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settimana d'Avvento -
LODI Domenica
Omelia sul
salmo 49
I due avventi
di Cristo
di
San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
Nella
sua prima venuta, Dio è venuto senza alcuno splendore, sconosciuto
dai più, prolungando per lunghi anni il mistero della sua vita
nascosta. Quando scese dal monte della Trasfigurazione, Gesù chiese
ai suoi discepoli di non dire a nessuno che era il Cristo. Veniva
allora, come un pastore, a cercare la sua pecora smarrita, e per
impadronirsi dell’animale ribelle, gli occorreva rimanere nascosto.
Come un medico che si guarda bene dall’impaurire al primo approccio
il suo malato, così il Salvatore evita di farsi conoscere fin
dall’inizio della sua missione : lo fa soltanto impercettibilmente e
poco a poco.
Il
profeta aveva predetto tale venuta senza splendore in questi
termini : « Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora
la terra » (Sal 7,16).
Non ha squarciato il firmamento per venire sulle nubi, ma è venuto
in silenzio nel seno di una Vergine, portato in grembo durante nove
mesi. È nato in una greppia, come il figlio di un umile artigiano…
Va di qua e di là, come un uomo ordinario ; il suo vestito è
semplice, la sua mensa più frugale ancora. Cammina senza posa fino a
stancarsi.
Ma
tale non sarà la sua seconda venuta. Verrà con tanto splendore che
non ci sarà bisogno di annunciare la sua venuta. « Come la folgore
viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del
Figlio dell’uomo » (Mt
24,27). Questo sarà il tempo
del giudizio e della sentenza pronunciata. Perciò il Signore non
apparirà come un medico, bensì come un giudice. Il profeta Daniele
ha visto il suo trono, il fiume che scorre dinanzi al tribunale e
il carro di fuoco con le ruote
(7, 9-10)…
Davide, il re profeta, non parla che di splendore, di chiarore, di
fuoco risplendente: « Davanti a lui un fuoco divorante, intorno a
lui si scatena la tempesta »
(Sal 49,3). Tutte queste
similitudini ci servono per farci capire la sovranità di Dio, la
luce splendente che lo circonda e la sua natura inaccessibile.
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settimana d'Avvento -
VESPRI Domenica
Discorsi per
l’avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17
(in l'Ora
dell'Ascolto p. 118)
« Nell’ora che non immaginate, il
Figlio dell’uomo verrà »
di Beato
Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
Siamo
nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo… Si levi
dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo
Salvatore… La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che
anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di
andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col
desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già
l’evento promesso… Prima della sua venuta nel mondo, il Signore
venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi
intimamente. Infatti ha detto : « Non vi lascerò orfani, ritornerò
da voi » (Gv 14,18).
E
certamente, a seconda del merito e dell’amore, tale visita del
Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che intercorre
fra la prima e l’ultima venuta, tempo che ci rende conformi alla
prima e ci prepara all’ultima. Egli viene in noi ora per non rendere
vana per noi la sua prima venuta, e per non tornare adirato contro
di noi nella seconda. Con queste visite, tende a riformare la nostra
mentalità superba per renderla conforme alla sua umiltà, che ci
dimostrò venendo la prima volta ; e lo fa per poi « trasfigurare il
nostro misero corpo e conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil
3,21), che ci manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo
desiderare con tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale
venuta intima che ci da la grazia della prima venuta e ci promette
la gloria della seconda…
La
prima venuta fu umile e nascosta, l’ultima sarà folgorante e
magnifica ; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso tempo,
magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da colui che
la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto … Avviene senza
essere vista e si allontana senza che se ne accorga. La sua sola
presenza è luce dell’anima e dello spirito. In essa vediamo
l’invisibile e conosciamo l’inconoscibile. Questa venuta del Signore
mette l’anima di chi la contempla in una dolce e beata ammirazione.
Allora dall’intimo dell’uomo scoppia questo grido : « Signore, chi è
come te ? » (Sal 34, 10).
Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che coloro
che non l’hanno ancora fatta ne provino il desiderio.
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settimana d'Avvento -
LODI martedì
Lc 10, 21-24
Adversus Haereses IV, 14,2
« Molti
profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete »
Sant’Ireneo
di Lione nel secondo
secolo
In
principio Dio plasmò l’uomo in vista dei suoi benefici. Ha scelto i
patriarchi in vista della loro salvezza. Si è preparato un popolo,
insegnando agli ignoranti a seguire le orme di Dio. Poi ha istruito
i profeti per abituare l’uomo a portare il suo Spirito fin da questa
terra e ad entrare in comunione con Dio. Certo lui non aveva bisogno
di nessuno, ma a coloro che avevano bisogno di lui, offriva la sua
comunione. Attraverso « coloro che egli amava »
(Lc 2,14)
ha disegnato in anticipo, come un architetto, l’edificio della
salvezza. Nelle tenebre d’Egitto, si è fatto loro guida ; nel
deserto dove erravano, ha dato loro una Legge adatta ; e a coloro
che sono entrati nel buon paese, ha offerto un’eredità scelta. In
fine, per tutti coloro che tornano dal Padre ha ammazzato il vitello
grasso e ha fatto loro il dono del vestito più bello
( Lc 15,22).
Così,
in vari modi, Dio preparava il genere umano in vista della « musica
e delle danze » della salvezza
(Lc 12,25).
Per questo Giovanni scrisse nell’Apocalisse : « La voce era simile
al fragore di grandi acque »
(Ap 1,15). Infatti sono
proprio molteplici le acque dello Spirito di Dio, perché grande e
ricco è il Padre. E, passando attraverso tutto questo, il Verbo
concedeva generosamente la sua assistenza a coloro che gli erano
sottomessi, donando ad ogni creatura prescrizioni adatte.
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settimana d'Avvento -
Vespri Martedì
CRISTO COMPLETA LA
RIVELAZIONE
dalla
Costituzione dogmatica “Dei Verbum” del Concilio Ecumenico Vaticano
secondo
Dio, dopo aver parlato “molte
volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in
questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb
1, 1-2). Mandò infatti il Figlio
suo, ossia il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, perché
abitasse fra gli uomini e ad essi rivelasse i segreti di Dio.
Gesù
Cristo dunque, il Verbo fatto carne, mandato come uomo agli uomini,
“preferisce le parole di Dio” (Gv 3, 34)
e compie l’opera delle salvezza che il Padre gli ha affidato. Perciò
egli, vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta la sua
presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le
opere, con i segni e con i miracoli, ma specialmente con la sua
morte e la gloriosa risurrezione dai morti, infine con l’invio dello
Spirito Santo, porta a compimento la rivelazione, e la conferma con
la divina testimonianza che Dio è con noi, per liberarci dalle
tenebre del peccato e della morte e risuscitarci alla vita eterna.
L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e
definitiva, non passerà mai più, e non è da attendersi alcun’altra
pubblica rivelazione prima della manifestazione gloriosa del Signore
nostro Gesù Cristo.
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settimana d'Avvento -
LODI Mercoledì
Mt 15,
29-37
Trattati,
2 ; PL 20, 859
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 624)
Pane per il
viaggio : « Ogni volta che mangiate di questo pane… voi annunziate
la morte del Signore finché egli venga »
di
San Gaudenzio da Brescia nel quarto secolo
Il
sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono
ereditario del suo Nuovo Testamento : è il dono che ci ha lasciato
come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato
per essere crocifisso. È il viatico del nostro cammino. È un
alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della
vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla
nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse : « Se non
mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la
vita in voi » (Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarci privi
di questa necessaria risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi
sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita
eterna… È dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai
sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo
dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno
davanti agli occhi la viva rappresentazione della Passione del
Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e col cuore
e conservino indelebile memoria della redenzione.
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settimana d'Avvento -
VESPRI
Mercoledì
Commento sul
Vangelo di Marco, 2 ; CCL 120, 510-511
“Sento
compassione di questa folla”
di San Beda
il Venerabile
nell’ottavo secolo
Matteo dà più spiegazioni [di Marco] sul modo in cui Gesù ebbe pietà
della folla quando dice : « Sentì compassione per loro e guarì i
loro malati ». Infatti sentire compassione per i poveri e per quanti
sono senza pastore, è precisamente aprire loro la via della verità
ammaestrandoli, è guarirli dalle loro infermità, curandoli, ma è
anche nutrirli quando hanno fame, e incitarli così a lodare la
generosità di Dio. Questo ha fatto Gesù…
Ma ha
anche messo alla prova la fede della folla, e dopo averla provata,
le ha dato in cambio una ricompensa proporzionata. Infatti ha
raggiunto un luogo deserto in disparte per vedere se la gente
avrebbe avuto cura di seguirlo. E l’hanno seguito. Si misero in
fretta in cammino attraverso il deserto, non con asini o mezzi di
trasporto, ma a piedi, e hanno mostrato con questo sforzo personale
quanta cura avessero per la loro salvezza.
In
cambio, Gesù accolse questa gente affaticata. In quanto salvatore e
medico, pieno di potenza e di bontà, ha istruito gli ignoranti,
guarito i malati, nutrito gli affamati, manifestando così quanta
gioia gli procurava l’amore dei credenti.
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settimana d'Avvento -
LODI Giovedì 3
A CHI CERCA DIO,
LA VIA E’ CRISTO
di
Sant’Ambrogio al IV secolo
L’uomo giusto che teme
Dio, non sa desiderare altro se non la salvezza di Dio, Cristo Gesù.
A lui anela, lui brama, a lui tende con tutte le forze; ne trattiene
con ardore il ricordo, si apre a lui con effusione, e teme una cosa
sola: la possibilità di perderlo. Perciò, quanto più grande è il
desiderio dell’anima bramosa di unirsi al suo Salvatore, tanto più
essa langue. Ma questo languore diminuisce la sua fragilità e
accresce la sua virtù.
Perciò il giusto, dopo aver
detto in un altro testo: “Di te ha sete l’anima mia”, aggiunge: “A
te si stringe l’anima mia, e la forza della tua destra mi sostiene”
(Sal 62, 2.9).
Chi ha sete desidera stare
attaccato alla fonte e pare non cerchi avidamente e non senta altro
che l’acqua, per pascersi solo del suo contatto. Quando la tua
destra sostiene la mia anima e le comunica la sua forza, la fa
essere ciò che non era, sì da poter dire: “Non sono più io che vivo,
ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).
Ha sperato nella parola,
annunziata come prossima a venire, il che può intendersi del Verbo
di Dio. Oppure ha sperato perché ha creduto nella parola celeste che
predice la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, o che proclama la
sua gloria.
A chi cerca Dio, la via è
Cristo. Desideriamo anche noi con ardore quell’eterna Salvezza di
Dio: non bramiamo il denaro, come gli avari. La nostra anima si
elevi, venga meno alla sua vitalità personale per aderire alla
Salvezza di Dio, che è il Cristo Signore, Gesù. Egli è la Salvezza,
la Verità, la Forza, la Sapienza. Chi vien meno a se stesso per
unirsi alla Forza, perde ciò che gli è proprio per ricevere ciò che
è eterno.
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settimana d'Avvento -
VESPRI Giovedì
Mt 7, 21-27
PPS, vol. IV,
n° 22
« Per
entrare nel regno dei cieli, bisogna fare la volontà del Padre mio »
del
Cardinale John Henry Newman nel diciannovesimo secolo
Anno
dopo anno, il tempo trascorre in silenzio ; la venuta di Cristo si
fa sempre più vicina. Se soltanto potessimo avvicinarci a lui, come
egli si avvicina alla terra ! O fratelli miei, pregatelo affinché vi
dia il coraggio di cercarlo in tutta sincerità. Pregatelo perché vi
renda ardenti… Pregatelo affinché vi dia ciò che la Scrittura chiama
« un cuore buono e onesto », o « un cuore perfetto »
(Lc 8, 15),
e, senza aspettare, cominciate subito ad obbedirgli con il cuore
disposto al meglio. L’obbedienza foss’anche minima vale più del non
obbedire…
Dovete cercare il suo volto (Sal
27, 8) ; l’obbedienza è
l’unico modo di cercarlo. Tutti i nostri doveri sono obbedienza…
Fare ciò che egli domanda, questo è obbedirgli. E obbedirgli è
avvicinarsi a lui. Ogni atto di obbedienza ci avvicina a lui che,
malgrado le apparenze, non è lontano bensì vicinissimo dietro la
realtà materiale nella quale viviamo ; la terra e il cielo sono
soltanto un velo fra lui e noi ; verrà il giorno in cui egli
strapperà questo velo e si mostrerà a noi. E allora a seconda del
modo in cui l’abbiamo aspettato, ci ricompenserà. Se l’abbiamo
dimenticato, non ci riconoscerà ; invece, « beati quei servi che il
padrone al suo ritorno troverà ancora svegli »
(Lc 12, 37).
Tale sia la sorte di ognuno di noi ! È difficile giungere a questo,
ma non giungervi è affliggente. La vita è breve, la morte è certa, e
il mondo che viene è eterno.
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settimana d'Avvento - LODI venerdì
Libro di Vita
Capitolo “ Amore “ § 2-3 ( a partire
di “ Sarai monaco…) p.14
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settimana d'Avvento -
VESPRI
Venerdì
Mt 9,
27-31
« Allora
toccò loro gli occhi »
di Simeone il
Nuovo Teologo nell’undicesimo secolo
Ricerchiamo colui che, solo, può renderci la libertà ; senza tregua,
perseguitiamo col nostro desiderio Colui la cui bellezza ferisce i
cuori, Colui che li attira verso l’amore e li unisce a lui per
sempre. Sì, con le nostre opere, corriamo tutti verso di lui. Non
lasciamoci superare da nessuno, né ingannare o distrarre dalla
nostra ricerca da qualcuno.
Soprattutto… non diciamo che Dio non manifesta mai la sua presenza
agli uomini. Non diciamo che è impossibile agli uomini vedere un
giorno la luce di Dio – anzi vederla proprio oggi. Mai, grazie a
Dio, questo è stato impossibile, purché lo desideriamo. Rendiamo
conto di quale sia la bellezza del nostro Maestro ! Non
chiudiamogli gli occhi del nostro cuore lasciandoci assorbire dalle
realtà di questo mondo. Sì, la preoccupazione degli affari della
terra non ci renda schiavi della gloria umana, al punto di farci
abbandonare Colui che è la luce della vita eterna.
Andiamo dunque tutti insieme verso di lui, con un cuore solo, con un
solo spirito, con tutta l’anima. Umilmente, lanciamo il nostro grido
verso di lui, il nostro Maestro buono, il nostro Signore
misericordioso, verso di lui, l’unico « amico degli uomini »
(Sap 1,6).
Ricerchiamolo, perché sta per rivelarsi a noi, sta per apparire, sta
per manifestarsi, lui la nostra speranza.
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settimana d'Avvento -
LODI sabato
Sull’avvento di
Cristo, discorso 19
« Predicate
che il Regno dei cieli è vicino »
di
Sant’Agostino nel quinto secolo
Fratelli, sento che qualcuno sta mormorando contro Dio : « Quanto
sono duri questi tempi, Signore ; quanto è difficile da attraversare
questa epoca ! »… Uomo, che non ti correggi, non sei forse mille
volte più duro del tempo in cui viviamo ? Tu che spasimi per il
lusso, per ciò che è solo vanità, tu la cui cupidigia è sempre
insaziabile, tu che vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri,
non otterrai nulla…
Guariamo noi stessi, fratelli ! Correggiamoci ! Il Signore sta per
venire. Poiché non appare ancora, non ci si cura di lui. Eppure, non
tarderà a venire, e allora non sarà più il momento per essergli
indifferenti. Fratelli, correggiamoci ! Un tempo migliore sta per
venire, non però per coloro che vivono male. Già il mondo invecchia,
volge alla decrepitezza ; e noi, ridiventeremo forse giovani ? Cosa
speriamo ? Fratelli, non speriamo in qualcosa di diverso dai tempi
di cui ci parla il Vangelo. Non sono cattivi, poiché viene Cristo !
Se ci sembrano duri, difficili da attraversare, Cristo viene a
confortarci…
Fratelli, occorre che i tempi siano duri. Perché ? Perché non si
cerchi la felicità in questo mondo. In ciò si trova il nostro
rimedio : bisogna che questa vita sia agitata, affinché ci si
attacchi all’altra vita. Come ? Ascoltate… Dio vede gli uomini
agitarsi miserabilmente nella morsa dei loro desideri e delle
preoccupazioni del mondo che mettono a morte la loro anima. Allora
il Signore viene da loro, come un medico che porta il rimedio.
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IA
settimana d'Avvento -
PRIMI VESPRI - sabato
4o
discorso per l’Avvento, SC 166, p. 135
« Si rallegrino il deserto e la terra
arida, esulti e fiorisca la steppa »
Beato
Guerrico d’Igny nel
dodicesimo secolo
« Voce di uno che grida nel deserto : preparate la via del
Signore ! » Fratelli, occorre riflettere sulla grazia della
solitudine, sulla beatitudine del deserto, il quale fin dall’inizio
dell’era della salvezza ha meritato di essere consacrato al riposo
dei santi. Certo, il deserto è stato santificato per noi dalla voce
del profeta, dalla voce di colui che gridava nel deserto,
predicandovi e donandovi il battesimo di conversione. Prima di lui,
già, i più grandi profeti hanno sempre considerato la solitudine
un’amica, in quanto collaboratrice dello Spirito. Tuttavia, una
grazia di santificazione incomparabilmente più eccellente è stata
legata a questo luogo quando Gesù successe a Giovanni (Mt 4,
1).
A sua
volta, prima di predicare ai penitenti, Gesù ha ritenuto di dover
preparare un luogo dove riceverli. È andato nel deserto per
consacrare una vita nuova in questo luogo rinnovato… e ciò, non
tanto per lui ma per coloro che dopo di lui avrebbero abitato nel
deserto. Se dunque ti sei stabilito nel deserto, rimanici, aspetta
lì colui che ti salverà dalla pusillanimità di spirito e dalla
tempesta… Il Signore ti sazierà, tu che l’hai seguito, più
meravigliosamente della moltitudine che l’aveva seguito in quel
luogo (Mc 6, 34 s)…
Proprio nel momento in cui penserai che lui, da molto tempo ti abbia
abbandonato, verrà a consolarti, poiché non ha dimenticato la sua
bontà, e dirà : « Mi ricordo di te, dell’affetto della tua
giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi
seguivi nel deserto » (Ger 2,
2). Il Signore farà un
paradiso di delizie dal tuo deserto; e tu proclamerai, come il
profeta, che a lui è stata data la gloria del Libano, lo splendore
del Carmelo e di Sàron (Is
35, 2)… Allora, dalla tua
anima saziata, zampillerà l’inno della tua lode : « Sia glorificato
il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore
degli uomini ; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato
ricolmò di beni » (Sal 107,
8-9).
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IIA
settimana d'Avvento -
UR
Domenica
Lc 3,1-6
GIOVANNI E’
LA VOCE, CRISTO LA PAROLA
di
Sant’Agostino al quinto secolo
Giovanni è la voce. Del Signore invece di dice: “In principio era il
Verbo” (Gv 1, 1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il
Verbo eterno che era in principio.
Se
alla voce togli la parola, che cosa resta? Dove non c’è senso
intelligibile, ciò che rimane è semplicemente un vago suono. La voce
senza parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore.
Vediamo in proposito qual è il procedimento che si verifica nella
sfera della comunicazione del pensiero. Quando penso ciò che devo
dire, nel cuore fiorisce subito la parola. Volendo parlare a te,
cerco in qual modo posso far entrare in te quella parola, che si
trova dentro di me. Le do suono e così, mediante la voce, parlo a
te. Il suono della tua voce ti reca il contenuto intelligibile della
parola e dopo averti rivelato il suo significato svanisce. Ma la
parola recata a te dal suono è ormai nel tuo cuore, senza peraltro
essersi allontanata dal mio.
Non
ti pare, dunque, che il suono stesso che è stato latore della parola
ti dica: “Egli deve crescere e io invece diminuire”? (Gv 3, 30).
Il suono della voce si è fatto sentire a servizio dell’intelligenza,
e poi se n’è andato quasi dicendo: “Questa mia gioia si è compiuta”
(Gv 3, 29). Teniamo ben salda la parola, non perdiamo la
parola concepita nel cuore.
Vuoi
constatare come la voce passa e la divinità del Verbo resta? Dov’è
ora il battesimo di Giovanni? Lo impartì e poi se ne andò. Ma il
battesimo di Gesù continua ad essere amministrato.
Tutti
crediamo in Cristo, speriamo la salvezza in Cristo: questo volle
significare la voce.
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI
Domenica
Lc 3,1-6
GIOVANNI E’ IL
MESSAGGERO DI CRISTO
di San Cirillo
d’Alessandria al IV secolo
“Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me”
(Ml 3, 1). Queste parole profetiche furono attribuite molto
opportunamente al mistero di Cristo. Dio Padre l’ha fatto per noi l’Emmanuele:
giustizia, santificazione e redenzione, purificazione da ogni
macchia, liberazione dal peccato, vittoria sul male, via a un modo
di vivere più santo e degno, e porta della vita eterna; per mezzo di
lui furono raddrizzate tutte le cose, rovesciata la potenza del
demonio, ritrovata la giustizia.
“Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a
me”. Queste parole sembrano preannunziare il Battista. Di fatto
Cristo stesso disse: “Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, io
mando davanti a te il mio messaggero, che preparerà la tua via
davanti a te” (Mt 11, 10). Anche Giovanni lo conferma,
dicendo a coloro che accorrono a lui per ricevere il battesimo di
conversione: “Io vi battezzo con acqua, ma viene dopo di me uno al
quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei
suoi sandali: egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (cfr.
Mc 1, 7; Mt 3, 11).
“ E
subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate; l’angelo
dell’alleanza che voi sospirate” (Ml 3, 1).
Vedi come il Cristo sia venuto
dopo il suo precursore, all’improvviso: si era tenuto nascosto a
tutti i Giudei, ed è comparso fra loro in modo subitaneo e
inaspettato. Giovanni qui è chiamato angelo, non intendendolo tale
per natura, poiché fu un uomo nato da donna come noi, ma perché gli
fu affidata la missione di predicare e annunziare Cristo.
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IIA
settimana d'Avvento -
LODI
Martedì
Mt 18,
12-14
Dichiarazione di fede 1 ; PG 95, 417-419
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 2717)
«
Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di
questi piccoli»
di
San Giovanni Damasceno nell’ottavo secolo
Tu,
Signore, mi hai tratto dai fianchi di mio padre ; tu mi hai formato
nel grembo di mia madre ; tu mi hai portato alla luce, nudo bambino,
perché le leggi della nostra natura obbediscono costantemente ai
tuoi precetti. Tu hai preparato con la benedizione dello Spirito
Santo la mia creazione e la mia esistenza, non secondo volontà
d’uomo o desiderio della carne (Gv 1,13), ma secondo la tua
ineffabile grazia. Hai preparato la mia nascita con una preparazione
che trascende le leggi della nostra natura, mi hai tratto alla luce
adottandomi come figlio (Gal 4,5), mi hai iscritto fra i
discepoli della tua Chiesa santa e immacolata.
Tu mi
hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole.
Mi hai sostentato con il solido cibo del corpo di Gesù Cristo nostro
Dio, Unigenito tuo santissimo, e mi hai inebriato con il calice
divino del suo sangue vivificante, che egli ha effuso per la
salvezza di tutto il mondo.
Tutto
questo, Signore, perché ci hai amati e hai scelto come vittima, in
vece nostra, il tuo diletto Figlio unigenito per la nostra
redenzione, ed egli accettò spontaneamente… E così, o Cristo mio
Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle tue spalle me,
pecorella smarrita, e farmi pascolare in pascolo verdeggiante (Sal
22,2) e nutrirmi con le acque della retta dottrina per mezzo
dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto pascere il
tuo gregge.
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IIA
settimana d'Avvento -
Vespri Martedì
Mt 18,
12-14
Scritti,
p.416
« Il Padre vostro
celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»
San Silvano
del Monte Athos
Dal
Signore, la mia anima ha imparato l’umiltà. In un modo che supera
ogni intendimento, il Signore mi è apparso e ha colmato la mia anima
del suo amore. Ma dopo è scomparso, e ora la mia anima anela a lui
giorno e notte. Da Pastore buono e misericordioso, ha cercato me,
sua pecora, che era stata ferita dai lupi, e li ha dispersi (cfr Gv
10,12).
La
mia anima conosce la misericordia del Signore per l’uomo peccatore,
e scrivo la verità davanti a Dio : Noi tutti, peccatori, saremo
salvi, e non si perderà neanche una sola anima, purché essa si
penta. Ma nessuna parola saprebbe descrivere quanto è buono il
Signore. Rivolgi la tua anima verso il Signore e di’ : « Signore,
perdonami », e non immaginare che egli non ti perdonerà. La sua
bontà non può non perdonarti, e subito egli perdona e santifica.
Questo insegna lo Spirito Santo nella Chiesa.
Il
Signore è Amore : « Gustate e vedete quanto è buono il Signore »,
dice la Scrittura (Sal 33,9). La mia anima ha gustato questa bontà
del Signore, e insaziabilmente, giorno e notte, il mio spirito si
lancia verso Dio. Comincio a scrivere sull’amore di Dio e non posso
saziarmene, perché il ricordo di Dio onnipotente tiene prigioniera
la mia anima.
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IIA
settimana d'Avvento -
Lodi Mercoledì
Mt 11,
28-30
Scritti,
(Sofronio, Staretz Silvano)
« Venite a me voi tutti »
San Silvano del Monte Athos
Se
gli uomini sapessero cosa sia l’amore del Signore, accorrerebbero
presso Cristo a folle, e lui li riscalderebbe con la sua grazia. La
sua misericordia è inesprimibile.
Il
Signore ama il peccatore pentito, e con tenerezza lo stringe sul suo
petto: “Dove eri, figlio mio? Da tanto tempo ti sto aspettando”. Il
Signore chiama a sé tutti gli uomini con la voce del Vangelo, e la
sua voce risuona nel mondo intero: “ Venite a me, voi tutti che
siete affaticati, e io vi ristorerò. Venite e bevete l’acqua viva.
Venite e imparate che io vi amo. Se non vi amassi, non vi avrei
chiamati. Non posso sopportare che neanche una sola di queste mie
pecore si perda. Anche per una sola, il Pastore va nelle montagne e
la cerca dappertutto. Venite a me, pecore mie. Vi ho create e vi
amo. Il mio amore per voi mi ha fatto venire sulla terra e ho
sopportato tutto per la vostra salvezza. Voglio che conosciate il
mio amore e diciate come gli apostoli sul Monte Tabor: “Signore, è
bello per noi restare con te” (Mt 17,4).
Il
Signore ci chiama senza sosta a lui: “Venite a me e io vi
ristorerò”. Ci nutre del suo corpo purissimo e del suo sangue. Con
bontà, ci insegna con la sua parola e con il suo Spirito Santo. Ci
ha rivelato i misteri. Vive in noi e nei sacramenti della Chiesa, e
ci conduce là dove vedremo la sua gloria.
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IIA
settimana d'Avvento -
Vespri Mercoledì
Mt 11,
28-30
Omelia
12 per la Vigilia della Pentecoste ; PL 94, 196-197
« Prendete il mio giogo…, e
troverete ristoro »
San Beda il
Venerabile nell’ottavo secolo
Lo
Spirito Santo darà ai giusti la pace perfetta nell’eternità.
Tuttavia, fin d’ora, dona loro una grandissima pace quando accende
nel loro cuore il fuoco celeste della carità. L’apostolo Paolo dice
infatti : « La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato
riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è
stato dato » (Rm 5,5). La vera, anzi, l’unica pace delle anime in
questo mondo consiste nell’essere pieno dell’amore divino e animato
della speranza del cielo al punto che si giunga a considerare poca
cosa i successi o i fallimenti di questo mondo, a spogliarsi
completamente dei desideri e delle cupidigie di questo mondo, e a
rallegrarsi delle ingiurie e delle persecuzioni sopportate per
Cristo, cosicché si possa dire con l’apostolo Paolo : « Ci vantiamo
nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo : noi ci
vantiamo anche nelle tribolazioni » (Rm 5,21).
Sbaglia colui che immagina di trovare la pace nel godimento dei beni
di questo mondo, nelle ricchezze. I disordini frequenti di quaggiù e
la stessa fine di questo mondo dovrebbero convincere colui che ha
posto le fondamenta della sua pace sulla sabbia (Mt 7, 26). Al
contrario, coloro che, toccati dal soffio dello Spirito Santo hanno
preso sopra di loro il giogo soavissimo dell’amore di Dio e, sul suo
esempio, hanno imparato ad essere miti e umili di cuore, godono fin
d’ora di una pace che è già l’immagine del riposo eterno.
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IIA
settimana d'Avvento -
Lodi Giovedì
Mt 11,
11-15
Discorsi
ascetici, 1a parte,
n° 19
La violenza
che si impadronisce del Regno
Sant’Isacco
Siriano nel settimo secolo
Nulla
ti impedisca di unirti a Cristo... Prega senz’indugio, supplica con
tutto il cuore, chiedi ardentemente, finché tu non sia stato
esaudito. Non lasciarti andare. Tutto ti verrà dato se prima, con
tutta la fede che hai , ti fai violenza per affidare a Dio la tua
preoccupazione e per sostituire la tua previdenza con la provvidenza
di Dio. Quando egli vedrà la tua volontà, quando vedrà che con ogni
purezza di cuore ti sei affidato a lui più che a te stesso e che ti
sei fatto violenza per sperare in lui più che nella tua anima,
allora questa potenza, sconosciuta da te, troverà in te la sua
dimora. E tu sentirai in tutti i tuoi sensi la potenza di colui che
indubitabilmente è con te. Grazie a questa potenza molti entrano nel
fuoco senza temere, camminano sulle acque senza esitare.
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IIA
settimana d'Avvento -
Vespri Giovedì
Mt 11,
11-15
Trattato
sui misteri ; SC 19
« La Legge
e tutti i Profeti hanno profetato fino a Giovanni »
Sant’Ilario di
Poitiers nel quarto secolo
Come
il padrone nel vangelo di san Luca fa tre visite al fico sterile,
così la Santa Madre Chiesa marca ogni anno la venuta del Signore con
un periodo distinto di tre settimane. « Il Figlio dell’uomo è venuto
a cercare e salvare ciò che era perduto » (Lc 19,10). È venuto prima
della Legge, poiché ha fatto conoscere, mediante la ragione
naturale, ciò che ognuno doveva fare o seguire (Rm 1, 20). È venuto
sotto la Legge poiché, mediante gli esempi dei patriarchi e la voce
dei profeti, ha confermato alla discendenza di Abramo i decreti
della Legge. È venuto una terza volta dopo la Legge, mediante la
grazia, per chiamare i pagani, affinché « dal sorgere del sole al
suo tramonto i figli imparassero a lodare il nome del Signore » (Sal
112, 1-3), questi figli che, fino alla fine del mondo, non cessa di
chiamare alla lode della sua gloria.
Infatti, tutto quello che è contenuto nei libri sacri annunzia con
delle parole, rivela con dei fatti e dimostra con esempi la venuta
di Gesù Cristo nostro Signore… Attraverso prefigurazioni vere e
palesi – il sonno di Adamo, il diluvio di Noè, la giustificazione di
Abramo, la nascita di Isacco, la schiavitù di Giuseppe – nei
patriarchi, Egli genera, purifica, santifica, elegge o riscatta la
Chiesa. In una parola, tutte le profezie, cioè la rivelazione
progressiva del disegno segreto di Dio, ci sono state date affinché
conoscessimo la sua Incarnazione che si sarebbe compiuta… Ogni
figura, ogni epoca, ogni fatto proietta, come in uno specchio,
l’immagine della sua venuta, della sua predicazione, della sua
Passione, della sua risurrezione e del nostro raduno nella Chiesa…
cominciando da Adamo, punto di partenza della nostra conoscenza del
genere umano, troviamo annunciato fin dal principio del mondo, ciò
che riceve nel Signore il suo totale compimento.
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IIA
settimana d'Avvento -
Lodi Venerdì
Dal Libro di vita di Gerusalemme
Capitolo Castità § 81
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IIA
settimana d'Avvento -
Vespri Venerdì
Mt 11,
16-19
Discorso
109, 1 ; PL 38, 636
(in l’Ora
dell’Ascolto)
« Non avete
ballato… non avete pianto »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua predicazione :
« Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 4, 17). E
similmente, Giovanni Battista il Precursore incominciò :
« Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 3, 2).
Anche ora il Signore rimprovera chi non vuole convertirsi mentre si
avvicina il Regno dei cieli. « Il Regno dei cieli - egli dice - non
viene in modo da attirare l’attenzione », e poi aggiunge : « Il
Regno dei cieli è in mezzo a voi » (Lc 17, 20-21).
Ognuno dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro, per
non perdere l’ora in cui opera la misericordia del Salvatore,
misericordia che viene offerta finché è lasciato tempo al genere
umano. E appunto per questo è lasciato tempo all’uomo, perché si
converta, e non ci sia nessuno che incorra nella perdizione. Dio sa
quando verrà la fine del mondo : ora è il tempo della fede.
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IIA
settimana d'Avvento -
Lodi Sabato
Mt 17,
10-13
Discorso
sul profeta Elia il Tisbita
« Sarà pieno di
Spirito Santo… ; camminerà innanzi al Signore con lo spirito e la
forza di Elia » (Lc 1,17)
San Giovanni
Damasceno nell’ottavo secolo
Chi ha
ottenuto il potere di aprire e di chiudere il cielo (1R 17,1) ?… Chi
ha fatto perire, in uno zelo ardente, i profeti della vergogna a
causa degli idoli meschini che veneravano (1R 18,40) ? Chi ha visto
Dio in un vento leggero (1R 19,12) ? Tutto questo è accaduto solo ad
Elia e allo Spirito che è in lui.
Ora,
potremmo parlare di fatti più prodigiosi ancora… Elia, fino a oggi,
non ha nemmeno subìto la morte, ma è stato rapito in cielo (2R 2,1)
e rimane imperituro ; alcuni pensano che vive con gli angeli,
avendone imitato l’incorruttibilità ed immaterialità con una vita
pura… E di fatto, Elia è apparso alla trasfigurazione del Figlio di
Dio, lo ha visto a viso scoperto, stando faccia a faccia davanti a
lui (Mt 17,3). Alla fine dei tempi, quando verrà manifestata la
salvezza di Dio, egli proclamerà prima degli altri la venuta di Dio
e la indicherà agli altri, e con molti altri segni divini,
confermerà il giorno tenuto segreto. In quel giorno anche noi, se
saremo pronti, speriamo di andare incontro a questo uomo ammirabile
che ci prepara il cammino verso tale giorno. Ci faccia entrare nelle
dimore celesti, in Cristo Gesù nostro Signore, al quale vanno la
gloria e la potenza, ora e sempre, nei secoli dei secoli.
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IIA
settimana d'Avvento -
Primi Vespri Sabato
Sul Padre
nostro, 13-14; CSEL 3, 275-277
(In l' Ora
dell'Ascolto p. 1310)
« Il regno
dei cieli è vicino »
San Cipriano
nel terzo secolo
“Venga il tuo regno” (Mt 6,10). Domandiamo che venga a noi il regno
di Dio, così come chiediamo che sia santificato in noi il suo nome.
Ma ci può essere un tempo in cui Dio non regna? O quando presso di
lui può cominciare ciò che sempre fu e mai cessò di esistere? Non è
questo che chiediamo, ma piuttosto che venga il nostro regno, quello
che Dio ci ha promesso e che ci è stato acquistato dal sangue e
dalla passione di Cristo, perché noi che prima siamo stati schiavi
del mondo, possiamo in seguito regnare sotto la signoria di Cristo.
Così egli stesso promette, dicendo: “Venite, benedetti del Padre
mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla
fondazione del mondo” (Mt 25,34).
In
verità, fratelli carissimi, lo stesso Cristo può essere considerato
il regno di Dio, del quale ogni giorno chiediamo la venuta e di cui
desideriamo vedere al più presto l’arrivo per noi. Infatti, essendo
egli “la risurrezione “ (Gv 11,25) poiché in lui risorgiamo, egli
ancora può essere chiamato regno di Dio, giacché in lui regneremo.
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IIIA
settimana d'Avvento - LODI
Domenica
Domenica
Gaudete
OGNI UOMO
VEDRA’ LA SALVEZZA DI DIO
di S. Cirillo
d’Alessandria nel quarto secolo
Il
profeta ha cantato la redenzione d’Israele, il perdono concesso a
Gerusalemme per le sue colpe, e ha chiesto per essa consolazione; il
tempo della consolazione, tanto vicino e già quasi presente, ecco
sopraggiunge: viene il nostro Salvatore! Gli prepara la via il
Precursore mandato da Dio, il Battista che nel deserto di Giuda
grida e dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri!” (Mt 3,3).
Anche Zaccaria, il padre di Giovanni, l’aveva presentito quanto
predisse: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade”
(Lc 1,76).
Di lui
il Salvatore stesso disse: “ Egli era una lampada che arde e
risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi della
sua luce” (Gv 5,35). Ma
il Sole di giustizia e la Luce vera è Cristo.
La
Sacra Scrittura paragona il Battista a una lucerna. Se guardiamo
alla luce divina ineffabile, al suo splendore misterioso e senza
limiti, la piccola misura della mente umana può paragonarsi
giustamente a una lucernina, anche se è ricca di luce e sapienza.
Che significava allora: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i
suoi sentieri” (Lc 3,4).
Lo spiega: “Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia
abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi
spianati” (Lc 3,5).
Vi
sono strade pubbliche e sentieri poco praticabili, ma ripidi e quasi
inaccessibili, tali che talvolta obbligano a salire su monti e colli
o talvolta a discendere, ora rasentano precipizi ora costringono a
salire a notevole altezza. Se avvenga che questi luoghi alti e
dirupati si abbassino, e le cavità profonde vangano riempite, allora
da ogni parte le altezze irregolari si pareggiano, e le alture
ripide e scoscese divengono pianure e strade agevolmente
praticabili.
Così
ha fatto in senso spirituale la potenza del nostro Salvatore.
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IIIA
settimana d'Avvento -
VESPRI
Domenica
Domenica
GAUDETE
ECCO VIENE
IL RE!
del Beato
Guerrico nel dodicesimo secolo
Ecco
viene il Re, corriamo incontro al nostro Salvatore! Dice bene
Salomone: “Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia
da un paese lontano” (Prv 25,25).
Buona notizia è quella che annunzia la venuta del Salvatore, la
riconciliazione del mondo, i beni della vita futura. Notizie di tal
genere sono acqua refrigerante, bevanda di salutare sapienza, per
l’anima che ha sete di Dio: e in verità, chi annunzia a qualcuno la
venuta o altri misteri del Salvatore, attinge per lui acqua con
gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3)
e gliela dona da bere. E l’anima che ha ricevuto l’annunzio, da
Isaia o da qualche altro profeta sembra rispondere con le parole di
Elisabetta: A che debbo che il mio Signore venga a me? Ecco, appena
la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, ha esultato di
gioia (cfr. Lc. 1,43-44)
il mio spirito per il desiderio ardente di correre incontro al suo
Salvatore.
Si
levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al
suo Salvatore: lo adori e lo saluti con grida festose, mentre ancora
sta venendo da lontano: Vieni o Signore, “salvami e io sarò salvato”
(Ger 17,14); vieni,
“fa’ risplendere il tuo volto, e noi saremo salvi” (Sal
79,4).
“In te speriamo : sii la nostra
salvezza nel tempo dell’angoscia” (Is33,2).
Così i profeti e i giusti, col desiderio e l’amore, correvano molto
tempo prima incontro al Cristo che doveva venire, bramando, se fosse
stato possibile, vedere con i propri occhi colui che attendevano con
lo spirito. La Scrittura sempre esigere da noi un gaudio tale, che
anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di
andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col
desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già
l’evento promesso.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Lodi Martedì
O Signore,…
Feria
dell’Avvento
Mt 1,18-24
da : Sermoni,
vol III, pp. 133 e 135
Non temere
di prendere con te Maria, tua sposa
san
Pier Crisologo, nel V sec.
Giuseppe, dice, figlio
di Davide, non temere di prendere Maria quale tua consorte; ciò che
è stato generato in lei viene dallo Spirito Santo. Partorirà un
figlio, e lo chiamerai di nome Gesù; egli, infatti, salverà il suo
popolo dai suoi peccati.
Giuseppe, figlio di Davide, non temere. Lo sposo viene ammonito
a non temere i motivi derivanti dalla sposa. E mentre l’animo,
veramente compassionevole, la scusa, si preoccupa di più.
Giuseppe, figlio di Davide, non temere, non farti schiacciare
dalla conoscenza del mistero tu che in coscienza sei tranquillo.
Quella che tu vedi, è virtù, non colpa. Questa non è caduta umana,
ma intervento divino. Qui c’è un premio, non un reato. Qui c’è un
ampliamento del cielo, non un danno del corpo. Qui non c’è denuncia
di una persona, c’è la segretezza del giudice. Qui c’è la vittoria
dell’inquisitore, non la pena del supplizio. Qui non c’è furto
dell’uomo, c’è il tesoro di Dio. Qui non c’è causa di morte, ma di
vita. E perciò non temere, perché colei che partorisce la
vita, non merita di essere uccisa.
Perché, dunque, indaghi sulla generazione di chi viene dallo Spirito
Santo quando è Dio stesso a risponderti che quello è Dio, dal
momento che Giovanni ti rimprovera dicendo: In principio era il
Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio? E il Verbo
Dio si fece carne e abitò tra noi, e noi abbiamo veduto la sua
gloria. Giovanni ne vide la gloria, l’infedele mira all’offesa.
Ciò che è stato generato in lei, viene dallo Spirito Santo,
e abbiamo veduto la sua gloria. Di chi? Di Colui che è stato
generato dallo Spirito Santo, di Colui che Verbo si fece carne e
abitò tra noi.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Vespri Martedì
Feria di
Avvento
Mt 1, 18-24
O Signore,…
Omelie, 5 ; CCL
122,36
(In l' Ora
dell'Ascolto p. 114)
« Tu lo chiamerai Gesù »
San Beda il
Venerabile nell’ottavo secolo
In
ebraico, “Gesù” significa “Salvezza” o “Salvatore”, un nome che
designava per i profeti una vocazione determinata. Per cui, nel
grande desiderio di vederlo sono state cantate queste parole: “Il
mio cuore esulterà nel Signore, la mia fronte s’innalzerà grazie al
mio Dio. Io godo del beneficio che mi ha concesso” (1 Sm 2,1). “Io
gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore” (Ab 3,18). E
soprattutto:”Dio, per il tuo nome, salvami” (Sal 53,3), cioè:
“Poiché ti chiami Salvatore, manifesta la gloria del tuo nome
salvandomi”. Gesù perciò è il nome del Figlio della vergine,
annunziato dall’angelo, a significare che egli avrebbe salvato il
suo popolo dai suoi peccati...
La
parola Cristo indica dignità sacerdotale o regale. Nella Legge i
sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione
con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo apparire nel
mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di
letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8). Da questa unzione,
cioè crisma, deriva la parola “Cristo”; e coloro che partecipano
all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati
“cristiani”. Il Signore nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si
degni di salvarci dai peccati; egli che è il Pontefice, ci riconcili
con Dio Padre; egli che è Re, ci doni l’eterno regno del Padre suo.
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IIIA
settimana d'Avvento -
LODI
Mercoledì
Feria di
Avvento
Lc 1,5-25
“O Radice
di Iesse,…”
Omelie su
Luca, n°4 ; SC 87, 129
« Egli sarà pieno di Spirito Santo
fin dal seno di sua madre. »
Origene nel terzo
secolo
La
nascita di Giovanni è circondata di miracoli. Un arcangelo ha
annunciato la venuta del nostro Signore e Salvatore; allo stesso
modo, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni. “Sarà pieno di
Spirito Santo fin dal seno di sua madre”. Il popolo non riconosceva
il nostro Signore mentre compieva “miracoli e prodigi” e guariva le
loro malattie, ma Giovanni, fin dal seno di sua madre, esulta di
gioia. All’arrivo della madre di Gesù non si può trattenerlo, e
prova di andargli incontro. “Appena la voce del tuo saluto è giunta
ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” (Lc
1,44). Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo
Spirito Santo...
La
Scrittura dice in seguito che “ricondurrà molti figli d’Israele al
Signore loro Dio.” Giovanni ne ricondusse “molti”; il Signore, non
soltanto molti, bensì proprio tutti. Infatti, questa era la sua
opera: ricondurre il mondo intero a Dio suo Padre.
“Camminerà innanzi al Signore con lo Spirito e la forza di Elia”...
Come in tutti i profeti, c’era in Elia forza e spirito... Lo Spirito
che aveva riposato su Elia è venuto su Giovanni, e in lui è apparsa
la forza che abitava Elia. L’uno è stato rapito in cielo (2 Re
2,11), ma l’altro è stato il precursore del Signore, è morto prima
di lui, per scendere nel soggiorno dei morti ad annunziare la sua
venuta.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Vespri Mercoledi
Feria di
Avvento
Lc 1,5-25
“O Radice
di Iesse,…”
Omelia IV su
san Luca ; SC 87 p.129
« Grande davanti al Signore »
Origene nel terzo
secolo
Quando vide l’angelo, Zaccaria si turbò. Difatti, quando una figura
sconosciuta si offre agli sguardi degli uomini, essa turba
l’intelligenza e spaventa il cuore. Perciò, l’angelo, conoscendo la
natura umana, rimedia al suo turbamento con queste parole : « Non
temere, Zaccaria ». Conforta la sua anima spaventata e la riempie di
gioia con questo nuovo annunzio : « La tua preghiera è stata
esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai
Giovanni. Avrai gioia ed esultanza. » Quando un giusto viene al
mondo…coloro che sono responsabili di questa nascita si rallegrano…
Ora la nascita di Giovanni è un lieto annunzio per il mondo intero.
E colui che, una volta, volendo essere utile agli altri, ha
acconsentito ad avere figli e ha voluto assoggettarsi a questa
responsabilità, deve supplicare Dio affinché suo figlio sia in grado
di compiere una tale entrata nel mondo. Allora questa nascita gli
procurerà una grande gioia.
Di
Giovanni infatti sta scritto : « Sarà grande davanti al Signore ».
Queste parole rivelano quella grandezza dell’anima di Giovanni, che
appare agli occhi di Dio. Ma c’è anche una certa piccolezza che si
può vedere nella virtù dell’anima. Per lo meno, così intendo questo
brano del Vangelo : « Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi
piccoli che sono nella Chiesa » (Mt 18, 20). Non mi viene chiesto di
non disprezzare colui che è grande, perché chi è grande non può
essere disprezzato ; invece mi viene detto : « Non disprezzare uno
solo di questi piccoli »… e « piccolo » non è una parola presa a
caso.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Lodi Giovedì
Feria
dell’Avvento
Lc 1,
26-38
“ O Chiave
di Davide, …”
Discorso
sull’Annunciazione del Signore, 2
EVA che diventa AVE
Elredo di
Rievaulx nel dodicesimo secolo
Adamo
aveva scalato la montagna della superbia ; il Figlio di Dio ha
voluto scendere nella valle dell’umiltà. Ha trovato una valle dove
poter scendere. Dove si trova ? Non si trova in te, Eva, madre della
nostra disgrazia, non si trova in te – ma nella beata Maria. Lei è
veramente questa valle di Ebron, per la sua umiltà e la sua
fortezza. Lei è forte in virtù della sua partecipazione alla forza
di cui sta scritto : « Il Signore è forte e potente » (Sal 24, 8).
Lei è quella donna forte auspicata da Salomone : « Una donna forte,
chi potrà trovarla ? » (Pr 31, 10)
Eva,
sebbene creata nel paradiso senza corruzione e senza sozzura, senza
infermità né dolore, si è rivelata tanto debole, tanto instabile.
« Chi troverà questa donna forte ? » Può forse essere trovata in
questa terra di miseria, mentre non si è potuto trovarla nella
beatitudine del paradiso ?… Chi potrebbe trovare quaggiù la donna
forte, quando la donna si è rivelata tanto debole nel paradiso ?
Ora,
Dio Padre ha trovato questa donna per santificarla ; il Figlio l’ha
trovata per abitarla ; lo Spirito Santo l’ha trovata per salutarla :
« Ave, o piena di grazia, il Signore è con te ». Eccola, la donna
forte, in cui la ponderatezza si sostituisce alla curiosità, in cui
l’umiltà esclude ogni vanità, in cui la verginità rimane libera da
ogni cupidigia.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Vespri Giovedì
Feria
dell’Avvento
Lc 1, 26-38
“ O Chiave di Davide, …”
Maria, hai
trovato grazia presso Dio
di San Bernardo
di Chiaravalle, nel XII sec.
…Tu
hai trovato, disse l’Angelo, grazia presso Dio (Lc 1,
30). Felice espressione. Maria troverà sempre grazia, e la grazia è
la sola cosa di cui abbiamo bisogno. La Vergine prudente cercava non
la sapienza, come Salomone, non le ricchezze, non gli onori, non la
potenza, ma la grazia. È infatti solo la grazia che ci salva.
Perché
desideriamo altre cose, o fratelli? Cerchiamo la grazia, e
chiediamola per mezzo di Maria, perché essa trova quello che cerca e
nulla le è rifiutato di quello che essa chiede. Cerchiamo la grazia,
ma la grazia presso Dio; fallace è infatti la grazia presso gli
uomini. Cerchino altri il merito, noi sforziamoci di trovare grazia.
Non è forse per grazia di Dio che siamo qui ? Davvero è grazie
alla Misericordia del Signore se non siamo consunti noi (Lam 3,
22). Chi noi? Noi spergiuri, noi omicidi, noi adulteri, noi ladri,
veramente rifiuto di questo mondo. Interrogate le vostre coscienze
fratelli e constatate che ove abbondò il delitto, sovrabbondò la
grazia. Maria non pretende il merito, ma cerca la grazia. Essa
ripone tanta fiducia nella grazia e non si insuperbisce, che è presa
da timore al saluto dell’Angelo. Maria, dice il Vangelo, si
domandava che senso avesse quel saluto (Lc 1, 29). Si riteneva,
infatti, indegna di venire così salutata da un Angelo. E forse
diceva tra sé : “Donde viene a me che un Angelo del Signore venga da
me? Non temere, Maria, non stupirti che vanga un
Angelo; viene uno che è più grande dell’Angelo. Non meravigliarti
che venga a te l’Angelo del Signore: anche il Signore dell’Angelo è
con te.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Lodi Venerdi
Feria
dell’Avvento
Lc 1, 39-45
“ O Astro
che sorgi, …”
Discorso 2
per l’Avvento,
1-2 ; SC
166, 104-107
(In l'Ora
dell'Ascolto p.118 alt.)
« Ecco il mio diletto,
viene saltando per i monti, balzando per le colline » (Ct 2,8)
Beato Guerrico d’Igny
nel dodicesimo secolo
« Ecco viene il Re, corriamo incontro al nostro Salvatore !
(liturgia dell’Avvento). Dice bene Salomone : « Come acqua fresca
per una gola riarsa, è una buona notizia da un paese lontano » (Prv
25,25). Buona notizia è quella che annunzia la venuta del Salvatore,
la riconciliazione del mondo, i beni della vita futura. « Come sono
belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che
annunzia la pace » (Is 52,7)…
Notizie di tal genere sono acqua refrigerante, bevanda di salutare
sapienza, per l’anima che ha sete di Dio : e in verità, chi annunzia
a qualcuno la venuta o altri misteri del Salvatore, attinge per lui
« acqua con gioia alle sorgenti della salvezza » (Is 12,3) e gliela
dona da bere. E l’anima che ha ricevuto l’annunzio… sembra
rispondere con le parole di Elisabetta : « A che debbo che il mio
Signore venga a me ? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai
miei orecchi, ha esultato di gioia il mio spirito per il desiderio
ardente di correre incontro al suo Salvatore. »
In
verità, fratelli miei, nell’esultanza dello spirito dobbiamo andare
incontro a Cristo che viene… « O salvezza del mio volto e mio Dio !
(Sal 42,5) nella tua condiscendenza saluti i tuoi servi e li
salvi…Non soltanto con parole di pace, ma proprio con il bacio di
pace : ti unisci alla nostra carne ; ci salvi con la tua morte sulla
croce. » Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra
incontro al suo Salvatore : lo adori e lo saluti con grida festose,
mentre ancora sta venendo da lontano : « Vieni, o Signore, salvami e
io sarò salvato » (Ger 17,14) « Benedetto colui che viene nel nome
del Signore » (Sal 117,26).
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IIIA
settimana d'Avvento -
Vespri Venerdi
“ O Astro
che sorgi, …”
Feria
dell’Avvento
Lc 1,39-45
Commento sul
Cantico dei Cantici,
III,11,10s
; SC 376, 603
« Maria si mise in viaggio verso
la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda »
Origene nel terzo secolo
“Eccolo, viene saltando per i monti” (Ct 2,8). Prima, Cristo si è
fatto conoscere dalla Chiesa solo mediante la sua voce. Ha
cominciato col lanciare la sua voce davanti a sé tramite i profeti;
senza lasciarsi vedere, si faceva sentire. Si sentiva la sua voce
negli annunzi che facevano di lui, e per tutto questo tempo, la
Chiesa-Sposa radunata fin dall’origine del mondo, poteva soltanto
sentirlo. Ma un giorno, lo vide con i suoi occhi, e disse: “Eccolo,
viene saltando per i monti”...
E
ogni anima, se si sente abbracciata dall’amore del Verbo, ... è
felice e consolata quando sente ora la presenza dello Sposo, mentre
prima era confrontata alle parole difficili della Legge e dei
profeti. Via via che egli si avvicina ai suoi pensieri per
rischiarare la sua fede, lei lo vede saltare per il monti e per le
colline..., e può proprio dire: “Eccolo, viene”... Certo lo Sposo ha
promesso alla sua Sposa, cioè ai suoi discepoli: “Ecco, io sono con
voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Ma questo
non gli ha impedito di dire anche che partiva per prendere possesso
del suo Regno (Lc 19,12); allora, di nuovo nella notte, si leva il
grido: “Ecco lo Sposo” (Mt 25,6). A volte dunque lo Sposo è presente
e insegna; a volte è detto assente e lo desideriamo... Allo stesso
modo, quando l’anima cerca di capire e non vi riesce, per lei il
Verbo di Dio è assente. Ma quando ha trovato quello che cercava,
egli è presente senza dubbio e la illumina con la sua luce... Se
dunque anche noi vogliamo vedere il Verbo di Dio, lo Sposo
dell’anima, “saltando per le colline”, ascoltiamo prima la sua voce,
e anche noi potremo vederlo.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Lodi Sabato
Feria
dell’Avvento
Lc 1, 46-56
Trattato
della vera devozione
alla Beata
Vergine Maria, 1-6
« Ha guardato l’umiltà della sua
serva »
San Luigi Maria
Grignion de Montfort nel diciottesimo secolo
Maria
è stata molto nascosta nella sua vita : perciò è stata
chiamata dallo Spirito Santo e dalla Chiesa « Alma Mater » : Madre
nascosta e segreta. La sua umiltà è stata così profonda che lei non
ha avuto sulla terra altra attrattiva più forte e continua di quella
di nascondersi a se stessa e ad ogni creatura, per essere conosciuta
soltanto da Dio solo.
Dio,
per esaudirla in queste sue richieste di essere da lui nascosta,
impoverita e umiliata, si compiacque di nasconderla nella sua
concezione, nella sua nascita, nella sua vita, nei suoi misteri,
nella sua risurrezione e assunzione, di fronte a quasi tutte le
creature umane. Neppure i suoi genitori la conoscevano ; e gli
angeli domandavano spesso gli uni agli altri : « Quae est ista ? Chi
è costei ? » (Ct 6, 10) perché l’Altissimo la nascondeva a loro ; e
se scopriva loro qualcosa di lei, ne nascondeva loro infinitamente
più ancora…
Quante cose grandi e nascoste, il Dio potente ha fatte in questa
creatura ammirabile, come lei stessa fu costretta a proclamarlo,
malgrado la sua profonda umiltà : « Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente ». Il mondo non le conosce, perché ne è incapace e
indegno.
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IIIA
settimana d'Avvento -
Primi Vespri Sabato
Feria di Avvento
Rm 1,1-7
“O Re delle Genti…”
“Il Verbo di Dio si fa uomo
per amore dell’uomo”
San Gregorio
Nazianzeno nel quarto secolo
Il Verbo stesso
di Dio, colui che è prima del tempo, l’invisibile,
l’incomprensibile, colui che è al di fuori della materia, il
Principio che ha origine dal Principio, la Luce che nasce dalla
Luce, la fonte della vita e della immortalità, l’espressione
dell’archetipo divino, il sigillo che non conosce mutamenti,
l’immagine invariata e autentica di Dio, colui che è termine del
Padre e sua Parola, viene in aiuto alla sua propria immagine e si fa
uomo per amore dell’uomo. Assume un corpo per salvare il corpo e per
amore della mia anima accetta di unirsi ad un’anima dotata di umana
intelligenza. Così purifica colui al quale si è fatto simile.
Ecco perché è
divenuto uomo in tutto come noi, tranne che nel peccato. Fu
concepito dalla Vergine, già santificata dallo Spirito Santo
nell’anima e nel corpo per l’onore del suo Figlio e la gloria della
verginità. Dio, in un certo senso, assumendo l’umanità, la completò
quando riunì nella sua persona due realtà distanti fra loro, cioè la
natura umana e la natura divina. Questa la conferì e quella la
ricevette.
Colui che dà ad
altri la ricchezza, si fa povero. Chiede in elemosina la mia natura
umana perché io diventi ricco della sua natura divina. E colui che è
il tutto, si spoglia di sé fino all’annientamento. Si priva,
infatti, anche se per breve tempo, della sua gloria, perché io
partecipi della sua pienezza. O sovrabbondante ricchezza della
divina bontà!
Ma che cosa
significa per noi questo grande mistero? Ecco: io ho ricevuto
l’immagine di Dio, ma non l’ho saputa conservare intatta. Allora
egli assume la mia condizione umana per salvare me, fatto a sua
immagine, e per dare a me, mortale, la sua immortalità.
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IVA
settimana d'Avvento -
Lodi Domenica
Omelie in
lode della Vergine Madre, 4,11
« Avvenga
di me quello che hai detto »
San
Bernardo nel dodicesimo secolo
Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la
Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la
serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste
parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di
domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia,
nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in
questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche
le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci
promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa
sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per
ricevere gratuitamente.
Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al
dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto.
La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto
oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia
carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia
soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei
occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le
braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola
incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una
pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie
viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in
diversi modi ai padri per mezzo dei profeti » (Eb 1,1) ; la sua
parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata, messa in
pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie viscere…
Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in una
persona, corporalmente unita alla carne…
Essa si realizzi in me per
il mondo intero. »
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IVA
settimana d'Avvento -
Vespri domenica
Quanquam pluries
« Giuseppe,
figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa »
Leone
XIII, papa nel diciannovesimo secolo
Le ragioni
e i motivi speciali per i quali san Giuseppe è nominativamente il
patrono della Chiesa e, in cambio, la Chiesa spera molto dalla sua
protezione e dal suo patronato, sono nel fatto che Giuseppe è stato
lo sposo di Maria e fu reputato padre di Gesù Cristo. Da questo
derivano la sua dignità, il suo favore, la sua santità, la sua
gloria. Certo, la dignità della Madre di Dio è così alta che nulla
può essere creato al di sopra. Tuttavia, poiché Giuseppe è stato
unito alla Beata Vergine mediante il legame coniugale, senza dubbio
si è avvicinato più di qualsiasi altra persona a questa dignità
sovreminente, per la quale la Madre di Dio supera ogni natura
creata. Il matrimonio infatti, è la società e l’unione più intima di
tutte, tale da produrre, per natura, la comunione di beni fra i
coniugi. Perciò Dio, donando Giuseppe in sposo alla Vergine, le
diede non soltanto un compagno di vita, un testimone della sua
verginità, un custode del suo onore, ma anche, in virtù del patto
coniugale, una persona che partecipasse della sua sublime dignità.
Allo stesso
modo, Giuseppe brilla fra tutti della più augusta dignità, perché è
stato, secondo la volontà divina, il custode del Figlio di Dio,
considerato dagli uomini come suo padre. Per questo il Verbo di Dio
era umilmente sottomesso a Giuseppe, gli ubbidiva e gli rendeva
tutti i doveri che i figli devono rendere ai loro genitori.
Da questa
doppia dignità derivano le responsabilità che la natura impone ai
padri di famiglia, cosicché Giuseppe era il custode,
l’amministratore e il difensore legittimo e naturale della casa
divina, di cui era il capo… Ora la divina casa che Giuseppe
governava con l’autorità del padre, conteneva le primizie della
Chiesa nascente… Per tali motivi questo beato Patriarca considera
che la moltitudine dei cristiani che compongono la Chiesa gli sia
stata affidata in modo particolare.
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IVA
settimana d'Avvento -
Lunedì
- VEGLIA
di Natale
Inno 13, per
la Natività ; SC 110, 143
Inno per la Natività del Signore
San Romano il Melode nel sesto secolo
Ascoltate, pastori, il suono delle trombe… Il Verbo viene generato,
Dio viene manifestato al mondo ! E voi, figlie dei re, entrate nella
gioia della Madre di Dio (cfr Sal 44,10). Popoli, diciamo : « Sii
benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »
La
Vergine, che non conosceva uomo (Lc 1,34), ha dato alla luce la
gioia, l’antica tristezza è cessata. Oggi, l'Increato è nato, colui
che il mondo non può contenere entra nel mondo. Oggi la gioia si è
manifestata agli uomini ; oggi l’errore è gettato nell'abisso ;
Popoli, diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »
Pastori…, cantate il Maestro nato a Betlemme…, colui che riscatta il
mondo. Ecco che la maledizione di Eva è stata interrotta, grazie a
colui che è nato dalla Vergine… Acclamiamo Dio con voci di gioia » (Sal
46,2) ; formiamo un unico coro con gli angeli. Il Signore è nato
dalla Vergine Maria per « sostenere quelli che vacillano e rialzare
chiunque è caduto » (Sal 144,14), quelli che gridano con fede :
« Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »
L’autore della Legge si è incarnato sotto la Legge (Gal 4,4), il
Figlio non temporale è nato dalla Vergine, il Creatore dell’universo
giace nella mangiatoia. Colui che viene generato eternamente dal
Padre, senza madre nel cielo, è nato dalla Vergine, senza padre
sulla terra, Popoli, diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria
a te ! »
In
verità, la gioia è appena nata nella stalla. Oggi i cori angelici si
rallegrano ; tutte le nazioni celebrano la Vergine immacolata ;
Adamo nostro progenitore danza di gioia, perché oggi è nato il
Salvatore. Popoli,
diciamo : « Sii benedetto, Dio bambino, gloria a te ! »
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NATALE DEL
SIGNORE - LODI
Discorso per
la notte di Natale 4, §6
Il tesoro nascosto
San Bernardo
nel dodicesimo secolo
Oggi,
le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il
tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui
che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un
campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della madre nasconda agli occhi
del mondo la concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano
agli sguardi degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria,
sì, nascondi lo splendore del sole che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il
tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce, poiché queste
fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più
preziose della porpora ; il suo presepio è più glorioso dei troni
dorati dei re, la povertà di Cristo supera in valore ogni fortuna e
ogni tesoro.
C’è
infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di
guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta
scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi è il
Regno dei cieli » (Mt 5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai
superbi ; agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete
quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del Salvatore.
Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la condizione di
servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2,7).
Eppure c’è da vedere ricchezze più preziose ancora e una gloria più
grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita
per i propri amici » (Gv 15,13). Le ricchezze della nostra salvezza
e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci riscatta e la
croce del Signore.
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NATALE DEL
SIGNORE -
VESPRI
Discorso 2
per Natale ; PL 195, 226-227
(in l’Ora
dell’Ascolto p.168)
Il Salvatore
del mondo giace in una mangiatoia
Elredo di
Rievaulx nel dodicesimo secolo
« Oggi ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di
Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo
accorrere, come fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo
per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace
in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete
amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ;
temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ;
temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia…
È poi
una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una
mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che
segno è questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo
mistero ; ma…in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa
Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La
mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le
creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto
le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo.
In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in
fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e
evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il
sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare : ogni giorno
vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla
Vergine Maria.
Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma
prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a
questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con
cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo
cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14).
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OTTAVA DI NATALE - 26 DICEMBRE
-
LODI
Santo
STEFANO
Discorsi al
popolo, n° 37 ; SC 243, 233
Santo
Stefano, il primo a seguire le orme di Cristo
San Cesario di
Arles nel quinto secolo
“Cristo patì per noi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le
orme” (1 Pt 2,21). Quale esempio del Signore dovremo seguire? È
forse quello di risuscitare i morti? Quello di camminare sul mare?
No assolutamente, bensì di essere miti e umili di cuore (Mt 11,29),
e di amare non soltanto i nostri amici, ma anche i nostri nemici (Mt
5,44).
“Perché ne seguiate le orme”, scrive san Pietro. Il beato
evangelista Giovanni dice lo stesso: “Chi dice di dimorare in
Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato” (1 Gv 2,6). Come
Cristo si è comportato? Sulla croce ha pregato per i suoi nemici,
dicendo: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc
23,34). Hanno infatti perso il senno e sono posseduti da uno spirito
malvagio, e mentre ci perseguitano, soffrono da parte del diavolo
una più grande persecuzione. Per questo dobbiamo pregare per la loro
liberazione più che per la loro condanna.
Questo appunto ha fatto il beato Stefano, il quale per primo ha
seguito gloriosamente le orme di Cristo. Infatti, mentre era colpito
da una sassaiola di pietre, ha pregato in piedi per se stesso; ma
per i suoi nemici, inginocchiatosi, ha gridato con tutte le sue
forze: “Signore Gesù Cristo, non imputar loro questo peccato” (Ac
7,60). Dunque, se riteniamo che non siamo capaci di imitare il
nostro Signore, imitiamo almeno colui che era, come noi, il suo
servo.
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OTTAVA DI NATALE - 26 DICEMBRE
-
VESPRI
Santo
Stefano
Discorso
3,1-3,5-6 : CCL 91A, 905-909
(in l’Ora
dell’Ascolto p.2744 alt.)
Coronati insieme dall’umile Re della
gloria
San
Fulgenzio di Ruspe nel sesto secolo
Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno ;
oggi celebriamo la passione trionfale del suo soldato… Il nostro Re,
l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote.
Infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li
arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché
combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che
conduce gli uomini alla comunione con Dio…
La
carità che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò
Stefano dalla terra al cielo… Stefano quindi, per meritare la corona
che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa
vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai suoi nemici
che infierivano contro di lui ; per la carità verso il prossimo
pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti
perché si ravvedessero ; con la carità pregava per i lapidatori
perché non fossero puniti. Sostenuto dalla forza della carità vinse
Saulo che infieriva, e meritò di avere compagno in cielo colui che
ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile
desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté
convertire con le parole… Ed ecco che ora Paolo è felice con
Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano
esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso sotto gli occhi di
Paolo, lo ha preceduto, là Paolo ha seguito per le preghiere di
Stefano.
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OTTAVA DI NATALE - 27 DICEMBRE
-
Lodi
San
Giovanni, Apostolo e Evangelista
Trattato
sulla prima lettera di Giovanni (1,1)
(in l’Ora
dell’Ascolto p.2749 alt.)
« Vide e credette »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
« Ciò
che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi
abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e
ciò che le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita » (1 Gv 1,
1). Chi è che tocca con le mani il Verbo, se non perché il Verbo si
è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi ? (Gv 1, 14). Il
Verbo, che si è fatto carne per poter essere toccato con mano,
cominciò ad essere carne dalla Vergine Maria ; ma non cominciò
allora ad essere Verbo, perché è detto : « Ciò che era fin da
principio ». Vedete se la lettera di Giovanni non conferma il suo
vangelo, dove avete udito : « In principio era il Verbo, e il Verbo
era presso Dio » (Gv 1, 1).
Forse
qualcuno prende l’espressione « Verbo della vita » come se fosse
riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con mano. Ma
fate attenzione a quel che aggiunge : « La vita si è fatta
visibile » (1 Gv 1, 2). È Cristo dunque il Verbo della vita. E come
si è fatta visibile ? Esisteva fin dal principio, ma non si era
ancora manifestata agli uomini ; si era manifestata agli angeli ed
era come loro cibo. Ma cosa dice la Scrittura ? « L’uomo mangiò il
pane degli angeli » (Sal 77, 25).
Dunque la vita stessa si è resa visibile nella carne ; si è
manifestata perché ciò che può essere visibile solo al cuore,
diventasse visibile anche agli occhi e risanasse i cuori. Solo con
il cuore infatti può essere visto il Verbo, la carne invece anche
con gli occhi del corpo. Si verifica dunque anche la condizione per
vedere il Verbo : il Verbo si è fatto carne perché… fosse risanato
in noi ciò che ci rende possibile vedere il Verbo… Disse : « Noi
rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era
presso il Padre e si è resa visibile a noi ».
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OTTAVA DI NATALE - 27 DICEMBRE
-
VESPRI
San
Giovanni, Apostolo e Evangelista
Sulle
opere dello Spirito Santo, IV, 10 ; SC 165, 165
Il discepolo che è giunto a «
penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, nel quale
sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col
2,3)
Ruperto di Deutz nel dodicesimo secolo
Nella misura di quella grazia che ha fatto sì che Gesù lo amasse e
che l’abbia fatto riposare sul petto di Gesù alla Cena (Gv 13,23),
Giovanni ha ricevuto in abbondanza l’intelligenza e la sapienza [i
doni dello Spirito] (Is 11,2) – l’intelligenza per comprendere le
Scritture ; la sapienza per redigere i suoi libri con un’arte
mirabile. A dire il vero non ha ricevuto questo dono fin dal momento
in cui ha riposato sul petto del Signore, anche se in seguito, ha
potuto attingere da questo cuore « nel quale sono nascosti tutti i
tesori della sapienza e della scienza » (Col 2,3). Quando egli dice
che, entrando nel sepolcro, « vide e credette », riconosce che « non
avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva
risuscitare dai morti » (Gv 20,9). Come gli altri apostoli, Giovanni
è giunto alla sua piena misura alla Pentecoste, quando è venuto lo
Spirito Santo, quando la grazia è stata data a ciascuno « secondo la
misura del dono di Cristo » (Ef 4,7).
Il
Signore Gesù ha amato questo discepolo più degli altri…, e gli ha
aperto i segreti del cielo… per fare di lui lo scriba del mistero
profondo, del quale l’uomo, da solo, non può dire nulla : il mistero
del Verbo di Dio, del Verbo fatto carne. Eppure anche se lo amava,
non a lui Gesù disse : « Sei Pietro e su questa pietra edificherò la
mia Chiesa » (Mt 16,18)… Pur amando tutti i suoi discepoli e innanzi
tutto Pietro con un amore dello spirito e dell’anima, il nostro
Signore ha amato Giovanni con un amore del cuore… Nell’ordine
dell’apostolato, Simone Pietro ha ricevuto il primo posto e « le
chiavi del Regno dei cieli » (Mt 16,19) ; Giovanni, invece, ha
ottenuto un’altra parte dell’eredità : lo spirito d’intelligenza,
« un tesoro di gioia e di esultanza » (Sir 15,15).
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OTTAVA DI NATALE - 28 DICEMBRE
- Lodi
SANTI
INNOCENTI
Das
Weihnachtsgeheimnis, passim
I santi
innocenti, « compagni dell’Agnello »
Santa Teresa
Benedetta della Croce [Edith Stein)
Non sappiamo dove il divino Bambino vuole condurci su questa terra,
e non dobbiamo domandarlo prima che sia l'ora. La nostra certezza è
questa : « Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio » (Rm
8,28) e, inoltre, che le strade tracciate dal Signore conducono al
di là di questa terra. Assumendo un corpo, il Creatore del genere
umano ci offre la sua divinità. Dio si è fatto uomo affinché gli
uomini potessero diventare figli di Dio. « O meraviglioso scambio!”
Essere figli di Dio significa lasciarsi condurre per mano da Dio,
fare la volontà di Dio e non la propria volontà, deporre nella mano
di Dio ogni nostra preoccupazione e tutta la nostra speranza, non
preoccuparci più di noi stessi né del nostro avvenire. Su questa
base poggia la libertà e la gioia del figlio di Dio.
Dio è
divenuto uomo perché noi potessimo partecipare della sua vita… La
natura umana che Cristo ha assunta ha reso possibile la sua
sofferenza e la sua morte… Ogni uomo deve soffrire e morire ;
eppure, se è membro vivo del corpo di Cristo, la sua sofferenza e la
sua morte ricevono una forza redentrice mediante la divinità di
colui che ne è il capo…
Nella notte del peccato brilla la stella di Betlemme.
E sul chiarore luminoso che sgorga
dal presepio, scende l'ombra della croce. La luce viene spenta nelle
tenebre del Venerdì Santo, ma sorge, più brillante ancora, tale un
sole di grazia, al mattino della risurrezione. Dalla croce e dalla
sofferenza passa la strada del Figlio di Dio fatto carne, fino alla
gloria della risurrezione. Per giungere alla gloria della
risurrezione insieme con il Figlio dell'uomo, per ognuno di noi, e
per l'umanità intera, la strada passa attraverso la sofferenza e la
morte.
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OTTAVA DI NATALE - 28 DICEMBRE
VESPRI
Santi
innocenti
Omelia « The Mind of
Little Children » ; PPS II, 6
I martiri
Innocenti
Cardinal
John Henry Newman nel diciannovesimo secolo
È veramente giusto che celebriamo la morte di questi santi
innocenti, perché essa era proprio santa. Quando gli eventi ci
avvicinano a Cristo, quando soffriamo per Cristo, è sicuramente un
privilegio indicibile – qualunque sia la sofferenza, anche se
sull’istante, non siamo coscienti di soffrire per lui. Neanche i
bambini che Gesù ha preso in braccio potevano comprendere
sull’istante di quale mirabile condiscendenza erano oggetto, eppure
questa benedizione del Signore era proprio un privilegio. Nello
stesso modo, il massacro dei bambini di Betlemme funge per loro da
sacramento ; era il pegno dell’amore del Figlio di Dio per coloro
che hanno subìto questa sofferenza. Quanti si sono avvicinati a lui
hanno sofferto, chi più chi meno, dal fatto stesso di questo
contatto, come se emanasse da lui una forza segreta che purifica e
santifica le anime attraverso le pene di questo mondo. Così successe
per i santi innocenti.
Veramente,
anche la sola presenza di Gesù funge da sacramento : ogni suo atto,
ogni suo sguardo, ogni sua parola comunica la grazia a coloro che
accettano di riceverli – e tanto più a coloro che accettano di
divenire i suoi discepoli. Dall’inizio della Chiesa dunque un tale
martirio è stato considerato una forma del battesimo, un vero
battesimo di sangue, che ha la stessa efficacia sacramentale
dell’acqua che rigenera. Siamo quindi invitati a considerare questi
bambini dei martiri e a trarre giovamento della testimonianza della
loro innocenza.
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OTTAVA DI NATALE - 29 DICEMBRE
Lodi
Lc 2, 22-35
Omelia
15 su Luca ; PG 13, 1838-1839
« Andare in
pace »
Origene
nel terzo secolo
Simeone sapeva che nessuno può liberarci dal carcere del corpo, con
la speranza della vita futura, se non colui che stava tenendo in
braccio. Per questo gli disse : « Ora lascia, o Signore, che il tuo
servo vada in pace ; perché finché non portavo Cristo e non lo
stringevo fra le braccia, ero come prigioniero e non potevo
liberarmi dai miei legacci ». E dobbiamo, notare che non vale questo
per il solo Simeone, bensì per tutti gli uomini. Chi lascia questo
mondo e vuole raggiungere il cielo, prenda Gesù nelle sue mani, lo
porti fra le braccia, lo stringa sul petto e allora potrà recarsi,
tutto felice, dove desidera…
« Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono
figli di Dio » (Rm 8,14). È quindi lo Spirito Santo a condurre
Simeone nel Tempio. Se, anche tu, vuoi tenere Gesù, stringere Gesù
nelle braccia e diventare degno di uscire dal tuo carcere, sforzati
di lasciarti guidare dallo Spirito per giungere al Tempio di Dio.
Eccoti fin d’ora nel tempio del Signore Gesù, cioè nella sua Chiesa,
il suo tempio costruito con pietre vive (1Pt 2,5)…
Se
dunque, mosso dallo Spirito ti rechi nel Tempio, troverai il bambino
Gesù, lo prenderai fra le braccia e gli dirai : « Ora lascia, o
Signore, che il tuo servo vada in pace ». Questa liberazione e
questa partenza si fanno nella pace… Chi muore in pace se non colui
che possiede la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza e
custodisce i cuori di coloro che la possiedono ? (Fil 4,7) Chi si
ritira in pace da questo mondo, se non colui che ha capito che Dio è
venuto in Cristo per riconciliare a sé il mondo ?
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OTTAVA DI NATALE - 29 DICEMBRE
Primi
Vespri
Festa della
Santa Famiglia
Omelia
per il giorno di Natale ; PG 56, 392
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 178)
« Il padre e la madre di Gesù si
stupivano delle cose che si dicevano di lui »
San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
Che dirò
dunque ? Vedo un falegname e una mangiatoia, vedo anche un bambino e
panni e fasce, un bambino nato da una vergine, privo delle cose più
necessarie, il tutto sotto le strette della povertà, nella più
grande miseria. Hai mai visto ricchezze in una povertà estrema ? In
che modo egli, ricco, si è fatto povero per noi (2 Cor 8,9) ?
Come mai non trovò un letto, un giaciglio, ma fu deposto in una
povera mangiatoia ?…
O immensa ricchezza
nascosta sotto le parvenze della povertà !
Giace in una mangiatoia e scuote
tutto il mondo ; è avvolto in fasce e spezza le catene del peccato ;
non balbetta ancora e istruisce i Magi muovendoli a conversione. Che
dire ancora ?
Ecco : il bambino è avvolto in fasce e giace in una mangiatoia ; ma
gli sta accanto Maria, che è insieme vergine e madre ; gli sta
accanto anche Giuseppe che è chiamato padre. A questi Maria era
solamente fidanzata e lo Spirito Santo l’aveva resa madre ; pertanto
Giuseppe, perplesso, non sapeva come chiamare il bambino… Ma mentre
era assorto in tali pensieri, dalla voce di un angelo gli era stato
portato l’annunzio del cielo : « Non temere, Giuseppe, perché quello
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo » (Mt 1,20)…
Perché poi egli
nasce da una vergine ?
Proprio perché un giorno il diavolo aveva sedotto Eva vergine,
l’angelo Gabriele recò il lieto annunzio a Maria Vergine. Ma Eva,
sedotta, partorì una parola che introdusse la morte ; Maria invece,
accogliendo il felice annunzio, generò nella carne il Verbo che ci
recupera la vita eterna.
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OTTAVA DI NATALE - 30 DICEMBRE -
LODI
Le nozze e
la concupiscenza, 1,11 ; Discorso 51
Un vero
matrimonio, una vera famiglia
Sant’Agostino
nel quinto secolo
Non
sono fallaci le parole rivolte dall'angelo a Giuseppe: “Non temere
di accogliere Maria tua sposa”( Mt 1,20).... Non era venuto meno né
era stato conservato fallacemente il titolo di sposa... Il motivo
per cui la Vergine era ancora più santamente e meravigliosamente
cara a suo marito consiste nel fatto che anche senza l'intervento
del marito essa divenne feconda, superiore a lui per il Figlio, pari
nella fedeltà. A motivo di questo fedele matrimonio entrambi
meritarono di essere chiamati i genitori di Cristo: non solo lei fu
chiamata madre, ma anche lui, in quanto sposo di sua madre, fu
chiamato suo padre; era sposo e padre nello spirito, non nella
carne. Tuttavia, sia Giuseppe, padre soltanto in spirito, sia Maria,
madre anche secondo la carne, furono entrambi i genitori della sua
umiltà non della sua grandezza, della sua debolezza non della sua
divinità. Non mentisce, infatti, il Vangelo, dove si legge: “ Sua
madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre
ed io addolorati ti cercavamo”.
Ma Gesù per
mostrare di avere oltre ad essi un altro Padre, che lo generò senza
il concorso di nessuna madre, rispose: “Perché mi cercavate? Non
sapevate che io debbo occuparmi delle cose del Padre mio?” E di
nuovo, perché non si credesse che con quelle parole li rinnegasse
come genitori, l'evangelista continua dicendo: Ma essi non
compresero la parola che aveva detto loro. E discese con loro e
ritornò a Nazareth ed era loro sottomesso... Perché dunque si
sottomise ad essi che erano molto al di sotto della condizione
divina, se non perché annichilò se stesso prendendo la condizione di
servo (Fil 2,7), di cui essi erano i genitori? Ma, avendolo lei
generato senza l'intervento di lui, certamente non sarebbero
entrambi neppure genitori della condizione di servo, se non fossero
coniugi l'uno dell'altro, anche senza l'unione della carne.
Prendiamo
dunque a partire da Giuseppe la genealogia di Cristo:sposo nella
castità, è padre anche in questo modo... Direte che non ha generato
Gesù secondo l’opera della natura? Ma Maria stessa l’ha forse
concepito secondo l’opera della natura? Ebbene: ciò che lo Spirito
ha operato, l’ha fatto per tutti e due insieme. Infatti Giuseppe
secondo Matteo (1,19), “era giusto”. Erano giusti, sposo e sposa. Lo
Spirito Santo ha riposato nella loro comune giustizia, e ha dato un
figlio a ambedue.
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OTTAVA DI NATALE - 30 DICEMBRE -
Vespri
Messaggio
del 31 dicembre 2000
La Santa
Famiglia e le nostre famiglie
Giovanni
Paolo II
Nel clima di
gioia che è proprio del Natale, celebriamo oggi la Festa della Santa
Famiglia. Dal presepe il nostro sguardo si sposta idealmente
sull'umile dimora di Nazaret. Gesù, fattosi nostro fratello, ha
voluto passare attraverso l'esperienza della famiglia. Si è così
inserito nella prima e fondamentale cellula di aggregazione sociale,
dando in tal modo un riconoscimento di validità perenne alla più
comune fra le istituzioni umane.
Per noi
credenti la famiglia, riflesso della comunione trinitaria, ha come
modello quella di Nazaret, al cui interno si è svolta la vicenda
umana del Redentore e dei suoi genitori. Pensiamo alle difficoltà
che Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare in occasione della
nascita di Gesù ; e poi nell'esilio in Egitto, per sfuggire alla
persecuzione di Erode.
Guardando
quest'oggi a quella Casa santa, il pensiero va alle tante famiglie
che, in questi nostri tempi, si trovano in situazioni difficili.
Alcune sono segnate da estrema povertà, altre sono costrette a
cercare in Paesi stranieri quanto purtroppo manca loro in Patria,
altre ancora incontrano al proprio interno seri problemi a causa del
rapido mutamento culturale e sociale che talora le sconvolge. Tutto
questo mostra quanto sia urgente riscoprire il valore della famiglia
ed aiutarla in ogni modo ad essere, come Dio l'ha voluta, ambiente
vitale dove ogni bimbo che viene al mondo è accolto fin dal suo
concepimento con tenerezza e gratitudine ; luogo dove si respira un
clima sereno che favorisce in ogni suo membro un armonioso sviluppo
umano e spirituale.
Possa la Santa Famiglia, che oggi veneriamo, ottenere questo dono
per ogni nucleo familiare, e lo aiuti ad essere una piccola "chiesa
domestica", scuola di virtù umane e religiose.
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OTTAVA DI NATALE - 31 DICEMBRE -
LODI
Gv 1,1-18
Discorsi
per il giorno di Natale,
5, 1-2 ;
SC 166, 223-226
« Il Verbo
si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la
sua gloria »
Beato
Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
Siamo
tutti riuniti, fratelli, per ascoltare la Parola di Dio. Eppure Dio
ci ha preparato qualcosa di migliore : ci viene donato oggi, non
soltanto di ascoltare, ma pure di vedere il Verbo di Dio, purché noi
« andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il
Signore ci ha fatto conoscere »
(Lc 2,15)…
Se è
vero che « la fede dipende di ciò che ascoltiamo »
(Rm
10,17),
Dio sa che essa dipende più direttamente e più rapidamente da ciò
che vediamo, come ce lo insegna l’esempio di Tommaso… Dio, volendo
accondiscendere alla nostra ottusità, oggi ha reso visibile per noi
il suo Verbo, che aveva prima reso udibile. Anzi, l’ha reso
palpabile, al punto che alcuni tra noi hanno potuto dire : « Ciò che
era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo
veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che
le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita »
(1 Gv
1,1)…
Se
quindi si trova fra di noi un fratello che soffre di languore
spirituale, non voglio che i suoi orecchi si affatichino più a lungo
nell’ascoltare la mia povera parola. Che si rechi a Betlemme, e là,
contempli colui « nel quale gli angeli desiderano fissare lo
sguardo » (1 Pt 1,12),
che contempli colui « che il Signore ci ha fatto conoscere »
(Lc 2,15).
Che si rappresenti nella mente come la « Parola di Dio, viva e
efficace » (Eb 4,12)
giace lì, in una mangiatoia.
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OTTAVA DI NATALE - 31 DICEMBRE -
PRIMI VESPRI
Nato da donna
di Sant’Ireneo
di Lione nel secondo secolo
Il Signore,
ricapitolando tutte le cose, ha ricapitolato anche la guerra che noi
sosteniamo contro il nostro nemico; ha provocato e vinto colui che
all’inizio in Adamo ci aveva fatto schiavi e gli ha calpestato il
capo, come trovi scritto nella Genesi dove Dio disse al serpente:
«Porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il suo;
questo ti insidierà il capo e tu gli insidierai il calcagno». Da
allora, infatti, era preannunciato che colui che doveva nascere da
una vergine a somiglianza di Adamo avrebbe insidiato il capo del
serpente, cioè il seme di cui parla l’Apostolo nella Lettera ai
Galati: «La legge delle opere fu stabilita fino alla venuta del seme
per il quale era stata fatta la promessa».
L’Apostolo si
spiega ancor più chiaramente nella stessa lettera dicendo: «Quando
poi venne la pienezza del tempo, Dio inviò suo Figlio, nato da
donna». Il nemico, infatti, non sarebbe stato vinto con giustizia se
chi lo vinse non fosse diventato uomo da donna, poiché per mezzo di
una donna ebbe dominio anche sull’uomo, diventando nemico dell’uomo
fin dall’inizio. Per questo anche il Signore si riconosce Figlio
dell’uomo, ricapitolando in se stesso quel primo uomo, dal quale fu
plasmata la donna; e come per mezzo della sconfitta di un uomo la
nostra razza era discesa nella morte, così per la vittoria di un
uomo siamo risaliti nella vita; e come la morte aveva trionfato su
di noi per mezzo di un uomo, così anche noi trionfiamo a nostra
volta sulla morte per mezzo di un uomo.
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OTTAVA DI NATALE - 31
DICEMBRE - VEGLIA
Maria, Madre di Dio
Cirillo
d’Alessandria nel quarto
secolo
Mi
sono meravigliato del fatto che alcuni dubitano se la santa Vergine
debba essere detta o meno Madre di Dio. Se infatti il Signore nostro
Gesù Cristo è Dio, perché mai la santa Vergine che lo ha generato
non deve essere detta Madre di Dio? Questa fede ce l’hanno trasmessa
i divini discepoli, anche se non ricordano questa espressione. Così
abbiamo imparato a pensare dai santi padri. E in verità Atanasio, (…)
scrivendo un libro sulla santa e consustanziale Trinità nel terzo
discorso qua e là chiama la santa Vergine Madre di Dio.
Citerò
le sue parole; dice:«Questo è il fine e il carattere distintivo
della santa Scrittura, come abbiamo spesso detto: l’annuncio in essa
contenuto del Salvatore è duplice. Da un lato, che egli era sempre
Dio ed è Figlio, poiché è Verbo, Splendore e Sapienza del Padre;
dall’altro, che negli ultimi tempi,,assumendo per noi la carne,
divenne uomo dalla vergine Maria, Madre di Dio». E, dopo aver detto
altre cose, continua: «Molti furono santi e puri da ogni macchia:
Geremia fu santificato dal seno materno e Giovanni, ancora
nell’utero, balzò di gioia alla voce di Maria, Madre di Dio». (…)
Santa
Vergine è intesa e viene detta contemporaneamente “madre di Cristo”
e «Madre di Dio». Non ha generato, infatti, un semplice uomo come
noi, ma il Verbo di Dio Padre, incarnato e fatto uomo. E se anche
noi per grazia siamo chiamati dèi, non così il Figlio di Dio, che lo
è per natura e in verità, anche se è divenuto carne.
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PRIMA SETTIMANA DOPO NATALE - 1 GENNAIO -
LODI
- Solennità di Maria
Santissima, Madre di Dio
Omelia del 1o gennaio 1979
Giorno della Madre, giorno della
pace
Papa
Giovanni Paolo Secondo
« Vi do la mia pace ! » dice Gesù. Oggi la Chiesa venera
particolarmente la maternità di Maria. Questa è come un ultimo
messaggio dell’ottava del Natale del Signore. La nascita parla
sempre della genitrice, di colei che dà la vita, di colei che dà
l’uomo al mondo. Il primo giorno dell’anno nuovo è la giornata della
Madre. La vediamo quindi col Bambino tra le braccia. Madre, colei
che ha generato e nutrito il Figlio di Dio. Madre di Cristo. Non è
forse questa immagine la sorgente della nostra singolare fiducia ?
Non è proprio essa che ci permette di vivere nella cerchia di tutti
i misteri della nostra fede, e, contemplandoli come « divini »,
considerarli nello stesso tempo così « umani » ?
Ma c’è ancora un’altra immagine della Madre con il Figlio tra le
braccia : Maria con Gesù tolto dalla croce ; con Gesù che torna fra
quelle braccia, sulle quali a Betlemme fu offerto come Salvatore del
mondo. Vorrei, quindi, oggi unire la nostra preghiera per la pace
con questa duplice immagine. Vorrei collegarla a questa maternità,
che la Chiesa venera in modo particolare nell’ottava del Natale del
Signore. Perciò dico:
« Madre, che sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo
morto del Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a
tutte le madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti,
la schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi
di concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita,
del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel
nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con
noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della Pace, sii con noi
in ogni momento ! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace. »
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PRIMA SETTIMANA DOPO NATALE - 1
GENNAIO - VESPRI
- Maria Santissima Madre di Dio
Omelie, 4 ; SC 72, 129
« Maria serbava
tutte queste cose meditandole nel suo cuore »
Sant’Amedeo di Losanna nel dodicesimo secolo
Prendendo in braccio, per la prima volta, il suo bambino, l’Emmanuele,
Maria ha potuto discernere in lui una luce incomparabilmente più
bella del sole, ha sentito un fuoco che nessuna acqua avrebbe potuto
spegnere. Ha ricevuto, velato con questo piccolo corpo appena nato
da lei, la luce splendente che illumina ogni cosa, e ha meritato di
portare in braccio il Verbo di Dio che porta tutto quanto esiste (Eb
1,3). Come lei non sarebbe stata pervasa dalla conoscenza di Dio,
come le acque ricoprono il mare (Is 11,9) e, rapita fuori di sé,
portata in alto, in una mirabile contemplazione ? Come, essendo
vergine, non si sarebbe stupita di vedersi divenuta madre e, nella
gioia, di vedersi divenuta Madre di Dio ? Ha capito che in lei sono
state compiute le promesse fatte ai patriarchi, e gli oracoli dei
profeti, i desideri dei suoi padri antichi che aspettavano proprio
lei con tutto cuore.
Vede che
le è donato il Figlio di Dio ; si rallegra al vedersi affidare la
salvezza del mondo. Sente il Signore Dio dirle nel profondo del
cuore : « Ti ho scelta fra tutto quello che ho creato. Ti ho
benedetta fra tutte le donne (Lc 1,42) ; ti ho affidato mio Figlio
nelle mani ; ti ho affidato il mio Unigenito. Non temere di
allattare ed educare colui che hai dato alla luce. Sappia che non è
soltanto il tuo Dio, ma anche tuo figlio. È mio Figlio, e tuo
figlio ; mio Figlio secondo la divinità, tuo figlio secondo
l’umanità che ha assunta in te. » Con quanto affetto, quanto zelo,
quanta umiltà, quanto rispetto, quanto amore e quanta dedizione
Maria ha risposto a tale chiamata. Gli uomini non possono saperlo ;
ma lo sa Dio, che prova mente e cuore (Sal 7,10)… Beata colei alla
quale è stato dato di educare colui che protegge e mantiene tutto,
di portare colui che porta l’universo.
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 2 GENNAIO - LODI
PG 10, 852-861
« Io non sono il Messia »
Da
un’omelia attribuita a Sant’Ippolito di Roma nel terzo secolo
Giovanni, il precursore del Maestro… gridò a quanti venivano per
farsi battezzare da lui : « Razza di vipere (Mt 3, 6), perché mi
guardate con tanta insistenza ? Non sono io il Cristo. Sono un servo
e non il Padrone. Sono un suddito e non il re. Sono una pecora, e
non il pastore. Sono un uomo e non un Dio. Ho guarito la sterilità
di mia madre, venendo al mondo, ma non le ho lasciato la sua
verginità. Sono stato tirato dal basso, non sono venuto dall’alto.
Ho sciolto la lingua di mio padre, non ho elargito la grazia divina.
Mia madre mi ha riconosciuto, ma la stella non mi ha designato. Sono
spregevole e piccolo, ma dopo di me viene uno che era prima di me.
Viene
dopo, nel tempo ; prima era nella luce inaccessibile e ineffabile
della divinità. « Viene uno che è più forte di me e io non sono
degno neanche di portagli i sandali. Egli vi battezzerà in Spirito
Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Io sono sottomesso ; lui è libero. Io
sono assoggettato al peccato ; lui ha distrutto il peccato. Io
inculco la legge ; lui porta la luce della grazia. Io predico da
schiavo ; lui detta la legge da maestro. Io come giaciglio, ho il
suolo, lui il cielo. Io battezzo con un battesimo di conversione ;
lui dona la grazia dell’adozione. « Egli vi battezzerà in Spirito
Santo e fuoco ». Perché venerarmi ?
Io non sono il Cristo. »
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PRIMA SETTIMANA DOPO NATALE - 2 GENNAIO
VESPRI
Gv 1, 19-28
“Dio inviò
davanti a sé Giovanni”
di S.
Agostino nel quinto secolo
Inviò avanti a sé un uomo, Giovanni, e lo fece nascere nel tempo in
cui la luce del giorno comincia a diminuire; egli invece è nato nel
tempo in cui la luce del giorno comincia a crescere, affinché tutto
ciò prefigurasse quanto disse lo stesso Giovanni: “ È necessario
che lui cresca e io diminuisca”(v 3, 30). La vita dell’uomo
infatti deve diminuire in sé e crescere in Cristo, “affinché
quelli che vivono non vivano più per se stessi ma per colui che è
morto per tutti ed è risorto” (2Cor 5, 15) Ciascuno di noi
possa dire quanto afferma l’Apostolo; “Non sono più io che vivo
ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). È necessario infatti che lui
cresca ed io diminuisca.
Chi di
noi uomini potrà mai conoscere tutti i tesori della sapienza e della
scienza racchiusi in Cristo e nascosti nella povertà della sua
carne? Poiché per noi si è fatto povero pur essendo ricco, per
arricchire noi con la sua povertà. Quando assunse la natura mortale
e consumò la morte si mostrò nella povertà, ma promise le sue
ricchezze che aveva differite, non le perse per essergli state
tolte. Quanto è immensa la sua bontà che riserva per coloro che lo
temono ma che concede a chi conserva la sua speranza in lui
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 3 GENNAIO - LODI
“Ecco
l’Agnello di Dio”
di San Cirillo
Alessandrino nel quinto secolo
È
unico, l’Agnello morto per tutti, egli che veglia su tutto il gregge
degli uomini per il suo Dio e Padre, unico per tutti, per
sottomettere tutti a Dio, unico per tutti, per guadagnare tutti,
affinché tutti finalmente « non vivano più per se stessi, ma per
colui che è morto e risuscitato per loro (2 Cor 5, 15). Infatti,
mentre eravamo immersi nel peccato e quindi sottomessi alla morte e
alla corruzione, il Padre ha dato suo Figlio come nostra redenzione,
lui solo per tutti, perché tutto è in lui, ed egli è più buono di
tutti. Uno è morto per tutti, perché noi vivessimo tutti in lui.
Infatti, come la morte aveva afferrato l’Agnello immolato per tutti,
così pure ci ha riscattati tutti in lui e con lui. Perché tutti
eravamo in Cristo, morto e risuscitato per causa nostra e per noi ;
in verità, abolito il peccato, come sarebbe stato possibile che la
morte, che viene dal peccato, non venisse abolita con lui. Morta la
radice, come il frutto sarebbe stato conservato ? Morto il peccato,
per quale ragione noi avremmo potuto morire ? Perciò, possiamo dire
con esultanza a proposito della condanna a morte dell’Agnello di
Dio : « Dov’è o morte la tua vittoria ? »
(1 Cor 15, 55)
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 3 GENNAIO - VESPRI
Commento sul
vangelo di Giovanni, 18
« Ecco
l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo »
di San
Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
“Ecco
l’Agnello di Dio” disse Giovanni, non parla Gesù Cristo; è Giovanni
Battista a dire tutto. Lo Sposo è solito agire in questo modo; non
dice ancora nulla alla Sposa, ma sta alla sua presenza in silenzio.
Altri lo annunziano e gli presentano la Sposa. Quando lei compare,
lo Sposo non la prende, bensì la riceve dalle mani di un altro. Ma
dopo averla ricevuta, si lega tanto strettamente a lei, che lei non
ricorda più coloro che ha dovuto lasciare per seguirlo.
Così
successe a Gesù Cristo. È venuto per sposare la Chiesa. Lui non ha
detto nulla, non ha fatto nulla se non presentarsi. È Giovanni,
l’amico dello Sposo, ad aver messo nella sua mano quella della Sposa
– in altri termini, il cuore degli uomini che aveva convinti con la
sua predicazione. Allora Gesù Cristo li ha ricevuti e colmati di
beni tanto numerosi, che non sono più tornati da colui che li aveva
condotti a lui… È Giovanni, l’amico dello Sposo, l’unico ad essere
stato presente al suo sposalizio. Ha fatto tutto ; vedendo Gesù
venire verso di lui disse : « Ecco l’Agnello di Dio ». Così facendo,
rendeva testimonianza allo Sposo non soltanto con la voce, ma anche
con gli occhi. Egli ammirava Cristo e, contemplandolo, il suo cuore
trasaliva di gioia. Se non predica, ammira colui che è presente e fa
conoscere il dono che Gesù è venuto a portare. Insegna a prepararsi
per riceverlo. « Ecco l’Agnello di Dio ! » Ecco colui, disse, che
toglie il peccato del mondo. Lo fa incessantemente. Anche se offre
una sola volta il suo sacrificio per i peccati del mondo, questo
unico sacrificio ha un effetto perpetuo.
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 4 GENNAIO - LODI
Inno XVII, §
12-13 ; SC 110, 285
« Venite e vedrete »
di Romano il
Melode nel sesto secolo
Il
peccato è stato cancellato ; l’incorruttibilità ci è stata data (1
Cor 15,53) ; il Precursore ci ha manifestato che la grazia ci è
stata ridonata dicendo : « Ecco l’Agnello di Dio che toglie i
peccati del mondo ». Ha mostrato l’atto di annullamento a coloro
che avevano contratto un debito pesante. Colui che aveva sussultato
nel seno materno oggi l’ha proclamato, e ha fatto conoscere Colui
che ci è apparso e ha illuminato ogni cosa.
Il
Battista proclama il mistero ; chiama agnello il Pastore, e non
semplicemente agnello bensì agnello che cancella tutte le nostre
colpe : « Ecco l’agnello » dice, non c’è più bisogno di capro
espiatorio (Lv 16,21). Alzate le mani verso di lui, voi tutti,
riconoscendo i vostri peccati, perché egli è venuto per togliere,
insieme con quelli del popolo, i peccati del mondo intero. Dall’alto
del cielo, a tutti noi il Padre ha mandato questo dono : Colui che
ci è apparso e ha illuminato ogni cosa.
Ha
dissipato la notte funesta ; grazie a lui tutto è come mezzo giorno.
Sul mondo ha brillato la luce senza tramonto, Gesù nostro Salvatore.
Nell’abbondanza, il paese di Zabulon imita il paradiso, perché il
fiume di delizie lo abbevera e un torrente d’acqua sempre viva
zampilla in esso… Nella Galilea, contempliamo oggi la sorgente
d’acqua viva, Colui che ci è apparso e ha illuminato ogni cosa (Mt
4,15-16 ; Sal 35,9-10).
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 4 GENNAIO - VESPRI
Commenti sul
vangelo di Giovanni
« Fissando lo sguardo su Gesù che
passa »
di Ruperto di
Deutz nel dodicesimo secolo
« Giovanni stava là con due dei suoi discepoli e fissò lo sguardo su
Gesù che passava » . Certo si tratta di un atteggiamento del corpo,
che pure traduce qualcosa della missione di Giovanni, della veemenza
della sua parola ed azione. Ma, secondo l’Evangelista, si tratta
anche, più profondamente, di quella tensione viva, sempre in sospeso
nel profeta. Giovanni non si limitava a compiere esteriormente la
sua missione di profeta ; teneva anche sempre vivo nel cuore il
desiderio del Signore che aveva riconosciuto al battesimo… Senza
dubbio, Giovanni era totalmente teso verso il nostro Signore.
Desiderava rivederlo. Infatti, vedere Gesù, era la salvezza per chi
lo confessava, la gloria per chi lo annunziava, la gioia per chi lo
indicava. Giovanni stava là, in piedi, rizzato da tutto l’ardore del
suo cuore ; stava tutto dritto ; aspettava Cristo ancora nascosto
sotto l’ombra della sua umiltà…
Insieme con Giovanni, due dei suoi discepoli stavano là come il loro
maestro, primizie del popolo preparato dal precursore, non per lui
bensì per il Signore. Fissando lo sguardo su Gesù che passava,
Giovanni disse : « Ecco l’Agnello di Dio ». Notate i termini di
questo racconto. A prima vista, tutto è chiaro, ma per chi si
addentra nel senso profondo, si fa sentire il peso del mistero :
« Gesù passava »… Cosa vuole dire, se non che il Figlio di Dio è
venuto a prendere la nostra natura umana che passa, che cambia.
Poiché gli uomini non lo conoscevano, lui si fa conoscere e amare
passando in mezzo a noi. È venuto nel seno della Vergine. È passato
dal seno della Madre al presepio, e dal presepio alla croce, dalla
croce alla tomba ; dalla tomba è salito in cielo… Anche il nostro
cuore, se imparerà come Giovanni a desiderare Cristo, riconoscerà
Gesù mentre passa ; se lo seguirà, giungerà, come i discepoli, là
dove Gesù dimora – nel Mistero della sua Divinità.
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 5 GENNAIO - LODI
Omelie sul
Cantico dei cantici 15
(in l’Ora
dell’Ascolto p. 2562)
« Abbiamo trovato
colui del quale hanno scritto i profeti. »
San Gregorio
Nisseno nel quarto secolo
Filippo dopo esser stato trovato dal Signore – com’è detto nel
vangelo che « Gesù incontrò Filippo » – fu anche seguace del Verbo,
che gli disse : « Seguimi ». Condotto che fu alla luce vera, ne
attinse per sè, come lampada, parte dello splendore, e avvolse di
tale luce anche Natanaèle, come porgendogli la torcia del « mistero
della pietà » (1 Tm 3, 16). Queste sono le sue parole : « Abbiamo
trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti,
Gesù di Nazareth ».
Natanaèle, da parte sua, accolse ponderatamente questo lieto
annunzio, poiché era molto ben istruito sul mistero del Signore dai
libri delle profezie e sapeva come la prima manifestazione corporale
di Dio avrebbe avuto luogo a Betlemme (cfr. Mi 5, 1) e come poi,
dimorando a Nazareth, sarebbe stato chiamato Nazareno (Mt 2, 23).
Così Natanaèle, considerando l’una e l’altra cosa, e riflettendo
come il mistero dovesse attuarsi, per quanto riguarda la nascita
corporale, la grotta, le fasce e la mangiatoia, a Betlemme, la città
di Davide, mentre, d’altra parte, alla Galilea doveva toccare un
giorno di dargli il proprio nome a motivo del Verbo che si sarebbe
recato volentieri tra i gentili (Mt 4, 12-16), domandò : « Da
Nazareth può mai venire qualcosa di buono ? » Allora Filippo gli si
fa risolutamente guida a questa grazia, dicendogli « Vieni e Vedi ».
Con ciò Natanaèle, lasciato il fico della Legge, la cui ombra
gl’impediva di ricevere la luce, arrivò a colui che del fico sterile
seccò le foglie (cfr. Mt 21, 19). Ed è per questo motivo che il
Verbo gli ha reso testimonianza che era un Israelita genuino, perché
dimostrava in se stesso il carattere del Patriarca Israele, libero
da ogni intenzione d’inganno : « Ecco davvero, disse, un Israelita
in cui non c’è falsità ».
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 5 GENNAIO - PRIMI VESPRI
17a
elevazione sui misteri (2)
« Abbiamo visto sorgere la sua
stella »
di Jacques Bossuet,
vescovo nel diciassettesimo secolo
All’oriente sorge, come un astro splendente, l’amore della verità e
della virtù. Come i magi, non sapete ancora di che cosa si tratti.
Sapete soltanto e confusamente che questa stella vi conduce fino al
re dei Giudei, cioè dei veri figli di Giuda e di Giacobbe : andate,
camminate, imitate i magi.
« Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti » ; abbiamo
visto, e subito siamo partiti. Per dove ? Non lo sappiamo ancora ;
cominciamo col lasciare la nostra patria. Andate a Gerusalemme,
ricevete i lumi della Chiesa. Là troverete i dottori che
interpreteranno per voi le profezie, e vi faranno intendere i
disegni di Dio. Sotto questa guida, camminerete con sicurezza.
Cristiani,
chiunque voi siate a udire queste cose, forse – chi infatti
può prevedere i disegni di Dio ? – forse in questo momento la
stella sta per sorgere nel vostro cuore. Andate, uscite dalla vostra
patria, imparate a conoscere Gerusalemme, e il presepio del vostro
Salvatore, e il pane che egli vi prepara a Betlemme.
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PRIMA SETTIMANA DOPO
NATALE - 5 GENNAIO - VEGLIA
DELL'EPIFANIA
Omelie
su Matteo, 7-8
« Prostratisi lo adorarono »
di San Giovanni
Crisostomo nel quarto secolo
Fratelli, seguiamo i magi, lasciamo le nostre abitudini pagane.
Andiamo ! Facciamo un lungo viaggio per vedere Cristo. Se i magi non
fossero partiti lontano dal loro paese, non avrebbero visto Cristo.
Lasciamo anche noi gli interessi della terra. Finché restavano nel
loro paese, non vedevano nulla se non la stella ; quando invece
hanno lasciato la loro patria, hanno visto il Sole di giustizia (Ml
3,20). Diciamo meglio : se non avessero intrapreso generosamente il
loro viaggio, non avrebbero nemmeno visto la stella. Anche noi
alziamoci dunque, e anche se a Gerusalemme tutti restano turbati,
corriamo là dove si trova il Bambino…
« Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e
prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli
offrirono i loro doni ». Quale motivo li ha spinti a prostrarsi
davanti a quel bambino ? Nulla di particolare nella Vergine o nella
casa ; nessun oggetto in grado di colpire lo sguardo e di attirarli.
Eppure, non contenti di prostrarsi, aprono i loro tesori, con doni
che non si offrono se non a Dio - l’incenso e la mirra simboleggiano
la divinità. Quale motivo li ha spinti ad agire in questo modo ? Lo
stesso motivo che li aveva decisi a lasciare la patria, e a partire
per quel lungo viaggio : È la stella, cioè la luce con la quale Dio
aveva riempito il loro cuore e li conduceva poco a poco in una
conoscenza più perfetta. Se questa luce non li avesse illuminati,
come avrebbero potuto rendere tali omaggi mentre ciò che vedevano
era così povero e umile ? Non c’è grandezza materiale, ma soltanto
un presepio, una stalla, una madre priva di tutto, perché tu possa
vedere più chiaramente la sapienza dei magi, perché tu possa capire
che essi sono venuti non verso un uomo, ma verso un Dio, loro
benefattore.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 6 GENNAIO -
EPIFANIA -
LODI
“Il Signore
ha manifestato la sua Salvezza”
di San Leone Magno nel
quinto secolo
Figli carissimi, ammaestrati dai misteri della grazia divina,
celebriamo nella gioia dello spirito il giorno della nostra nascita
e l’inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo
Dio miséricordioso che, come afferma l’Apostolo, “ci ha messo in
grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci
ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno
del suo Figlio diletto” (Col 1, 12-13). L’aveva annunziato Isaia
. “Il popolo dei Gentili che sedeva nelle tenebre, vide una
grande luce e su quanti abitavano nella terra tenebrosa una luce
rifulse” (Is 9, 1), Di essi ancore Isaia dice al Signore : “Popoli
che non ti conoscono ti invocheranno, e popoli che ti ignorano
accorreranno a te” (cfr. Is 55, 5).
“Abramo
vide questo giorno e ne gioì” (Gv 8, 56). Gioì quando conobbe
che i figli della sua fede sarebbero stati benedetti nella sua
discendenza, cioè nel Cristo, e quando intravide che per la sua fede
sarebbe diventato padre di tutti i popoli. Diede gloria a Dio,
pienamente convinto che quanto il Signore aveva promesso, lo avrebbe
attuato (cfr Rm 4, 20-21). Questo giorno cantava nei salmi Davide
dicendo : “Tutti i popoli che hai creato verranno e si
prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome”
(Sal 85, 9); e ancora: “Il Signore ha manifestato la sua
salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia” (Sal
97, 2).
Tutto
questo, lo sappiamo, si è realizzato quando i tre magi, chiamati dai
loro lontani paesi, furono condotti da una stella a conoscere e
adorare il Re del cielo e della terra. Questa stella ci esorta
particolarmente a imitare il servizio che essa prestò, nel senso che
dobbiamo seguire, con tutte le nostre forze, la grazia che invita al
Cristo. In questo impegno, miei cari, dovete tutti aiutarvi l’un
l’altro. Risplenderete così come figli della luce nel regno di Dio,
dove conducono la retta fede e le buone opere. Per il nostro Signore
Gesù Cristo che con Dio Padre e con lo Spirito Santo vive per tutti
i secoli dei secoli. Amen!
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 6 GENNAIO -
EPIFANIA - VESPRI
Oggi Cristo
si è manifestato al mondo
di Sant’Odilone di Cluny nel undicesimo secolo
Oggi
Cristo si è manifestato al mondo, oggi ha ricevuto il mistero del
battesimo e, ricevendolo, lo ha consacrato con la sua presenza.
Oggi, come la fede insegna ai credenti, durante una festa di nozze
ha cambiato l’acqua in vino.
Questo
giorno di festa è tanto più importante, in quanto segue da vicino
quello della natività del Signore. Quando nel bambino viene adorato
Dio, si venera il mistero del parto verginale. Quando all’uomo-Dio
vengono offerti doni, si adora la dignità del bimbo divino. Quando
il bambino viene trovato con Maria, viene affermata la natura umana
di Cristo e la verginità della Madre di Dio. L’evangelista dice
infatti : “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua
madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli
offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2, 11):I doni
offerti dai magi rivelano il profondo mistero di Cristo. Con l’oro
essi lo proclamarono re, con l’incenso lo adorano Dio, con la mirra
lo riconoscono uomo. Noi dunque crediamo che Cristo assunse la
nostra natura mortale affinché, con l’unica sua morte, vedessimo
distrutta la duplice nostra morte. Come Cristo sia apparso mortale e
abbia pagato il debito della morte lo trovi scritto in Isaia : “Era
come agnello condotto al macello” (Is 53, 7). La nostra fede
nella regalità di Cristo è confermata dall’autorità divina; egli
stesso infatti dice di sé in un salmo : “ Io sono stato
costituito re da lui” (Sal 2, 6Volg) cioè da Dio Padre. E che
sia il Re dei re lo dice egli stesso con le parole della Sapienza: “Per
mezzo mio regnano i re, e i magistrati emettono giusti decreti”
(Prv 8, 15). Che Cristo, infine, sia veramente Dio e Signore, lo
prova, ovunque ci volgiamo, tutto il mondo da lui creato. Egli
stesso, infatti, dice nel vangelo : “Mi è stato dato ogni potere
in cielo e in terra” (Mt 28, 18). E il beato evangelista . “Tutto
è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto”
(Gv 1, 3). Se si riconosce che tutte le cose da lui sono state
create e in lui esistono, ne segue che tutte le cose hanno
riconosciuto la sua venuta.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 7 GENNAIO - LODI
« Conviene che così
adempiamo ogni giustizia »
San Gregorio
Nazianzeno nel quarto secolo
Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo
splendore ; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per
poter con lui salire alla gloria…
Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per
santificare colui dal quale viene battezzato nell’acqua, ma anche di
certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo.
Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per
noi. E poiché era spirito e carne, santifica nello Spirito e
nell’acqua (Gv 3,4). Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù
insiste : « Io ho bisogno di essere battezzato da te », dice la
lucerna al Sole (Gv 5, 35), l’amico allo Sposo (Gv 3, 29), colui che
è il più grande tra i nati di donna al primogenito di ogni creatura
(Mt 11,11 ; Col 1,15).
Gesù
sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede
scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per
sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati,
come il paradiso dalla spada fiammeggiante (Gen 3, 24). E lo Spirito
testimonia la divinità di Cristo : si presenta simbolicamente sopra
colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità
dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in
quel momento riceveva la testimonianza. Lo Spirito appare
visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche la nostra
carne divinizzata.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 7 GENNAIO -
VESPRI
Discorso 109, 1: PL 38,636 (in l’Ora
dell’Ascolto p. 47)
Convertitevi
perché il Regno dei cieli è vicino
di San
Agostino nel quarto secolo
Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua predicazione:
“Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino” (Mt
4, 17). E similmente, Giovanni
Battista il Precursore incominciò: “Convertitevi, perché il Regno
dei cieli è vicino” (Mt 3, 2). Anche ora il Signore rimprovera chi non vuole convertirsi mentre si
avvicina il Regno dei cieli. “Il Regno dei cieli – egli dice
– non viene in modo da attirare l’attenzione”, e poi aggiunge:
“Il Regno dei cieli è in mezzo a voi” (Lc 17, 20-21).
Ognuno
dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro, per non
perdere l’ora in cui opera la misericordia del Salvatore,
misericordia che viene offerta finché è lasciato tempo al genere
umano. E appunto per questo è lasciato tempo all’uomo, perché si
converta, e non ci sia nessuno che incorra nella perdizione. Dio sa
quando verrà la fine del mondo: ora è il tempo della fede.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 8 GENNAIO -
LODI
Discorso Morino 26, § 2-5 ; PLS IV, 297-299
Gesù vide
molta folla e si commosse per loro
di San Cesario
di Arles nel quarto secolo
La
vera misericordia che è nel cielo
(cfr. Sal 35, 6),
è Cristo nostro Signore. Quanto è dolce e quanto è buona ; senza che
nessuno la cerchi, essa è scesa spontaneamente dai cieli e si è
abbassata per rialzarci !…
E
Cristo ci ha promesso di stare con noi fino alla consumazione dei
secoli ; come egli stesso dice nel Vangelo : « Ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo »
(Mt 28, 20).
Quanta bontà, fratelli ! È già nel cielo alla destra del Padre, e
vuole faticare ancora, con noi, sulla terra. Con noi, vuole avere
fame e sete, con noi vuole soffrire, con noi essere straniero. Anzi
non rifiuta di morire e di essere carcerato con noi
(Mt 25, 35).
Vedete quanto è grande il suo amore per noi : nella sua tenerezza
indicibile, vuole soffrire in noi tutti questi mali.
Sì,
la misericordia venuta dal cielo, cioè Cristo nostro Signore, ti ha
creato mentre non esistevi, ti ha cercato mentre eri perduto, ti ha
riscattato mentre eri stato venduto… E ora, ogni giorno, Cristo si
degna di incorporarsi alla tua umanità. Purtroppo, tanti uomini non
accettano di aprire la porta del loro cuore.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 8 GENNAIO -
VESPRI
Mc 6, 34-44
omelia sulla
prima lettera ai Corinzi, 24,4 ; PG 61, 204-205
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 881)
Preso il pane,
rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
di
San Giovanni
Crisostomo nel quarto secolo
Cristo ci ha dato il suo corpo per saziarci, attirandoci a sé in
un’amicizia sempre più grande. Accostiamoci dunque a lui con fervore
e ardente carità… Anche i magi hanno adorato questo corpo adagiato
nel presepe… Essi si accostarono con gran tremore a un presepe e a
una grotta, senza scorgere nessuna di quelle cose che tu ora puoi
vedere.
Tu
invece non ti volgi a un presepe ma a un altare ; e non vedi una
donna che lo porta, ma un sacerdote che sta in piedi alla sua
presenza, e lo Spirito ricco di ogni fecondità, che si libra sulle
offerte. Non vedi semplicemente quello stesso corpo, come lo videro
loro, ma hai conosciuto la sua potenza e tutto il suo disegno e non
ignori nulla di quanto lui ha fatto… Esortiamo quindi noi stessi,
con un santo timore, e mostriamo una pietà molto maggiore di quegli
stranieri, in modo da… non accostarci a lui con temerità e
sconsideratamente.
Poiché questa mensa è la forza della nostra anima, la fonte di unità
di tutti i nostri pensieri, il motivo della nostra fiducia ; è
speranza, salvezza, luce, vita. Se ci saremo allontanati con tutto
questo dal santo sacrificio, andremo con fiducia verso i suoi atri
santi, come rivestiti di armature d’oro.
Parlo
forse di cose future ? Fin da quaggiù, questo mistero è per te il
cielo e la terra. Apri quindi le porte del cielo e guarda ; … e
allora contemplerai quello che è stato detto. Ciò che lì si trova è
la più preziosa di tutte le cose e io te la mostrerò, deposta sulla
terra… Non ti mostro angeli né arcangeli, non cieli né i cieli dei
cieli, ma ti offro lo stesso Signore di tutto questo. Vedi come puoi
vedere sulla terra ciò che è più prezioso di ogni altra cosa ? Non
solo lo vedi, ma puoi toccarlo ; non soltanto lo tocchi ma puoi
anche mangiarlo. Purifica quindi la tua anima, prepara la tua mente
ad accogliere tali misteri.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 9 GENNAIO -
LODI
Commento sul
vangelo di Marco, PL 2, 137-138
« Una dottrina nuova insegnata con
autorità »
di San
Girolamo nel quinto secolo
Gesù
si recò dunque nella sinagoga di Cafàrnao e si mise ad insegnare. Ed
erano stupiti del suo insegnamento, perché parlava loro “come uno
che ha autorità e non come gli scribi”. Non diceva per esempio:
“Parola del Signore!” oppure: “Così dice colui che mi ha mandato”.
No. Gesù parlava in nome proprio: era lui infatti ad aver parlato
una volta attraverso la voce dei profeti. È già bello poter dire,
fondandosi su un testo: “Sta scritto...” È meglio ancora proclamare,
nel nome del Signore stesso: “Parola del Signore!” Ma è tutt’altra
cosa poter affermare, come Gesù in persona: “In verità, vi dico!...”
Come osi dire, tu: “In verità vi dico!” se non sei colui che un
tempo ha dato la Legge e parlato attraverso i profeti?...
“Erano stupiti del suo insegnamento”. Che cosa insegnava che fosse
così nuovo. Non faceva nulla se non ridire ciò che aveva già
dichiarato tramite la voce dei profeti. Eppure erano stupiti, perché
non insegnava alla maniera degli scribi. Insegnava come se avesse in
prima persona l’autorità; non da rabbi ma in quanto Signore. Non
parlava riferendosi ad uno più grande di lui. No, la parola che
diceva era sua; e infine, usava questo linguaggio di autorità poiché
affermava presente colui di cui aveva parlato per mezzo dei profeti:
“Io dicevo. Eccomi qua” (Is 52,6)... Perciò, Gesù minaccia lo
spirito immondo che si esprime nel posseduto nella sinagoga: “Taci!
Esci da quell’uomo”. Cioè: “Esci da casa mia; cosa fai in costui che
è la mia dimora? Io voglio entrarvi. Taci! Esci da quell’uomo.
Lascia quella dimora che è stata preparata per me... Dio la vuole.
Lascia l’uomo; mi appartiene. Non voglio che sia tuo. Io abito
nell’uomo; questo è il mio Corpo. Vattene!”
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 9 GENNAIO -
VESPRI
Commento al
vangelo secondo Luca, IV, 57 ; SC 45, 174
« Di sabato… insegnava come uno
che ha autorità »
di
Sant’Ambrogio nel quarto secolo
Di
sabato il Signore comincia ad operare guarigioni, per significare
che la nuova creazione inizia nel momento in cui l’antica si era
fermata, per marcare fin da principio che il Figlio di Dio non è
sottomesso alla Legge, ma è superiore alla Legge, che egli non
abolisce la Legge, bensì le dà compimento (Mt 5,17). Il mondo non è
stato fatto per mezzo della Legge bensì per mezzo del Verbo secondo
ciò che leggiamo : « Dalla parola del Signore furono fatti i cieli »
(Sal 32,6). La Legge dunque non è abolita bensì compiuta, per
rinnovare l’uomo decaduto. Per questo l’Apostolo Paolo dice : « Vi
siete spogliati dell’uomo vecchio e avete rivestito il nuovo che si
rinnova… ad immagine del suo creatore » (Col 3,9).
A
buon diritto egli comincia di sabato, per mostrare che lui è proprio
il Creatore, … proseguendo l’opera che aveva iniziato un tempo. Come
l’operaio che sta per riparare una casa, non comincia con le
fondamenta, bensì con i tetti… ; mette mano prima al quello con cui
un tempo aveva terminato. Inizia con ciò che è minimo per arrivare a
ciò che è più importante ; liberare dal demonio infatti, possono
farlo anche gli uomini - mediante la parola di Dio, s’intende -
invece spetta alla sola potenza di Dio ordinare ai morti di
risuscitare.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 10 GENNAIO -
LODI
Meditazioni 1,
1-49
La preghiera in solitudine di Gesù
Guigo il
Certosino nel dodicesimo secolo
Gesù
stesso, che è Dio e Signore, la cui fortezza non aveva bisogno di
trovare appoggio in alcun ritiro, e non veniva intralciata dalla
compagnia degli uomini, pur tuttavia ebbe cura di lasciarci un
esempio. Prima del suo ministero di predicazione e prima di fare
miracoli, si è sottomesso, nella solitudine, alla prova della
tentazione e del digiuno (Mt 4, 1s). La Scrittura ci riferisce che,
trascurata la folla dei discepoli, saliva sul monte a pregare, solo
(Mc 6, 46). Poi, nell’ora in cui la sua Passione si avvicina,
abbandona i suoi discepoli per andare a pregare solo (Mt 26, 36).
Questo è un esempio adatto per farci capire quanti vantaggi la
preghiera trae dalla solitudine, visto che egli non vuole pregare
accanto a dei compagni, fossero anche i suoi apostoli.
Non
bisogna passare sotto silenzio tale mistero che ci riguarda tutti.
Lui, il Signore, il Salvatore del genere umano, offre nella sua
persona un esempio vivo : Solo, nel deserto, si dedica alla
preghiera e agli esercizi della vita interiore – il digiuno, le
veglie, e altri frutti di penitenza – superando così le tentazioni
dell’ Avversario con le armi dello Spirito.
O
Gesù, accetto che all’esterno, non ci sia nessuno con me ; ma purché
dentro di me, io sia maggiormente con te. Guai all’uomo solitario,
se non sei con lui ! Quanti uomini mentre stanno nella folla, sono
veramente soli, perché non sono con te. Vorrei, con te, non essere
mai solo. Poiché in questo momento, anche se nessuno è con me, io
non sono solo : da solo sono una folla.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 10 GENNAIO -
VESPRI
Dal trattato
sul Padre nostro, 29-30
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 1352,1357)
La preghiera di Gesù
di San Cipriano
nel terzo secolo
Dio
ci ha insegnato a pregare non solo con le parole, ma anche coi
fatti, pregando e supplicando egli stesso frequentemente e
dimostrando con la testimonianza del suo esempio come dobbiamo fare
anche noi ; sta scritto infatti : « Gesù si ritirava in luoghi
solitari a pregare » (Lc 5,16) ; e ancora : « In quei giorni Gesù se
ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione » (Lc
6,12). Se pregava lui che era senza peccato, quanto più è necessario
che preghiamo noi peccatori ; e se lui passava l’intera notte
vegliando in continua orazione, quanto più noi dobbiamo vegliare
nella notte, in preghiera !
Certo
il Signore pregava e intercedeva non per sé – che cosa infatti
poteva domandare per sé egli che era innocente ? – ma per i nostri
peccati. Lo dichiara egli stesso quando dice rivolto a Pietro :
« Ecco, Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano. Ma io ho
pregato per te, che non venga meno la tua fede » (Lc 22,31). E dopo
questo supplica il Padre per tutti dicendo : « Non prego solo per
questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in
me ; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e
io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola » (Gv 17,20-21).
Grande fu la bontà di Dio per la nostra salvezza, grande la sua
misericordia ! Egli non si accontentò di redimerci col suo sangue,
ma volle anche pregare per noi. E guardate quale fu il suo desiderio
mentre pregava : che come il Padre e il Figlio sono una cosa sola,
così anche noi rimaniamo nella stessa unità.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 11 GENNAIO -
LODI
Dal libro di vita di Gerusalemme
al Capitolo PREGHIERA § 13
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 11 GENNAIO
- VESPRI
Inno 30 ; SC 174, 357
« Gesù lo toccò dicendo : ‘ Lo
voglio, sii sanato ’ »
Simeone il
Nuovo Teologo nell’undicesimo sescolo
Prima che
brillasse la luce divina,
io non
conescevo me stesso.
Allora, al
vedere me nelle tenebre e in carcere,
rinchiuso in
un pantano,
coperto di
immondizie, ferito, la carne gonfia...,
sono caduto ai
piedi di colui che mi aveva illuminato.
E colui che mi
aveva illuminato tocca con le sue mani
i miei legami
e le mie ferite;
là dove la sua
mano tocca e il suo dito si avvicina,
subito cadono
i miei legami,
scompaiono le
ferite, e ogni sporcizia.
L’impurità
della mia carne scompaia...
sicché egli la
rende simile alla sua mano divina.
Strana
meraviglia: la mia carne, la mia anima e il mio corpo
partecipano
della gloria divina.
Appena sono
stato purificato e liberato dai miei legami,
ecco che
stende verso di me la sua mano divina,
mi tira fuori
del pantano interamente,
mi abbraccia,
mi si getta al collo,
mi bacia (Lc
15,20).
Mi prende
sulle spalle
io che ero
completamente esausto,
e avevo perso
le mie forze,
e mi porta
fuori dall’inferno...
La luce stessa
mi porta e mi sostiene;
mi trascina
verso una grande luce...
Egli mi dona
di contemplare con quale strano rimodellare
lui stesso mi
ha plasmato nuovamente (Gen 2,7)
e mi ha
strappato dalla corruzione.
Mi ha fatto il
dono di una vita immortale
e mi ha
rivestito di una tunica immateriale e luminosa
e mi ha dato
dei sandali, un anello e una corona
incorruttibili
e eterni (Lc 15,22).
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 12 GENNAIO -
LODI
Primo
dialogo cristologico, 706 ; SC 97, 27
I ciechi vedono…, i
morti risuscitano, ai poveri è predicata la Buona Novella
San Cirillo
Alessandrino
nel quinto secolo
« Colui che viene dopo di me è più potente di me ; egli vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Diremo forse che
l’opera di battezzare in Spirito Santo e fuoco è di un’umanità
simile alla nostra ? Come potrebbe esserlo ? Eppure, parlando di un
uomo che non si è ancora fato conoscere, Giovanni dichiara che egli
battezza « in Spirito Santo e fuoco ». Non trasmettendo ai
battezzati uno spirito che non sarebbe suo, come avrebbe potuto
farlo un servo qualsiasi, bensì come uno che è Dio per natura, e
dona con una sovrana potenza quello che viene da lui e a lui
appartiene in proprio. Per questa grazia, l’impronta divina si
imprime in noi.
Infatti, in Cristo Gesù, siamo trasformati, fatti simili
all’immagine divina ; non perché il nostro corpo fosse plasmato
nuovamente, ma perché ricevendo lo Spirito Santo, potessimo entrare
proprio in possesso di Cristo, al punto di poter gridare ormai,
nella nostra gioia : « La mia anima esulta nel Signore, perché mi ha
rivestito delle vesti di salvezza » (Is 61,10). Infatti, dice
l’apostolo Paolo : « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi
siete rivestiti di Cristo » (Ga 3,27).
Siete
forse stati battezzati in un uomo ? Silenzio, tu che sei soltanto
uomo ; vuoi forse abbassare fino a terra la nostra speranza ? Siamo
stati battezzati in un Dio fatto uomo ; egli libera dalle loro pene
e dalle loro colpe, quanti credono in lui. « Pentitevi e ciascuno di
voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo… Dopo riceverete il
dono dello Spirito Santo » (At 2,38). Slega coloro che si legano a
lui ; … Fa sgorgare in noi la sua stessa natura… Lo Spirito
appartiene in proprio al Figlio, che è divenuto un uomo simile a
noi. Infatti egli è la vita di tutto quanto esiste.
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SECONDA SETTIMANA DOPO
NATALE - 12 GENNAIO -
VESPRI
Commento sul
Vangelo di Giovanni 5, 2
(in l’Ora
dell’Ascolto p.250 alt.)
« Il cielo
si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo »
San Cirillo
Alessandrino nel quarto secolo
Cristo ricevette lo Spirito Santo in quanto uomo e in quanto era
conveniente per un uomo il riceverlo. Il Figlio di Dio che fu
generato dal Padre rimanendo a lui consustanziale, e che esiste
prima della sua nascita umana, anzi assolutamente prima del tempo,
non si ritiene offeso che il Padre, dopo la sua nascita nella natura
umana, gli dica : « Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato » (Sal
2, 7).
Il
Padre afferma che colui che è Dio, e da lui generato prima del
tempo, viene generato oggi, volendo significare che nel Cristo
accoglieva noi come suoi figli adottivi. Il Cristo infatti, poiché
si è fatto uomo, ha assunto in sè tutta la natura umana. Il Padre dà
di nuovo lo Spirito Santo al Figlio, quando già possedeva il proprio
Spirito, perché noi lo riceviamo da lui come ricchezza e fonte di
bene. L’Unigenito Figlio non accoglie dunque per se stesso lo
Spirito, ma per noi che siamo in lui.
Ogni bene, infatti, viene
a noi per mezzo di lui.
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