1 gennaio - Maria Santissima Madre di Dio
- Lodi
Omelie, 4 ; SC
72, 129
« Maria serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore »
Sant’Amedeo
di Losanna nel dodicesimo secolo
Prendendo in braccio, per la prima volta, il suo bambino, l’Emmanuele,
Maria ha potuto discernere in lui una luce incomparabilmente più
bella del sole, ha sentito un fuoco che nessuna acqua avrebbe potuto
spegnere. Ha ricevuto, velato con questo piccolo corpo appena nato
da lei, la luce splendente che illumina ogni cosa, e ha meritato di
portare in braccio il Verbo di Dio che porta tutto quanto esiste (Eb
1,3). Come lei non sarebbe stata pervasa dalla conoscenza di Dio,
come le acque ricoprono il mare (Is 11,9) e, rapita fuori di sé,
portata in alto, in una mirabile contemplazione ? Come, essendo
vergine, non si sarebbe stupita di vedersi divenuta madre e, nella
gioia, di vedersi divenuta Madre di Dio ? Ha capito che in lei sono
state compiute le promesse fatte ai patriarchi, e gli oracoli dei
profeti, i desideri dei suoi padri antichi che aspettavano proprio
lei con tutto cuore.
Vede
che le è donato il Figlio di Dio; si rallegra al vedersi affidare la
salvezza del mondo. Sente il Signore Dio dirle nel profondo del
cuore : « Ti ho scelta fra tutto quello che ho creato. Ti ho
benedetta fra tutte le donne (Lc 1,42) ; ti ho affidato mio Figlio
nelle mani ; ti ho affidato il mio Unigenito. Non temere di
allattare ed educare colui che hai dato alla luce. Sappia che non è
soltanto il tuo Dio, ma anche tuo figlio. È mio Figlio, e tuo
figlio ; mio Figlio secondo la divinità, tuo figlio secondo
l’umanità che ha assunta in te. » Con quanto affetto, quanto zelo,
quanta umiltà, quanto rispetto, quanto amore e quanta dedizione
Maria ha risposto a tale chiamata. Gli uomini non possono saperlo ;
ma lo sa Dio, che prova mente e cuore (Sal 7,10)… Beata colei alla
quale è stato dato di educare colui che protegge e mantiene tutto,
di portare colui che porta l’universo.
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1 gennaio - Maria Santissima Madre di Dio -
Vespri
Omelia
del 1o gennaio 1979
Giorno della
Madre, giorno della pace
Giovanni Paolo II
« Vi do la mia
pace ! » dice Gesù. Oggi la Chiesa venera particolarmente la
maternità di Maria. Questa è come un ultimo messaggio dell’ottava
del Natale del Signore. La nascita parla sempre della genitrice, di
colei che dà la vita, di colei che dà l’uomo al mondo. Il primo
giorno dell’anno nuovo è la giornata della Madre. La vediamo quindi
col Bambino tra le braccia. Madre, colei che ha generato e nutrito
il Figlio di Dio. Madre di Cristo. Non è forse questa immagine la
sorgente della nostra singolare fiducia ? Non è proprio essa che ci
permette di vivere nella cerchia di tutti i misteri della nostra
fede, e, contemplandoli come « divini », considerarli nello stesso
tempo così « umani » ?
Ma c’è ancora
un’altra immagine della Madre con il Figlio tra le braccia : Maria
con Gesù tolto dalla croce ; con Gesù che torna fra quelle braccia,
sulle quali a Betlemme fu offerto come Salvatore del mondo. Vorrei,
quindi, oggi unire la nostra preghiera per la pace con questa
duplice immagine. Vorrei collegarla a questa maternità, che la
Chiesa venera in modo particolare nell’ottava del Natale del
Signore. Perciò dico:
« Madre, che
sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del
Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le
madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la
schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di
concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita,
del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel
nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con
noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della Pace, sii con noi
in ogni momento ! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace. »
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25 gennaio - Conversione
di San Paolo Apostolo
-
LODI
Catechesi 10
« Costui
non è quel tale che ci perseguitava ? »
San Cirillo di
Gerusalemme nel quarto secolo
« Noi
non predichiamo noi stessi ; ma Cristo Gesù Signore ; quanto a noi,
siamo i vostri servitori per amore di Gesù » (2 Cor 4,5). Chi è
dunque questo testimone che annunzia Cristo ? Proprio colui che
prima lo perseguitava. Grande meraviglia ! Il persecutore di prima,
eccolo che annunzia Cristo. Perché ? Sarà forse stato comprato ? Ma
nessuno avrebbe potuto convincerlo in tal modo. Forse la vista di
Cristo su questa terra l’avrebbe accecato ? Gesù era già salito in
cielo. Saul era uscito da Gerusalemme per perseguitare la Chiesa di
Cristo e, tre giorni dopo, a Damasco, il persecutore è divenuto
predicatore. Sotto quale influenza ? Altri citano come testimone in
favore dei loro amici, gente della loro parte. Io, invece, ti ho
dato come testimone uno che prima era nemico.
Dubiti ancora ? Grande è la testimonianza di Pietro e Giovanni ma…
erano proprio della casa. Quando il testimone, un uomo che dopo
morrà per causa di Cristo, è colui che prima era nemico, chi
potrebbe ancora dubitare del valore della sua testimonianza ? Io
sono proprio in ammirazione davanti al piano dello Spirito… :
Concede a Paolo che era persecutore, di scrivere le sue quattordici
lettere… Siccome non si potrebbe contestare il suo insegnamento, ha
concesso a colui che era prima il nemico e il persecutore di
scrivere più di Pietro e Giovanni. In questo modo, la fede di noi
tutti può essere consolidata. Riguardo a Paolo infatti, tutti si
meravigliavano e dicevano : « Ma costui non è quel tale che a
Gerusalemme infieriva contro di noi, ed era venuto qua precisamente
per condurci in catene ? »
(At 9,21) Non meravigliatevi, dice Paolo.
Lo so bene, « duro è per me
ricalcitrare contro il pungolo » (At 26,14). « Non sono degno
neppure di essere chiamato apostolo » (1 Cor 15,9) ; « mi è stata
usata misericordia perché agivo senza saperlo » …
« La grazia del Signore
nostro ha sovrabbondato » (1 Tm 1,13-14).
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25 gennaio - Conversione di San Paolo Apostolo
-
VESPRI
Omelia su
san Paolo, 4, § 1-2
« Che devo
fare, Signore ? »
San Giovanni
Crisostomo nel quarto secolo
Il
beato Paolo, che ci raduna oggi, ha illuminato la terra. Nell’ora
della sua chiamata è stato accecato ; eppure questa cecità ha fatto
di lui una fiaccola per il mondo. Vedeva chiaro per fare il male ;
nella sua sapienza, Dio lo ha accecato per poi rischiararlo per il
bene. Dio non gli ha semplicemente manifestato la sua potenza ; gli
ha anche rivelato il cuore della fede che avrebbe dovuto predicare.
Occorreva cacciare lontano da lui tutti i suoi pregiudizi, chiudere
gli occhi e abbandonare le false luci della ragione per scorgere la
retta dottrina, « farsi stolto per diventare sapiente », come egli
dirà più tardi (1 Cor 3,18)… Nessuno creda tuttavia che questa
vocazione gli fosse stata imposta ; Paolo era libero di scegliere…
Ardente, impetuoso, Paolo aveva bisogno di un freno energico per non
disprezzare, travolto dalla foga, la voce di Dio. Dio quindi ha
prima represso tale impeto ; mentre lo colpisce di cecità, placa la
sua ira ; poi gli parla. Gli fa conoscere la sua sapienza
ineffabile, perché riconosca colui che prima combatteva e capisca
che non può più resistere alla sua grazia. Non è la mancanza di luce
che lo ha accecato, bensì la sovrabbondanza di luce.
Dio
ha scelto proprio il momento ; Paolo è il primo a riconoscerlo :
« Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò
con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio » (Gal
1, 15)…Impariamo dunque per bocca stessa di Paolo che nessuno ha mai
trovato Cristo per mezzo del proprio spirito. È Cristo ad essersi
rivelato e fatto conoscere. Così dice il Salvatore : « Non voi avete
scelto me, ma io ho scelto voi » (Gv 15,16).
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1
febbraio - VEGLIA
della Presentazione del Signore
Omelia 1 per
la purificazione
« Subito
entrerà nel suo tempio, il Signore che voi cercate » (Ml 3,1)
San Bernardo
nel dodicesimo secolo
Oggi la Vergine Madre introduce il Signore del tempio nel tempio del
Signore; anche Giuseppe vi porta al Signore quel figlio che non è
suo, bensì il Figlio prediletto nel quale Dio si è compiaciuto (Mt
3,17). Simeone, il giusto, lo riconosce come colui del quale era in
attesa; Anna, la vedova, lo loda. Una prima processione viene
celebrata in questo giorno da questi quattro personaggi, una
processione che, in seguito, sarebbe stata celebrata nella gioia
dall’universo intero... Non siate stupiti che questa processione sia
così piccola, poiché è anche piccolo colui che viene ricevuto nel
tempio. Ma in questo luogo, non ci sono peccatori: tutti sono
giusti, tutti sono santi, tutti sono perfetti.
Salverai forse solo questi, Signore? Il tuo corpo crescerà e anche
la tua tenerezza crescerà... Vedo ora una seconda processione in cui
le folle precedono il Signore, in cui le folle lo seguono; non lo
porta più la Vergine, bensì un piccolo d’asino. Non disdegna dunque
nessuno.., se almeno non sono privi dei mantelli che indossavano gli
apostoli (Mt 21,7): la loro dottrina, i loro costumi, e la carità
che copre una moltitudine di peccati (1 Pt 4,8). Ma proseguirò col
dirvi che anche a noi egli ha riservato un posto in questa
processione... Davide, re e profeta, esultò nella speranza di vedere
questo giorno: “Lo vide e se ne rallegrò” (Gv 8,56). Altrimenti
avrebbe forse cantato: “Riceviamo, Dio, la tua misericordia dentro
il tuo tempio” (Sal 47,10)? Davide ha ricevuto questa misericordia
del Signore, Simeone l’ha ricevuta, e anche noi l’abbiamo ricevuta,
come tutti coloro che sono destinati alla vita, poiché “Gesù Cristo
è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8)...
Abbracciamo dunque questa misericordia che abbiamo ricevuta dentro
il tempio e, come la beata Anna, non ce ne allontaniamo. Poiché
“Santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1 Cor 3,17). È vicino a
voi questa misericordia; “vicino a te è la parola, sulla tua bocca e
nel tuo cuore” (Rm 10,8). Di fatto, non abita forse Cristo nei
vostri cuori per la fede (Ef 3,17)? Ecco il suo tempio, ecco il suo
trono... Sì, nel cuore riceviamo la misericordia, nel cuore abita
Cristo, nel cuore egli mormora le parole della pace al suo popolo,
ai suoi santi, a quanti rientrano nel loro cuore.
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2 febbraio
- Presentazione del Signore -
LODI
Sull’Hypapante
« Simeone prese il bambino tra le
braccia »
Elredo di
Rievaulx nel dodicesimo secolo
“Mosso dallo Spirito, Simeone
si recò al tempio”. Anche tu, se hai veramente cercato Gesù
dappertutto, cioè se – come la Sposa del Cantico dei cantici (Ct 3,
1-3) – l’hai cercato sul tuo letto, lungo la notte, leggendo,
pregando o meditando, se l’hai cercato anche nella città,
interrogando i tuoi fratelli, parlando di lui, scambiando parole su
di lui, se l’hai cercato per le strade e per le piazze approfittando
delle parole e degli esempi degli altri, se l’hai cercato presso le
guardie che fanno la ronda, cioè ascoltando coloro che sono giunti
alla perfezione, ti recherai allora al tempio, “mosso dallo
Spirito”. Questo è certo il luogo più adeguato per l’incontro del
Verbo con l’anima: lo si cerca dappertutto, lo si incontra nel
tempio... “Trovai l’amato del mio cuore” (Ct 3,4). Cerca dunque
dappertutto, cerca in tutto, cerca presso tutti, passa e oltrepassa
tutto per entrare infine nel luogo della tenda, fino alla dimora di
Dio, e allora lo troverai.
“Mosso dallo Spirito, Simeone si recò al tempio”. Mentre dunque i
suoi genitori vi portarono il Bambino Gesù, anche lui lo ricevette
nelle sue mani: tale è l’amore che gusta con il consenso, che si
lega con l’abbraccio, che assapora con l’affetto. Oh, fratelli, al
punto di far tacere ogni parola... Qui, nulla è più desiderabile del
silenzio: questi sono i segreti dello Sposo e della Sposa...
l’estraneo non può parteciparvi. “A me il mio segreto! A me il mio
segreto” (Is 24,16 Volg). Dov’è per te il tuo segreto, Sposa che
sola hai sperimentato quanta dolcezza si prova quando, in un
abbraccio spirituale, lo spirito creato e lo Spirito increato vanno
incontro l’uno dell’altro e si uniscono l’uno con l’altro, a tale
punto che sono due in una cosa , anzi in una cosa sola: colui che
giustifica e colui che viene giustificato, colui che santifica e
colui che viene santificato, colui che divinizza e colui che viene
divinizzato?...
Potessimo anche noi meritare di dire ciò che segue : “Lo strinsi
fortemente e non lo lascerò” (Ct 3,4). Questo è quanto ha meritato
il santo Simeone che ha detto: “Ora lascia, o Signore, che il tuo
servo vada in pace”. Ha voluto che lo si lasciasse andare, liberato
dai legami della carne, per stringere più fortemente con l’abbraccio
del suo cuore Gesù Cristo nostro Signore, a lui la gloria e l’onore
nei secoli senza fine.
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2 febbraio
- Presentazione del Signore -
VESPRI
Commento alla
lettera ai Galati, 6
Il Figlio dell’uomo si
gloria della sua croce
di San Tommaso d'Aquino nel tredicesimo
secolo
Certi
si gloriano del loro sapere; l’apostolo Paolo invece trova nella
croce la conoscenza suprema: “Io ritenni di non sapere altro in
mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2,2). La
croce non è forse il compimento di tutta la legge, e l’arte di
vivere bene? A coloro che si gloriano della loro potenza, Paolo può
rispondere che ha ricevuto dalla croce una potenza senza pari: “La
parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in
perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio”
(1 Cor 1,18). Vi gloriate della libertà che avete acquistata? Paolo
invece si gloria della croce: “Il nostro uomo vecchio è stato
crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e
noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6,6
Altri
ancora si gloriano per essere stati eletti membri di qualche gruppo
illustre; quanto a noi, per mezzo della croce di Cristo, siamo
invitati all’assemblea dei cieli. “Piacque a Dio di riconciliare a
sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, le
cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1,20). Certi
infine si gloriano dei distintivi del trionfo concessi a quelli che
hanno vinto; la Croce è il vessillo trionfale della vittoria di
Cristo sui demoni: “Egli ha privato della loro forza i Principati e
le Potestà, ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo
trionfale di Cristo” (Col 2,15)...
Di
cosa l’apostolo vuole gloriarsi prima di tutto? Di ciò che può
unirlo a Cristo; questo egli desidera: essere con Cristo.
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14 febbraio -
SAnti
Cirillo e Metodio - vespri
Omelia del
15/02/85; copyright © Libreria Editrice Vaticana
Santi Cirillo e
Metodio, apostoli degli slavi, apostoli dell’unità
Giovanni Paolo II
La grande missione di
entrambi i fratelli terminò con la morte di Metodio, nell’anno 885;
il fratello Costantino-Cirillo era già morto sedici anni prima qui a
Roma. A questi due grandi apostoli l’eterno Pastore ha affidato l’opera
del Vangelo tra gli slavi. Essi sono diventati i primi
evangelizzatori dei popoli che abitano la parte orientale e quella
meridionale dell’Europa. Sono diventati i padri della loro fede e
della loro cultura...
Verso la metà del IX
secolo e nel periodo immediatamente successivo si avvicinava il
momento della maturazione politica e culturale della grande
compagine dei popoli slavi, il loro ingresso da protagonisti nella
convivenza internazionale, nel sistema subentrato all’antico impero
romano. Era, purtroppo, anche il momento in cui l’antica civiltà si
spezzava e si frantumava, e le tensioni tra Oriente e Occidente si
trasformavano in divisioni e, presto, in separazioni. Gli slavi
entrarono nella scena del mondo, collocandosi fra queste due parti
e, nel tempo successivo, sperimentarono su loro stessi i tragici
effetti dello scisma; furono anch’essi divisi, come diviso era
allora il mondo europeo.
Tanto più, pertanto,
dobbiamo ammirare la chiaroveggenza spirituale dei due santi
fratelli, i quali decisero coraggiosamente di costruire un ponte
ideale là dove il mondo ad essi contemporaneo scavava invece fossati
di separazione e di lacerazione. “Cirillo e Metodio - ho scritto
nella lettera apostolica del 31 dicembre 1980, con la quale li
proclamavo celesti patroni di tutta l’Europa - svolsero il loro
servizio missionario in unione sia con la Chiesa di Costantinopoli,
dalla quale erano stati mandati, sia con la Sede romana di Pietro,
dalla quale furono confermati, manifestando in questo modo l’unità
della Chiesa che, durante il periodo della loro vita e della loro
attività, non era colpita dalla sventura della divisione fra
l’Oriente e l’Occidente, nonostante le gravi tensioni, che, in quel
tempo, segnarono le relazioni fra Roma e Costantinopoli”.
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21
febbraio 2011 - San Pier Damiani - LODI
LA SEMINA NELLO
SPIRITO
San Pier
Damiani nell’undicesimo secolo
Chi semina
nello Spirito, dice l’Apostolo, dallo Spirito mieterà vita eterna.
Inoltre non ci stanchiamo di fare il bene, perché se non ci
stanchiamo a suo tempo mieteremo.
Questo è il
preziosissimo, anzi l’unico grano che hai da spargere nei maggesi
della tua anima; il quale, cadendo in terra, morrà e produrrà frutti
in abbondanza. Questo è il tuo tesoro, questa per te l’abbondanza di
ogni specie di frutti. Sia questo il fine di ogni tuo acquisto;
riponi in questo ogni tua speranza nella vita presente e nella
futura.
Se ti studierai
di serbare questo grano con la cura dovuta, vedrai i ripostigli
della tua interiore dispensa abbondare di oro, di argento e di ogni
dovizia. Vedrai i tuoi granai aumentare in modo meraviglioso di
sempre nuovi raccolti. Con ogni studio, dunque, impegnati a
coltivare questo tesoro; con ogni assiduità spendi intorno ad esso
veglie notturne e diurne, perché esso solo ti farà ricco, supplendo
in abbondanza a quanto avrai di bisogno.
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21
febbraio 2011 - San Pier Damiani -
VESPRI
Op XIII, 24
Il duplice vincolo della carità
San Pier
Damiani nell’undicesimo secolo
Perseverate
nella carità fraterna, unitevi nella pratica dell’amore scambievole
contro le insidie dell’antico avversario. Tutto lo slancio del
vostro santo operare poggi sulle basi della carità: tutto l’edificio
che costruite con le pietre vive delle virtù sia cementato da
sincero affetto.
L’arca che nel
diluvio universale accolse otto persone, fu spalmata di bitume
dentro e fuori per ordine di Dio. Questo significa che la santa
Chiesa, che tende alla gloria della risurrezione, è spalmata di
questo bitume dentro e fuori: fuori è accarezzata da fraterna
dolcezza, dentro è rinsaldata da mutuo e verace amore.
Chi ama in cuor
suo, ma fuori dissente dai suoi fratelli con stridente asprezza, ha
il bitume all’interno, ma non all’esterno; chi si mostra affabile
all’apparenza simulando affetto, ma nell’intimo del cuore non nutre
amore sincero, ha grosse falle all’interno mentre mostra fuori
attaccamento simulando il bitume esterno.
Sia l’uno che
l’altro non scamperanno al naufragio perché non sono protetti dal
duplice bitume della carità, secondo il comando di Dio.
Chi, al
contrario, si mostra amorevole fuori e nutre anche amore
nell’intimo, chi fuori mostra sui rami i frutti del bene e dentro
affonda le radici, perché profondamente ama, ebbene costui è
spalmato di bitume dentro e fuori perché è legato al suo prossimo
con il duplice vincolo della carità.
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22 febbraio
- Cattedra di San Pietro - LODI
Discorso 190
« Ti chiamerai
Pietro » (Gv 1,42)
Sant’Agostino
nel quinto secolo
« Tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ». Questo
nome di Pietro gli viene dato perché, per primo, egli pose fra le
nazioni le fondamenta della fede e perché è la roccia
indistruttibile sulla quale poggiano le basi e l’edificio intero di
Gesù Cristo. A motivo della sua fedeltà viene chiamato Pietro,
mentre il Signore riceve lo stesso nome a motivo della sua potenza,
secondo la parola di San Paolo : « Bevevano da una roccia spirituale
che li accompagnava, e quella roccia era Cristo » (1 Cor 10,4).
Davvero, meritava di condividere uno stesso nome con Cristo,
l’apostolo scelto per essere il collaboratore della sua opera.
Insieme, hanno costruito lo stesso edificio. Pietro ha piantato, il
Signore ha fatto crescere, il Signore ha mandato coloro che
avrebbero dovuto irrigare (cfr 1 Cor 3,6s).
Lo
sappiate, fratelli carissimi, proprio a partire dalle sue colpe, nel
momento in cui il suo Salvatore stava soffrendo, il beato Pietro è
stato innalzato. Dopo aver rinnegato il Signore, è divenuto presso
di lui il primo. Reso più fedele dalle lacrime versate sulla fede
che aveva tradita, ha ricevuto una grazia più grande ancora di
quella che aveva persa. Cristo gli ha affidato il suo gregge
affinché lo conducesse come il buon pastore e, lui che era stato
tanto debole, è divenuto il sostegno di tutti. Occorreva che colui
che, interrogato sulla sua fede fosse caduto, per stabilire gli
altri sulle fondamenta incrollabili della fede. Per questo è
chiamato pietra fondamentale della pietà delle Chiese.
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22 febbraio
- Cattedra di San Pietro - VESPRI
Udienza
generale del 7/6/06 (copyright © Libreria Editrice Vaticana)
La fede di san
Pietro, la roccia su cui Cristo ha fondato la Chiesa
Papa Benedetto XVI
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò
la mia Chiesa... A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto
ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che
scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16, 18-19). Le
tre metafore a cui Gesù ricorre sono in se stesse molto chiare:
Pietro sarà il fondamento roccioso su cui poggerà l'edificio della
Chiesa; egli avrà le chiavi del Regno dei cieli per aprire o
chiudere a chi gli sembrerà giusto; infine, egli potrà legare o
sciogliere nel senso che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà
necessario per la vita della Chiesa, che è e resta di Cristo...
Questa posizione di
preminenza che Gesù ha inteso conferire a Pietro si riscontra anche
dopo la risurrezione: (Mc 16,7 ; Gv 20,4-6)... Sarà poi Pietro, tra
gli Apostoli, il primo testimone di un'apparizione del Risorto (Lc
24,34; 1 Cor 15,5). Questo suo ruolo, sottolineato con decisione (Gv
20,3-10), segna la continuità fra la preminenza avuta nel gruppo
apostolico e la preminenza che continuerà ad avere nella comunità
nata con gli eventi pasquali... Diversi dei testi chiave riferiti a
Pietro possono essere ricondotti al contesto dell'Ultima Cena, in
cui Cristo conferisce a Pietro il ministero di confermare i fratelli
(Lc 22,31)...
Questa
contestualizzazione del Primato di Pietro nell’Ultima Cena, nel
momento istitutivo dell’Eucaristia, Pasqua del Signore, indica anche
il senso ultimo di questo Primato: Pietro, per tutti i tempi, dev’essere
il custode della comunione con Cristo; deve guidare alla comunione
con Cristo; deve preoccuparsi che la rete non si rompa (Gv 21,11) e
possa così perdurare la comunione universale. Solo insieme possiamo
essere con Cristo, che è il Signore di tutti. Responsabilità di
Pietro è di garantire così la comunione con Cristo con la carità di
Cristo, guidando alla realizzazione di questa carità nella vita di
ogni giorno. Preghiamo che il Primato di Pietro, affidato a povere
persone umane, possa sempre essere esercitato in questo senso
originario voluto dal Signore e possa così essere sempre più
riconosciuto nel suo vero significato dai fratelli ancora non in
piena comunione con noi.
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19 marzo
- San Giuseppe - LODI
IL PRIMATO DELLA VITA INTERIORE DI
SAN GIUSEPPE
dall’esortazione apostolica REDEMPTORIS CUSTOS di Sua Santità
Giovanni Paolo II
Il
clima di silenzio che accompagna tutto ciò che fa riferimento alla
figura di Giuseppe si estende anche al suo lavoro di carpentiere
nella casa di Nazareth. Tuttavia questo silenzio rivela in modo del
tutto speciale il profilo interiore di questa figura.
I
Vangeli parlano esclusivamente di ciò che fece Giuseppe, ma
permettono di scoprire nelle sue azioni avvolte di silenzio, un
clima di profonda contemplazione. Giuseppe era quotidianamente in
contatto con “il mistero nascosto dai secoli eterni” che stabilì la
sua dimora sotto il suo tetto. Questo spiega, per esempio, perché
Santa Teresa di Gesù, la grande riformatrice del Carmelo
contemplativo, si fece promotrice del rinnovamento del culto reso a
San Giuseppe nella cristianità occidentale.
In
Giuseppe il sacrificio assoluto di tutta la sua esistenza alle
esigenze della venuta del Messia nella sua casa, trova proprio
spiegazione nella insondabile vita interiore, da dove gli vengono
ordini e consolazioni del tutto particolari e da dove discendono per
lui la logica e la forza, proprie alle anime semplici e trasparenti
delle decisioni importanti come quella di mettere subito a
disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima
vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando la
condizione, la responsabilità e il peso della famiglia, rinunciando,
per un amore verginale incomparabile, all’amore coniugale naturale
che la costituisce e l’alimenta.
Questa
sottomissione a Dio che è prontezza della volontà a consacrarsi a
tutto ciò che concerne il suo servizio, altro non è che l’esercizio
della devozione che costituisce una delle espressioni della virtù di
religione.
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19 marzo
- San Giuseppe - VESPRI
Da “Gli
scritti”, 1995, Edizioni ODC- Roma – p.863
SAN GIUSEPPE
di Santa Teresa
di Gesù Bambino e del Volto Santo
Giuseppe, la tua vita mirabile passò nell’umiltà: ma contemplasti la
bellezza di Gesù e di Maria! E il Figlio di Dio, bambino, sottomesso
e ubbidiente, quante volte s’è riposato felice sul tuo cuore!
Anche
noi, come te, serviamo in solitudine Gesù e Maria; cerchiamo solo il
loro piacere, non vogliamo di più. Santa Teresa, la madre nostra che
tanto confidava in te, ci assicura che tu non mancavi mai di
soccorrerne prontamente la preghiera.
Padre,
quando finirà questa prova, noi verremo a vederti vicino alla divina
Maria: come dolce ne è la speranza! Leggeremo la tua storia ignorata
dal mondo, scopriremo la tua gloria, la canteremo in cielo.
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29
Aprile - Santa Caterina da Siena, Patrona d'Italia e d'Europa
- LODI
Dialogo della Divina
Provvidenza, 134
«
Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta »
Santa Caterina da Siena nel
quattordicesimo secolo,
che la Chiesa festeggia oggi
Non voglio più, o Fuoco ineffabile, o Padre eterno, che il
mio desiderio si stanchi di volere il tuo onore e la salvezza delle
anime, né che i miei occhi inaridiscano; ti chiedo, per grazia, che
diventino due fiumi che sgorgano da te, mare pacifico. Lode, lode a
te, o Padre, perché hai risposto alla mia richiesta, anzi, a quello
che ignoravo, e persino a quello che non ti avevo chiesto. Donandomi
di piangere, mi hai invitata ad offrirti tutti i miei desideri,
dolci, amorevoli, angosciati, e le mie umili e continue preghiere.
Ti
chiedo ora di usare misericordia con il mondo e con la tua santa
Chiesa. Ti prego di compiere ciò che mi hai fatto domandare... Non
tardare più a fare misericordia al mondo, consenti a compiere il
desiderio dei tuoi servi. Sei colui che li hai fatti gridare, quindi
ascolta la loro voce. La tua verità ha detto che se chiameremo, ci
sarebbe risposto, che se busseremo ci sarebbe aperto, che se
chiederemo, ci sarebbe dato (Lc 11,9). O Padre eterno, a te i tuoi
servi gridano misericordia. Su, rispondi loro.
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29
Aprile - Santa Caterina da Siena, Patrona d'Italia e d'Europa
VESPRI
S. Caterina
da Siena
Dialogo della
Divina Provvidenza, 167
(trad. cfr. Ed
Taurisano, Firenze, 1928, II p.586)
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 2393)
« Il Regno dei cieli è simile a
dieci vergine che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo
Sposo » (Lc 10, 39)
Santa
Caterina da Siena nel quattordicesimo secolo
che la
Chiesa festeggia oggi
Tu, Trinità
eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo ; e
quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei
insaziabile ; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia,
perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità
eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce…
Io ho
gustato e veduto con la luce dell’intelletto nella tua luce il tuo
abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per
questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella
intelligenza che mi vien donata dalla tua potenza, o Padre eterno, e
dalla tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio.
Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato
la volontà con cui posso amarti. Tu infatti, Trinità eterna sei
creatore e io creatura ; e ho conosciuto – perché tu me ne hai data
l’intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del tuo Figlio
– che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura.
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14 maggio San Mattia Apostolo
- LODI
Udienza
generale del 12/6/1974
La perenne giovinezza della Chiesa
Papa Paolo VI
Noi ora
lasciamo correre il nostro pensiero ad un effetto proprio della
Pentecoste, di questa misteriosa e meravigliosa animazione
soprannaturale, prodotta dall’infusione dello Spirito Santo nel
corpo visibile, sociale, umano dei seguaci di Cristo; ed è questo:
la perenne giovinezza della Chiesa… L’umanità che compone la Chiesa,
subendo la sorte del tempo è sepolta nella morte temporale, ma con
ciò non si sospende, non si interrompe la testimonianza della Chiesa
nella storia per il passare dei secoli; lo ha profetato e promesso
Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt
28,20). Lo aveva lasciato capire anche a Simone, quando gli impose
un nome d’immortalità: «Tu sei Pietro, e su questa Pietra edificherò
la mia Chiesa, e le potenze degli inferi non potranno prevalere
contro di essa» (Mt 16,18).
Si può subito
obiettare, con tanta gente del giorno d’oggi: che la Chiesa sia
permanente, può essere; dura da quasi venti secoli; ma proprio per
questa sua durata, essa è antica, è vecchia… Ora la Chiesa sarà
venerabile per la sua antichità … ma, essi dicono, non è viva di
quel respiro odierno ch’è sempre nuovo; non è giovane. L’obiezione è
forte, e meriterebbe un lungo trattato… per rispondervi. Ma poi
l’equazione perennità-giovinezza può bastare da sé alle menti aperte
alla verità. Perché è proprio così, e «questo è cosa meravigliosa ai
nostri occhi» (Mt 21,42): la Chiesa è giovane.
E ciò che
stupisce ancor più si è che i nervi della sua gioventù derivano
dalla sua inalterabile persistenza nel tempo. Il tempo non fa
invecchiare la Chiesa; la fa crescere, la provoca alla vita, alla
pienezza… Muoiono, come tutti i mortali tutti coloro che umanamente
compongono la Chiesa; ma essa, la Chiesa, non solo ha in se stessa
un invincibile principio soprannaturale, ultrastorico, di
immortalità, ma possiede altresì energie incalcolabili di
rinnovamento.
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14 maggio San Mattia Apostolo
-
VESPRI
San
Mattia, Apostolo
Prescrizione
contro gli eretici,
20-22 ; CCL
I, 201s
San Mattia,
apostolo, uno dei dodici pilastri della Chiesa (Ap 21,14)
Tertulliano
nel secondo secolo
Gesù
Cristo, il Signore nostro, durante il Suo soggiorno sulla terra,
manifestò chi egli fosse, ciò che era stato, quale fosse la volontà
del Padre Suo di cui egli era servitore, quale comandamento
prescriveva all’uomo. Tutto questo lo diceva apertamente alla folla
oppure ai suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti
dodici e li teneva sempre presso di sè: non si allontanarono mai dal
fianco del Maestro: li aveva scelti, perché fossero maestri delle
genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne
allontanato, ma agli altri undici, mentre stava per ritornare al
Padre suo dopo la resurrezione, comandò di andare nelle varie
regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo (Mt 28,19).
E gli Apostoli
subito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati,
messaggeri] al posto di Giuda, che era stato cacciato, tirarono a
sorte Mattia come loro dodicesimo compagno, secondo quanto anche era
stato profetizzato, come si legge nel salmo di David. Hanno ricevuto
la forza dello Spirito Santo secondo la promessa per compiere
miracoli e parlare lingue nuove. Hanno reso testimonianza alla fede
in Gesù Cristo dapprima in Giudea dove fondarono delle Chiese. Poi
sono partiti per il mondo intero e hanno annunciato alle nazioni lo
stesso insegnamento della fede.
Poi hanno
fondato delle Chiese in ogni città che in seguito hanno fornito ad
altre chiese la talea della fede e le sementi della dottrina. La
prova della loro unità sta nel fatto che tutte sono in pace e
comunione tra loro, che i loro membri si chiamano, tra loro,
fratelli e che praticano reciprocamente l’ospitalità. Questa
costruzione si basa sull’unico fondamento della tradizione di uno
stesso mistero. Gli apostoli hanno predicato quello che Cristo ha
loro rivelato e null’altro doveva essere predicato da quelle Chiese
fondate direttamente dagli apostoli alle quali essi avevano parlato
di viva voce o, come si attesta, tramite lettere.
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15 maggio - Beata Vergine Maria, Madre
delle Grazie, Madonna di Montenero, Patrona della Toscana
- LODI
Un’avvocata
potente, pietosa, che desidera salvar tutti
Sant’ Alfonso
Maria de’ Liguori nel diciottesimo secolo
Quanto dobbiamo ringraziare la misericordia del nostro Dio in averci
data Maria per avvocata, che colle sue preghiere può ottenerci tutte
le grazie che desideriamo.(…) Peccatori, fratelli miei, se ci
troviamo rei colla divina giustizia e già condannati all’inferno per
i nostri peccati, non ci disperiamo, ricorriamo a questa divina
madre, mettiamoci sotto il suo manto, ed ella ci salverà. Buona
intenzione ci vuole di voler mutar vita: buona intenzione e
confidenza grande in Maria, e saremo salvi. E perché?
Perché
Maria è un avvocata «potente», un’avvocata «pietosa», un’avvocata
«che desidera di salvar tutti».
Maria è
un’avvocata «potente», che può tutto appresso il giudice a beneficio
dei suoi divoti. Questo è un privilegio singolare, concedutole dallo
stesso giudice ch’è suo figlio.
Maria
è un’avvocata quanto potente, altrettanto «pietosa», che non sa
negare il suo patrocinio ad ognuno che a lei ricorre. «Gli occhi del
Signore – dice David – stan rivolti sopra de’ giusti», ma questa
madre di misericordia – come dice Riccardo di San Lorenzo – tiene
gli occhi sopra de’ giusti, come sopra de’ peccatori, acciocché o
non cadano, o se mai son caduti, colla sua intercessione ella gli
sollevi.(…)
Maria è
un’avvocata cosi pietosa che non solo aiuta chi a lei ricorre, ma
ella stessa va cercando i miseri per difenderli e salvarli.
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15 maggio
- Beata Vergine Maria, Madre delle Grazie, Madonna di Montenero,
Patrona della Toscana - VESPRI
Per mezzo
della Vergine Maria
di San
Bernardino da Siena nel quattordicesimo secolo
Tutte
le cose che abbiamo su questa terra, le abbiamo per grazia: e
ugualmente tutte le grazie che mai vennero o mai verranno su questa
terra e così pure tutte le glorie della vita eterna prendono origine
da tre processi. Innanzitutto vengono da Dio, in secondo luogo ci
vengono per mezzo di Gesù Cristo benedetto, e in terzo luogo ci
giungono per mezzo della Vergine Maria.
Vediamo il primo processo: come ci vengono da Dio. Tutte le grazie
che Dio dona nella vita presente alle creature, provengono da lui.
Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal
Padre delle luci. Ogni nostra cosa buona ci è donato da Dio e da lui
discende poiché in lui sono tutte le perfezioni che si possono
nominare o in questa vita o nell’altra e da lui vengono.
Secondo: ci vengono per mezzo di Gesù Cristo. Queste sono le grazie
spirituali che pure discendono dal Padre. Gesù Cristo discese dal
cielo e si volle incarnare solo per carità per darci la grazia di
poter esser salvati per mezzo della sua passione. perché in altro
modo non ci saremmo salvati. E così per mezzo suo abbiamo questa
grazia.
Non si
può acquistare grazia con superbia, la si può ricevere invece con
l’umiltà. Chi fu più umile di Maria? E perché non vi fu più nessuno
umile come lei, le furono date tutte le grazie affinché le
distribuisse a suo piacimento. Imparate dunque a pregare, quando
volete una grazia da Dio, e soprattutto domandatela al Padre per
amore del suo Figlio unigenito, e poi per mezzo della distribuzione
operata da Maria sua madre e poi domandate all’uno e all’altro per
amore di sua madre.
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30 MAGGIO -Solennità del Sacratissimo
Cuore di Gesù - LODI
L'albero
di vita, 29-30, 47.
Opera omnia 8,79
Ecco
il cuore che ha tanto amato il mondo
San
Bonaventura nel tredicesimo secolo
Contempla, uomo salvato,
colui che per te è inchiodato alla croce…
Alzati, tu che ami Cristo,
sii come la colomba « che fa il nido nelle pareti d’una gola
profonda » (Ger 48, 28), e qui, « come il passero che ha trovato la
casa » (Sal 83, 4), non cesserai di vegliare. Come la tortora, vi
riparerai i tuoi piccoli e presenterai la tua bocca per « attingere
acqua alle sorgenti della salvezza » (Is 12, 3). E’ lui, infatti,
« il fiume che usciva da Eden, si divideva e formava quattro corsi »
(Gen 2, 10) e, sparso nel cuore dei credenti, annaffia e feconda la
terra intera…
Corri dunque a questa sorgente di vita e di luce con un vivo
desiderio, chiunque tu sia, e nel tuo amore di Dio, gridagli con
tutta la forza del tuo cuore : " O bellezza indicibile
dell’Altissimo, splendore della luce eterna, vita che vivifichi ogni
vita, chiarore che illumini ogni luce e conservi nell’eterno
splendore i vari astri che brillano davanti al trono della tua
divinità dall’origine dei tempi.
O fiume eterno e inaccessibile, limpido e dolce, la cui sorgente è
nascosta agli occhi di ogni mortale ! La tua profondità è senza
fondo, la tua altezza senza limiti, la tua larghezza senza confini,
la tua purezza senza alcunché di torbido. Da te scorre « il fiume
che rallegra la città di Dio » (Sal 45, 5)… affinché cantiamo inni
di lode, « in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa »
(Sal 41, 5), perché sappiamo per esperienza che « in te è la
sorgente della vita e alla tua luce, vedremo la luce » (Sal 35, 10).
"
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30 MAGGIO
- Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù -
VESPRI
Omelie sul
Cantico dei cantici, n° 61, 3-5
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 360)
« Attingerete acqua con gioia alle
sorgenti della salvezza » (Is 12,3)
San Bernardo
nel dodicesimo secolo
Dove
trovare per i deboli una sicura garanzia di salvezza e
un’incrollabile pace, se non nelle piaghe del Salvatore?...
Trapassarono le sue mani e i suoi piedi e con una lancia gli
ferirono il costato. Da queste fenditure posso “succhiare miele
dalla rupe” (Sal 80,7) e olio dai ciottoli della roccia, cioè
gustare e vedere “quanto è buono il Signore” (Sal 33,9). Nutriva
pensieri di pace e io non lo sapevo. “Infatti , chi mai ha potuto
conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo
consigliere?” (Rm 11,34). Ma il chiodo appuntito è divenuto per me
come chiave che apre, perché io veda la volontà del Signore.
Che
cosa scorgerò attraverso la fenditura? Lo grida il chiodo, lo grida
la piaga: veramente in Cristo c’è Dio che riconcilia a sé il mondo.
La lancia penetra nel suo cuore, perché egli sappia compatire le mie
infermità. Attraverso le ferite del corpo si svela il mistero del
cuore, si manifesta il grande sacramento dell’amore, “la bontà
misericordiosa del nostro Dio per cui verrà a visitarci dall’alto un
sole che sorge” (Lc 1,78). In che modo la misericordia si manifesta
attraverso le ferite? Dove più chiaramente che nelle tue ferite
avrebbe potuto risplendere che tu, o Signore, sei dolce e mite, e
pieno di misericordia? Nessuno infatti ha maggior amore di chi dà la
sua vita (Gv 15,13) per i votati alla morte.
Il
mio merito quindi è la misericordia del Signore. Non mancherò di
merito, finché egli non mancherà di misericordia. Ché, se le
misericordie del Signore sono molte, io pure allora sono ricco di
meriti. E se fossi consapevole di molti e gravi peccati? Ma “dove è
abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20). E se “
la grazia del Signore è da sempre e dura in eterno” (Sal 102,7),
anch’io “canterò senza fine le grazie del Signore (Sal 88,2). Forse
la mia giustizia? “Signore, ricorderò che tu solo sei giusto” (Sal
70,16). Ma la tua giustizia è anche la mia: naturalmente, perché tu
ti sei fatto per bontà di Dio giustizia per me (Rm 1,17).
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31 MAGGIO -
Visitazione della B.V. Maria -
LODI
« Grandi
cose ha fatto in me l’Onnipotente »
San
Francesco di Sales nel sedicesimo secolo
È
caratteristico dello Spirito Santo, quando colpisce un cuore,
cacciarne ogni tiepidezza. Egli ama la prontezza, ed è nemico degli
indugi, dei ritardi nell’adempiere la volontà di Dio… « Maria partì
in fretta » …
Quante grazie si riversarono sulla casa di Zaccaria, quando Maria vi
entrò ! Se Abramo ricevette tante grazie per aver ospitato tre
angeli nella sua casa, quante benedizioni inondarono la casa di
Zaccaria nella quale entrò l’angelo del superno consiglio, l’arca
vera dell’alleanza, il divino profeta, Nostro Signore portato nel
seno di Maria ! Tutta la casa fu piena di gioia : il bambino
sussultò, il padre riebbe la vista, la madre fu piena dello Spirito
Santo e ricevette il dono di profezia. Vedendo la Madonna entrare
nella sua casa, esclamò : « A che debbo che la madre del mio Signore
venga a me ? »… E Maria, udito quello che sua cugina diceva a sua
lode, umiliò se stessa e rese gloria a Dio per tutto. Confessando
che la sua felicità procedeva dal fatto che Dio « aveva guardato
l’umiltà della sua serva », intonò il suo bel e mirabile cantico del
Magnificat.
Quanto, anche noi, dobbiamo essere pieni di gioia, quando quel
divino Salvatore ci visita nel Santissimo e nelle grazie interiori,
le parole che dice ogni giorno nel nostro cuore !
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31 MAGGIO -
Visitazione della B.V. Maria
- VESPRI
Fin da
principio Dio ha giustificato tutti per mezzo della fede
Di San
Clemente I, Papa nel primo secolo
Meditiamo attentamente il mistero della benedizione che Dio dà agli
uomini e vediamo quali sono le vie che conducono ad essa.
Ripercorriamo gli avvenimenti fin dall’inizio.
Per
qual motivo il nostro patriarca Abramo fu benedetto? Non forse
perché operò la giustizia e la verità mediante la fede? Isacco,
pieno di fiducia si lasciò condurre di buon grado al sacrificio,
conoscendo il futuro. Giacobbe in umiltà, a motivo del fratello,
abbandonò la sua terra e si recò da Libano cui prestò servizio, e
gli furono dati i dodici scettri di Israele.
Ora se
qualcuno, con animo sincero, passa in rassegna a uno a uno i doni
che Dio ha concesso, ne riconoscerà la magnificenza. Da Giacobbe
infatti ebbero origine tutti i sacerdoti e i leviti che servono
all’altare di Dio, da lui viene il Signore Gesù secondo la carne, da
lui i re, i principi e i condottieri della tribù di Giuda. E neppure
le altre sue tribù si trovano in minore onore, per il fatto che il
Signore promette: «La tua discendenza sarà numerosa come le stelle
del cielo» ( Gn 15, 5; 22, 17; 26, 4).
Tutti
costoro dunque si sono acquistati gloria e grandezza non da se
stessi o per le loro opere o per la giustizia con cui hanno agito,
ma piuttosto per la volontà di Dio. Anche noi perciò, chiamati nel
Cristo Gesù, in grazia della sua volontà, siamo giustificati non per
nostro merito, né per la nostra sapienza o intelligenza o pietà o
altra opera che possiamo aver compiuto sia pure con santità di
intenzione, ma per mezzo della fede, con la quale Dio onnipotente ha
giustificato tutti fin da principio. A lui sia gloria nei secoli dei
secoli. Amen.
Che
cosa faremo allora, o fratelli? Cesseremo dalle buone opere e
abbandoneremo la carità? Il Signore mai permetta che ci succeda tale
sventura, ma affrettiamoci a compiere ogni opera buona. Anzi siano
proprio le opere sante fonte della nostra gioia. Imitiamo in ciò il
Creatore e Signore di tutte le cose che gioisce di quanto compie.
(…)
Teniamo presente come tutti i giusti si adornarono di buone opere, e
come lo stesso Signore se ne ornò per parte sua e ne gioì. Davanti a
un tal modello, aderiamo con prontezza alla sua volontà e con ogni
energia compiamo le opere della giustizia.
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24
giugno - Natività di San Giovanni Battista -
LODI
Discorsi sul
Vangelo di Luca,
4, 4-6 ; SC
87, 133
« Il Signore dal seno materno mi
ha chiamato » (Is 49,1)
Origene nel terzo
secolo
La
nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un arcangelo
aveva annunciato la nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù ;
così, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni (Lc 1,13) e
dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua mandre ».
Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore compiva « miracoli
e prodigi » e guariva le loro malattie, invece Giovanni esulta di
gioia mentre è ancora nel seno materno. Non si può trattenerlo e,
appena arrivata la madre di Gesù, il bambino cerca di uscire dal
seno di Elisabetta. « Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta
ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo » (Lc
1,44). Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo
Spirito Santo…
La
Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al Signore
loro Dio » (Lc 1,16). Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il
Signore, non molti, bensì tutti. Questa infatti è la sua opera :
ricondurre tutti gli uomini a Dio Padre…
Per
parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel mondo
fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo Gesù, bisogna
che prima lo spirito e la forza di Giovanni vengano nel suo animo
per « preparare al Signore un popolo ben disposto » (Lc 1,17) e,
nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e raddrizzare
i passi tortuosi » (Lc 3,5). Non soltanto in quel tempo le vie
furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito
e la forza di Giovanni precedono la venuta del Signore Salvatore. O
grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo !
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24
giugno - Natività di San Giovanni Battista -
VESPRI
Discorso per
la nativitàdi Giovanni Battista ; PLS II, 497
« Egli deve crescere e io invece
diminuire » (Gv 3,30)
Sant’Agostino
nel quinto secolo
La
nascita di Giovanni e quella di Gesù, e in seguito le loro passioni,
hanno rivelato la differenza che esiste fra di loro. Infatti
Giovanni nasce quando il giorno comincia a volgere al declino;
Cristo invece quando comincia a crescere. La diminuzione del giorno
per l’uno è il simbolo della suo morte violenta. La sua crescita,
per l’altro, l’esaltazione della croce.
Un
altro senso segreto ci viene rivelato dal Signore... rispetto a
quella parola di Giovanni su Gesù: « Egli deve crescere e io invece
diminuire ». Ogni giustizia umana era stata compiuta da Giovanni; di
lui la verità diceva: “Tra i nati di donna non è sorto uno più
grande di Giovanni il Battista” (Mt 11,11). Nessun uomo dunque
sarebbe stato capace di superarlo; ma egli era uomo. Ora per la
grazia di essere cristiani, ci viene domandato di non vantarci
nell’uomo, ma “chi si vanta, si vanti nel Signore” (2 Cor 10,7):
uomo, nel suo Dio; servo, nel suo padrone. Per questo motivo dice
Giovanni: « Egli deve crescere e io invece diminuire ». Certo che
Dio non è diminuito né aumentato in sè, ma negli uomini man mano che
progredisce il vero fervore, cresce la grazia divina, e la potenza
umana diminuisce, finché giunga al suo adempimento la dimora di Dio
che sta in tutte le membra di Cristo, e dove ogni tiranno, ogni
autorità, ogni potenza sono morte, e dove Dio è tutto in tutti (Col
3,11).
Giovanni l’evangelista dice: “Veniva nel mondo la luce vera quella
che illumina ogni uomo” (1,9). Giovanni il Battista dice: “Dalla sua
pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1,16). Quando la luce, che
in sé stessa è sempre totale, cresce in colui che viene illuminato,
costui diminuisce in se stesso quando viene abolito in lui ciò che
era senza Dio. Infatti l’uomo, senza Dio, non può nulla se non
peccare, e la sua potenza umana diminuisce quando trionfa la grazia
divina, distruttrice del peccato. La debolezza della creatura cede
alla potenza del Creatore e la vanità delle nostre passioni egoiste
crolla davanti all’universale amore mentre Giovanni il Battista dal
fondo della nostra miseria, ci grida la misericordia di Gesù Cristo:
« Egli deve crescere e io invece diminuire ».
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28 giugno
- Solennità dei SS. PIETRO E PAOLO
- VEGLIA
Discorsi
82/69 per la festa degli apostoli Pietro e Paolo ;
SC 200, 53
(In l' Ora dell'Ascolto p. 2462)
« Quando sarai vecchio…, un altro
ti porterà dove tu non vuoi » (Gv 21,18)
San Leone Magno
nel quinto secolo
In
questa città di Roma, o beato Pietro, tu non temi di venire!... Non
temi Roma, maestra del mondo, tu che nella casa di Caifa hai avuto
paura davanti alla serva del sommo sacerdote. La potenza degli
imperatori Claudio e Nerone era forse minore del giudizio di Pilato
o del furore dei giudei? Poiché la forza dell’amore superava in te i
motivi della paura, non temevi coloro che la tua missione ti
chiamava ad amare. Avevi già ricevuto questa carità intrepida quando
l’amore che avevi confessato per il Signore era stato rafforzato
dalla sua triplice domanda (Gv 21,15)...
È
vero che a infonderti forza e fiducia concorrevano tanti miracoli,
carismi e prerogative di cui eri dotato... Così, senza dubitare del
felice successo dell’opera e consapevole dei limiti della tua età,
portavi il vessillo glorioso della croce nella roccaforte
dell’impero romano. In questo tuo ingresso ti precedeva per divina
disposizione sia l’onore del potere, che la gloria della tua futura
passione.
In questa
città ti venne incontro Paolo, tuo compagno di apostolato e vaso di
elezione (At 9,19), dottore destinato in modo speciale ai pagani (1
Tm 2,7). E questi si associò a te proprio in quel tempo in cui
qualsiasi vestigio di onestà, di rispetto, di libertà andava
scomparendo sotto la tirannia di Nerone. Il furore di costui,
consumato dal fuoco di tutti i vizi, lo trascinò a tal punto di
follìa, che fu il primo a perseguitare atrocemente dovunque il nome
cristiano, credendo stoltamente che la grazia di Dio potesse essere
soffocata con l’uccisione dei fedeli... Ma “preziosa agli occhi del
Signore è la morte dei suoi fedeli” (Sal 115,15) e da nessuna forza
di crudeltà potrebbe mai essere distrutta la religione fondata sul
mistero della croce di Cristo. La Chiesa non viene diminuita dalle
persecuzioni: si accresce anzi e il campo del Signore si riveste di
messe sempre più abbondante, poiché i chicchi di frumento, mentre
cadono in terra, a uno a uno, rinascono moltiplicati. Migliaia di
santi martiri imitano il trionfo di questi due apostoli... hanno
coronato questa città di un diadema unico tempestato di innumerevoli
pietre preziose.
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29 giugno
- Solennità dei SS. PIETRO E PAOLO -
LODI
Dagli Inni della Liturgia della
Grande Chiesa Bizantina
nella Festa dei santi Pietro e
Paolo
Una
festa gioiosa ha brillato oggi sino agli estremi della terra: la
venerabilissima memoria dei sapientissimi apostoli e corifei Pietro
e Paolo: per questo anche Roma si rallegra in coro. Con cantici e
inni, noi pure, fratelli, facciamo festa, celebrando questo
augustissimo giorno.
Gioisci, Pietro
apostolo, sincero amico del Cristo Dio nostro, tuo maestro. Gioisci,
Paolo a tutti carissimo, araldo della fede e maestro della terra.
Coppia di eletta santità, con la franchezza che vi è data, pregate
Cristo nostro Dio di salvare le anime nostre.
Lasciato il mare in cui pescavi, dal cielo hai ricevuto, da parte
del Padre, la divina rivelazione dell’incarnazione del Verbo, e con
franchezza gridavi davanti a tutti al tuo Creatore: Io ti so Figlio
di Dio a lui consustanziale. Davvero degnamente sei dunque divenuto
pietra della fede e clavigero della grazia. Pietro, divino apostolo,
intercedi presso il Cristo Dio perché doni la remissione delle colpe
a quanti festeggiano con amore la tua santa memoria.
Ricevuta dal cielo la chiamata, da parte di Cristo, sei divenuto
araldo della luce, risplendendo per tutti insegnamenti della grazia:
avendo infatti reso terso il culto legale secondo la lettera, hai
fatto emergere, lucente, per i fedeli la conoscenza dello Spirito.
Degnamente dunque sei stato sollevato al terzo cielo e hai raggiunto
il paradiso.
Voi
che tra gli apostoli occupate il primo trono, voi maestri di tutta
la terra, intercede presso il Sovrano dell’universo perché doni alla
terra la pace, e alle anime nostre la grande misericordia.
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29 giugno
- Solennità dei SS. PIETRO E PAOLO
- VESPRI
Per la festa
dei Santi Pietro e Paolo.
Omelia XVI, PL
195, 298-302
« Su
questa pietra, edificherò la mia Chiesa »
Aelredo di
Rievaulx nel dodicesimo secolo
Tutti gli Apostoli
sono colonne della terra (Sal 75, 4), però in primo luogo,
coloro di cui celebriamo la solennità. Sono le due colonne che
sostengono la Chiesa con il loro insegnamento, la loro preghiera e
l’esempio della loro costanza. Il Signore stesso ha fondato queste
colonne. Prima, erano deboli e non potevano portare né loro, né gli
altri. E a questo punto, appare il grande disegno del Signore : Se
fossero stati sempre forti, si sarebbe potuto pensare che la loro
forza veniva da loro stessi. Perciò il Signore, prima di affermare
loro, ha voluto mostrare quanto erano capaci, affinché tutti
sappiano che la loro forza veniva da Dio.
Il Signore stesso ha fondato queste colonne, cioè la Santa
Chiesa. Ecco perché dobbiamo lodare con tutto il cuore questi nostri
santi padri che hanno sopportato tanta fatica per il Signore e hanno
perseverato con tanta forza. È niente perseverare nella gioia, nella
prosperità e la pazienza.
È grande invece essere
lapidato, flagellato, schiaffeggiato per il Cristo, e in tutto ciò,
perseverare col Cristo (2 Cor 11, 25).
È grande, con Paolo,
essere maledetto e benedire…essere la feccia del mondo e tirarne
gloria (1 Cor 4, 12-13). E cosa dire di Pietro ? Anche se non
avesse sopportato nulla per il Cristo, basterebbe per festeggiarlo
il fatto che oggi sia stato crocifisso per lui. La croce fu la sua
strada.
|
22
luglio - Santa Maria Maddalena - LODI
1o
Inno della Risurrezione ;
SC 128, 385
Maria di Magdala, apostola presso
gli apostoli
San Romano il
Melode nel sesto secolo
Le
donne portatrici di aromi hanno mandato Maria di Magdala al sepolcro
in testa, secondo il racconto di san Giovanni il Teologo. Era buio,
ma l’amore la rischiarava ; perciò scorse la grande pietra rotolata
via dal sepolcro e tornò a dire : « Discepoli, ascoltate ciò che ho
visto, la pietra non ricopre più il sepolcro. Avranno forse portato
via il mio Signore ? Nessuna guardia in vista, sono fuggiti. Sarà
forse risuscitato, colui che offre agli uomini decaduti la
risurrezione ? »…
Colui
che vede tutto, alla vista di Maria di Magdala vinta dai pianti e
oppressa dalla tristezza, ebbe il cuore commosso… Colui che scruta i
cuori, sapendo che Maria avrebbe riconosciuto la sua voce, chiamò la
sua pecorella, lui il vero pastore : « Maria », disse, e subito lei
lo riconobbe : « È proprio il mio buon pastore a chiamarmi per
prendermi ormai con le novantanove pecore. So bene chi è colui che
mi chiama : l’avevo detto, è il mio Signore, colui che offre agli
uomini decaduti la risurrezione. »…
Il
Signore le disse : « Donna, la tua bocca ormai proclami queste
meraviglie, e le spieghi ai figli del Regno che aspettano che mi
svegli io, il Vivente. Va’ presto, Maria, raduna i miei discepoli… ;
svegliali tutti come da un sonno, affinché essi mi vengano incontro
con le fiaccole accese. Va’ e di’ : « Lo Sposo si è svegliato, esce
fuori dal sepolcro… Apostoli, cacciate via la vostra tristezza
mortale, perché si è svegliato colui che offre agli uomini decaduti
la risurrezione… »
–
« Il mio lutto si è improvvisamente cambiato in tripudio, tutto per
me è ormai gioia ed esultanza. Non esito a dirlo : Ho ricevuto la
stessa gloria di Mosè ; ho visto, sì, ho visto, non sul monte ma nel
sepolcro, non velato nella nube, ma nel suo corpo, ho visto il
maestro degli esseri incorporali e delle nubi, colui che è, che era
e che viene. Lui mi ha detto : Affrettati, Maria, va’ a rivelare a
coloro che mi amano che sono risorto. Ai discendenti di Noè porta
questo lieto annuncio come la colomba ha portato loro il ramo di
ulivo (Gen 8,11). Di’ loro che la morte è stata distrutta e che si è
levato dal sepolcro colui che offre agli uomini decaduti la
risurrezione. »
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22
luglio - Santa Maria Maddalena - VESPRI
Trattato sul
Vangelo di Giovanni,
121 ; PL 35,
1955-1959
(Nuova
Biblioteca Agostiniana)
Toccare
Cristo spiritualmente
San Romano il
Melode nel sesto secolo
Le
dice Gesù : « Non mi toccare, perché non sono ancora asceso al
Padre. » C'è in queste parole qualcosa che dobbiamo considerare, sia
pur brevemente, con molta attenzione. Sì perché, con questa
risposta, Gesù voleva insegnare la fede a quella donna che lo aveva
riconosciuto e chiamato Maestro : voleva, da buon giardiniere,
seminare nel cuore di lei, come in un campo, il granello di senape…
Ma perché le dice : « Non mi toccare perché non sono ancora asceso
al Padre » ?…
Perché il
Signore voleva che si credesse in lui, cioè che lo si toccasse
spiritualmente, convinti che egli e il Padre sono una cosa sola (Gv
10, 30). Di uno che ha progredito nella fede si può dire che
nell'intimo del suo spirito egli è asceso al Padre, in quanto è
giunto a riconoscere che il Figlio è uguale al Padre. Chi invece non
è ancora arrivato a questo, non lo tocca in modo autentico, in
quanto non crede in lui come dovrebbe.
Maria forse
credeva in lui, ritenendo tuttavia che egli non fosse uguale al
Padre, e per questo egli la richiama dicendole : « Non mi toccare »,
cioè « non credere in me secondo l'idea che ancora hai di me ; non
limitarti a fermare la tua attenzione su ciò che io sono diventato
per te, trascurando la mia natura divina per mezzo di cui tu sei
stata fatta ». Come si può dire che ella non era più attaccata a lui
sensibilmente se ancora lo piangeva come fosse stato soltanto un
uomo ? « Non sono ancora asceso al Padre mio » : « allora veramente
mi toccherai quando avrai creduto che, come Dio, io non sono
inferiore al Padre. »
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23
LUGLIO - SANTA BRIGIDA, Patrona d'Europa - LODI
Lettera
apostolica
Spes
aedificandi 1/10/99
(© copyright
Libreria Editrice Vaticana)
Santa
Brigida di Svezia, compatrona d’Europa
Giovanni Paolo II
Per edificare su
solide basi la nuova Europa non basta certo fare appello ai soli
interessi economici, che se talvolta aggregano, altre volte
dividono, ma è necessario far leva piuttosto sui valori autentici,
che hanno il loro fondamento nella legge morale universale,
inscritta nel cuore di ogni uomo. Un'Europa che scambiasse il valore
della tolleranza e del rispetto universale con l'indifferentismo
etico e lo scetticismo sui valori irrinunciabili, si aprirebbe alle
più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto
nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia.
A scongiurare
questa minaccia, ancora una volta si prospetta vitale il ruolo del
cristianesimo, che instancabilmente addita l'orizzonte ideale. Alla
luce anche dei molteplici punti di incontro con le altre religioni
che il Concilio Vaticano II ha ravvisato (cfr Decreto Nostra Aetate),
si deve sottolineare con forza che l'apertura al Trascendente è una
dimensione vitale dell'esistenza. Essenziale è, pertanto, un
rinnovato impegno di testimonianza da parte di tutti i cristiani,
presenti nelle varie Nazioni del Continente. Ad essi spetta
alimentare la speranza di una salvezza piena con l'annuncio che è
loro proprio, quello del Vangelo, ossia la « buona notizia » che Dio
si è fatto vicino a noi e nel Figlio Gesù Cristo ci ha offerto la
redenzione e la pienezza della vita divina. In forza dello Spirito
che ci è stato donato, noi possiamo levare a Dio il nostro sguardo e
invocarlo col dolce nome di « Abba », Padre! (Rm 8, 15; Gal 4, 6).
Proprio questo
annuncio di speranza ho inteso avvalorare additando a una rinnovata
devozione, in prospettiva « europea », queste tre grandi figure di
donne, che in epoche diverse hanno dato un contributo così
significativo alla crescita non solo della Chiesa, ma della stessa
società.
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23
LUGLIO - SANTA BRIGIDA, Patrona d'Europa - VESPRI
Lettera
apostolica Spes aedificandi
« Chi compie la volontà di Dio,
costui è mio fratello, sorella e madre »
Giovanni Paolo II
Indicando
Santa Brigida come compatrona d'Europa, intendo far sì che la
sentano vicina non soltanto coloro che hanno ricevuto la vocazione
ad una vita di speciale consacrazione, ma anche coloro che sono
chiamati alle ordinarie occupazioni della vita laicale nel mondo e
soprattutto all'alta ed impegnativa vocazione di formare una
famiglia cristiana.
Senza lasciarsi
fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto sociale, ella
visse col marito Ulf un'esperienza di coppia in cui l'amore sponsale
si coniugò con la preghiera intensa, con lo studio della Sacra
Scrittura, con la mortificazione, con la carità. Insieme fondarono
un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i malati.
Brigida poi era solita servire personalmente i poveri. Al tempo
stesso, fu apprezzata per le sue doti pedagogiche, che ebbe modo di
esprimere nel periodo in cui fu richiesto il suo servizio alla corte
di Stoccolma. Da questa esperienza matureranno i consigli che in
diverse occasioni darà a principi e sovrani per la retta gestione
dei loro compiti. Ma i primi a trarne vantaggio furono ovviamente i
figli, e non a caso una delle figlie, Caterina, è venerata come
Santa.…
Dopo la morte
dello sposo, avvertì la voce di Cristo che le affidava una nuova
missione, guidandola passo passo con una serie di grazie mistiche
straordinarie… In
Brigida si avverte la forza della profezia.
Talvolta i suoi toni sembrano un'eco
di quelli degli antichi grandi profeti. Ella parla con sicurezza a
principi e pontefici, svelando i disegni di Dio sugli avvenimenti
storici. Non risparmia ammonizioni severe anche in tema di riforma
morale del popolo cristiano e dello stesso clero
In
particolare, poi, essendosi le terre scandinave, patria di Brigida,
distaccate dalla piena comunione con la sede di Roma nel corso delle
tristi vicende del secolo XVI, la figura della Santa svedese resta
un prezioso « legame » ecumenico, rafforzato anche dall'impegno in
tal senso svolto dal suo Ordine.
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26
LUGLIO Santi Gioacchino ed Anna - LODI
genitori della Beata Vergine Maria
Li riconoscerete dai loro frutti
San Giovanni
Damasceno nell’ottavo secolo
Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna,
la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza
il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere
infatti quella primogenita, dalla quale sarebbe nato il primogenito
di ogni creatura, nel quale tutte le cose sussistono (cfr. Col
1,17). O felice coppia, Gioacchino e Anna! A voi è debitrice
ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il
dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del
Creatore.
Rallegrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida
di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1).
Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un
bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà: Angelo del
grande consiglio, salvezza di tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is
9, 5). Questo bambino è Dio.
O Gioacchino e Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal
frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il
Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» ( Mt 7, 16). Voi
informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e
degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa
convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità° che fu
vergine prima del parto, e dopo il parto. Quella, dico, che sola
doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell’anima e
del corpo. O Gioacchino e Anna, coppia castissima! Voi, conservando
la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per
divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la
Madre di Dio che non conobbe uomo: Voi, conducendo una vita pia e
santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più
grande degli angeli e ora regina degli angeli stessi.
O vergine bellissima e piena di dolcezza! O figlia di Adamo e Madre
di Dio! Beato il seno che ti ha dato la vita! Beate le braccia che
ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei
tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità°!
«Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di
gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non
temete.
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29
luglio - Santa Marta -
Lodi
Trattato sul
vangelo di Giovanni, 49,15
(Nuova
Biblioteca Agostiniana)
« Chi crede in me vivrà »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
« Chi crede in
me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà
in eterno ». Che vuol dire questo ? « Chi crede in me, anche se è
morto come è morto Lazzaro, vivrà », perché egli non è Dio dei morti
ma dei viventi. Così rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi
morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe : « Io sono
il Dio di Abramo, il Dio d'lsacco e il Dio di Giacobbe ; non sono
Dio dei morti ma dei viventi : essi infatti sono tutti vivi » (Lc
20, 38). Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai ; se non
credi, sei morto anche se vivi… Quando è che muore l'anima? Quando
manca la fede. Quando è che muore il corpo ? Quando viene a mancare
l'anima. La fede è l'anima della tua anima.
« Chi crede in
me anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il
corpo risorgerà per non più morire. E chiunque vive nel corpo e
crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo,
non morirà in eterno per la vita dello spirito e per la immortalità
della risurrezione. »
Questo è il
senso delle sue parole. « Lo credi tu ? » - domanda Gesù a Marta - ;
Ed essa risponde : « Sì, Signore, io ho creduto che tu sei il
Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo (Gv 11,
26-27). E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la
risurrezione, che tu sei la vita ; ho creduto che chi crede in te,
anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in
eterno. »
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29
luglio - Santa Marta -
Vespri
Trattato
sul vangelo di Giovanni,
103,1,2 ; PL
38, 613
(Nuova
Biblioteca Agostiniana)
« Una donna, di nome Marta, lo
accolse nella sua casa »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
Marta
e Maria erano due sorelle germane non solo riguardo alla nascita ma
anche alla loro pietà; tutt'e due erano legate da grande affetto al
Signore, tutt'e due servivano il Signore, presente col suo corpo, in
perfetto accordo di sentimenti. Marta lo accolse come si è soliti
accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva,
il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura… Il Signore
infatti volle prendere la natura di servo ed essere nutrito in
questa natura dai servi…
Così
dunque fu accolto come ospite il Signore ch'è venuto tra la sua
gente, ma i suoi non l'hanno accolto. « A quanti però l'hanno
accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio » (Gv 1,12);
in tal modo ha adottato dei servi rendendoli fratelli, ha riscattato
dei prigionieri costituendoli suoi coeredi. Nessuno di voi però osi
esclamare: "Felici coloro che hanno meritato d'accogliere Cristo
nella propria casa!". Non affliggerti, non recriminare d'esser nato
in un tempo in cui non puoi vedere più il Signore nel suo corpo: non
ti ha privato di questo onore, poiché egli assicura: « Ogni volta
che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, lo avete fatto a me » (Mt 25,40).
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7
settembre - VEGLIA
della Natività della Beata Vergine Maria
Maria, cielo
nuovo e terra nuova
di Nicola Cabasilas nel XIV sec.
La Vergine
ha creato un cielo nuovo e une terra nuova, o piuttosto è lei stessa
il cielo nuovo e la terra nuova; è terra poiché da essa proviene,
nuova perché in nessun modo è simile ai suoi progenitori, né ha
ereditato il lievito vecchio, poiché lei stessa, secondo
l’espressione di Paolo, è divenuta la nuova pasta e inaugura un
nuovo genere umano. Chi può ignorare che essa è cielo? Un cielo
nuovo, perché è lontana da ogni stato di vecchiaia, perché è
incomparabilmente superiore a ogni corruzione; lei sola ha trasceso
il tempo perché è stata data agli uomini in questi giorni, che sono
gli ultimi, secondo la promessa divina annunciata da Isaia: “Vi darò
un cielo nuovo e une terra nuova”. Se vuoi, la Vergine è anche une
terra e un cielo sublimi e meravigliosi, perché si è innalzata al di
sopra della terra e ha trasceso il cielo sia in grandezza che in
purezza. In grandezza, perché ha contenuto colui che il cielo non
poteva contenere; in purezza, perché grazie e lei nulla impedisce
agli uomini di godere di quei misteri che non potevano contemplare
senza che i cieli si squarciassero e si aprissero. La Vergine è
guida per tutti coloro che si innalzano a Dio.
Secondo la
Parola, il cielo non poté sopportare il raggio divino; quando questo
lo attraversò, subito fu squarciato. Non appena lo Spirito discese
su colui che gli era uguale in onore. Giovanni vide i cieli
squarciati. Ma quando lo Spirito discese sulla Beata, essa godette
di quella pace ancor più grande della quale Paolo dice che sorpassa
ogni intelligenza e della realtà in lei sussistente del Salvatore
stesso, che non conosce confine. Essa è divenuta luogo eccelso e
l’ha portato in sé con così grande pace da concepirlo e partorirlo
senza dolore.
Ciò che il
profeta chiama cielo e attribuisce soltanto a Dio – il cielo del
cielo appartiene al Signore – è la beata Vergine.
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8
settembre - Natività della Beata Vergine Maria -
LODI
Discorso 2
sulla Natività di Maria ; SC 202, 473
Maria, dalla quale
è nato Gesù chiamato Cristo
di Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo
Oggi,
celebriamo la nascita della beata Vergine Madre dalla quale è nato
colui che è la vita di tutti. Oggi è nata la Vergine da cui la
salvezza di tutti ha voluto nascere, per dare a coloro che nascevano
per morire, di poter rinascere alla vita. Oggi è nata la nostra
nuova madre, che ha annientato la maledizione di Eva, nostra prima
madre; così, per mezzo suo, ereditiamo ora la benedizione, noi che
eravamo nati sotto l’antica maledizione dalla nostra prima madre.
Sì, è proprio una madre nuova, colei che ha rinnovato nella
giovinezza i figli invecchiati, colei che ha guarito il male di
un’ereditaria vecchiaia, come anche di tutte le altre forme di
vecchiaia che gli si erano aggiunte. Sì, è proprio una madre nuova,
colei che partorisce mediante un prodigio mai visto, rimanendo
vergine, colei che mette al mondo il creatore del mondo...
Novità meravigliosa questa verginità feconda! Ma più meravigliosa
ancora la novità del frutto da lei dato alla luce... Domandi come
una vergine ha generato il Salvatore? Come il fiore della vite
diffonde il suo profumo. Molto tempo prima della nascita di Maria,
lo Spirito che doveva abitare in lei... diceva nel suo nome: “Io
come una vite, ho prodotto profumi graziosi” (Sir 24,17)... Come il
fiore non viene alterato nel dare il suo profumo, così la purezza di
Maria nel dare il Salvatore...
E
anche per te, se custodisci la perfezione della castità, non
soltanto “esulterà il tuo cuore” (Sal 27,7), ma una santità venuta
da Dio sboccerà in tutto il tuo essere. Il tuo sguardo non sarà più
instabile né smarrito, bensì abbellito dal pudore...; Tutta la tua
persona sarà ornata dei fiori della grazia e della purezza.
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8
settembre - Natività della Beata Vergine Maria
- VESPRI
Vita di Gesù,
cap. 5, 54-55
L’aurora della Salvezza
del Cardinal Pierre de Bérulle nel diciassettesimo secolo
Questa anima santa e divina è, nella Chiesa, ciò che l’aurora è nel
firmamento ; precede immediatamente il sole. Ma essa è più
dell’aurora : perché non soltanto lo precede, ma lo deve anche
portare e dare alla luce, dare la Vita, la Salvezza, la Luce
all’universo e produrvi un Sole Oriente, un Sol levante, di cui
quello che ci illumina è solo l’ombra e la figura.
La terra
che misconosce Dio, misconosce anche l’opera di Dio in terra. Maria
nasce senza rumore, senza che il mondo ne parli, e senza pure che
Israele ci pensi, benché ella sia il fiore d’Israele, e il più
eminente della terra. Ma se la terra non ci pensa, il cielo la
guarda e la venera come colei che Dio ha fatto nascere per un motivo
altissimo, e per rendere un servizio grandissimo alla sua stessa
persona, cioè per rivestirlo, un giorno, di una natura nuova. E Dio,
che vuole nascere da lei, la ama e la guarda in questa qualità. Il
suo sguardo non è allora sui grandi di questo mondo, né sui re che
la terra adora ; ma il primo e il più dolce sguardo di Dio sulla
terra è rivolto verso questa umile Vergine che il mondo non conosce.
È allora il
pensiero più alto che l’Altissimo avesse avuto su tutto ciò che è
stato creato. La guarda, la ama teneramente, la conduce come colei a
cui egli vuole dare se stesso, darsi a lei in qualità di Figlio e
renderla sua Madre... Per cui Dio è e agisce in lei più di lei
stessa. Ella non ha nessun pensiero se non dalla sua grazia, nessun
moto se non dal suo Spirito, nessun’azione se non dal suo amore. Il
corso della sua vita è un moto perpetuo che, senza sosta, mira a
colui che è la vita del Padre e sarà fra poco la sua vita, ed è
chiamato in modo assoluto Vita nelle Scritture... Questa Vergine,
nascosta in un angolino della Giudea, sconosciuta dall’universo,
fidanzata a Giuseppe, fa un coro a parte nell’ordine della grazia,
tanto lei è singolare.
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29 settembre
- Santi MICHELE, GABRIELE e RAFFAELE ARCANGELI -
Lodi
Sullo
Spirito Santo, cap 16 ; SC 17, 177
La santità degli angeli
di San Basilio Magno nel quarto secolo
“Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua
bocca ogni loro schiera” (Sal 32,6)... Come non pensare alla
Trinità: Il Signore che ordina, la Parola che crea, il Soffio che
rafforza? Cosa vuol dire “rafforzare”, se non rifinire nella
santità, poiché questa parola significa sicuramente il fatto di
essere saldamente fissato nel bene? Senza lo Spirito Santo però, non
c’è santità; le potenze dei cieli infatti non sono sante per natura,
altrimenti non differirebbero dallo Spirito Santo; hanno rievuto
dallo Spirito la misura della propria santità, ognuna secondo il suo
ordine...
La
sostanza degli angeli potrebbe essere un soffio d’aria o un fuoco
immateriale. Un salmo dice: “Fai dei venti i tuoi messaggeri, delle
fiamme guizzanti i tuoi ministri” (Sal 103,4). Per questo possono
essere in un luogo e poi diventare visibili sotto un aspetto
corporale da coloro che ne sono degni. La santità però... viene
comunicata loro dallo Spirito. E gli angeli si mantengono nella loro
dignità perseverando nel bene e custodendo la loro scelta; hanno
scelto di non allontanarsi mai dal vero bene...
Come
gli angeli potrebbero dire: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” (Lc
2,14), se non nello Spirito? Infatti, “come nessuno che parli sotto
l’azione dello Spirito di Dio può dire ‘Gesù è anàtema’, così
nessuno può dire ‘Gesù è Signore’ se non sotto l’azione dello
Spirito Santo” (1 Cor 12,3). Proprio questo hanno detto nel loro
libero arbitrio gli spiriti malvagi, avversari di Dio... Tutte le
potenze invisibili (Col 1,16) sarebbero forse capaci di condurre una
vita beata se non vedessero senza sosta la faccia del Padre che è
nei cieli? (Mt 18,20). Ora, non si può avere questa visione senza lo
Spirito ... I serafini potrebbero forse dire “Santo, santo, santo” (Is
6,3) se lo Spirito non avesse loro insegnato tale lode? Se tutti i
suoi angeli e tutte le sue schiere lodano il Signore (Sal 148,2), se
migliaia di angeli e innumerevoli miriadi di ministri stanno davanti
a lui, è nella forza dello Spirito Santo, che regge tutta questa
armonia, celeste e indicibile, nel servizio di Dio e nella concordia
reciproca.
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29 settembre
- Santi MICHELE, GABRIELE e RAFFAELE ARCANGELI -
VESPRI
Omelie sui
vangeli, 34, 8-9
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 2621)
Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, pronti alla voce della
sua parola
di San Gregorio Magno nel sesto secolo
È da
sapere che il termine “angelo” denota l’ufficio, non la natura.
Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti,
ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono
angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che
recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che
annunziano i più grandi eventi, sono chiamati arcangeli. Per questo
alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma
l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa
missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più
grande degli annunzi.
Quando
deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si
dice che è mandato Michele che significa “Chi è come Dio?”, perché
si possa comprendere dall’azione e dal nome, che nessuno può agire
come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di
essere simile a Dio dicendo: “Salirò in cielo, sulle stelle di Dio
innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo”
(Is 14, 13)
alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato
all’estremo supplizio. Orbene, egli viene presentato in atto di
combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni:
“Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano
contro il Drago. Il Drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma
non prevalsero, e furono precipitati sulla terra”
(Ap 12, 7).
A
Maria è mandato Gabriele, che è chiamato “Fortezza di Dio”; egli
viene ad annunziare colui che si degno di apparire nell’umiltà per
debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere
annunziato da “Fortezza di Dio” colui che veniva quale “Signore
degli eserciti e forte guerriero”
(Sal 23, 8).
Raffaele significa “Medicina di Dio”. Egli infatti toccò gli occhi
di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua
cecità (Tb 11, 17).
Fu giusto dunque che venisse chiamato “Medicina di Dio” colui che
venne inviato a operare guarigioni.
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1
ottobre - Santa Teresa di Gesù Bambino -
LODI
Santa Teresa di Gesù Bambino:
"Opere
Complete" 1997 Libreria Ed. Vaticana
00120 CITTÀ
DEL VATICANO pp. 484-485
CUSTODIAMO GESÙ NEI NOSTRI CUORI
di
Santa Teresa di Gesù
Bambino e del Santo Volto
Custodire la
parola di Gesù, ecco l'unica condizione della nostra felicità,
la prova del nostro amore per lui. Ma che cos'è questa parola?... Mi
sembra che la parola di Gesù sia lui stesso... Lui, Gesù,
il Verbo, la Parola di Dio!... Ce lo dice più
avanti nello stesso vangelo di San Giovanni, pregando il Padre per i
suoi discepoli. Si esprime così: «Santificali con la tua parola,
la tua parola è la verità». E in un altro passo, Gesù ci
insegna che Egli è la via, la verità, la vita. Noi sappiamo
dunque qual è la Parola che dobbiamo custodire. Come Pilato,
non chiederemo a Gesù: «Che cosè la Verità?». La Verità,
noi la possediamo. Noi custodiamo Gesù nei nostri cuori!...
Spesso, come la
Sposa, possiamo dire che «il nostro diletto è un mazzetto di mirra»,
è per noi uno Sposo di sangue...
Ma come ci sarà
dolce ascoltare un giorno questa parola così soave uscire dalla
bocca del nostro Gesù: «Voi siete quelli rimasti costantemente con
me in tutte le mie prove, e perciò vi ho preparato il mio regno,
come il Padre mio l'ha preparato a me!» (Vangelo).
Le prove di
Gesù, che mistero! Ha dunque delle prove, anche Lui? Sì, ne ha e
spesso è solo a pigiare il vino nel torchio, cerca dei consolatori e
non può trovarne... Molti servono Gesù quando Egli li consola, ma
pochi acconsentono di tener compagnia a Gesù che dorme
sui flutti o mentre soffre nell'orto dell'agonia!...
Chi dunque
vorrà servire Gesù per Lui stesso?
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1
ottobre - Santa Teresa di Gesù Bambino -
VESPRI
Santa Teresa del Bambino Gesù
"Opere
Complete", 1997
Libreria Ed.
Vaticana 00120
CITTA DEL
VATICANO pp. 538-539
SAREMO
TRASFORMATE IN FIAMME D'AMORE
di
Santa Teresa del Gesù Bambino e del
Santo Volto
O cara Sorella, la prego, comprenda la sua piccola figlia; comprenda
che per amare Gesù per essere sua vittima d'amore, più si è deboli,
senza desideri né virtù, più si è adatti alle operazioni di questo
Amore che consuma e trasforma!...
Il solo desiderio di essere vittime basta, ma è necessario
acconsentire a restare poveri e senza forza: ed ecco il difficile,
poiché «il vero povero in spirito, dove trovarlo? Occorre cercarlo
molto lontano», ha detto il salmista. Non dice che occorre cercarlo
in mezzo alle anime grandi, «ma molto lontano», ossia nella
bassezza, nel nulla!...
Ah, rimaniamo dunque molto lontano da tutto ciò che brilla, amiamo
la nostra piccolezza, preferiamo non sentire nulla! Allora saremo
povere di spirito e Gesù verrà a cercarci; per quanto lontano
possiamo essere, Egli ci trasformerà in fiamme d'amore!
Oh, come vorrei poterle far capire quel che sento!...È la fiducia e
null'altro che la fiducia che deve condurci all'Amore!... Il timore
non conduce forse alla Giustizia? Poiché vediamo la via, corriamo
insieme.
Sì, lo sento, Gesù vuol farci le stesse grazie, vuole donarci
gratuitamente il suo Cielo.
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2
ottobre - Santi Angeli Custodi
- LODI
« I loro
angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio »
Di Sant’Alberto
Magno nel tredicesimo secolo
“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli perché vi
dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre
mio che è nei cieli”. Con queste parole, Cristo ci dice quasi:
“State attenti, badate a non disprezzare gli uomini semplici, poveri
o deboli. Quanto a me, li tengo in grande stima, a tal punto che,
per custodirli da ogni male, ho messo a loro servizio i miei angeli.
E quali angeli! Non crediate che si possano paragonare a dei
sguatteri che lavorerebbero nella mia cucina. No, sono pari agli
ufficiali del mio palazzo, perché “vedono sempre la faccia del Padre
mio che è nei cieli”...
Ora
questi angeli vedono la faccia di Dio per più motivi. In primo
luogo, questi angeli devono offrire e presentare a Dio le opere
buone degli uomini. Ne troviamo una testimonianza nelle parole di
Raffaele rivolte a Tobia: “Io presentavo l’attestato della vostra
preghiera davanti alla gloria del Signore” (Tb 12, 12).
Leggiamo anche nell’Apocalisse: “Venne un angelo e si fermò
all’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti
profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi
bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono” (Ap 8,
3). Notiamo che l’altare è il cuore
dell’uomo veramente fedele a Dio. Davanti a questo altare stanno gli
angeli. Il loro incensiere rappresenta i sentimenti di gioia con i
quali raccolgono i pensieri, le preghiere, le parole e le opere
degli uomini per offrirli, tutti infiammati dal fuoco della carità,
sull’altare d’oro posto davanti al trono di Dio. E l’offerta sale
verso il Figlio, che è nel seno del Padre. Occorrerebbe dunque che
avessimo sempre qualche bene da deporre nell’incensiere degli
angeli.
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2 ottobre - Santi Angeli Custodi
- VESPRI
The Invisible World, PPS
IV, 13, pp. 38s
« I loro angeli nel cielo vedono
sempre la faccia del Padre mio »
Cardinal John
Henry Newman nel dicianovesimo secolo
Gli
Angeli si prendono attivamente cura di noi nella Chiesa ; si dice
che « sono incaricati di un ministero, inviati per servire coloro
che devono ereditare la salvezza »
(Eb 1, 14).
Non c’è cristiano troppo umile da non avere angeli per servirlo, se
vive nella fede e nell’amore. Sebbene siano così grandi, così
gloriosi, così puri, così meravigliosi che solo la loro vista
basterebbe a gettarci a terra, come successe al profeta Daniele
(Dn 10, 9),
pur tuttavia sono i nostri servitori e i nostri compagni di lavoro.
Vegliano su di noi ; difendono fino al più umile di noi, se siamo di
Cristo.
Il
fatto che facciano parte del nostro mondo invisibile risulta dalla
visione che ebbe il patriarca Giacobbe
(Gen 28, 10s).
Non pensava certo che ci fosse qualcosa di così meraviglioso là dove
si era sdraiato per dormire ! Era un posto come tutti gli altri, un
luogo solitario e scomodo ; eppure, la realtà era così diversa !
Giacobbe vedeva soltanto il mondo visibile ; non vedeva il mondo
invisibile, eppure il mondo invisibile era lì. C’era, benché
Giacobbe non si rendesse conto subito della sua presenza, e dovesse
essergli rivelata in modo soprannaturale. Lo vide durante il sonno :
« una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il
cielo ; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa ;
e il Signore stava in cima ».
Questo era l’altro mondo : la gente ne parlava come se non esistesse
ora, ma soltanto dopo la morte. Invece, esiste ora, anche se non lo
vediamo ; è fra noi, intorno a noi. Questo è proprio quello che è
stato rivelato a Giacobbe ; degli angeli gli stavano intorno, anche
se non lo sapeva. E ciò che Giacobbe vide durante il sonno, anche
altri l’hanno visto…e sentito come i pastori di Natale. Questi
spiriti beati lodano Dio giorno e notte, e noi, così come siamo,
possiamo imitarli.
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4
ottobre - San Francesco d'Assisi
- LODI
Sacrum
commercium, 19-21
« Il Figlio dell’uomo non ha dove
posare il capo »
da
”L’Alleanza del Beato Francesco con Madonna Povertà”
Così,
« innamorato della tua bellezza »
(Sg 8,2),
o Madonna Povertà, il Figlio dell'altissimo Padre a te sola si unì
strettamente nel mondo e ti conobbe per prova fedelissima in ogni
cosa. Prima ancora che dallo splendore della sua patria Egli venisse
sulla terra tu gli preparasti una abitazione degna, un trono su cui
sedersi e un talamo dove riposare, cioè la Vergine poverissima dalla
quale Egli nacque a risplendere su questo mondo. A lui appena nato
con sollecitudine corresti incontro, perché egli trovasse in te, e
non nelle mollezze, un posto che gli fosse gradito. Fu deposto, dice
l'evangelista, « in una mangiatoia, perché non c'era posto per lui
nell'albergo » (Lc 2,7).
Allo stesso modo, senza mai separarti da lui, l'hai sempre
accompagnato, tanto che in tutta la sua vita, quando apparve sulla
terra e visse fra gli uomini, mentre « le volpi avevano le loro tane
e gli uccelli del cielo i loro nidi, egli però non aveva dove posare
il capo ». E in seguito quando egli, che un tempo aveva dischiuso la
bocca dei profeti, aprì la sua bocca per insegnare, te per prima
volle lodare, te per prima esaltò con le parole: « Beati i poveri in
ispirito, perché di essi è il regno dei cieli ! »
(Mt 5,3)
Quando poi
dovette scegliere per la salvezza del genere umano alcuni testimoni
della sua santa predicazione e del suo glorioso genere di vita, non
scelse già dei ricchi mercanti, ma dei poveri pescatori, per
mostrare, con tale attestazione di stima, che tu devi essere amata
da tutti. Infine, perché a tutti fosse manifesta la tua bontà, la
tua magnificenza, la tua fortezza e la tua dignità, ed apparisse che
tu sei la prima di tutte le virtù, e che nessuna virtù può esistere
senza di te, e che il tuo regno non è di questo mondo, ma del cielo,
tu sola rimanesti unita al Re della gloria quando tutti coloro che
egli aveva prescelto ed amato, vinti dalla paura, lo abbandonarono.
Ma tu, sposa
fedelissima e dolcissima amante, neppure per un momento ti
allontanasti da Lui, anzi proprio allora ti aggrappavi a lui con più
forza, quando lo vedevi maggiormente disprezzato da tutti…
Tu sola lo consolavi.
« Fino alla morte, e alla
morte di croce » (Fil 2,8),
tu non l'hai abbandonato. E persino sulla croce, il corpo ignudo, le
braccia stese, le mani e i piedi conficcati al legno, tu soffrivi
con lui, e nulla appariva in lui che gli desse maggior gloria di te.
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4
ottobre - San Francesco d'Assisi
-
VESPRI 4 ottobre
Lettera ai fedeli IX-X
Il servo fedele
diviene dimora di Dio
di San
Francesco d’Assisi nel tredicesimo secolo
Non dobbiamo
essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo
essere semplici, umili e puri.
E tutti quelli
e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno
tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di
essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e
dimora.
E saranno figli
del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e
madri del Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo sposi,
quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello
Spirito Santo.
E siamo
fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo.
Siamo madri,
quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso
l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il
santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.
Oh, come è
glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo,
consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo! Oh, come è
santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile
e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio il
quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi
dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai
dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu
li hai dati a me.”
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18
ottobre - San Luca evangelista -
LODI
Contro le
Eresie, III,14 ; SC 34, p. 259-271
Luca, compagno e cooperatore degli
apostoli.
di Sant’Ireneo
di Lione nel secondo secolo
Luca
è stato il compagno inseparabile di Paolo e il suo cooperatore nel
Vangelo. Lui stesso lo mostra con evidenza, non per vanagloria, ma
spinto dalla Verità stessa. « Barnaba e Giovanni, detto Marco, dice,
essendosi separati da Paolo, s’imbarcarono per Cipro, mentre noi
partimmo per Troade » (At 16,
11) ; dopo di che, descrive
in dettaglio tutto il loro viaggio, la loro venuta a Filippi, il
loro primo discorso… E riferisce con ordine tutto il suo viaggio con
Paolo, segnandone con molta cura le circostanze… Poiché Luca era
presente in ognuna di queste, le ha annotate con cura – non si può
sorprendere in lui né menzogna, né orgoglio, perché aveva
partecipato a tutti questi fatti …
Luca
è stato non soltanto il compagno degli Apostoli ma anche il loro
cooperatore. Paolo stesso lo dice chiaramente nelle sue lettere :
« Dema mi ha abbandonato ed è partito per Tessalonica, Crescente è
andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me »
( 2 Tm 4, 11).
Questo prova bene come Luca sia sempre stato unito a Paolo, e in
modo inseparabile. Si legge anche nella lettera ai Colossesi : « Vi
saluta Luca, il caro medico »
(Col 4, 14).
Inoltre, Luca ci ha fatto conoscere numerosi tratti del Vangelo fra
i più importanti… Chi sa, d’altronde, se Dio non abbia permesso che
numerosi tratti del Vangelo fossero stati rivelati solo da Luca,
affinché precisamente tutti dessero il proprio assenso alla
testimonianza che poi egli avrebbe dato degli atti e della dottrina
degli Apostoli, in modo che, tenendo inalterata la regola della
verità, tutti potessero essere salvati. Dunque la testimonianza di
Luca è vera ; l’insegnamento degli Apostoli è manifesto, solido e
non nasconde niente. Tali sono le voci della Chiesa, da cui tutta la
Chiesa trae origine.
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31
ottobre
- Ognissanti -
veglia
Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate
(Disc. 2; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 364-368)
Affrettiamoci verso i fratelli che ci aspettano
di San
Bernardo nel dodicesimo secolo
A che serve
dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a
che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di
questa stessa terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre
celeste li onora? A che dunque i nostri encomi per essi? I santi non
hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro
culto.
E' chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri
interessi, non i loro. Per parte mia devo confessare che, quando
penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Il primo
desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente
in noi, è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di
meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati,
di trovarci insieme all'assemblea dei patriarchi, alle schiere dei
profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei
martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di
essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
Ci attende la primitiva
comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi
desiderano di averci con loro e noi e ce ne mostreremo indifferenti?
I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No,
fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con
Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il
desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro
che ci aspettano, anticipiamo con i voti dell'anima la condizione di
coloro che ci attendono.
Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di
possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a
loro, stimoliamo nel nostro cuore l'aspirazione più intensa a
condividerne la gloria. Questa bramosia non è certo disdicevole,
perché una tale fame di gloria è tutt'altro che pericolosa. Vi è un
secondo desiderio che viene suscitato in noi dalla commemorazione
dei santi, ed è quello che Cristo, nostra vita, si mostri anche a
noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione
nella gloria. Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come è
ora in cielo, ma nella forma che ha voluto assumere per noi qui in
terra. Lo vediamo quindi non coronato di gloria, ma circondato dalle
spine dei nostri peccati.
Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto
un capo coronato di spine. Comprenda che le sue eleganze non gli
fanno onore, ma lo espongono al ridicolo. Giungerà il momento della
venuta di Cristo, quando non si annunzierà più la sua morte. Allora
sapremo che anche noi siamo morti e che la nostra vita è nascosta
con lui in Dio. Allora Cristo apparirà come capo glorioso e con lui
brilleranno le membra glorificate. Allora trasformerà il nostro
corpo umiliato, rendendolo simile alla gloria del capo, che è lui
stesso.
Nutriamo dunque liberamente la brama della gloria. Ne abbiamo ogni
diritto. Ma perché la speranza di una felicità così incomparabile
abbia a diventare realtà, ci è necessario il soccorso dei santi.
Sollecitiamolo premurosamente. Così, per loro intercessione,
arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di giungere.
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1 novembre
- Ognissanti - lodi
Mt 5, 1-12
Discorsi,
53 ; PL 38, 366
(Nuova Biblioteca Agostiniana)
« Vedranno
Dio »
Sant’Agostino
nel Quinto secolo
Noi
desideriamo di vedere Dio, cerchiamo di vederlo, lo bramiamo
ardentemente. Chi non lo brama? Ma vedi che cosa è detto: “Beati i
puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Prepara questa condizione
per essere in grado di vederlo. Per portare un paragone materiale,
perché vorresti vedere il sole con gli occhi cisposi? Se gli occhi
saranno sani, la luce ti darà gioia. Se gli occhi non saranno sani,
la luce ti sarà un tormento. Non ti sarà permesso di vedere col
cuore non puro ciò che si vede solo col cuore puro. Ne verrai
respinto, ne verrai allontanato, non lo vedrai.
“Beati infatti
i puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Quante volte ha elencato
i beati, quante motivazioni della beatitudine, quali fatiche, quali
ricompense, quali meriti, quali premi? Ma in nessun'altra
beatitudine è detto: “essi vedranno Dio”. Ecco: “Beati i poveri
nello spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti:
essi erediteranno la terra. Beati quelli che piangono: essi saranno
consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: essi
saranno saziati. Beati i misericordiosi: essi otterranno
misericordia”. A proposito di nessuna di queste beatitudini è detto:
“essi vedranno Dio”.
Quando si
giunge a parlare dei puri di cuore, allora viene promessa la visione
di Dio. E per nessun altro motivo se non perché vi sono occhi con
cui si vede Dio. Parlando di questi occhi l'apostolo Paolo dice:
[Dio vi dia] “occhi del vostro cuore illuminati”
(Ef 1,18).
Adesso dunque siffatti occhi, a causa della loro debolezza, sono
illuminati dalla fede, in seguito però, quando saran diventati più
vigorosi, saranno illuminati dalla visione... “Adesso vediamo come
in uno specchio, in maniera confusa, allora invece a faccia a
faccia” (1 Cor 13,12).
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1 novembre
- Ognissanti - vespri
Scritti ; Sofronio, Staretz Silvano, 360
« Credo nella comunione dei santi
»
San
Silvano nel Ventesimo secolo
Molta gente ha
l’impressione che i santi siano lontani da noi. Sono lontani da
coloro che per primi si sono allontanati ; invece sono molto vicini
a coloro che custodiscono i comandamenti di Cristo e hanno la grazia
dello Spirito Santo. Nei cieli, tutto vive e si muove per mezzo
dello Spirito Santo ; lo Spirito Santo però è lo stesso anche sulla
terra. Egli è presente nella nostra Chiesa : opera nei sacramenti ;
sentiamo il suo soffio nella santa Scrittura. Egli vivifica le anime
dei credenti. Lo Spirito Santo unisce tutti gli uomini, e per questo
i santi sono vicini a noi. Quando li preghiamo, sentono le nostre
preghiere per mezzo dello Spirito, e le nostre anime sentono allora
che essi pregano per noi.
I santi vivono
nell’altro mondo, e lì, per mezzo dello Spirito, vedono la gloria di
Dio e la bellezza del volto del Signore. Nello stesso Spirito Santo,
i santi vedono la nostra vita e le nostre azioni. Conoscono le
nostre fatiche e sentono le nostre preghiere ardenti. Finché hanno
vissuto sulla terra, dallo Spirito Santo imparavano l’amore di Dio.
Chi custodisce l’amore sulla terra, passa con lui nella vita eterna,
nel Regno dei cieli, dove l’amore cresce e diviene perfetto. E se,
anche quaggiù, l’amore non può dimenticare il suo fratello, quanto
più i santi non si dimenticano di noi e pregano per noi !…
I santi erano
uomini simili a noi tutti. Molti fra loro erano grandi peccatori.
Tuttavia per mezzo del pentimento, sono giunti al Regno dei cieli
dove tutti vivono ora, là dove si trovano il Signore e la Madre sua
purissima. La mia anima è attirata lassù, in questa meravigliosa e
santa assemblea riunita dallo Spirito Santo.
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2 novembre
- Commemorazione di tutti i fedeli defunti -
LODI
Discorso sul
battesimo, 6 ; PL13,1093 (trad. l’Ora dell’Ascolto)
« Vivere, è
Cristo »
di San Paciano
nel quarto secolo
Non
morremo mai più. Anche se questo corpo sarà preda della corruzione,
noi vivremo in Cristo, come egli stesso ha detto : « Chi crede in
me, anche se muore, vivrà » (Gv 11, 25). Siamo quindi certi, sulla
parola di Dio, che Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i santi di Dio
vivono. Il Signore effettivamente ha detto che vivono, perché colui
che è il loro Dio è « Dio dei vivi e non dei morti ». Parlando di se
stesso, l’Apostolo afferma : « Per me vivere è Cristo e il morire un
guadagno ; desidero di essere sciolto dal corpo per essere con
Cristo » (Fil 1, 21-23)…
Questa è la nostra fede, o carissimi fratelli. Del resto, « se noi
riponiamo la nostra speranza soltanto in questo mondo, siamo da
compiangere più di tutti gli uomini » (1 Cor 15, 19). La nostra vita
materiale, come voi medesimi potete osservare, ha la stessa durata
di quella delle fiere, degli animali, degli uccelli e magari anche
minore. Caratteristica dell’uomo invece è di ottenere quello che
Cristo ha dato per mezzo del suo Spirito, la vita eterna, a patto
però che non pecchiamo più. Come la morte viene a causa del peccato,
così dalla morte siamo liberati per mezzo della santità ; la vita si
perde col peccato, mentre viene salvata dalla santità. « La morte è
il salario del peccato ; ma dono di Dio è la vita eterna, in Gesù
Cristo nostro Signore » (Rm 6, 23).
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2 novembre
- Commemorazione di tutti i fedeli defunti -
VESPRI
Contro le Eresie V, 2, 3 ;
SC 153 (trad. L’Ora dell’Ascolto alt.)
Come il
chicco di grano
di Sant’Ireneo di
Lione nel secondo secolo
Il
tralcio della vite, piantato in terra porta frutto a suo tempo, e il
grano di frumento caduto nella terra (Gv 12, 24), e in essa
dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che
abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi, dalla Sapienza è messo a
disposizione dell’uomo e, ricevendo la Parola di Dio, diventa
Eucharistia, cioè corpo e sangue di Cristo.
Così
anche i nostri corpi, nutriti dall’Eucaristia, deposti nella terra a
andati in dissoluzione, risorgeranno a suo tempo, perché il Verbo
dona loro la risurrezione, « a gloria di Dio Padre » (Fil 2,
11). Egli circonda di immortalità questo corpo mortale e largisce
gratuitamente l’incorruzione alla carne corruttibile (1 Cor 15, 53).
In questa maniera, la forza di Dio si manifesta pienamente nella
debolezza degli uomini (2 Cor 12, 9).
In
queste condizioni, guardiamoci bene dal gonfiarci d’orgoglio,
dall’innalzarci contro Dio accettando pensieri d’ingratitudine, come
se avessimo la vita per merito nostro. Al contrario, sapendo per
esperienza che dalla sola grandezza sua abbiamo ottenuto di poter
vivere per sempre, non ci scorteremo dal vero pensiero su Dio e su
noi stessi. Sapremo quanta potenza possiede Dio, e quanti benefici
l’uomo riceve da lui. Non ci sbaglieremo sulla vera concezione di
Dio e dell’uomo che occorre avere. Del resto… se Dio ha permesso che
fossimo dissolti nella terra, non è precisamente perché, istruiti di
tutte queste cose, fossimo d’ora in poi attenti in tutto, per non
misconoscere né Dio né noi stessi ?… Se il calice e il pane
diventano Eucaristia mediante la Parola di Dio, come possono alcuni
affermare che la carne non è capace di ricevere la Vita eterna ?
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8 dicembre
- Immacolata Concezione BEATA VERGINE MARIA -
LODI
Rallegrati,
sposa non sposata
Romano il
Melode
nel quarto secolo
Che
nessuno sia misericordioso come te, Signore, lo sappiamo da quando
sei stato generato e chiamato figlio della donna che avevi creato.
Noi la proclamiamo beata e ad ogni istante invochiamo: «Rallegrati,
sposa non sposata!».
Venite
con l’arcangelo Gabriele, andiamo insieme dalla vergine Maria e
salutiamola come madre e nutrice della nostra vita. Non è
conveniente solo per il capo degli angeli salutare la regina, ma
anche a noi poveri è lecito vederla e rivolgere la parola a lei,
Madre di Dio, che tutte le generazioni proclamano beata, e invocare:
«Rallegrati, illibata! Rallegrati, giovinetta eletta da Dio!
Rallegrati, santa! Rallegrati, amabile e buone! Rallegrati, gioia
degli occhi! Rallegrati, madre che non ha conosciuto uomo!
Rallegrati, sposa non sposata! ».
Il
capo supremo delle schiere celesti, ricevuto l’ordine di avere amore
per l’uomo, si affrettò a presentarsi alla Vergine, come sta
scritto. Giunto a Nazaret davanti alla povera casa di Giuseppe, si
fermava stupito al pensiero che l’Altissimo desiderava discendere
tra gli umili. Diceva: «Tutto il cielo e il trono di fuoco non
contengono il mio Signore, come potrà accoglierlo questa povera
fanciulla? Colui che è terribile lassù, quaggiù in che modo si
farebbe visibile? Avvenga come lui vuole! Perché mai mi fermo e non
volo a dire alla fanciulla: “Rallegrati, sposa non sposata!”? »
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8 dicembre
- Immacolata Concezione BEATA VERGINE MARIA -
VESPRI
La serva del signore
San Beda il
Venerabile nell’ottavo secolo
Dice
Maria: «Ecco, sono la serva del Signore. Avvenga di me secondo la
tua parola». Certamente manifesta grande saldezza nell’umiltà colei
che, mentre viene elevata Madre del suo Creatore, chiama se stessa
serva. Viene detta «beata tra le donne» dalle parole dell’angelo e
vengono manifestati i misteri della nostra redenzione, finora
sconosciuti agli altri mortali Eppure, Maria non si esalta per il
suo singolare ed eccellente privilegio, ma ben ricordando la sua
condizione e la divina condiscendenza, si unisce umilmente alle
serve di Cristo e si mette al suo servizio, obbediente a ciò che le
viene comandato. «Avvenga di me secondo la tua parola», avvenga cioè
che lo Spirito santo scendendo su di me mi renda degna dei celesti
misteri, avvenga che il Figlio di Dio si vesta dell’abito
dell’essere umano nel mio seno e che come sposo esca dalla stanza
nuziale per la salvezza del mondo.
Fratelli carissimi, seguendo le sue parole e i suoi pensieri, per
quanto possiamo, ricordiamo di essere servi di Cristo in tutte le
nostre azioni e i nostri sentimenti, mettiamo a suo servizio tutte
le membra del nostro corpo, volgiamo lo sguardo della nostra mente
all’adempimento della sua volontà e così, vivendo rettamente,
rendiamo grazia per i doni ricevuti affinché meritiamo di essere
degni di riceverne di più grandi. Preghiamo con fervore insieme alla
beata Madre di Dio, perché avvenga di noi secondo la sua parola,
quella parola con la quale, manifestando il disegno della sua
incarnazione, dice: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia
la vita eterna».
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24
dicembre - Veglia della Notte di Natale
Discorso per
la notte di Natale 4, §6
Il tesoro
nascosto
di San Bernardo
nel dodicesimo secolo
Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si
moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è
madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo
nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della
madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i
pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto
senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole
che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ;
avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola
ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ;
il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà
di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.
C’è infatti ricchezza più
preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei
cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti :
« Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt
5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili
invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene
raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò
se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile
agli uomini » (Fil 2,7).
Eppure vedremo ricchezze
più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore
più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13).
Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue
prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.
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25
dicembre - solennità di Natale -
LODI
Discorso 2
per Natale ; PL 195, 226-227
(in l’Ora
dell’Ascolto p.168)
Il Salvatore
del mondo giace in una mangiatoia
di Elredo di
Rievaulx nel dodicesimo secolo
« Oggi
ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di
Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo
accorrere, come fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo
per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace
in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete
amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ;
temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ;
temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia…
È poi una
cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una
mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che
segno è questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo
mistero ; ma…in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa
Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La
mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le
creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto
le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo.
In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in
fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e
evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il
sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare : ogni giorno
vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla
Vergine Maria.
Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma
prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a
questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con
cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo
cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14).
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25
dicembre - solennità di Natale -
VESPRI
Discorso n° 38, per la Natività ; PG
36, 311s
Cristo è nato
San Gregorio Nazianzeno nel
quarto secolo
Gesù Cristo è
nato, rendetegli gloria! Cristo è sceso dal cielo, accorrete a lui!
Cristo è sulla terra, esaltatelo! “Cantate al Signore da tutta la
terra. Gioiscano i cieli, esulti la terra” (Sal 95,1.11). Dal cielo
è venuto ad abitare in mezzo agli uomini; trasalite di timore e di
gioia: di timore a motivo del peccato, di gioia a motivo della
nostra speranza. Oggi, le tenebre si dissipano e la luce sorge sul
mondo; come un tempo nell’Egitto colpito dalle tenebre, oggi una
colonna di fuoco illumina Israele. O popolo che stavi nelle tenebre
dell’ignoranza, contempla oggi questa immensa luce della vera
conoscenza poiché “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate
di nuove” (2 Cor 6,17). La lettera regredisce, lo Spirito trionfa (Rm
7,6); la figura passa, la verità appare (Col 2,17).
Colui che ci ha dato l’esistenza
vuole anche colmarci di felicità; quella felicità che il peccato ci
aveva fatto perdere, ci è restituita dall’incarnazione del Figlio...
Questa è la solennità di oggi: oggi salutiamo la venuta di Dio in
mezzo agli uomini affinché noi possiamo, non arrivare, bensì tornare
presso Dio; affinché ci spogliamo dell’uomo vecchio e rivestiamo
l’Uomo nuovo (Col 3,9); affinché morti in Adamo, riceviamo la vita
in Cristo (1 Cor 15,22)... Celebriamo dunque questo giorno pieno
di una gioia divina, non mondana, bensì
di una vera gioia celeste. Che festa, questo mistero di Cristo! È il
mio compimento, è la mia nuova nascita.
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