. Sono lontani da
coloro che per primi si sono allontanati ; invece sono molto vicini
a coloro che custodiscono i comandamenti di Cristo e hanno la grazia
dello Spirito Santo. Nei cieli, tutto vive e si muove per mezzo
dello Spirito Santo ; lo Spirito Santo però è lo stesso anche sulla
terra. Egli è presente nella nostra Chiesa : opera nei sacramenti ;
sentiamo il suo soffio nella santa Scrittura. Egli vivifica le anime
dei credenti. Lo Spirito Santo unisce tutti gli uomini, e per questo
i santi sono vicini a noi. Quando li preghiamo, sentono le nostre
preghiere per mezzo dello Spirito, e le nostre anime sentono allora
che essi pregano per noi.
I santi vivono
nell’altro mondo, e lì, per mezzo dello Spirito, vedono la gloria di
Dio e la bellezza del volto del Signore. Nello stesso Spirito Santo,
i santi vedono la nostra vita e le nostre azioni. Conoscono le
nostre fatiche e sentono le nostre preghiere ardenti. Finché hanno
vissuto sulla terra, dallo Spirito Santo imparavano l’amore di Dio.
Chi custodisce l’amore sulla terra, passa con lui nella vita eterna,
nel Regno dei cieli, dove l’amore cresce e diviene perfetto. E se,
anche quaggiù, l’amore non può dimenticare il suo fratello, quanto
più i santi non si dimenticano di noi e pregano per noi !…
I santi erano uomini
simili a noi tutti. Molti fra loro erano grandi peccatori. Tuttavia
per mezzo del pentimento, sono giunti al Regno dei cieli dove tutti
vivono ora, là dove si trovano il Signore e la Madre sua purissima.
La mia anima è attirata lassù, in questa meravigliosa e santa
assemblea riunita dallo Spirito Santo.
|
1 NOVEMBRE - OGNISSANTI -
VESPRI
Dialogo
della Divina Provvidenza,
cap. 41
« La
carità dei santi »
Santa Caterina
da Siena (1347-1380),
terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d’Europa
Dio ha detto a santa Caterina: L’anima giusta che ha finito la sua
vita nella carità è ormai incatenata nell’amore e non può più
crescere in virtù; è passato il tempo. Ma essa può sempre amare
dell’amore che aveva quando è venuta a me, e questa è la misura del
suo amore (Lc 6,38). Sempre mi desidera, sempre mi ama, e il suo
desiderio non è mai frustrato: ha fame ed è saziata; saziata, ha
ancora fame; sfugge alla nausea della sazietà come alla sofferenza
della fame. Nell’amore i beati godono della mia vita eterna,
nell’amore partecipano a quel bene che io possiedo in me e che
comunico a ciascuno di loro secondo la LORO misura; questa misura è
il grado di amore che avevano quando sono venuti a me.
Perché sono rimasti nella mia carità e nella carità per il prossimo,
e poiché sono uniti nella carità..., ognuno si rallegra di
partecipare al bene degli altri, oltre al bene universale che
possiede. I santi condividono la gioia e la felicità degli angeli,
in mezzo ai quali sono posti... Partecipano anche particolarmente
alla felicità di coloro che amavano sulla terra più strettamente,
con un affetto particolare. Con questo amore crescevano insieme in
grazia e in virtù; uno era per l’altro un’occasione di manifestare
la mia gloria e di lodare il mio nome... Non hanno perso questo
amore nell’ eterna vita, lo conservano sempre. Anzi esso fa
sovrabbondare la loro felicità, con la gioia che ciascuno prova
della felicità dell’altro.
|
2 NOVEMBRE - COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI
DEFUNTI - LODI
« Perché piangi ? » (Gv 20,13)
Sant’Ambrogio (circa 340-397), vescovo di
Milano e dottore della Chiesa
Che piangano, coloro che
non possono avere la speranza della risurrezione; essa non è tolta
loro dalla volontà di Dio, ma dalla durezza di quello in cui
credono. Occorre che ci sia una differenza fra i servi di Cristo e i
pagani. Ed è questa: loro piangono i loro cari, che pensano morti
per sempre; non c’è tregua alle loro lacrime, né riposo alla loro
tristezza...mentre per noi la morte non è la fine del nostro essere
ma la fine della nostra vita. Dal momento in cui il nostro essere
viene rinnovato in una condizione migliore, la venuta della nostra
morte spazzi ogni pianto...
Quanto più grande sarà la consolazione per noi, poiché la coscienza
delle nostre buone opere ci promette, dopo la morte, ricompense
migliori. I pagani hanno la loro consolazione: è pensare che la
morte sia un riposo per tutti i nostri mali. E allo stesso modo con
cui non possono più godersi la vita, pensano che saranno privati da
ogni facoltà di sentire e liberati dal dolore e dalle dure ed
incessanti fatiche che sopportiamo in questa vita. Per quanto ci
riguarda invece, proprio perché dobbiamo elevare il nostro spirito a
motivo della ricompensa attesa, così dobbiamo anche sopportare
meglio il nostro dolore, grazie a questa consolazione. Coloro che
non saranno presi dalla morte, ma ricevuti dall’eternità, sembra che
non siano stati mandati lontano da noi bensì che ci abbiano
preceduti.
|
2 NOVEMBRE - COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI
DEFUNTI - VESPRI
Contro le Eresie V, 2, 3 ; SC 153 (trad. L’Ora
dell’Ascolto alt.)
Come
il chicco di grano
Sant’Ireneo
di Lione (circa130-circa 208), vescovo, teologo e martire
Il tralcio della
vite, piantato in terra porta frutto a suo tempo, e il grano di
frumento caduto nella terra (Gv 12, 24), e in essa dissolto, risorge
moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che abbraccia ogni
cosa. Tutto questo poi, dalla Sapienza è messo a disposizione
dell’uomo e, ricevendo la Parola di Dio, diventa Eucharistia, cioè
corpo e sangue di Cristo.
Così anche i nostri
corpi, nutriti dall’Eucaristia, deposti nella terra a andati in
dissoluzione, risorgeranno a suo tempo, perché il Verbo dona loro la
risurrezione, « a gloria di Dio Padre » (Fil 2, 11). Egli circonda
di immortalità questo corpo mortale e largisce gratuitamente l’incorruzione
alla carne corruttibile (1 Cor 15, 53). In questa maniera, la forza
di Dio si manifesta pienamente nella debolezza degli uomini (2 Cor
12, 9).
In queste condizioni,
guardiamoci bene dal gonfiarci d’orgoglio, dall’innalzarci contro
Dio accettando pensieri d’ingratitudine, come se avessimo la vita
per merito nostro. Al contrario, sapendo per esperienza che dalla
sola grandezza sua abbiamo ottenuto di poter vivere per sempre, non
ci scorteremo dal vero pensiero su Dio e su noi stessi. Sapremo
quanta potenza possiede Dio, e quanti benefici l’uomo riceve da lui.
Non ci sbaglieremo sulla vera concezione di Dio e dell’uomo che
occorre avere. Del resto… se Dio ha permesso che fossimo dissolti
nella terra, non è precisamente perché, istruiti di tutte queste
cose, fossimo d’ora in poi attenti in tutto, per non misconoscere né
Dio né noi stessi ?… Se il calice e il pane diventano Eucaristia
mediante la Parola di Dio, come possono alcuni affermare che la
carne non è capace di ricevere la Vita eterna ?
|