Biblioteca digitale

delle Fraternità

di Gerusalemme

in Firenze     

                                                                                         

Le Letture Patristiche

anno liturgico "B"

 

 

 

Le letture patristiche sono fornite dalle Sorelle delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme di Firenze, che con affetto  ringraziamo!

In alcune occasioni potrebbero differire da quelle effettivamente lette durante la Liturgia in Badia.

 

 

 

 

AVVENTO

IA settimana d'Avvento - Ufficio della Risurrezione - Domenica

Trad. l’Ora dell’ Ascolto alt.

 

 

Le tre venute di Cristo

Di Pietro di Blois

nel dodicesimo secolo

 

 

Tre sono le venute del Signore : la prima nella carne, la seconda nell’anima, la terza per il giudizio. La prima avvenne sulla mezzanotte, secondo la parola del vangelo : « A mezzanotte si levò un grido : Ecco lo Sposo ! » (Mt 25, 6) … Questa prima venuta è già passata. Il Cristo fra gli uomini « è apparso e con gli uomini è vissuto » (Bar 3, 38).

 

Noi siamo nella sua seconda venuta, se però siamo tali che egli si degni di venire a noi ; siamo sicuri che  « se lo amiamo, verrà e dimorerà con noi » (Gv 14, 23). Questa venuta perciò è sottoposta a condizione. Infatti chi conosce coloro che sono di Dio, se non lo Spirito di Dio ? Coloro che sono rapiti fuori da sé dal desiderio delle cose celesti, sanno bene quando sta per venire ; tuttavia non sanno «di dove viene e dove va » (Gv 3, 8).

 

Quanto al terzo avvento è certissimo che avverrà, ma assolutamente incerto quando avverrà. E che cos’è più certo della morte ? Ma nulla è tanto incerto quanto l’ora della morte. « E quando si dirà « Pace e sicurezza », allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta ; e nessuno scamperà » (1 Ts 5, 3). Il primo avvento fu nascosto e umile, il secondo è segreto e mirabile, il terzo sarà manifesto e terribile. Nel primo, Cristo è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia ; nel secondo ci rende giustizia mediante la sua grazia ; nell’ultimo, giudicherà ogni cosa con equità : Agnello nel primo avvento, Leone nell’ultimo, Amico pieno di tenerezza nel secondo.

 

IA settimana d'Avvento VESPRI Domenica

 

Discorsi per l’avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17

(in l'Ora dell'Ascolto p. 118)

 

 

« Nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà »

 di Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         Siamo nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo… Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore… La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già l’evento promesso… Prima della sua venuta nel mondo, il Signore venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi intimamente. Infatti ha detto : « Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi » (Gv 14,18).

 

         E certamente, a seconda del merito e dell’amore, tale visita del Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che intercorre fra la prima e l’ultima venuta, tempo che ci rende conformi alla prima e ci prepara all’ultima. Egli viene in noi ora per non rendere vana per noi la sua prima venuta, e per non tornare adirato contro di noi nella seconda. Con queste visite, tende a riformare la nostra mentalità superba per renderla conforme alla sua umiltà, che ci dimostrò venendo la prima volta ; e lo fa per poi « trasfigurare il nostro misero corpo e conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil 3,21), che ci manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo desiderare con tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale venuta intima che ci da la grazia della prima venuta e ci promette la gloria della seconda…

 

         La prima venuta fu umile e nascosta, l’ultima sarà folgorante e magnifica ; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso tempo, magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da colui che la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto … Avviene senza essere vista e si allontana senza che se ne accorga. La sua sola presenza è luce dell’anima e dello spirito. In essa vediamo l’invisibile e conosciamo l’inconoscibile. Questa venuta del Signore mette l’anima di chi la contempla in una dolce e beata ammirazione. Allora dall’intimo dell’uomo scoppia questo grido : « Signore, chi è come te ? » (Sal 34, 10). Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che coloro che non l’hanno ancora fatta ne provino il desiderio.

 

IA settimana d'Avvento - LODI Martedì

 

 

CRISTO COMPLETA LA RIVELAZIONE

dalla Costituzione dogmatica “Dei Verbum”

del Concilio Ecumenico Vaticano secondo

 

 

 

         Dio, dopo aver parlato “molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). Mandò infatti il Figlio suo, ossia il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, perché abitasse fra gli uomini e ad essi rivelasse i segreti di Dio.

 

         Gesù Cristo dunque, il Verbo fatto carne, mandato come uomo agli uomini, “preferisce le parole di Dio” (Gv 3, 34) e compie l’opera delle salvezza che il Padre gli ha affidato. Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, ma specialmente con la sua morte e la gloriosa risurrezione dai morti, infine con l’invio dello Spirito Santo, porta a compimento la rivelazione, e la conferma con la divina testimonianza che Dio è con noi, per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci alla vita eterna.

 

         L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai più, e non è da attendersi alcun’altra pubblica rivelazione prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo.

      

 

IA settimana d'Avvento  VESPRI - martedì

Lc 10, 21-24

 

Adversus Haereses IV, 14,2

 

 

 

« Molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete »

Sant’Ireneo di Lione  nel secondo secolo

 

 

 

         In principio Dio plasmò l’uomo in vista dei suoi benefici. Ha scelto i patriarchi in vista della loro salvezza. Si è preparato un popolo, insegnando agli ignoranti a seguire le orme di Dio. Poi ha istruito i profeti per abituare l’uomo a portare il suo Spirito fin da questa terra e ad entrare in comunione con Dio. Certo lui non aveva bisogno di nessuno, ma a coloro che avevano bisogno di lui, offriva la sua comunione. Attraverso « coloro che egli amava » (Lc 2,14) ha disegnato in anticipo, come un architetto, l’edificio della salvezza. Nelle tenebre d’Egitto, si è fatto loro guida ; nel deserto dove erravano, ha dato loro una Legge adatta ; e a coloro che sono entrati nel buon paese, ha offerto un’eredità scelta. In fine, per tutti coloro che tornano dal Padre ha ammazzato il vitello grasso e ha fatto loro il dono del vestito più bello ( Lc 15,22).

 

         Così, in vari modi, Dio preparava il genere umano in vista della « musica e delle danze » della salvezza (Lc 12,25). Per questo Giovanni scrisse nell’Apocalisse : « La voce era simile al fragore di grandi acque » (Ap 1,15). Infatti sono proprio molteplici le acque dello Spirito di Dio, perché grande e ricco è il Padre. E, passando attraverso tutto questo, il Verbo concedeva generosamente la sua assistenza a coloro che gli erano sottomessi, donando ad ogni creatura prescrizioni adatte.

 

IA settimana d'Avvento LODI Mercoledì

 

 trattati,  2 ; PL 20, 859

(In l'Ora dell'Ascolto p. 624)

 

  

Pane per il viaggio : « Ogni volta che mangiate di questo pane… voi annunziate la morte del Signore

finché egli venga » (1Cor 11,26)

di San Gaudenzio da Brescia  nel quarto secolo

  

 

         Il sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono ereditario del suo Nuovo Testamento : è il dono che ci ha lasciato come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato per essere crocifisso. È il viatico del nostro cammino. È  un alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse : « Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi » (Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarci privi di questa necessaria risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita eterna… È dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione della Passione del Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e col cuore e conservino indelebile memoria della redenzione.

 

IA settimana d'Avvento VESPRI Mercoledì

 

Commento sul Vangelo di Marco, 2 ; CCL 120, 510-511

 

  

“Sento compassione di questa folla”

di San Beda il Venerabile  nell’ottavo secolo

 

         Matteo dà più spiegazioni [di Marco] sul modo in cui Gesù ebbe pietà della folla quando dice : « Sentì compassione per loro e guarì i loro malati ». Infatti sentire compassione per i poveri e per quanti sono senza pastore, è precisamente aprire loro la via della verità ammaestrandoli, è guarirli dalle loro infermità, curandoli, ma è anche nutrirli quando hanno fame, e incitarli così a lodare la generosità di Dio. Questo ha fatto Gesù…

 

         Ma ha anche messo alla prova la fede della folla, e dopo averla provata, le ha dato in cambio una ricompensa proporzionata. Infatti ha raggiunto un luogo deserto in disparte per vedere se la gente avrebbe avuto cura di seguirlo. E l’hanno seguito. Si misero in fretta in cammino attraverso il deserto, non con asini o mezzi di trasporto, ma a piedi, e hanno mostrato con questo sforzo personale quanta cura avessero per la loro salvezza.

 

         In cambio, Gesù accolse questa gente affaticata. In quanto salvatore e medico, pieno di potenza e di bontà, ha istruito gli ignoranti, guarito i malati, nutrito gli affamati, manifestando così quanta gioia gli procurava l’amore dei credenti.

 

IA settimana d'Avvento LODI Giovedì

Mt 7, 21.24-27

 

Das Weihnachtsgeheimnis, 31/1/1931, 42

 

  

« Non chiunque mi dice : ‘Signore, Signore’… ma colui che fa la volontà del Padre mio »

 di Santa Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo

 

 

         « Sia fatta la tua volontà ». Occorre che questo atto di abbandono, considerato in tutta la sua pienezza, sia la regola della vita cristiana. Deve reggere la giornata, dal mattino alla sera, il corso dell’anno, la vita intera. Tale deve essere l’unica preoccupazione del cristiano ; tutte le altre sono assunte dal Signore, ma questa rimane nostra fino al nostro ultimo giorno. È questo un fatto obiettivo ; non siamo mai definitivamente assicurati di trovarci sempre sulle vie del Signore…

 

         All’inizio della vita spirituale, quando abbiamo appena iniziato a lasciarci guidare da Dio, sentiamo, forte e ferma, la sua mano che ci guida ; vediamo chiaramente ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo lasciare. Ma non sarà sempre lo stesso. Chi appartiene a Cristo deve assumere tutta la vita di Cristo. Deve maturare fino a giungere all’età adulta di Cristo e, un giorno, deve cominciare la sua via crucis… Così unito a Cristo, il cristiano tiene duro, persino nella notte oscura… Per questo, ancora, e proprio nel cuore della notte più oscura, « sia fatta la tua volontà ».

 

IA settimana d'Avvento VESPRI  giovedì

Mt 7, 21-27

PPS, vol. IV, n° 22

 

 

« Per entrare nel regno dei cieli, bisogna fare la volontà del Padre mio »

 

 di Cardinale John Henry Newman nel diciannovesimo secolo

 

 

         Anno dopo anno, il tempo trascorre in silenzio ; la venuta di Cristo si fa sempre più vicina. Se soltanto potessimo avvicinarci a lui, come egli si avvicina alla terra ! O fratelli miei, pregatelo affinché vi dia il coraggio di cercarlo in tutta sincerità. Pregatelo perché vi renda ardenti… Pregatelo affinché vi dia ciò che la Scrittura chiama « un cuore buono e onesto », o «  un cuore perfetto » (Lc 8, 15), e, senza aspettare, cominciate subito ad obbedirgli con il cuore disposto al meglio. L’obbedienza foss’anche minima vale più del non obbedire…

 

         Dovete cercare il suo volto (Sal 27, 8) ; l’obbedienza è l’unico modo di cercarlo. Tutti i nostri doveri sono obbedienza… Fare ciò che egli domanda, questo è obbedirgli. E obbedirgli è avvicinarsi a lui. Ogni atto di obbedienza ci avvicina a lui che, malgrado le apparenze, non è lontano bensì vicinissimo dietro la realtà materiale nella quale viviamo ; la terra e il cielo sono soltanto un velo fra lui e noi ; verrà il giorno in cui egli strapperà questo velo e si mostrerà a noi. E allora a seconda del modo in cui l’abbiamo aspettato, ci ricompenserà. Se l’abbiamo dimenticato, non ci riconoscerà ; invece, « beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli » (Lc 12, 37). Tale sia la sorte di ognuno di noi ! È difficile giungere a questo, ma non giungervi è affliggente. La vita è breve, la morte è certa, e il mondo che viene è eterno.

 

IA settimana d'Avvento - LODI venerdì

Libro di Vita

 

Capitolo “ Amore “ §  2-3 ( a partire di “ Sarai monaco…)

 

IA settimana d'Avvento VESPRI venerdì

Mt 9,  27-31

 

  

« Allora toccò loro gli occhi »

 

Simeone il Nuovo Teologo nell’undicesimo secolo

  

 

         Ricerchiamo colui che, solo, può renderci la libertà ; senza tregua, perseguitiamo col nostro desiderio Colui la cui bellezza ferisce i cuori, Colui che li attira verso l’amore e li unisce a lui per sempre. Sì, con le nostre opere, corriamo tutti verso di lui. Non lasciamoci superare da nessuno, né ingannare o distrarre dalla nostra ricerca da qualcuno.

 

         Soprattutto… non diciamo che Dio non manifesta mai la sua presenza agli uomini. Non diciamo che è impossibile agli uomini vedere un giorno la luce di Dio – anzi vederla proprio oggi. Mai, grazie a Dio, questo è stato impossibile, purché lo desideriamo. Rendiamo conto di  quale sia la bellezza del nostro Maestro ! Non chiudiamogli gli occhi del nostro cuore lasciandoci assorbire dalle realtà di questo mondo. Sì, la preoccupazione degli affari della terra non ci renda schiavi della gloria umana, al punto di farci abbandonare Colui che è la luce della vita eterna.

 

         Andiamo dunque tutti insieme verso di lui, con un cuore solo, con un solo spirito, con tutta l’anima. Umilmente, lanciamo il nostro grido verso di lui, il nostro Maestro buono, il nostro Signore misericordioso, verso di lui, l’unico « amico degli uomini » (Sap 1,6). Ricerchiamolo, perché sta per rivelarsi a noi, sta per apparire, sta per manifestarsi, lui la nostra speranza.

 

IA settimana d'Avvento - LODI sabato

Mt 9, 35 - 10, 8

Sull’avvento di Cristo, discorso 19

 

 

« Predicate che il Regno dei cieli è vicino  »

di Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

         Fratelli, sento che qualcuno sta mormorando contro Dio : « Quanto sono duri questi tempi, Signore ; quanto è difficile da attraversare questa epoca ! »… Uomo, che non ti correggi, non sei forse mille volte più duro del tempo in cui viviamo ? Tu che spasimi per il lusso, per ciò che è solo vanità, tu la cui cupidigia è sempre insaziabile, tu che vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri, non otterrai nulla…

 

         Guariamo noi stessi, fratelli ! Correggiamoci ! Il Signore sta per venire. Poiché non appare ancora, non ci si cura di lui. Eppure, non tarderà a venire, e allora non sarà più il momento per essergli indifferenti. Fratelli, correggiamoci ! Un tempo migliore sta per venire, non però per coloro che vivono male. Già il mondo invecchia, volge alla decrepitezza ; e noi, ridiventeremo forse giovani ? Cosa speriamo ? Fratelli, non speriamo in qualcosa di diverso dai tempi di cui ci parla il Vangelo. Non sono cattivi, poiché viene Cristo ! Se ci sembrano duri, difficili da attraversare, Cristo viene a confortarci…

 

         Fratelli, occorre che i tempi siano duri. Perché ? Perché non si cerchi la felicità in questo mondo. In ciò si trova il nostro rimedio : bisogna che questa vita sia agitata, affinché ci si attacchi all’altra vita. Come ? Ascoltate… Dio vede gli uomini agitarsi miserabilmente nella morsa dei loro desideri e delle preoccupazioni del mondo che mettono a morte la loro anima. Allora il Signore viene da loro, come un medico che porta il rimedio.

 

IA settimana d'Avvento - PRIMI VESPRI sabato

4o discorso per l’Avvento, SC 166, p. 135

 

 

« Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa »

Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         « Voce di uno che grida nel deserto : preparate la via del Signore ! » Fratelli, occorre riflettere sulla grazia della solitudine, sulla beatitudine del deserto, il quale fin dall’inizio dell’era della salvezza ha meritato di essere consacrato al riposo dei santi. Certo, il deserto è stato santificato per noi dalla voce del profeta, dalla voce di colui che gridava nel deserto, predicandovi e donandovi il battesimo di conversione. Prima di lui, già, i più grandi profeti hanno sempre considerato la solitudine un’amica, in quanto collaboratrice dello Spirito. Tuttavia, una grazia di santificazione incomparabilmente più eccellente è stata legata a questo luogo quando Gesù successe a Giovanni (Mt 4, 1).

 

         A sua volta, prima di predicare ai penitenti, Gesù ha ritenuto di dover preparare un luogo dove riceverli. È andato nel deserto per consacrare una vita nuova in questo luogo rinnovato… e ciò, non tanto per lui ma per coloro che dopo di lui avrebbero abitato nel deserto. Se dunque ti sei stabilito nel deserto, rimanici, aspetta lì colui che ti salverà dalla pusillanimità di spirito e dalla tempesta… Il Signore ti sazierà, tu che l’hai seguito, più meravigliosamente della moltitudine che l’aveva seguito in quel luogo (Mc 6, 34 s)

 

         Proprio nel momento in cui penserai che lui, da molto tempo ti ha abbandonato, verrà a consolarti, poiché non ha dimenticato la sua bontà, e dirà : « Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto » (Ger 2, 2). Il Signore farà un paradiso di delizie dal tuo deserto; e tu proclamerai, come il profeta, che a lui è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Sàron (Is 35, 2)… Allora, dalla tua anima saziata, zampillerà l’inno della tua lode : « Sia glorificato il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini ; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato ricolmò di beni » (Sal 107, 8-9).

 

IIA settimana d'Avvento - LODI Domenica

 

L’Ora dell’Ascolto

Dal Trattato sulle opere dello Spirito Santo

 

 

 In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete

 di Ruperto di Deutz nel dodicesimo secolo

 

  

         Il battesimo di Giovanni è battesimo di un servo; il battesimo di Cristo è il battesimo del Signore. Il primo è per la conversione, il secondo è per il perdono dei peccati.

 

         Cristo fu manifestato dal battesimo di Giovanni, ma fu glorificato dal suo proprio battesimo, cioè dalla sua passione. Infatti Giovanni dice del suo battesimo: « Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua, perché egli fosse fatto conoscere a Israele» (Gv 1, 31).

 

         Ma Cristo, già battezzato da Giovanni dice: « C’è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!» (Lc 12, 50). Il battesimo di Giovanni preparava il popolo a quello di Cristo; e il battesimo di Cristo aprì al popolo il Regno di Dio.

 

         Giovanni esortava chi riceveva il suo battesimo a credere nel Maestro che sarebbe venuto dopo di lui; quelli che morirono prima della passione di Cristo, alla sua morte senza dubbio furono purificati dai peccati, per quanto gravi fossero, ed entrarono con lui in paradiso, con lui videro il Regno di Dio.

 

IIA settimana d'Avvento - VESPRI - Domenica

Discorso 1 per San Giovanni Battista, § 2

 

  

"Giovanni ha reso testimonianza alla venuta di Cristo"

 Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

 

         Questa lampada destinata a rischiarare il mondo mi colma di una gioia nuova, perché grazie ad essa ho riconosciuto la vera luce che splende nelle tenebre, ma non è stata accolta dalle tenebre (Gv 1,5)… Noi possiamo ammirarti, Giovanni, il più grande fra tutti i santi ; ma imitare la tua santità, per noi è impossibile. Poiché ti affretti a preparare un popolo perfetto per il Signore con dei pubblicani e dei peccatori, è urgente che, con parole che siano più alla loro portata della tua stessa vita, parli loro. Proponi dunque loro un modello di perfezione, non secondo il tuo modo di vivere, ma che sia adatto alla debolezza delle forze umane.

 

         « Fate dunque, disse, frutti degni di conversione » (Mt 3,8). Noi, fratelli, ci gloriamo di parlare meglio di quanto viviamo. Giovanni invece, la cui vita è più sublime di quanto gli uomini possano capire, mette le sue parole alla portata della loro intelligenza. « Fate, disse, frutti degni di conversione ». « Vi parlo in una maniera tutta umana, a causa della debolezza della vostra carne. Se non potete ancora fare il bene pienamente, almeno nasca in voi un vero pentimento rispetto a ciò che è male. Se non potete ancora fare i frutti di una vera giustizia, per ora la vostra perfezione consista nel fare frutti degni di conversione ».

 

IIA settimana d'Avvento - LODI martedì

Discorsi, 35 ; 2a  domenica della Quaresima ; SC 207, 259

 

 

« Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta »

Isacco della Stella  nel dodicesimo secolo

 

 

 

         Quando giunse l’ora della misericordia (Sal 101,15), il Buon Pastore discese da presso il Padre…, come era stato promesso da sempre. Venne a cercare l’unica pecora perduta. Per lei era stato promesso da sempre, per lei è stato mandato nel tempo ; per lei è nato ed è stato donato, essendo eternamente predestinato per lei. Lei è unica, tratta insieme dai giudei e dalle nazioni…, presente in ogni popolo… ; è unica nel suo mistero, molteplice nelle persone, molteplice nella carne secondo la natura, unica nello Spirito secondo la grazia. Insomma, una sola pecora, e una folla innumerevole.

 

         Ora, coloro che sono riconosciuti da quel Pastore come suoi, « nessuno li rapirà dalla sua mano » (Gv 10,28). Infatti non si può forzare la vera potenza, né ingannare la sapienza, né distruggere la carità. Per cui parla con franchezza colui che dice :…« Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato » (Gv 18,9).

 

         È stato inviato come verità agli ingannati, come via agli smarriti, come vita a coloro che erano morti, come sapienza agli insensati, come medicina ai malati, come riscatto ai prigionieri, come cibo a coloro che morivano di fame. Per tutti costoro, si può dire che è stato inviato « alle pecore perdute della casa d’Israele » (Mt 15,24), perché non fossero perse in eterno. È stato inviato come un’anima in un corpo inerte, perché alla sua venuta, le membra si riscaldassero e rivivessero per una vita nuova, soprannaturale e divina : questa è la prima risurrezione (Ap 20,5). Perciò egli può dichiarare : « È venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata vivranno » (Gv 5,25). Egli può dunque dire delle sue pecore : « Ascolteranno la mia voce e mi seguiranno ; non seguiranno un estraneo » (Gv 10,4-5).

 

IIA settimana d'Avvento - VESPRI martedì

Mt 18, 12-14

 

 

 « Il Padre vostro … non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli »

 

di San Silvano del Monte Atos

 

 

            Se gli uomini sapessero ciò che è l’amore del Signore, in massa accorrerebbero a Cristo, ed egli li riscalderebbe tutti con la sua grazia. La sua misericordia è inesprimibile. Il Signore ama il peccatore pentito, e con tenerezza lo stringe al petto : « Dove eri, figlio mio ? Da lungo tempo ti sto aspettando » (Lc 15, 20). Il Signore chiama a lui tutti gli uomini mediante la voce del Vangelo, e la sua voce risuona nel mondo intero :

            « Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò (Mt 11, 28). Venite e bevete l’acqua viva (Gv 7, 37). Venite e imparate che io vi amo. Se io non vi amassi, non vi avrei chiamato. Non posso sopportare che si perda neanche una sola della mie pecore. Anche per una sola, il pastore va sui monti a cercarla dappertutto. Venite dunque a me, pecore mie. Vi ho create e vi amo. Il mio amore per voi mi ha spinto a venire sulla terra, e ho sopportato tutto per la vostra salvezza. Voglio che conosciate il mio amore e diciate, come gli Apostoli sul Monte Tabor : ‘Signore, è bello per noi stare qui » (Mc 9, 5)…

 

            Hai attirato a te le anime dei santi, Signore, ed esse scorrono verso di te come fiumi silenziosi. Lo spirito dei santi si è attaccato a te, Signore, e si lancia verso di te, che sei nostra luce e nostra gioia. Il cuore dei tuoi santi si è stabilito nel tuo amore, Signore, e non può dimenticarti, nemmeno un istante, neanche nel sonno, perché dolce è la grazia dello Spirito Santo.

 

IIA settimana d'Avvento - LODI  mercoledì

Mt 11, 28-30

 

 

« Sono mite e umile di cuore »

 

San Giovanni Crisostomo  nel quarto secolo

 

 

         Dio è umile ; l’uomo, superbo. Il giudice si mostra clemente ; il criminale arrogante. L’artigiano fa udire parole di umiltà ; l’argilla discorre come un re. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ». Non porta la frusta per colpire, ma il rimedio per guarire.

 

         Pensate dunque alla sua ineffabile bontà. Rifiuterete il vostro amore al Maestro che mai colpisce, e la vostra ammirazione al giudice che implora per il colpevole ? Le sue parole, così semplici, non possono lasciarvi insensibili : sono il Creatore e amo la mia opera ; sono l’artigiano e mi prendo cura di colui che ho plasmato. Se la sola mia dignità mi preoccupasse, non rialzerei l’uomo decaduto. Se io non curassi la sua malattia incurabile con rimedi adeguati, non potrebbe mai ritrovare la salute. Se io non lo riconfortassi, morirebbe. Se io non facessi altro che minacciarlo, perirebbe. Giace a terra, ma gli somministrerò gli unguenti della bontà (cfr. Lc 10,34). Pieno di compassione, mi chino profondamente per rialzarlo dalla sua caduta. Chi sta in piedi non può rialzare un uomo sdraiato a terra senza sporgersi per tendergli la mano. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ».

 

IIA settimana d'Avvento - VESPRI mercoledì

Omelia 12 per la Vigilia della Pentecoste ; PL 94, 196-197

 

 

 

« Prendete il mio giogo…, e troverete ristoro »

 San Beda il Venerabile  nell’ottavo secolo

 

         Lo Spirito Santo darà ai giusti la pace perfetta nell’eternità. Tuttavia, fin d’ora, dona loro una grandissima pace quando accende nel loro cuore il fuoco celeste della carità. L’apostolo Paolo dice infatti : « La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » (Rm 5,5). La vera, anzi, l’unica pace delle anime in questo mondo consiste nell’essere pieno dell’amore divino e animato della speranza del cielo al punto che si giunga a considerare poca cosa i successi o i fallimenti di questo mondo, a spogliarsi completamente dei desideri e delle cupidigie di questo mondo, e a rallegrarsi delle ingiurie e delle persecuzioni sopportate per Cristo, cosicché si possa dire con l’apostolo Paolo : « Ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo : noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni » (Rm 5,21).

 

         Sbaglia colui che immagina di trovare la pace nel godimento dei beni di questo mondo, nelle ricchezze. I disordini frequenti di quaggiù e la stessa fine di questo mondo dovrebbero convincere colui che ha posto le fondamenta della sua pace sulla sabbia (Mt 7, 26). Al contrario, coloro che, toccati dal soffio dello Spirito Santo hanno preso sopra di loro il giogo soavissimo dell’amore di Dio e, sul suo esempio, hanno imparato ad essere miti e umili di cuore, godono fin d’ora di una pace che è già l’immagine del riposo eterno.

 

IIA settimana d'Avvento - LODI giovedì

Cantico spirituale, 36-37 (in l'Ora dell'Ascolto p. 2739)

 

 

La porta stretta della sapienza divina

San Giovanni della Croce nel sedicesimo secolo

 

   

         Per quanti misteri e meraviglie abbiano contemplato le anime sante in questa vita, la maggior parte è rimasta inespressa e ancora da comprendere. Resta molto da approfondire nel Cristo! Egli è come una ricca miniera piena di molte vene di tesori, delle quali, per quanto sfruttate, non si riuscirà mai a toccare il fondo o a vedere il termine; anzi, in ogni sinuosità, qua e là, si trovano nuovi filoni di altre ricchezze. Ciò faceva dire a san Paolo, parlando del Cristo: «  O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio ! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie »  (Rm 11,3). Oh, se l’anima riuscisse a capire che non si può giungere nel folto delle ricchezze e della sapienza di Dio, se non entrando dove più numerose sono le sofferenze di ogni genere, riponendovi la propria consolazione e il proprio desiderio ! Come chi desidera veramente la sapienza divina, in primo luogo brama di entrare veramente nello spessore della croce !… Per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la croce. Si tratta di una porta stretta (Mt 7,13) nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo.

 

IIA settimana d'Avvento - VESPRI giovedì

 

 

Il Regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono

 

San Gregorio Magno  nel sesto secolo

 

 

         « Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ! » (Mt 3, 3). Chiunque predichi la vera fede e le opere buone, non fa altro che preparare la via del Signore nei cuori di coloro che lo ascoltano, affinché la potenza della grazia vi penetri, la verità li illumini e così raddrizzi  la via che verrà intrapresa dal Signore… Infatti, « dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il Regno dei cieli va preso con la forza ; sono i violenti ad impadronirsene ». Questo pensiero merita di essere approfondito : occorre ricercare com’è possibile che il Regno celeste venga preso con la forza. Chi può violentare il cielo ? E se è vero che il Regno dei cieli viene preso con la forza, perché questo vale soltanto fin dai giorni di Giovanni e non lo era prima ?

 

         L’antica legge colpiva tutti i peccatori con le sue pene rigorose, senza tuttavia riportarli alla vita con la penitenza. Orbene Giovanni, precursore della grazia del Salvatore, come un secondo Elia, era venuto a predicare la penitenza, affinché il peccatore, morto a causa del suo peccato, vivesse grazie alla sua conversione: dunque, proprio a partire da quel momento, il regno dei cieli è stato aperto a coloro che lo prendono con la forza… Proprio dai giorni di Giovanni Battista, il profeta del Verbo, il Regno dei cieli va preso con la forza poiché, nel prescrivere la penitenza ai peccatori, ha insegnato loro a fare violenza al Regno celeste. Fratelli carissimi, durante la preparazione alla venuta del Salvatore, riflettiamo anche noi su tutto il male che abbiamo fatto… Con la nostra penitenza, carpiamo il Regno. Il Signore vuole proprio soffrire questa violenza da noi ; che rapiamo in questo modo ciò che non può esserci dovuto per i nostri meriti.

 

IIA settimana d'Avvento - LODI venerdì

 

Libro di vita di Gerusalemme

 

 

Capitolo "Nel cuore delle città" - paragrafo 132

 

IIA settimana d'Avvento - VESPRI venerdì

Discorso 109, 1 ; PL 38, 636 (in l’Ora dell’Ascolto)

 

 

Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino

 Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

         Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua predicazione : « Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 4, 17). E similmente, Giovanni Battista il Precursore incominciò : « Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 3, 2). Anche ora il Signore rimprovera chi non vuole convertirsi mentre si avvicina il Regno dei cieli. «  Il Regno dei cieli - egli dice - non viene in modo da attirare l’attenzione », e poi aggiunge : « Il Regno dei cieli è in mezzo a voi » (Lc 17, 20-21).

 

         Ognuno dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro, per non perdere l’ora in cui opera la misericordia del Salvatore, misericordia che viene offerta finché è lasciato tempo al genere umano. E appunto per questo è lasciato tempo all’uomo, perché si converta, e non ci sia nessuno che incorra nella perdizione. Dio sa quando verrà la fine del mondo : ora è il tempo della fede.

 

IIA settimana d'Avvento - LODI sabato

Elia e il digiuno ; PL 14, 697-72

 

 

Camminerà davanti a Dio con lo spirito e la forza di Elia

Sant’Ambrogio nel quarto secolo

 

  

         Cos’è il digiuno se non la sostanza e l’immagine del cielo ? Il digiuno è il conforto dell’anima, il cibo dello spirito, il digiuno è la vita degli angeli, il digiuno è la morte del peccato, la distruzione delle colpe, il rimedio della salvezza, la radice della grazia, il fondamento della castità. Con questa scala si giunge a Dio più velocemente ; Elia è salito con questa scala, prima di salire con il carro ; partendo verso il cielo, ha lasciato al suo discepolo questa eredità della sobria astinenza (cfr 2 R 2, 15). Con questa forza, e con questo spirito di Elia, venne Giovanni (Lc 1, 17).

 

         Infatti, nel deserto, anche lui si dedicava al digiuno e si cibava di locuste e miele selvatico (Mt 3, 4) ; perciò colui che l’aveva spuntata sulla capacità della vita umana grazie al dominio di sé, fu considerato, non un uomo, bensì un angelo. Leggiamo a suo riguardo : « È più di un profeta. Egli è colui, da cui sta scritto : Ecco, io mando davanti a te il mio angelo che preparerà la tua via davanti a te » (Mt 1, 9-10 ; Es 23, 20). Chi mai avrebbe potuto, con una forza umana, cavalcare dei cavalli di fuoco, su di un carro di fuoco, e condurre una corsa in cielo (come Elia), se non colui che aveva trasformato la natura del corpo umano con la forza del digiuno che concede l’incorruttibilità.

 

IIA settimana d'Avvento - VESPRI Sabato  

 

“La gioia cristiana”

dall’Esortazione apostolica di Paolo VI

 

  

         Fratelli e figli carissimi, non è forse normale che la gioia abiti in noi allorché i nostri cuori ne contemplano o ne riscoprono, nella fede, i motivi fondamentali? Essi sono semplici: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito; mediante il suo Spirito, la sua Presenza non cessa di avvolgerci con la sua tenerezza e di penetrarci con la sua Vita; e noi camminiamo verso la beata trasfigurazione della nostra esistenza nel solco della risurrezione di Gesù. Sì, sarebbe molto strano se questa buona  Novella, che suscita l’alleluia della Chiesa, non ci desse un aspetto di salvati.

 

         La gioia di essere cristiano, strettamente unito alla Chiesa, “nel Cristo”, in stato di grazia con Dio, è davvero capace di riempire il cuore dell’uomo. Non è forse questa esultanza profonda che dà un accento sconvolgente al Mémorial  di Pascal: “Gioia, gioia, pianti di gioia” ? E vicinissimi a noi, quanti scrittori sanno esprimere in una forma nuova questa gioia evangelica degli umili, che traspare dappertutto in un mondo che parla del silenzio di Dio ! La gioia nasce sempre da un certo sguardo sull’uomo e su Dio: “Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce”. Noi tocchiamo qui la dimensione originale e inalienabile della persona umana: la sua vocazione al bene passa per i sentieri della conoscenza e dell’amore della contemplazione e dell’azione. Possiate voi cogliere quanto c’è di meglio nell’anima dei fratelli e questa Presenza divina tanto vicina al cuore umano.

 

IIIA settimana d'Avvento - LODI Domenica

Primo dialogo cristologico, 706 ; SC 97,  27

 

 

I ciechi vedono…, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la Buona Novella

 San Cirillo Alessandrino nel quinto secolo

 

         « Colui che viene dopo di me è più potente di me ; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Diremo forse che l’opera di battezzare in Spirito Santo e fuoco  è di un’umanità simile alla nostra ? Come potrebbe esserlo ? Eppure, parlando di un uomo che non si è ancora fato conoscere, Giovanni dichiara che egli battezza « in Spirito Santo e fuoco ». Non trasmettendo ai battezzati uno spirito che non sarebbe suo, come avrebbe potuto farlo un servo qualsiasi, bensì come uno che è Dio per natura, e dona con una sovrana potenza quello che viene da lui e a lui appartiene in proprio. Per questa grazia, l’impronta divina si imprime in noi.

 

         Infatti, in Cristo Gesù, siamo trasformati, fatti simili all’immagine divina ; non perché il nostro corpo fosse plasmato nuovamente, ma perché ricevendo lo Spirito Santo, potessimo entrare proprio in possesso di Cristo, al punto di poter gridare ormai, nella nostra gioia : « La mia anima esulta nel Signore, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza » (Is 61,10). Infatti, dice l’apostolo Paolo : « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Ga 3,27).

 

         Siete forse stati battezzati in un uomo ? Silenzio, tu che sei soltanto uomo ; vuoi forse abbassare fino a terra la nostra speranza ? Siamo stati battezzati in un Dio fatto uomo ; egli libera dalle loro pene e dalle loro colpe, quanti credono in lui. « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo… Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo » (At 2,38). Slega coloro che si legano a lui ; … Fa sgorgare in noi la sua stessa natura… Lo Spirito appartiene in proprio al Figlio, che è divenuto un uomo simile a noi. Infatti egli è la vita di tutto quanto esiste.

 

IIIA settimana d'Avvento - VESPRI Domenica

 

 

OGNI UOMO VEDRA’ LA SALVEZZA DI DIO

di S. Cirillo d’Alessandria nel quarto secolo

 

         Il profeta ha cantato la redenzione d’Israele, il perdono concesso a Gerusalemme per le sue colpe, e ha chiesto per essa consolazione; il tempo della consolazione, tanto vicino e già quasi presente, ecco sopraggiunge: viene il nostro Salvatore! Gli prepara la via il Precursore mandato da Dio, il Battista che nel deserto di Giuda grida e dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Mt 3,3). Anche Zaccaria, il padre di Giovanni, l’aveva presentito quanto predisse: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade” (Lc 1,76).

 

         Di lui il Salvatore stesso disse: “ Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi della sua luce” (Gv 5,35). Ma il Sole di giustizia e la Luce vera è Cristo.

 

         La Sacra Scrittura paragona il Battista a una lucerna. Se guardiamo alla luce divina ineffabile, al suo splendore misterioso e senza limiti, la piccola misura della mente umana può paragonarsi giustamente a una lucernina, anche se è ricca di luce e sapienza. Che significava allora: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Lc 3,4). Lo spiega: “Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati” (Lc 3,5).

 

         Vi sono strade pubbliche e sentieri poco praticabili, ma ripidi e quasi inaccessibili, tali che talvolta obbligano a salire su monti e colli o talvolta a discendere, ora rasentano precipizi ora costringono a salire a notevole altezza. Se avvenga che questi luoghi alti e dirupati si abbassino, e le cavità profonde vangano riempite, allora da ogni parte le altezze irregolari si pareggiano, e le alture ripide e scoscese divengono pianure e strade agevolmente praticabili.

 

         Così ha fatto in senso spirituale la potenza del nostro Salvatore.

 

IIIA settimana d'Avvento - LODI - martedì

Omelia IV su san Luca ; SC 87  p.129

 

 

« Grande davanti al Signore »

 Origene   nel terzo secolo

 

         Quando vide l’angelo, Zaccaria si turbò. Difatti, quando una figura sconosciuta si offre agli sguardi degli uomini, essa turba l’intelligenza e spaventa il cuore. Perciò, l’angelo, conoscendo la natura umana, rimedia al suo turbamento con queste parole : « Non temere, Zaccaria ». Conforta la sua anima spaventata e la riempie di gioia con questo nuovo annunzio : « La tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza. » Quando un giusto viene al mondo…coloro che sono responsabili di questa nascita si rallegrano… Ora la nascita di Giovanni è un lieto annunzio per il mondo intero. E colui che, una volta, volendo essere utile agli altri, ha acconsentito ad avere figli e ha voluto assoggettarsi a questa responsabilità, deve supplicare Dio affinché suo figlio sia in grado di compiere una tale entrata nel mondo. Allora questa nascita gli procurerà una grande gioia.

 

         Di Giovanni infatti sta scritto : « Sarà grande davanti al Signore ». Queste parole rivelano quella grandezza dell’anima di Giovanni, che appare agli occhi di Dio. Ma c’è anche una certa piccolezza che si può vedere nella virtù dell’anima. Per lo meno, così intendo questo brano del Vangelo : « Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli che sono nella Chiesa » (Mt 18, 20). Non mi viene chiesto di non disprezzare colui che è grande, perché chi è grande non può essere disprezzato ; invece mi viene detto : « Non disprezzare uno solo di questi piccoli »… e « piccolo » non è una parola presa a caso.

 

IIIA settimana d'Avvento - VESPRI martedì

Discorso 293, 1-2

(Nuova Biblioteca Agostiniana)

 

Perché non hai creduto alle mie parole …

Sant’Agostino nel quinto secolo

                                                                  


         Giovanni nasce da una vecchierella sterile, Cristo nasce da una giovanetta vergine. La sterilità generò Giovanni, l'integrità Cristo… Quello viene annunziato dall'angelo che ne predicava la venuta, questi viene concepito all'annunzio dell'angelo. Non si crede che Giovanni nascerà e il padre diventa muto; di Cristo si crede e viene concepito nella fede. Prima, la fede raggiunge la mente della Vergine, poi si attua la fecondità in seno alla madre.

 

Nondimeno, quando l'angelo annunziò Giovanni, sono quasi le stesse le parole di Zaccaria: « Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie avanzata in età », e di Maria all'annunzio dell'angelo della sua prossima maternità: « Come è possibile? Non conosco uomo ». Quasi le stesse parole… Eppure quello viene ammonito, costei viene illuminata. A lui si dice: « Perché non hai creduto »; a lei si dice: « Ricevi quel che hai domandato ». Sono pressappoco le stesse parole… Ma il loro senso non rimaneva celato a chi ascoltava le parole e vedeva nella mente. Nelle parole di entrambi non era palese il pensiero; ma agli uomini era nascosto, non all'angelo; anzi, non si celava a Colui che parlava per il ministero dell'angelo.

 

IIIA settimana d'Avvento - LODI mercoledì

 

Discorso sull’Annunciazione del Signore, 2

 

 

Una donna forte? Chi potrà trovarla?

Elredo di Rievaulx nel dodicesimo secolo

 

 

         Adamo aveva scalato la montagna della superbia ; il Figlio di Dio ha voluto scendere nella valle dell’umiltà. Ha trovato una valle dove scendere. Dove si trova ? Non si trova in te, Eva, madre della nostra disgrazia, non si trova in te – ma nella beata Maria. Lei è veramente questa valle di Ebron, per la sua umiltà e la sua fortezza. Lei è forte in virtù della sua partecipazione alla forza di cui sta scritto : « Il Signore è forte e potente » (Sal 24, 8). Lei è quella donna forte auspicata da Salomone : « Una donna forte, chi potrà trovarla ? » (Pr 31, 10)

 

         Eva, sebbene creata nel paradiso senza corruzione e senza sozzura, senza infermità né dolore, si è rivelata tanto debole, tanto instabile. « Chi troverà questa donna forte ? » Può forse essere trovata in questa terra di miseria, mentre non si è potuto trovarla nella beatitudine del paradiso ?… Chi potrebbe trovare quaggiù la donna forte,  quando la donna si è rivelata tanto debole nel paradiso ?

 

         Ora, Dio Padre ha trovato questa donna per santificarla ; il Figlio l’ha trovata per abitarla ; lo Spirito Santo l’ha trovata per salutarla : « Ave, o piena di grazia, il Signore è con te ». Eccola, la donna forte, in cui la ponderatezza si sostituisce alla curiosità, in cui l’umiltà esclude ogni vanità, in cui la virginità libera da ogni cupidigia.

 

IIIA settimana d'Avvento - VESPRI mercoledì

Einführung in das Christentum, 1969

 

 

« Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo »

Del Papa Benedetto XVI

 

 

       In ogni nascita miracolosa dell’antica alleanza, nel momento delle svolte decisive della storia della salvezza…, il senso dell’avvenimento è sempre lo stesso : la salvezza del mondo non è dovuta all’uomo, alla sua forza ; occorre che l’uomo lasci che essa gli venga offerta ;  non può riceverla se non come un dono gratuito. La nascita verginale di Cristo è innanzi tutto un messaggio riguardo al modo in cui la salvezza ci raggiunge – nella semplicità di un dono che va accolto, quale dono assolutamente gratuito dell’amore che riscatta il mondo. « Prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori del parto, perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore » (Is 54,1). In Gesù, Dio ha deposto in mezzo all’umanità sterile e disperata, un nuovo inizio, che non è il prodotto della nostra storia, bensì un dono dall’alto.

 

       Se ogni uomo costituisce già una novità ineffabile, se egli rappresenta una creatura di Dio unica nella storia, quanto più Gesù è, in persona, la novità vera. Non procede dalla radice propria dell’umanità ma dallo Spirito di Dio. Per questo egli è l’ « Adamo nuovo » (1 Cor 15,47), una nuova umanità comincia con lui… La fede cristiana confessa che Dio non è prigioniero della sua eternità, limitato a ciò che è meramente spirituale. Al contrario, può agire qui, oggi, nel cuore del mio universo ; vi ha agito effettivamente in Gesù, nuovo Adamo, nato dalla Vergine Maria mediante la potenza creatrice di Dio, il cui Spirito, in principio, aleggiava sulle acque (Gen 1,2) creando l’essere a partire dal non essere.

 

IIIA settimana d'Avvento - LODI giovedì

Commento sul vangelo di Luca 19-21 ; SC 45, p. 81-82

(in l’Ora dell’Ascolto p.141 alt.)

 

 

« Maria si mise in viaggio verso la montagna »

 Sant’Ambrogio nel quarto secolo

 

         Appena Maria ebbe saputo della maternità di sua cugina Elisabetta, vecchia e sterile, si avviò in fretta verso la montagna. Non perché fosse incredula della profezia o incerta dell’annunzio, o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall’intima gioia. Dove ormai, ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso l’alto ? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze.

 

         Imparate anche voi quanta premura dovete manifestare alle donne della vostra casa che sono in procinto di essere madri. Maria fino a quel momento aveva vissuto da sola nel più rigoroso ritiro ; eppure il suo pudore verginale non le ha impedito di apparire in pubblico, né la ripidezza delle montagne di attuare il suo disegno, né la lunghezza del cammino di rendere servizio. Verso le alture, la Vergine si affretta, lei che pensa solo a servire e dimentica la sua fatica, lei che trova la forza nella carità, nonostante la debolezza della sua condizione. Maria lascia la sua casa e si avvia verso le alture… Rimase da sua cugina circa tre mesi, non per il gusto di abitare presso altri, ma perché essendo venuta per rendere un servizio, aveva a cuore questo servizio.

 

IIIA settimana d'Avvento - VESPRI giovedì

Discorso 2 per l’Avvento, 1-2 ; SC 166, 104-107

(In l'Ora dell'Ascolto p.118 alt.)

 

« Ecco il mio diletto, viene saltando per i monti, balzando per le colline » (Ct 2,8)

Beato Guerrico d’Igny  nel dodicesimo secolo

 

   

            « Ecco viene il Re, corriamo incontro al nostro Salvatore ! (liturgia dell’Avvento). Dice bene Salomone : « Come acqua fresca per una gola riarsa, è una buona notizia da un paese lontano » (Prv 25,25). Buona notizia è quella che annunzia la venuta del Salvatore, la riconciliazione del mondo, i beni della vita futura. « Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace » (Is 52,7)…

 

            Notizie di tal genere sono acqua refrigerante, bevanda di salutare sapienza, per l’anima che ha sete di Dio : e in verità, chi annunzia a qualcuno la venuta o altri misteri del Salvatore, attinge per lui « acqua con gioia alle sorgenti della salvezza » (Is 12,3) e gliela dona da bere. E l’anima che ha ricevuto l’annunzio… sembra rispondere con le parole di Elisabetta : « A che debbo che il mio Signore venga a me ? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, ha esultato di gioia il mio spirito per il desiderio ardente di correre incontro al suo Salvatore. »

 

            In verità, fratelli miei, nell’esultanza dello spirito dobbiamo andare incontro a Cristo che viene… « O salvezza del mio volto e mio Dio !  (Sal 42,5) nella tua condiscendenza saluti i tuoi servi e li salvi…Non soltanto con parole di pace, ma proprio con il bacio di pace : ti unisci alla nostra carne ; ci salvi con la tua morte sulla croce. » Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore : lo adori e lo saluti con grida festose, mentre ancora sta venendo da lontano : « Vieni, o Signore, salvami e io sarò salvato » (Ger 17,14) « Benedetto colui che viene nel nome del Signore » (Sal 117,26).

 

IIIA settimana d'Avvento - LODI venerdì

Lettera a Andrea, canonico di Tours, 13-15 ; SC 66, 62

 

 

La mia anima magnifica il Signore

Adamo di Perseigne nel tredicesimo secolo

 

 

 

         « La mia anima magnifica il Signore ». Come lo magnifichi ? Puoi forse rendere più grande colui la cui grandezza è infinita ? « Grande è il Signore e degno di ogni lode » dice il salmista (Sal 144,3). È grande, così grande che la sua grandezza non conosce né confronto, né misura. Come dunque lo magnifichi, dato che non lo puoi rendere più grande ?

 

         Lo magnifichi in quanto gli dai lode. Lo magnifichi perché, in mezzo alle tenebre di questo mondo, tu, più luminosa del sole, più bella della luna, più profumata della rosa, più candida della neve, fai conoscere maggiormente lo splendore di Dio. Non lo magnifichi donando un accrescimento alla sua grandezza senza misura, ma portando, nelle tenebre di questo mondo, la luce della vera divinità… Lo magnifichi quando, essendo stata innalzata a una dignità così alta, ricevi la grazia in pienezza (Lc 1,28), meriti la visita dello Spirito Santo e, divenuta Madre di Dio pur rimanendo vergine inviolata, partorisci un Salvatore per il mondo che va perdendosi.

 

         Da dove viene questo ? Dal fatto che il Signore è con te (Lc 1,28), il Signore che ha fatto dai suoi doni i tuoi meriti. Per questo diciamo che tu lo magnifichi : perché tu stessa sei magnificata in lui e per mezzo di lui. La tua anima magnifica il Signore soltanto nel senso che tu sei magnificata da lui… Infatti sei il ricettacolo del Verbo, la cantina del vino nuovo che inebria i credenti. Sei la Madre di Dio.

 

IIIA settimana d'Avvento - VESPRI venerdì

Trattato della vera devozione a Maria, 2-6

 

« Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente »

San Luigi Maria Grignion de Montfort nel diciassettesimo secolo

 

  

Maria ha vissuto una vita molto nascosta… La sua umiltà è stata così profonda da non avere sulla terra altro desiderio più forte e più continuo che di nascondersi a se stessa e a tutti, per essere conosciuta unicamente da Dio solo… Dio Padre ha consentito che non facesse nessun miracolo durante la sua vita, almeno di quelli appariscenti… Dio Figlio ha permesso che ella quasi non parlasse, benché le avesse comunicato la sua sapienza. Dio Spirito Santo, benché fosse la sua Sposa fedele, ha fatto sì che gli Apostoli e gli Evangelisti non ne parlassero se non pochissimo, il puro necessario per far conoscere Gesù Cristo.

 

Maria è l'eccelso capolavoro dell'Altissimo, di cui si è riservato la conoscenza e la proprietà… Maria è la fonte sigillata e la Sposa fedele dello Spirito Santo, dove entra egli solo. Maria è il santuario e il riposo della Trinità Santa, dove Dio è presente in un modo più grande e divino che non in ogni altro luogo dell'universo, compresa la sua presenza tra i cherubini e i serafini; in lei, senza un grande privilegio, non è permesso entrare a nessuna creatura, benché purissima.

 

Io dico con i santi: la divina Maria è il paradiso terrestre del nuovo Adamo… E' il grande e divino mondo di Dio, dove egli custodisce bellezze e tesori ineffabili; è la magnificenza dell'Altissimo, dove è nascosto come nel proprio seno il suo unico Figlio e, in lui, tutto ciò che egli ha di più grande e prezioso. Oh! quante cose grandi e nascoste ha compiuto il Dio potente in questa creatura meravigliosa; ella stessa si sente costretta a proclamarlo, nonostante la sua profonda umiltà: « Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente ». Il mondo non le conosce, poiché non ne è capace né degno.

 

IIIA settimana d'Avvento - LODI sabato

Discorso sulla natività di Giovanni Battista ; 293,3

 

 

« Gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio » 

Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

 Infine nasce Giovanni… riceve il nome, si scioglie la lingua del padre… Rapporta tutto ciò che avvenne a indicazione della realtà e intendi il grande mistero. Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, che ne schiuse la voce. Che altro è il mutismo di Zaccaria se non profezia latente e, prima della predicazione di Cristo, in certo qual modo segreta e impenetrabile? Si apre con la venuta di Giovanni e si manifesta con la venuta di Colui del quale parlava la profezia.

 

Significa questo lo schiudersi della voce di Zaccaria nella nascita di Giovanni, così significa quello lo squarciarsi in due del velo del tempio quando Cristo muore (Mt 27,51). Se Giovanni avesse presentato se stesso, la bocca di Zaccaria non si sarebbe schiusa. Si scioglie la lingua perché nasce la voce; quando infatti a Giovanni, ormai impegnato ad annunziare il Signore, fu chiesto: « Tu chi sei? » rispose: « Io sono voce di uno che grida nel deserto » (Gv 1,23).

 

IIIA settimana d'Avvento - VESPRI Sabato

 

 

Le nozze del Figlio di Dio

 di san Gregorio Magno nel VI° secolo

 

 

             “Il regno dei cieli è simile a un re che preparò un banchetto di nozze per il figlio” (Mt 22, 1). Dio Padre dispose queste nozze per il Figlio quando volle che questi assumesse la natura umana nel grembo della Vergine e che, Dio prima del secoli, si facesse uomo alla fine dei secoli. Siccome però si tratta di una unione che avviene tra due persone, non creda la nostra mente che la persona dell’uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Redentore, risulti dall’unione di due persone. Diciamo di lui che esiste da due nature e in due nature, ma rifiutiamo, come opinione erronea, il credere che sia composto di due persone. Possiamo dunque affermare chiaramente e con sicurezza che il Padre dispose per il Figlio re le nozze quando unì a lui, nel mistero dell’incarnazione, la santa chiesa. Il grembo della Vergine Madre fu il talamo di questo Sposo e il salmista dice: “Nel sole ha posto la sua tenda ed egli esce come uno sposo dal talamo” (Sal 18, 6).

 

            Uscì come uno sposo dal talamo perché Dio nell’incarnazione uscì dal grembo purissimo della Vergine per unire a sé la chiesa. Mandò dunque i servi per invitare gli amici a queste nozze. Li inviò una prima e une seconda volta, perché chiamò ad annunciare l’incarnazione del Signore prima i profeti e poi gli apostoli.

 

IVA settimana d'Avvento -  UR Domenica

Lc 1, 26-38

 

dalle “Omelie”

 

 

ECCO CONCEPIRAI E DARAI ALLA LUCE UN FIGLIO

di San Beda il Venerabile nel ottavo secolo

 

         “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria”(Lc 1,26-27). Quello ch’è detto della casa di Davide si riferisce non solo a Giuseppe, ma anche a Maria, perché secondo la Legge ognuno doveva scegliere la moglie nella propria tribù o famiglia, come attesta anche l’Apostolo, scrivendo a Timoteo: “Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo” (2 Tm 2,8). Perciò il Signore appartiene davvero alla discendenza di Davide, perché la sua vergine Madre ebbe origine realmente dalla stirpe di Davide.

 

         Entrato da lei l’angelo disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre” (Lc 1,30-32).

 

         Il Signore diede al nostro Redentore il trono di Davide suo padre quando dispose la sua incarnazione dalla discendenza davidica, perché conducesse al regno eterno con la grazia spirituale il popolo che Davide aveva governato con un potere temporale.

 

         “E regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (Lc 1,33). Casa di Giacobbe può dirsi tutta la Chiesa, che per la fede e l’adesione a Cristo partecipa alla sorte dei patriarchi, tanto nei discendenti dalla loro stirpe, che in coloro i quali, provenendo da altre nazioni, col battesimo sono rinati in Cristo. In questa casa egli regnerà per sempre, “e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,33). Egli vi regna nella vita presente, perché regge il cuore degli eletti abitando in essi con la fede e col suo amore, e li guida con una protezione continua a meritare i doni del premio eterno. E vi regna nella vita futura, quando, al termine del loro esilio temporale, li introduce nella patria celeste, ove, avvinti dalla visione della sua continua presenza, sono felici di non fare nient’altro che dedicarsi a lui nella lode.

 

IVA settimana d'Avvento - VESPRI Domenica

Lc 1, 26-38

Omelie in lode della Vergine Madre, 4,11

 

 

 Avvenga di me quello che hai detto

 di San Bernardo nel dodicesimo secolo

 

 

         Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia, nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per ricevere gratuitamente.

 

         Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto. La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti » (Eb 1,1) ; la sua parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata, messa in pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie viscere… Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in una persona, corporalmente unita alla carne… Essa si realizzi in me per il mondo intero. »

 

IVA settimana d'Avvento - LODI Martedì


Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328)
 


Dal silenzio alla voce

di Sant’ Agostino nel quinto secolo

 

 
            Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre.

         Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà. Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola.

         Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19). E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio.

 

IVA settimana d'Avvento - VESPRI Martedì

 

Discorsi sul Vangelo di Luca,  4, 4-6 ; SC 87, 133

 

 

 

Il Signore dal seno materno mi ha chiamato

 di Origene nel terzo secolo

 

         La nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un arcangelo aveva annunciato la nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù ; così, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni (Lc 1,13) e dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre ». Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore compiva « miracoli e prodigi » e guariva le loro malattie, invece Giovanni esulta di gioia mentre è ancora nel seno materno. Non si può trattenerlo e, appena arrivata la madre di Gesù, il bambino cerca di uscire dal seno di Elisabetta. « Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo » (Lc 1,44). Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo Spirito Santo…

 

         La Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio » (Lc 1,16). Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il Signore, non molti, bensì tutti. Questa infatti è la sua opera : ricondurre tutti gli uomini a Dio Padre…

 

         Per parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel mondo fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo Gesù, bisogna che prima lo spirito e la forza di Giovanni vengano nel suo animo per « preparare al Signore un popolo ben disposto » (Lc 1,17) e, nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e raddrizzare i passi tortuosi » (Lc 3,5). Non soltanto in quel tempo le vie furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito e la forza di Giovanni precedono la venuta del Signore Salvatore.

         O grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo !

 

IVA settimana d'Avvento - LODI mercoledì

Omelie per la nascita di Cristo, 2,6 ; PG 31, 1459-1462, 1471-1474

(in l'Ora dell'Ascolto p. 172 alt.)

 

Sorse il Sole di Giustizia

di San Basilio nel quarto secolo

 

 

             Dio sulla terra, Dio in mezzo agli uomini : non un Dio che consegna la Legge tra bagliori di fuoco e suoni di tromba su un monte fumante, o in densa nube fra lampi e tuoni, seminando il terrore tra coloro che lo ascoltano (Es 19,18) ; ma un Dio incarnato, che con soavità e dolcezza parla a creature che hanno la sua stessa natura. Dio nella nostra carne !…

 

            In che modo, per mezzo di uno solo, lo splendore raggiunse tutti ? In che modo la divinità risiede nella carne ? Come il fuoco nel ferro :… per partecipazione. Il fuoco, infatti, non passa nel ferro, ma rimanendo dov’è, gli comunica la sua virtù ; né per questa comunicazione diminuisce, ma pervade di sé tutto quello a cui si comunica. Così, il Dio-Verbo, senza mai separarsi da se stesso, « venne ad abitare in mezzo a noi », senza subire alcun mutamento, « si fece carne » : il cielo che lo conteneva non rimase privo di lui mentre la terra lo accoglieva nel suo seno.

 

            Cerca di penetrare nel mistero : Dio assume la carne proprio per distruggere la morte in essa nascosta. Come gli antidoti di un veleno, una volta ingeriti, ne annullano gli effetti, e come le tenebre di una casa si dissolvono alla luce del sole, così la morte che dominava sull’umana natura fu distrutta dalla presenza di Dio. E come il ghiaccio rimane solido nell’acqua finché dura la notte e regnano le tenebre, ma tosto si scioglie al calore del sole, così la morte che aveva regnato fino alla venuta di Cristo, appena apparve la grazia di Dio Salvatore e sorse il sole di giustizia (Mal 3,20), fu ingoiata dalla vittoria (1Cor 15,54), non potendo coesistere con la vita. O grandezza della bontà e dell’amore di Dio per gli uomini !

 

IVA settimana d'Avvento - VESPRI mercoledì

Discorso per la notte di Natale 4, §6

 

 

Il tesoro nascosto

 

 di San Bernardo  nel dodicesimo secolo

 

 

         Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ; il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.

 

         C’è infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2,7).

 

         Eppure vedremo  ricchezze più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13). Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.

 

IVA settimana d'Avvento - Lodi Giovedì

 

Trattato sulla prima lettera di Giovanni (1,1)

(in l’Ora dell’Ascolto p.2749 alt.)

 

 

« Vide e credette »

 Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

         « Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita » (1 Gv 1, 1). Chi è che tocca con le mani il Verbo, se non perché il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi ? (Gv 1, 14). Il Verbo, che si è fatto carne per poter essere toccato con mano, cominciò ad essere carne dalla Vergine Maria ; ma non cominciò allora ad essere Verbo, perché è detto : « Ciò che era fin da principio ». Vedete se la lettera di Giovanni non conferma il suo vangelo, dove avete udito : « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio » (Gv 1, 1).

 

         Forse qualcuno prende l’espressione « Verbo della vita » come se fosse riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con mano. Ma fate attenzione a quel che aggiunge : « La vita si è fatta visibile » (1 Gv 1, 2). È Cristo dunque il Verbo della vita. E come si è fatta visibile ? Esisteva fin dal principio, ma non si era ancora manifestata agli uomini ; si era manifestata agli angeli ed era come loro cibo. Ma cosa dice la Scrittura ? « L’uomo mangiò il pane degli angeli » (Sal 77, 25).

 

         Dunque la vita stessa si è resa visibile nella carne ; si è manifestata perché ciò che può essere visibile solo al cuore, diventasse visibile anche agli occhi e risanasse i cuori. Solo con il cuore infatti può essere visto il Verbo, la carne invece anche con gli occhi del corpo. Si verifica dunque anche la condizione per vedere il Verbo : il Verbo si è fatto carne perché… fosse risanato in noi ciò che ci rende possibile vedere il Verbo… Disse : « Noi rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi ».

 

IVA settimana d'Avvento - VESPRI Giovedì

Sulle opere dello Spirito Santo, IV, 10 ; SC 165, 165

 

 

 

Il discepolo che è giunto a « penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2,3)

 

Ruperto di Deutz nel dodicesimo secolo

 

        

Nella misura di quella grazia che ha fatto sì che Gesù lo amasse e che l’abbia fatto riposare sul petto di Gesù alla Cena (Gv 13,23), Giovanni ha ricevuto in abbondanza l’intelligenza e la sapienza [i doni dello Spirito] (Is 11,2) – l’intelligenza per comprendere le Scritture ; la sapienza per redigere i suoi libri con un’arte mirabile. A dire il vero non ha ricevuto questo dono fin dal momento in cui ha riposato sul petto del Signore, anche se in seguito, ha potuto attingere da questo cuore « nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2,3). Quando egli dice che, entrando nel sepolcro, « vide e credette », riconosce che « non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti » (Gv 20,9). Come gli altri apostoli, Giovanni è giunto alla sua piena misura alla Pentecoste, quando è venuto lo Spirito Santo, quando la grazia è stata data a ciascuno « secondo la misura del dono di Cristo » (Ef 4,7).

 

         Il Signore Gesù ha amato questo discepolo più degli altri…, e gli ha aperto i segreti del cielo… per fare di lui lo scriba del mistero profondo, del quale l’uomo, da solo, non può dire nulla : il mistero del Verbo di Dio, del Verbo fatto carne. Eppure anche se lo amava, non a lui Gesù disse : « Sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa » (Mt 16,18)… Pur amando tutti i suoi discepoli e innanzi tutto Pietro con un amore dello spirito e dell’anima, il nostro Signore ha amato Giovanni con un amore del cuore… Nell’ordine dell’apostolato, Simone Pietro ha ricevuto il primo posto e « le chiavi del Regno dei cieli » (Mt 16,19) ; Giovanni, invece, ha ottenuto un’altra parte dell’eredità : lo spirito d’intelligenza, « un tesoro di gioia e di esultanza » (Sir 15,15).

 

IVA settimana d'Avvento - LODI venerdì

                                                                                           

 

IL  NATALE di CRISTO SIGNORE E’ VICINO

di San Massimo di Torino nel quinto secolo

 

 

         Anche se io tacessi, fratelli, il tempo ci avverte che il Natale di Cristo Signore è vicino; già questi ultimi giorni prevengono il mio discorso. Il mondo con le sue stesse angustie dice l’imminenza di qualche cosa che lo rinnoverà, e desidera con un’attesa impaziente che lo splendore di un sole più fulgido illumini le sue tenebre. Mentre, per la brevità delle ore, teme che il suo cammino stia per finire, con una certa qual speranza scopre che l’anno sta trasformando il suo corso. Quest’attesa della creazione persuade anche noi ad attendere il sorgere di Cristo nuovo Sole, perché illumini le tenebre dei nostri peccati; che questo Sole di giustizia, con la forza della sua nascita, dissipi le dense nebbie delle nostra colpe e non permetta che la nostra vita si chiuda in una gretta oscurità, ma piuttosto si dilati in grazia della sua potenza.

         E poiché possiamo presentire il Natale del Signore dagli stessi segni della natura, facciamo anche noi quel che essa fa: come in quel giorno sulla terra comincia ad aumentare la durata della luce, così anche noi allarghiamo la misura della nostra virtù; la luce di quel giorno è comune ai poveri e ai ricchi, così anche la nostra liberalità si estenda ai viandanti e agl’indigenti; e come la terra fa retrocedere l’oscurità delle sue notti, così anche noi respingiamo le tenebre della nostra avarizia. Perciò, fratelli, mentre stiamo per accogliere il Natale del Signore, rivestiamoci di indumenti nitidi, senza macchia. Parlo della veste dell’anima, non di quella del corpo.

 

         Ma noi possediamo un mezzo per cancellare le macchie della coscienza, poiché sta scritto: “Date in elemosina, ed ecco tutto per voi sarà mondo” (Lc 11,41). Buono è questo comandamento dell’elemosina, che rende operose le mani e mondo il cuore! 

        

IVA settimana d'Avvento - VESPRI venerdì

Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote

(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)

 

Maria magnifica il Signore che opera in lei

 di S. Beda il Venerabile nell’ ottavo secolo

 

     «L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al genere umano per l'eternità.

     Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare sempre alla potenza della sua maestà.

      Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza eterna.

     Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per un privilegio unico essa ardeva d'amore spirituale per colui della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.

     «Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».

     Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 3, 5).

     Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò il mio spirito in Dio, mio salvatore».

     Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se medesima.

 

IVA settimana d'Avvento - LODI sabato

 

 

Grande cosa è il perdono dei peccati, ma più grande ancora che ci sia dato per il sangue del Signore

 San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         «Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi», volendo pienamente manifestare in tal modo la gloria della sua grazia. «Secondo il beneplacito della sua volontà, dice a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto» (Ef 1, 5-6). Se dunque ci ha così gratificati a lode e gloria della sua grazia perché essa fosse manifesta, rimaniamo saldi in essa.

 

         Perché poi vuole essere da noi lodato e glorificato? Perché così il nostro amore verso di lui sia più fervente. Da noi infatti non desidera altro che la nostra salvezza; non il servizio, non la gloria, né altro, e tutto compie a questo scopo. Infatti chi loda e ammira la grazia che gli è stata donata, sarà più sollecito e premuroso.

 

         Il Signore ha fatto come uno che restituisce subitamente a florida giovinezza un essere segnato dalla scabbia, dalla peste, da ogni genere di malattie e dalla decrepitezza, ormai ridotto all’estremo dalla povertà e dalla fame, rendendolo più bello di tutti gli uomini, col volto radioso come se nascondesse i raggi del sole nel balenìo degli occhi scintillanti. E dopo averlo riportato nel fiore dell’età, lo avesse rivestito di porpora imponendogli il diadema e adornandolo di tutto l’apparato regale. Allo stesso modo il Signore ha trasformato la nostra anima e l’ha fatta bella, desiderabile e amabile, al punto che gli stessi angeli desiderano contemplarla. Così ci rese tanto graditi da divenire l’oggetto del suo desiderio. Dice infatti: «Al Re piacerà la tua bellezza» (Sal 44, 12). (…)

 

         «Grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto, dice, nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue» (Ef 1, 6-7). E in che modo? È cosa meravigliosa non solo che ci abbia donato il Figlio, ma anche il modo con cui ce lo ha dato, cioè lasciandolo uccidere per noi. È un incredibile paradosso: ha consegnato il suo diletto per coloro che lo odiavano: Vedi dunque di quanto prezzo ci ha stimati. Se quando eravamo chiusi nell’odio e nemici ci ha donato il suo diletto, cosa non farà ora che siamo stati riconciliati per sua grazia?(…)

 

         Nulla infatti è tanto grande quanto il fatto che per noi sia sparso lo stesso sangue di Dio; ed è più grande dell’adozione a figli e degli altri doni, fatto che non abbia risparmiato neppure il suo proprio Figlio. Gran cosa è il perdono dei peccati, ma più grande ancora che esso sia donato grazie al sangue del Signore

 

IVA settimana d'Avvento - VESPRI sabato

 

E LO CHIAMO’ GESU’

Dalle “Omelie” di San Beda il Venerabile all’VIII secolo

 

 

           Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito, cioè il Figlio del suo seno; diede alla luce colui che prima della creazione era Dio nato da Dio, e nella sua umanità creata era al di sopra di ogni creatura. “E lo chiamò Gesù” (Mt 1,25).

 

         Gesù perciò è il nome del Figlio della Vergine, annunziato dall’angelo, a significare che egli avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati. Colui che salva dai peccati salverà anche dal disordine derivante dai peccati nell’anima e nel corpo.

 

         La parola Cristo indica dignità sacerdotale o regale. Nella Legge i sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo apparire nel mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8).

 

         Da questa unzione, cioè crisma, deriva la parola “Cristo”; e coloro che partecipano all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati “cristiani”.

 

         Il Signore nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si degni di salvarci dai peccati; egli che è il Pontefice, ci riconcili con Dio Padre; ci doni l’eterno regno del Padre suo, egli che è Re e vive e regna col Padre e lo Spirito Santo per i secoli eterni. Amen.

 

VEGLIA della NOTTE DI NATALE

Discorso per la notte di Natale 4, §6

 

Il tesoro nascosto

 di San Bernardo  nel dodicesimo secolo

 

  

            Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ; il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.

 

            C’è infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2,7).

 

            Eppure vedremo  ricchezze più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13). Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.

 

NATALE DEL SIGNORE - LODI

Discorso 2 per Natale ; PL 195, 226-227

(in l’Ora dell’Ascolto p.168)

 

Il Salvatore del mondo giace in una mangiatoia

 di Elredo di Rievaulx nel dodicesimo secolo

 

 

            « Oggi ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ; temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ; temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia…

 

            È poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che segno è questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo mistero ; ma…in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare : ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria.

 

            Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14).

 

NATALE DEL SIGNORE - VESPRI

Discorso n° 38, per la Natività ; PG 36, 311s 

Cristo è nato

 San Gregorio Nazianzeno nel quarto secolo

             Gesù Cristo è nato, rendetegli gloria! Cristo è sceso dal cielo, accorrete a lui! Cristo è sulla terra, esaltatelo! “Cantate al Signore da tutta la terra. Gioiscano i cieli, esulti la terra” (Sal 95,1.11). Dal cielo è venuto ad abitare in mezzo agli uomini; trasalite di timore e di gioia: di timore a motivo del peccato, di gioia a motivo della nostra speranza. Oggi, le tenebre si dissipano e la luce sorge sul mondo; come un tempo nell’Egitto colpito dalle tenebre, oggi una colonna di fuoco illumina Israele. O popolo che stavi nelle tenebre dell’ignoranza, contempla oggi questa immensa luce della vera conoscenza poiché “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 6,17). La lettera regredisce, lo Spirito trionfa (Rm 7,6); la figura passa, la verità appare (Col 2,17). 

            Colui che ci ha dato l’esistenza vuole anche colmarci di felicità; quella felicità che il peccato ci aveva fatto perdere, ci è restituita dall’incarnazione del Figlio... Questa è la solennità di oggi: oggi salutiamo la venuta di Dio in mezzo agli uomini affinché noi possiamo, non arrivare, bensì tornare presso Dio; affinché ci spogliamo dell’uomo vecchio e rivestiamo l’Uomo nuovo (Col 3,9); affinché morti in Adamo, riceviamo la vita in Cristo (1 Cor 15,22)... Celebriamo dunque questo giorno pieno di una gioia divina, non mondana, bensì di una vera gioia celeste. Che festa, questo mistero di Cristo! È il mio compimento, è la mia nuova nascita.

 

 
TEMPO DOPO NATALE

ottava di Natale - 26 dicembre - Santo Stefano - LODI

        Discorso 3,1-3,5-6 : CCL 91A, 905-909

(in l’Ora dell’Ascolto p.2744 alt.)

 

Stefano innalzato dalla terra al cielo

di San Fulgenzio di Ruspe nel sesto secolo

  

 

         Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno ; oggi celebriamo la passione trionfale del suo soldato… Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote. Infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio…

 

         La carità che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo… Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai suoi nemici che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti. Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole… Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso sotto gli occhi di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo ha seguito per le preghiere di Stefano.

 

ottava di Natale - 26 dicembre - Santo Stefano - VESPRI

Discorso per la festa di Santo Stefano, PL 184, 845-850

 

 

Stefano, il soldato vittorioso

Elredo di Rievaulx nel dodicesimo secolo

 

 

         Abbiamo ancora in braccio il figlio della Vergine…, gli angeli cantano ancora la gloria di Dio e i pastori si rallegrano… Chi potrebbe distogliere gli occhi da tale nascita ? Ora mentre rimaniamo sbalorditi, Stefano, pieno di grazia e di verità, « fa grandi prodigi e miracoli tra il popolo » (At 6,8). Dovremmo forse allontanarci dal re per gettare gli occhi sul soldato ? A questo ci invita il re stesso ; il figlio del re assiste, nel dolore del suo cuore, alla lotta del suo soldato vittorioso…

 

         Stefano, « pieno di grazia e di fortezza », vestito della grazia e protetto dallo scudo della fortezza divina, « faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo ». « Sorsero allora alcuni » a disputare con quel testimone (At 6,9). Ma si alza la voce dell’uomo libero ; a partire dai loro libri, presenta loro la parola di verità. Lo Spirito di Dio si impadronisce del martire… ; alza gli occhi al cielo, ma non vede più il cielo. « Contempla, dice, i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio » (At 7,56)… Il Signore sta in piedi con chi sta in piedi, combatte con chi lotta, è lapidato con chi viene lapidato… Sì, a buon diritto merita il primo posto fra i martiri, colui che esprime in un modo così mirabile la somiglianza con il Signore appeso alla croce. Stefano grida forte : « Signore, non imputar loro questo peccato ! » (At 7,60 ; Lc 23,34). Forte è il suo grido, perché forte è il suo amore. Si addormenta nel Signore… e riposa fra le braccia di Dio.

 

ottava di Natale - 27 dicembre - S.Giovanni Apostolo ed Evangelista - LODI

Trattato sulla prima lettera di Giovanni (1,1)

(in l’Ora dell’Ascolto p.2749 alt.)

 

« Vide e credette »

Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

            « Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita » (1 Gv 1, 1). Chi è che tocca con le mani il Verbo, se non perché il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi ? (Gv 1, 14). Il Verbo, che si è fatto carne per poter essere toccato con mano, cominciò ad essere carne dalla Vergine Maria ; ma non cominciò allora ad essere Verbo, perché è detto : « Ciò che era fin da principio ». Vedete se la lettera di Giovanni non conferma il suo vangelo, dove avete udito : « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio » (Gv 1, 1).

 

            Forse qualcuno prende l’espressione « Verbo della vita » come se fosse riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con mano. Ma fate attenzione a quel che aggiunge: « La vita si è fatta visibile » (1 Gv 1, 2). È Cristo dunque il Verbo della vita. E come si è fatta visibile ? Esisteva fin dal principio, ma non si era ancora manifestata agli uomini ; si era manifestata agli angeli ed era come loro cibo. Ma cosa dice la Scrittura ? « L’uomo mangiò il pane degli angeli » (Sal 77, 25).

 

            Dunque la vita stessa si è resa visibile nella carne ; si è manifestata perché ciò che può essere visibile solo al cuore, diventasse visibile anche agli occhi e risanasse i cuori. Solo con il cuore infatti può essere visto il Verbo, la carne invece anche con gli occhi del corpo. Si verifica dunque anche la condizione per vedere il Verbo : il Verbo si è fatto carne perché… fosse risanato in noi ciò che ci rende possibile vedere il Verbo… Disse : « Noi rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi ».

 

ottava di Natale - 27 dicembre - S.Giovanni Apostolo ed Evangelista - VESPRI

Meditazione per il 6 gennaio 1941

 

 

 

« Sappiamo che la sua testimonianza è vera  »

di Santa Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo

 

            Presso il presepio, il Salvatore desidera anche la presenza di colui che gli è stato particolarmente caro durante la vita: Giovanni, il discepolo che Gesù ama (Gv 13,23). Lo conosciamo bene in quanto figura della purezza verginale. Poiché era puro, è piaciuto al Signore. Ha potuto riposare sul Cuore di Gesù e esservi iniziato ai misteri del Cuore divino (Gv 13,25). Come il Padre celeste ha reso testimonianza a suo figlio proclamando “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35), così il divino Bambino sembra anch’egli indicarci il suo discepolo prediletto e dirci: “Nessun incenso mi è più gradito di un cuore puro che si dona con amore. Ascoltate colui che ha potuto vedere Dio perché aveva un cuore puro” (Mt 5,8).

            Nessuno ha potuto immergersi più profondamente di lui nella contemplazione degli abissi nascosti della vita divina. Per questo ci annuncia il mistero dell’eterna generazione del Verbo divino... Ha condiviso le lotte del suo Signore come solo un’anima che ama di un amore sponsale può fare... Ha fedelmente custodito per noi e ci ha trasmesso le testimonianze che il Salvatore in persona rendeva alla propria divinità davanti ai suoi amici e ai suoi nemici... Grazie a lui sappiamo a quale partecipazione alla vita di Gesù e alla vita di Dio Trinità noi siamo destinati...

            La presenza di Giovanni al presepio del Signore ci dice: vedete ciò che è stato preparato per coloro che si offrono a Dio con un cuore puro. Tutta la pienezza inesauribile della vita sia umana che divina di Gesù è magnificamente concessa loro in cambio. Venite e bevete alle sorgenti della vita che il Signore fa scorrere per gli assetati e che sgorgano per la vita eterna (Gv 7,37; 4,14). Il Verbo è divenuto carne e giace davanti a noi nella forma di un bambino neonato.

 

ottava di Natale - 28 dicembre - Santi Innocenti Martiri - Lodi

Discorsi sulla Natività di Cristo   ; PG 46,1128s

 

Oggi inizia il mistero della Passione

di San Gregorio Nisseno nel quarto secolo

 

 

            “All’udire la notizia della nascita del Salvatore, Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Mt 2,2)... È il mistero della Passione già prefigurato dalla mirra dei magi; dei bambini sono massacrati senza pietà... Cosa significa tale carneficina ?  Perché osare un così orrendo crimine? “ È perché, dicono Erode e i suoi consiglieri, uno strano segno è apparso nel cielo; questo segno indica con sicurezza ai magi  la venuta di un altro re”. Sei in grado di comprendere cosa siano questi segni premonitori? ... Se Gesù è Signore degli astri, non è forse fuori della portata dei tuoi attacchi? Credi di avere il potere di fare vivere o morire, ma non hai nulla da temere da qualcuno che é così mite. Dio lo sottomette al tuo potere; perché cospirare contro di lui?...

            Ma lasciamo il lutto, “il lamento di Rachele che piange i suoi figli” – perché oggi il Sole di giustizia (Mal 3,20) dissipa le tenebre del male e diffonde la sua luce su tutta la natura, lui che ha assunto la nostra natura umana... In questa festa della Natività, “le porte di bronzo sono infrante, le barre di ferro sono spezzate” (Sal 107,16); oggi “le porte della giustizia sono aperte” (Sal 118,19)... Infatti a causa di un uomo, Adamo, è venuta la morte; oggi per l’opera  di un uomo viene la salvezza (Rm 5,18)... Dopo l’albero del peccato si erge l’albero della bontà, cioè la croce... Oggi inizia il mistero della Passione.

 

ottava di Natale - 28 dicembre - Santi Innocenti Martiri - VESPRI

 

 

Stanno davanti all’Agnello e contemplano la sua gloria

di S. Beda il venerabile nel VIII sec.

 

  

            Fratelli carissimi, la lettura del vangelo sulla preziosa morte degli Innocenti, martiri di Cristo, è per noi sacra, e richiama alla nostra mente la morte gloriosa di tutti i martiri. Che gl’Innocenti siano stati uccisi da bambini ha per noi un significato: alla gloria del martirio si giunge attraverso l’umiltà e non può dare la vita per Cristo se non il convertito che sia diventato come un bambino.

             Per questo, fratelli carissimi, è necessario nella festività di oggi, venerando le primizie dei martiri, riflettere attentamente sulla festa che di tutti i martiri si fa in cielo; seguendo per quanto possiamo le loro orme, cerchiamo di partecipare anche noi al loro gaudio. L’Apostolo ci assicura che come siamo partecipi delle loro sofferenze così lo saremo anche della loro consolazione.

             E non deploriamo la loro morte, ma piuttosto rallegriamoci, perché hanno ricevuto la palma meritata. Quando ognuno di loro morì fra i tormenti, Rachele, cioè la Madre Chiesa, li accompagnò con lutto e lacrime; ma la Gerusalemme celeste, che è madre di tutti noi, con segni di gioia li accolse subito dalla terra, e li introdusse nella gloria del loro Signore, perché ricevessero da lui la corona. Per questo Giovanni dice che “stavano davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani” (Ap 7, 9). Ora stanno in piedi davanti al trono di Dio cinti delle loro corone, essi che dapprima giacquero, schiacciati dalla sofferenza, davanti al seggio dei giudici terreni. Stanno alla presenza dell’Agnello e non potranno mai essere esclusi per alcun motivo dalla contemplazione della sua gloria, come quaggiù neppure i supplizi potevano distoglierli dall’amore per lui.

 

ottava di Natale - 29 dicembre - LODI

Discorsi sul Cantico dei cantici, 2, §8

 

Beato colui che ha visto la tua salvezza

San Bernardo nel dodicesimo secolo

 

 

            O Ramo di Iesse, tu che sei un segno per i popoli (Is 11, 10), quanti re e profeti hanno desiderato vedere te, ma non ti videro (Lc 10,24). Beato colui che nella sua vecchiaia è stato colmato del dono divino di vederti (Lc 2,30). Esultò nella speranza di vedere il segno, lo vide e se ne rallegrò (Gv 8, 56). Ricevuto il bacio di pace, ha lasciato questo mondo, con la pace nel cuore, dopo aver proclamato che Gesù è nato per essere segno di contraddizione. E questo è quanto successe : appena apparso, il segno di pace è stato contraddetto – da coloro però che odiano la pace. Infatti egli è la pace per gli uomini di buona volontà (Lc 2, 14), invece, per coloro che sono male intenzionati, è una pietra d’inciampo (Lc 2, 34). Erode si turbò, insieme a tutta Gerusalemme. Il Signore venne fra la sua gente, « ma i suoi non l’hanno accolto » (Gv 1,11). Beati i poveri pastori che, vegliando nella notte, sono stati ritenuti degni di vedere questo segno !

 

            In quel tempo, già, egli si teneva nascosto a coloro che pretendevano essere saggi e prudenti, ma si rivelava agli umili (Mt 11,25). Ai pastori, l’angelo disse : « Questo per voi il segno » (Lc 2,12). Esso è per voi, gli umili e gli ubbidienti, per voi che non vi gloriate di scienza superba, ma vegliate giorno e notte meditando la legge di Dio (Sal 1,2). Ecco il segno per voi ! Quello promesso dagli angeli, richiamato dai popoli, predetto dai profetti ; ora Dio l’ha fatto e ve lo mostra…

 

            Questo dunque il segno per voi, ma segno di che cosa ? Segno di perdono, di grazia, di pace, una pace che non avrà fine (Is 9,6). « Questo per voi il segno : un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». Ma Dio è in lui, riconciliando a sé il mondo… È il bacio di Dio, il mediatore fra Dio e gli uomini (1Tm 2,5), Gesù uomo e Cristo, che vive e regna per i secoli.

 

ottava di Natale - 29 dicembre - VESPRI

PPS 2,10

 

« I miei occhi hanno visto la tua salvezza »

 

del Cardinale John Henry Newman nel diciannovesimo secolo

 

 

            « Subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate » (Ml 3,1). Oggi ci viene ricordata l’azione silenziosa della Provvidenza di Dio. Gli avvenimenti previsti da lungo tempo si inseriscono tranquillamente nel corso del tempo ; e nello stesso tempo, le visite del Signore rimangono improvvise e misteriose…

 

            Secondo ogni evidenza, non c’è, in questa scena, nulla di straordinario, nulla di impressionante ; nel mondo, la gente come i genitori di questo bambino, così poveri, e questi due anziani, la guardiamo senza troppo interesse e passiamo oltre. Eppure si tratta della realizzazione solenne di una profezia antica e prodigiosa. Quel bambino portato in braccio, è il Salvatore del mondo, l’erede autentico, che viene sotto l’apparenza di uno sconosciuto, a visitare la propria casa. Il profeta aveva detto: «Chi sopporterà il giorno della sua venuta?» (Ml 3,2) ; eccolo che viene a prenderne possesso. Inoltre, il vegliardo Simeone viene ricolmato dei doni dello Spirito : gioia, azione di grazie, speranza, misteriosamente unite al timore, allo spavento e al dolore. Anche Anna diventa profetessa, e i testimoni ai quali si rivolge, sono proprio l’autentico Israele che attende con fede la redenzione del mondo secondo le promesse… « La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta » aveva annunziato un altro profeta (Ag 2,9). Eccola, quella gloria : un bambino con i suoi genitori, due vegliardi e un’assemblea senza nome e senza scorta. « Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione » (Lc 17,21).

 

            Tale è sempre stato, nelle sue visite, il modo di Dio… riguardo al mondo, il silenzio, l’imprevisto, la sorpresa, malgrado predizioni conosciute da tutti, quelle predizioni di cui la Chiesa vera afferra il senso e aspetta il compimento… Non può essere diverso. Gli avvertimenti di Dio sono chiari, eppure il mondo continua la sua corsa ; impegnati nelle loro attività, gli uomini non sanno discernere il senso della storia. Considerano grandi avvenimenti come fatti senza importanza e misurano il valore delle realtà secondo una prospettiva del tutto umana… Il mondo rimane cieco, ma la Provvidenza nascosta di Dio si realizza giorno dopo giorno.

 

ottava di Natale - 30 dicembre -  Festa della Santa Famiglia - LODI

 

Messaggio del 31 dicembre 2000

 

 La Santa Famiglia e le  nostre famiglie

del Papa Giovanni Paolo II

 

 

           

Nel clima di gioia che è proprio del Natale, celebriamo oggi la Festa della Santa Famiglia. Dal presepe il nostro sguardo si sposta idealmente sull'umile dimora di Nazaret. Gesù, fattosi nostro fratello, ha voluto passare attraverso l'esperienza della famiglia. Si è così inserito nella prima e fondamentale cellula di aggregazione sociale, dando in tal modo un riconoscimento di validità perenne alla più comune fra le istituzioni umane.

 

Per noi credenti la famiglia, riflesso della comunione trinitaria, ha come modello quella di Nazaret, al cui interno si è svolta la vicenda umana del Redentore e dei suoi genitori. Pensiamo alle difficoltà che Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare in occasione della nascita di Gesù ; e poi nell'esilio in Egitto, per sfuggire alla persecuzione di Erode.

 

Guardando quest'oggi a quella Casa santa, il pensiero va alle tante famiglie che, in questi nostri tempi, si trovano in situazioni difficili. Alcune sono segnate da estrema povertà, altre sono costrette a cercare in Paesi stranieri quanto purtroppo manca loro in Patria, altre ancora incontrano al proprio interno seri problemi a causa del rapido mutamento culturale e sociale che talora le sconvolge. Tutto questo mostra quanto sia urgente riscoprire il valore della famiglia ed aiutarla in ogni modo ad essere, come Dio l'ha voluta, ambiente vitale dove ogni bimbo che viene al mondo è accolto fin dal suo concepimento con tenerezza e gratitudine ; luogo dove si respira un clima sereno che favorisce in ogni suo membro un armonioso sviluppo umano e spirituale.

 

        Possa la Santa Famiglia, che oggi veneriamo, ottenere questo dono per ogni nucleo familiare, e lo aiuti ad essere una piccola "chiesa domestica", scuola di virtù umane e religiose.

 

ottava di Natale - 30 dicembre - Festa della Santa Famiglia - Vespri

Le nozze e la concupiscenza, 1,11 ; Sermone 51

 

 

Un vero matrimonio, una vera famiglia

di Sant’Agostino nel quarto secolo

 

 

            Non sono fallaci le parole rivolte dall'angelo a Giuseppe: “Non temere di accogliere Maria tua sposa”( Mt 1,20).... Non era venuto meno né era stato conservato fallacemente il titolo di sposa... Il motivo per cui la Vergine era ancora più santamente e meravigliosamente cara a suo marito consiste nel fatto che anche senza l'intervento del marito essa divenne feconda, superiore a lui per il Figlio, pari nella fedeltà. A motivo di questo fedele matrimonio entrambi meritarono di essere chiamati i genitori di Cristo: non solo lei fu chiamata madre, ma anche lui, in quanto sposo di sua madre, fu chiamato suo padre; era sposo e padre nello spirito, non nella carne. Tuttavia, sia Giuseppe, padre soltanto in spirito, sia Maria, madre anche secondo la carne, furono entrambi i genitori della sua umiltà non della sua grandezza, della sua debolezza non della sua divinità. Non mentisce, infatti, il Vangelo, dove si legge: “ Sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io addolorati ti cercavamo”.

Prendiamo dunque a partire da Giuseppe la genealogia di Cristo:sposo nella castità, è padre anche in questo modo... Direte che non ha  generato Gesù secondo l’opera della natura? Ma Maria stessa l’ha forse concepito secondo l’opera della natura? Ebbene: ciò che lo Spirito ha operato, l’ha fatto per tutti e due insieme. Infatti Giuseppe secondo Matteo (1,19), “era giusto”. Erano giusti, sposo e sposa. Lo Spirito  Santo ha riposato nella loro comune giustizia, e ha dato un figlio a ambedue.

 

ottava di Natale - 31 dicembre - LODI

 

Sul Padre nostro, 35-36  ; PL 4, 544 (In l' Ora dell'Ascolto p. 1373-1378)

 

 

« Servendo Dio notte e giorno »

di San Cipriano nel terzo secolo

 

            Se nelle sacre Scritture Cristo è il vero sole e il vero giorno, non c’è nessuna ora in cui i cristiani non debbano adorare Dio. Di conseguenza noi che siamo in Cristo, vale a dire nel vero sole e nel vero giorno, dobbiamo perseverare tutta la giornata in preghiera. Quando poi subentra di nuovo la notte, nessun danno può venire agli oranti dalle tenebre notturne, dal momento che per i figli della luce (1Tes 5,5) anche la notte risplende come il giorno. Quando mai è senza luce chi a la luce nel cuore? O quando mai non c’è sole e non c’è giorno, per colui il cui giorno e il cui sole è Cristo?

            Noi che siamo in Cristo, vale a dire sempre nella luce, non cessiamo di pregare neppure di notte. Così la vedova Anna, pregando e vigilando senza interruzione, perseverava nel rendersi gradita a Dio, come sta scritto nel vangelo: “Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”... Dobbiamo credere di camminare sempre nella luce, senza lasciarsi ostacolare dalle tenebre da cui uscimmo: nessun danno venga alla preghiera dalle ore notturne, non pigra e ignava perdita di tempo. Spiritualmente ricreati e rigenerati dalla misericordia di Dio, imitiamo ciò che saremo: destinati ad abitare in quel regno che non conosce il sopraggiungere della notte, ma solo il giorno, vegliamo durante la notte come se fossimo in pieno giorno; destinati a pregare e rendere grazie a Dio, anche qui non cessiamo di pregare e ringraziare.

 

ottava di Natale - 31 dicembre - PRIMI VESPRI

 

Nato da donna

 di Sant’Ireneo di Lione nel secondo secolo

 

 

     Il Signore, ricapitolando tutte le cose, ha ricapitolato anche la guerra che noi sosteniamo contro il nostro nemico; ha provocato e vinto colui che all’inizio in Adamo ci aveva fatto schiavi e gli ha calpestato il capo, come trovi scritto nella Genesi dove Dio disse al serpente: «Porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il suo; questo ti insidierà il capo e tu gli insidierai il calcagno». Da allora, infatti, era preannunciato che colui che doveva nascere da una vergine a somiglianza di Adamo avrebbe insidiato il capo del serpente, cioè il seme di cui parla l’Apostolo nella Lettera ai Galati: «La legge delle opere fu stabilita fino alla venuta del seme per il quale era stata fatta la promessa».

 

     L’Apostolo si spiega ancor più chiaramente nella stessa lettera dicendo: «Quando poi venne la pienezza del tempo, Dio inviò suo Figlio, nato da donna». Il nemico, infatti, non sarebbe stato vinto con giustizia se chi lo vinse non fosse diventato uomo da donna, poiché per mezzo di una donna ebbe dominio anche sull’uomo, diventando nemico dell’uomo fin dall’inizio. Per questo anche il Signore si riconosce Figlio dell’uomo, ricapitolando in se stesso quel primo uomo, dal quale fu plasmata la donna; e come per mezzo della sconfitta di un uomo la nostra razza era discesa nella morte, così per la vittoria di un uomo siamo risaliti nella vita; e come la morte aveva trionfato su di noi per mezzo di un uomo, così anche noi trionfiamo a nostra volta sulla morte per mezzo di un uomo.

 

ottava di Natale - 31 dicembre - VEGLIA della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio

 

Discorsi per il giorno di Natale,

 5, 1-2 ; SC 166, 223-226

 

 

« Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria »

 Beato Guerrico d’Igny  nel dodicesimo secolo

 

 

         Siamo tutti riuniti, fratelli, per ascoltare la Parola di Dio. Eppure Dio ci ha preparato qualcosa di migliore : ci viene donato oggi, non soltanto di ascoltare, ma pure di vedere il Verbo di Dio, purché noi « andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere » (Lc 2,15)

 

         Se è vero che « la fede dipende di ciò che ascoltiamo » (Rm 10,17), Dio sa che essa dipende più direttamente e più rapidamente da ciò che vediamo, come ce lo insegna l’esempio di Tommaso… Dio, volendo accondiscendere alla nostra ottusità, oggi ha reso visibile per noi il suo Verbo, che aveva prima reso udibile. Anzi, l’ha reso palpabile, al punto che alcuni tra noi hanno potuto dire : « Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita » (1 Gv 1,1)

 

         Se quindi si trova fra di noi un fratello che soffre di languore spirituale, non voglio che i suoi orecchi si affatichino più a lungo nell’ascoltare la mia povera parola. Che si rechi a Betlemme, e là, contempli colui « nel quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo » (1 Pt 1,12), che contempli colui « che il Signore ci ha fatto conoscere » (Lc 2,15). Che si rappresenti nella mente come la « Parola di Dio, viva e efficace » (Eb 4,12) giace lì, in una mangiatoia.

 

ottava di Natale - 1 gennaio -  Solennità di Maria Santissima Madre di Dio - LODI

Omelia del 1o  gennaio 1979

 

 

 

Giorno della Madre, giorno della pace

 Papa Giovanni Paolo Secondo

 

 

     « Vi do la mia pace ! » dice Gesù. Oggi la Chiesa venera particolarmente la maternità di Maria. Questa è come un ultimo messaggio dell’ottava del Natale del Signore. La nascita parla sempre della genitrice, di colei che dà la vita, di colei che dà l’uomo al mondo. Il primo giorno dell’anno nuovo è la giornata della Madre. La vediamo quindi col Bambino tra le braccia. Madre, colei che ha generato e nutrito il Figlio di Dio. Madre di Cristo. Non è forse questa immagine la sorgente della nostra singolare fiducia ? Non è proprio essa che ci permette di vivere nella cerchia di tutti i misteri della nostra fede, e, contemplandoli come « divini », considerarli nello stesso tempo così « umani » ?

 

      Ma c’è ancora un’altra immagine della Madre con il Figlio tra le braccia : Maria con Gesù tolto dalla croce ; con Gesù che torna fra quelle braccia, sulle quali a Betlemme fu offerto come Salvatore del mondo. Vorrei, quindi, oggi unire la nostra preghiera per la pace con questa duplice immagine. Vorrei collegarla a questa maternità, che la Chiesa venera in modo particolare nell’ottava del Natale del Signore. Perciò dico:

 

    « Madre, che sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita, del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della Pace, sii con noi in ogni momento ! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace. »

 

ottava di Natale - 1 gennaio -  Solennità di Maria Santissima Madre di Dio - VESPRI

 

 

Maria, Madre di Dio

 Cirillo d’Alessandria nel quarto secolo

 

 

         Mi sono meravigliato del fatto che alcuni dubitano se la santa Vergine debba essere detta o meno Madre di Dio. Se infatti il Signore nostro Gesù Cristo è Dio, perché mai la santa Vergine che lo ha generato non deve essere detta Madre di Dio? Questa fede ce l’hanno trasmessa i divini discepoli, anche se non ricordano questa espressione. Così abbiamo imparato a pensare dai santi padri. E in verità il nostro padre Atanasio di santa memoria, che adornò la sede della Chiesa di Alessandria per interi quarantasei anni, (…) scrivendo un libro sulla santa e consostanziale Trinità nel terzo discorso qua e là chiama la santa Vergine Madre di Dio.

 

         Citerò le sue parole; dice:«Questo è il fine e il carattere distintivo della santa Scrittura, come abbiamo spesso detto: l’annuncio in essa contenuto del Salvatore è duplice. Da un lato, che egli era sempre Dio ed è Figlio, poiché è Verbo, Splendore e Sapienza del Padre; dall’altro, che negli ultimi tempi,,assumendo per noi la carne, divenne uomo dalla vergine Maria, Madre di Dio». E, dopo aver detto altre cose, continua: «Molti furono santi e puri da ogni macchia: Geremia fu santificato dal seno materno e Giovanni, ancora nell’utero, balzò di gioia alla voce di Maria, Madre di Dio». (…)

 

         Santa Vergine è intesa e viene detta contemporaneamente “madre di Cristo” e «Madre di Dio». Non ha generato, infatti, un semplice uomo come noi, ma il Verbo di Dio Padre, incarnato e fatto uomo. E se anche noi per grazia siamo chiamati dèi, non così il Figlio di Dio, che lo è per natura e in verità, anche se è divenuto carne.

 

seconda settimana dopo Natale - LODI -  2 gennaio

Gv 1, 19-28

 

PG 10, 852-861

 

 

« Io non sono il Messia »

 discorso attribuito a Sant’Ippolito di Roma nel secondo secolo

  

 

         Giovanni, il precursore del Maestro… gridò a quanti venivano per farsi battezzare da lui : « Razza di vipere (Mt 3, 6), perché mi guardate con tanta insistenza ? Non sono io il Cristo. Sono un servo e non il Padrone. Sono un suddito e non il re. Sono una pecora, e non il pastore. Sono un uomo e non un Dio. Ho guarito la sterilità di mia madre, venendo al mondo, ma non le ho lasciato la sua virginità. Sono stato tirato dal basso, non sono venuto dall’alto. Ho sciolto la lingua di mio padre, non ho elargito la grazia divina. Mia madre mi ha riconosciuto, ma la stella non mi ha designato. Sono spregevole e piccolo, ma dopo di me viene uno che era prima di me.

 

         Viene dopo, nel tempo ; prima era nella luce inaccessibile e ineffabile della divinità. « Viene uno che è più forte di me e io non sono degno neanche di portagli i sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Io sono sottomesso ; lui è libero. Io sono assoggettato al peccato ; lui ha distrutto il peccato. Io inculco la legge ; lui porta la luce della grazia. Io predico da schiavo ; lui detta la legge da maestro. Io come giaciglio, ho il suolo, lui il cielo. Io battezzo con un battesimo di conversione ; lui dona la grazia dell’adozione. « Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco ». Perché venerarmi ? Io non sono il Cristo. »

 

seconda settimana dopo Natale - VESPRI  - Venerdì 02 gennaio

Gv 1, 19-28

 

Discorsi, 3° domenica di Avvento

 

 

 

« Il Signore è in mezzo a voi »

 Sant’Antonio di Padova nel tredicesimo secolo

 

 

         “Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla” (Fil 4, 5-6). Nel Profeta Isaia, così parla Dio Padre: “Faccio avvicinare la mia giustizia: non è lontana; la mia salvezza non tarderà. Io dispenserò in Sion la Salvezza a Israele” (46,13). Questo si dice nel Vangelo di oggi: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Mediatore fra Dio e gli uomini, un uomo (1 Tm 2,5), Cristo Gesù, si alza nel campo del mondo per combattere contro il diavolo; vincitore, libera l’uomo e lo riconcilia con Dio Padre. Ma voi non lo conoscete.

 

         “Ho allevato e fatto crescere figli ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende” (Is 1, 2-3). Quanto sia vicino a noi il Signore! E noi non lo conosciamo! Ho allevato i miei figli con il mio sangue, ci dice, come una madre alleva i figli con il suo latte. Ho elevato al di sopra dei cori degli angeli la natura umana che ho assunta, che ho unita a me. Poteva forse farvi un onore più grande? Ma mi hanno disprezzato. Considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore (Lm 1,12)...

 

         Allora “non angustiatevi per nulla”, perché la preoccupazione per le cose materiali ci fa dimenticare il Signore.

 

seconda settimana dopo Natale - LODI 3 gennaio

Gv 1, 29-34

Commento sul vangelo di Giovanni, 18

 

 

« Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo »

 San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         “Ecco l’Agnello di Dio” disse Giovanni, non parla Gesù Cristo; è Giovanni Battista a dire tutto. Lo Sposo è solito agire in questo modo; non dice ancora nulla alla Sposa, ma sta alla sua presenza in silenzio. Altri lo annunziano e gli presentano la Sposa. Quando lei compare, lo Sposo non la prende, bensì la riceve dalle mani di un altro. Ma dopo averla ricevuta, si lega tanto strettamente a lei, che lei non ricorda più coloro che ha dovuto lasciare per seguirlo.

 

         Così successe a Gesù Cristo. È venuto per sposare la Chiesa. Lui non ha detto nulla, non ha fatto nulla se non presentarsi. È Giovanni, l’amico dello Sposo, ad aver messo nella sua mano quella della Sposa – in altri termini, il cuore degli uomini che aveva convinti con la sua predicazione. Allora Gesù Cristo li ha ricevuti e colmati di beni tanto numerosi, che non sono più tornati da colui che li aveva condotti a lui… È Giovanni, l’amico dello Sposo, l’unico ad essere stato presente al suo sposalizio. Ha fatto tutto ; vedendo Gesù venire verso di lui disse : « Ecco l’Agnello di Dio ». Così facendo, rendeva testimonianza allo Sposo non soltanto con la voce, ma anche con gli occhi. Egli ammirava Cristo e, contemplandolo, il suo cuore trasaliva di gioia. Se non predica, ammira colui che è presente e fa conoscere il dono che Gesù è venuto a portare. Insegna a prepararsi per riceverlo. « Ecco l’Agnello di Dio ! » Ecco colui, disse, che toglie il peccato del mondo. Lo fa incessantemente. Anche se offre una sola volta il suo sacrificio per i peccati del mondo, questo unico sacrificio ha un effetto perpetuo.

 

seconda settimana dopo Natale -  VESPRI 3 gennaio

 

Dal trattato

«L’ideale perfetto del cristiano»

 

 

Abbiamo Cristo che è la nostra pace e la nostra luce

 San Gregorio di Nissa nel quarto secolo

 

         Pensando che Cristo è la pace, noi dimostreremo di portare degnamente il nome di cristiani, se per mezzo di quella pace che è in noi, esprimeremo Cristo con la nostra vita. Egli uccise l’inimicizia (Ef 2, 16), come dice l’Apostolo. Non dobbiamo dunque assolutamente permettere che essa riprenda vita in noi, ma mostrare chiaramente che è del tutto morta. Non risuscitiamola di nuovo dopo che è stata uccisa da Dio per la nostra salute, non adiriamoci a rovina delle nostre anime e non richiamiamo alla memoria le ingiurie subite, non commettiamo l’errore di riportare all’esistenza colei che è fortunatamente estinta. Siccome possediamo Cristo che è la pace, così uccidiamo l’inimicizia, per praticare nella nostra vita la fede in lui.

 

         La pace è la concordia fra due esseri contrastanti. Quindi ora che è stata eliminata la guerra interna della nostra natura, coltiviamo in noi la pace; allora noi stessi diverremo pace e dimostreremo che questo appellativo di Cristo è vero e autentico anche in noi.

 

         Cristo è la luce vera, lontana da ogni menzogna. Impariamo da questo che anche la nostra vita dev’essere illuminata dai raggi della vera luce: i raggi del sole di giustizia son le stesse virtù che splendono e ci illuminano, perché respingiamo le opere delle tenebre e camminiamo onestamente come alla luce del giorno (cfr. Rm 13, 13). Detestiamo l’agire clandestino e tenebroso e operiamo tutto alla luce del giorno, e così anche noi diventeremo luce,,e, com’è è proprio della luce, illumineremo gli altri mediante le nostre opere buone.

 

         Cristo è la nostra santificazione, perciò asteniamoci dalle azioni e dai pensieri malvagi e impuri. Così ci mostreremo veramente partecipi del suo nome e manifesteremo la forza della santità non solo a parole, ma anche con le opere.

 

seconda settimana dopo Natale - LODI  4 gennaio

 

Omelia per Natale, Opere  t.1, p.109

 

 

Veniva nel mondo la luce vera

di Giovanni Taulero nel quattordicesimo secolo

 

  

         « Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, il tuo Verbo onnipotente dal cielo si lanciò… » (Sap 18, 14-15). Si tratta oggi di questo Verbo… Che luogo è dunque questo, dove Dio viene a pronunciare la sua Parola e generare suo Figlio ? Il cuore dove sta per compiersi tale nascita deve mantenersi in una grande purezza, vivere di una vita interiore intensa, in una profonda unione con Dio. Se non si disperde fuori ma rimane raccolto, unito a Dio nel più profondo del suo essere, là Dio sceglie di dimorare.

 

         Come possiamo cooperare a questa nascita, a questa misteriosa ispirazione del Verbo ? Come meritare che essa si adempia in noi ? Occorre forse applicarsi mediante immagini o pensieri su Dio ? Possiamo noi affrettare questa nuova nascita di Dio in noi ?  Forse è preferibile, al contrario, vuotarsi di ogni pensiero, ogni parola, ogni azione, ogni immagine e stare davanti a Dio nel silenzio totale, per lasciare che egli agisca in noi ? … La Parola stessa ha risposto : « Il silenzio… e una voce mi si fece sentire » (Gb 4, 16).

 

         Raccogli dunque te stesso, se puoi ; dimentica tutto nella tua preghiera ; liberati dalle immagini di cui sei pieno. Quanto più dimenticherai il resto, tanto più sarai capace di ricevere questa Parola che rimane per te così misteriosa… Fuggi dunque l’attività e i pensieri che ti agitano, perché impediscono la pace interiore. Perché Dio parli  il suo Verbo in noi, bisogna che noi siamo nella pace e nel silenzio. Allora può farci udire la sua Parola ; lui, in persona  parla in noi.

 

seconda settimana dopo Natale - VESPRI 4 gennaio

 

Discorso 293,5

(Nuova Biblioteca Agostiniana)

 

  

 Noi vedemmo la sua gloria

di Sant’Agostino  nel quarto secolo

 

Doveva venire nella carne Cristo, non uno qualsiasi, non un angelo, non un legato; ma « egli è colui che viene a salvarli » (Is35,4)… Sarebbe nato in una carne mortale, sarebbe stato un piccolo bambino, doveva esser posto in una mangiatoia, esser protetto da un giaciglio, bisognoso di nutrirsi di latte, soggetto a crescere secondo l'età; da ultimo, persino tolto di mezzo dalla morte. Tutti questi particolari sono dunque indizi di umiltà e foggiano una figura di straordinaria umiltà. Chi riguarda tale umiltà? L'Eccelso. Quanto eccelso? Non cercare sulla terra, va, al di sopra anche oltre gli astri. Quando avrai raggiunto le schiere celesti degli Angeli, ascolterai da loro: Va' oltre anche di noi. Quando avrai raggiunto i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà (Col 1,16), ascolterai: Supera anche noi; anche noi siamo stati creati: « Tutte le cose sono state create per mezzo di lui » (Gv 1,3). Trascendi ogni creatura; tutto ciò che ha ricevuto esistenza, tutto ciò che è stato disposto, tutto ciò che è soggetto a mutamento, sia corporeo, sia incorporeo, trascendi ogni cosa. Non sei ancora capace di farlo visibilmente, trascendi per fede: sono arrivato al Creatore, e precedendoti per ora la fede - che è quella che ti conduce - sono arrivato al Creatore. Qui osserva: « In principio era il Verbo »…

Ecco dunque Chi in principio era, e il Verbo era presso Dio, e proprio il Verbo era Dio: e tutte le cose sono state create per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto; e: nel quale è la vita di ciò che esiste, venne a noi. A chi venne? a degli esseri degni? tutt'altro, ma a degli esseri indegni. Noi infatti non meritiamo che ci sia usata misericordia; ma è degno di avere misericordia Colui al quale si può dire: Per la tua misericordia, salvaci, Signore.

 

seconda settimana dopo Natale -  LODI  5 Gennaio

 

Discorso Morino 26, § 2-5 ; PLS IV, 297-299

 

  

 Gesù vide molta folla e si commosse per loro

di San Cesario di Arles nel sesto secolo

 

 

         La vera misericordia che è nel cielo (cfr. Sal 35, 6), è Cristo nostro Signore. Quanto è dolce e quanto è buona ; senza che nessuno la cerchi, essa è scesa spontaneamente dai cieli e si è abbassata per rialzarci !…

 

         E Cristo ci ha promesso di stare con noi fino alla consumazione dei secoli ; come egli stesso dice nel Vangelo : « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo »

(Mt 28, 20). Quanta bontà, fratelli ! È già nel cielo alla destra del Padre, e vuole faticare ancora, con noi, sulla terra. Con noi, vuole avere fame e sete, con noi vuole soffrire, con noi essere straniero. Anzi non rifiuta di morire e di essere carcerato con noi (Mt 25, 35). Vedete quanto è grande il suo amore per noi : nella sua tenerezza indicibile, vuole soffrire in noi tutti questi mali.

 

         Sì, la misericordia venuta dal cielo, cioè Cristo nostro Signore, ti ha creato mentre non esistevi, ti ha cercato mentre eri perduto, ti ha riscattato mentre eri stato venduto… E ora, ogni giorno, Cristo si degna di incorporarsi alla tua umanità. Purtroppo, tanti uomini non accettano di aprire la porta del loro cuore.

 

seconda settimana dopo Natale -  VESPRI  5 Gennaio

 

Discorso 109, 1: PL 38,636 (in l’Ora dell’Ascolto p. 47)

 

 

Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino

di San Agostino nel quarto secolo

 

  

 

            Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua predicazione: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino(Mt 4, 17). E similmente,  Giovanni Battista il Precursore incominciò: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino(Mt 3, 2). Anche ora il Signore rimprovera chi non vuole convertirsi mentre si avvicina il Regno dei cieli. “Il Regno dei cieli – egli dice – non viene in modo da attirare l’attenzione”, e poi aggiunge: “Il Regno dei cieli è in mezzo a voi(Lc 17, 20-21).

 

         Ognuno dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro, per non perdere l’ora in cui opera la misericordia del Salvatore, misericordia che viene offerta finché è lasciato tempo al genere umano. E appunto per questo è lasciato tempo all’uomo, perché si converta, e non ci sia nessuno che incorra nella perdizione. Dio sa quando verrà la fine del mondo: ora è il tempo della fede.

 

seconda settimana dopo Natale - VEGLIA dell’EPIFANIA

Guerrico d'Igny, Secondo sermone per l'Epifania , 1,3

 (tradotto per la liturgia da: Sources Vives , 1) 

 

ALZATI, RIVESTITI DI LUCE, GERUSALEMME, ECCO L'EPIFANIA!

del Beato Guerrico d'Igny nel dodicesimo secolo

 

         "Alzati, rivestiti di luce, Gerusalemme, perché viene la tua luce!"

         Questo giorno di luci che noi celebriamo oggi è stato per noi rivestito di Luce e santificato da Colui che è Luce da Luce; perché Lui, che era ancora nascosto e sconosciuto, si è degnato, in questo giorno, di rivelarsi al mondo per illuminare tutte le nazioni.

         Oggi infatti si è rivelato ai magi venuti dall'Oriente mediante una nuova stella e con queste primizie ha inaugurato la fede di tutti i popoli.

         Oggi si è rivelato agli Ebrei, non più sulla testimonianza di Giovanni Battista, ma su quella del Padre e dello Spirito Santo, quando, con il suo battesimo nel Giordano, ha consacrato il battesimo di tutti.

         Oggi ha manifestato la sua gloria davanti ai discepoli, prefigurando, nella trasformazione dell'acqua in vino, il mistero ineffabile per cui, sulla sua parola, la sostanza degli esseri è trasformata.

         Lo Spirito, prevedendo che tutte queste manifestazioni avrebbero illuminato la fede della Chiesa, si rivolge a lei sotto la figura di Gerusalemme: "Alzati, rivestiti di luce, Gerusalemme, perché viene la tua Luce!"

         Viene la tua luce; era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lei e il mondo non l'ha riconosciuta.

         Il bambino era nato, ma restava sconosciuto fino al momento in cui questo giorno di luce cominciò a rivelarsi.

         "O nuova Gerusalemme - ribadisce il profeta - Città del grande Sovrano, montagna di Sion, alzati, rivestiti di Luce, perché è venuta la tua luce......"

         Se le tenebre coprono la terra e l'oscurità i popoli, se questi popoli preferiscono le tenebre a questa luce che è venuta nel mondo, almeno tu, Gerusalemme, rivestiti di Luce, città celeste, destinata a far nascere a Dio, da ogni paese e razza, quei figli della luce che la Luce vera farà passare dal potere delle tenebre al Regno del suo splendore!

 

seconda settimana dopo Natale - LODI SolennitÀ dell’Epifania del Signore

 

Omelie su Matteo, 7-8

 

 

 Prostratisi lo adorarono

 di San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         Fratelli, seguiamo i magi, lasciamo le nostre abitudini pagane. Andiamo ! Facciamo un lungo viaggio per vedere Cristo. Se i magi non fossero partiti lontano dal loro paese, non avrebbero visto Cristo. Lasciamo anche noi gli interessi della terra. Finché restavano nel loro paese, non vedevano nulla se non la stella ; quando invece hanno lasciato la loro patria, hanno visto il Sole di giustizia (Ml 3,20). Diciamo meglio : se non avessero intrapreso generosamente il loro viaggio, non avrebbero nemmeno visto la stella. Anche noi alziamoci dunque, e anche se a Gerusalemme tutti restano turbati, corriamo là dove si trova il Bambino…

 

         « Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono i loro doni ». Quale motivo li ha spinti a prostrarsi davanti a quel bambino ? Nulla di particolare nella Vergine o nella casa ; nessun oggetto in grado di colpire lo sguardo e di attirarli. Eppure, non contenti di prostrarsi, aprono i loro tesori, con doni che non si offrono se non a Dio - l’incenso e la mirra simboleggiano la divinità. Quale motivo li ha spinti ad agire in questo modo ? Lo stesso motivo che li aveva decisi a lasciare la patria, e a partire per quel lungo viaggio : È la stella, cioè la luce con la quale Dio aveva riempito il loro cuore e li conduceva poco a poco in una conoscenza più perfetta. Se questa luce non li avesse illuminati, come avrebbero potuto rendere tali omaggi mentre ciò che vedevano era così povero e umile ? Non c’è grandezza materiale, ma soltanto un presepio, una stalla, una madre priva di tutto, perché tu possa vedere più chiaramente la sapienza dei magi, perché tu possa capire che essi sono venuti non verso un uomo, ma verso un Dio, loro benefattore.

 

seconda settimana dopo Natale - VESPRI SolennitÀ dell’Epifania del Signore

Vita nascosta e Epifania ; 245

 

Cristo è la nostra pace

 di Santa Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo

 

  

Le persone riunite attorno al presepio ci offrono già un’immagine della Chiesa e del suo spiegamento. I rappresentanti dell’antica stirpe regale alla quale era stato promesso il Salvatore del mondo e i rappresentanti del popolo credente, collegano l’antica con la nuova Alleanza. I re del lontano oriente sono la figura dei popoli pagani che dovrebbero ricevere la salvezza di Giuda. Così, « la Chiesa nata dai giudei e dai pagani » è già presente lì.

 

         Al presepio, i magi sono i rappresentanti dei cercatori di Dio di ogni paese e nazione. Sono stati condotti dalla grazia, prima ancora di appartenere alla Chiesa visibile. Animava loro un puro desiderio della verità, che non si fermava ai limiti degli insegnamenti e delle tradizioni del loro paese. Perché Dio è Verità, e vuole lasciarsi trovare da coloro che lo cercano con tutto il cuore (Ger 29,13), occorreva che la stella brillasse, presto o tardi, agli occhi di questi saggi per indicare loro il cammino verso la verità. Perciò si ritrovano davanti alla verità fatta uomo, si prostrano, adorandolo e depongono ai suo piedi la loro corona, perché in confronto alla Verità, tutte le ricchezze del mondo non sono nulla se non un po’ di polvere.

 

 

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