AVVENTO
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settimana d'Avvento -
Ufficio della Risurrezione - Domenica
Trad. l’Ora
dell’ Ascolto alt.
Le tre
venute di Cristo
Di Pietro
di Blois
nel dodicesimo secolo
Tre sono
le venute del Signore : la prima nella carne, la seconda
nell’anima, la terza per il giudizio. La prima avvenne sulla
mezzanotte, secondo la parola del vangelo : « A mezzanotte si
levò un grido : Ecco lo Sposo ! » (Mt 25, 6) … Questa prima
venuta è già passata. Il Cristo fra gli uomini « è apparso e con
gli uomini è vissuto » (Bar 3, 38).
Noi siamo
nella sua seconda venuta, se però siamo tali che egli si degni
di venire a noi ; siamo sicuri che « se lo amiamo, verrà e
dimorerà con noi » (Gv 14, 23). Questa venuta perciò è
sottoposta a condizione. Infatti chi conosce coloro che sono di
Dio, se non lo Spirito di Dio ? Coloro che sono rapiti fuori da
sé dal desiderio delle cose celesti, sanno bene quando sta per
venire ; tuttavia non sanno «di dove viene e dove va » (Gv 3,
8).
Quanto al
terzo avvento è certissimo che avverrà, ma assolutamente incerto
quando avverrà. E che cos’è più certo della morte ? Ma nulla è
tanto incerto quanto l’ora della morte. « E quando si dirà
« Pace e sicurezza », allora d’improvviso li colpirà la rovina,
come le doglie una donna incinta ; e nessuno scamperà » (1 Ts 5,
3). Il primo avvento fu nascosto e umile, il secondo è segreto e
mirabile, il terzo sarà manifesto e terribile. Nel primo, Cristo
è stato giudicato dagli uomini con ingiustizia ; nel secondo ci
rende giustizia mediante la sua grazia ; nell’ultimo, giudicherà
ogni cosa con equità : Agnello nel primo avvento, Leone
nell’ultimo, Amico pieno di tenerezza nel secondo.
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settimana d'Avvento
VESPRI Domenica
Discorsi
per l’avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17
(in
l'Ora dell'Ascolto p. 118)
«
Nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà »
di Beato
Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
Siamo nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo… Si
levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro
al suo Salvatore… La scrittura sembra esigere da noi un gaudio
tale che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé,
brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si
protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di
vedere già l’evento promesso… Prima della sua venuta nel mondo,
il Signore venga da voi. Prima di apparire al mondo intero,
venga a visitarvi intimamente. Infatti ha detto : « Non vi
lascerò orfani, ritornerò da voi » (Gv 14,18).
E
certamente, a seconda del merito e dell’amore, tale visita del
Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che
intercorre fra la prima e l’ultima venuta, tempo che ci rende
conformi alla prima e ci prepara all’ultima. Egli viene in noi
ora per non rendere vana per noi la sua prima venuta, e per non
tornare adirato contro di noi nella seconda. Con queste visite,
tende a riformare la nostra mentalità superba per renderla
conforme alla sua umiltà, che ci dimostrò venendo la prima
volta ; e lo fa per poi « trasfigurare il nostro misero corpo e
conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil 3,21), che ci
manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo desiderare con
tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale venuta intima
che ci da la grazia della prima venuta e ci promette la gloria
della seconda…
La prima venuta fu umile e nascosta, l’ultima sarà folgorante e
magnifica ; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso
tempo, magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da
colui che la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto …
Avviene senza essere vista e si allontana senza che se ne
accorga. La sua sola presenza è luce dell’anima e dello spirito.
In essa vediamo l’invisibile e conosciamo l’inconoscibile.
Questa venuta del Signore mette l’anima di chi la contempla in
una dolce e beata ammirazione. Allora dall’intimo dell’uomo
scoppia questo grido : « Signore, chi è come te ? »
(Sal 34, 10).
Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che
coloro che non l’hanno ancora fatta ne provino il desiderio.
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settimana d'Avvento -
LODI Martedì
CRISTO
COMPLETA LA RIVELAZIONE
dalla
Costituzione dogmatica “Dei Verbum”
del
Concilio Ecumenico Vaticano secondo
Dio, dopo aver parlato
“molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del
Figlio” (Eb 1, 1-2).
Mandò infatti il Figlio suo,
ossia il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, perché
abitasse fra gli uomini e ad essi rivelasse i segreti di Dio.
Gesù Cristo dunque, il Verbo fatto carne, mandato come uomo agli
uomini, “preferisce le parole di Dio” (Gv 3, 34)
e compie l’opera delle salvezza che il Padre gli ha affidato.
Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta
la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e
con le opere, con i segni e con i miracoli, ma specialmente con
la sua morte e la gloriosa risurrezione dai morti, infine con
l’invio dello Spirito Santo, porta a compimento la rivelazione,
e la conferma con la divina testimonianza che Dio è con noi, per
liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci
alla vita eterna.
L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e
definitiva, non passerà mai più, e non è da attendersi
alcun’altra pubblica rivelazione prima della manifestazione
gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo.
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settimana d'Avvento VESPRI - martedì
Lc 10,
21-24
Adversus Haereses IV, 14,2
« Molti
profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete »
Sant’Ireneo
di Lione nel secondo secolo
In principio Dio plasmò l’uomo in vista dei suoi benefici. Ha
scelto i patriarchi in vista della loro salvezza. Si è preparato
un popolo, insegnando agli ignoranti a seguire le orme di Dio.
Poi ha istruito i profeti per abituare l’uomo a portare il suo
Spirito fin da questa terra e ad entrare in comunione con Dio.
Certo lui non aveva bisogno di nessuno, ma a coloro che avevano
bisogno di lui, offriva la sua comunione. Attraverso « coloro
che egli amava » (Lc
2,14) ha disegnato in
anticipo, come un architetto, l’edificio della salvezza. Nelle
tenebre d’Egitto, si è fatto loro guida ; nel deserto dove
erravano, ha dato loro una Legge adatta ; e a coloro che sono
entrati nel buon paese, ha offerto un’eredità scelta. In fine,
per tutti coloro che tornano dal Padre ha ammazzato il vitello
grasso e ha fatto loro il dono del vestito più bello
( Lc 15,22).
Così, in vari modi, Dio preparava il genere umano in vista della
« musica e delle danze » della salvezza
(Lc 12,25).
Per questo Giovanni scrisse nell’Apocalisse : « La voce era
simile al fragore di grandi acque »
(Ap 1,15).
Infatti sono proprio molteplici
le acque dello Spirito di Dio, perché grande e ricco è il Padre.
E, passando attraverso tutto questo, il Verbo concedeva
generosamente la sua assistenza a coloro che gli erano
sottomessi, donando ad ogni creatura prescrizioni adatte.
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settimana d'Avvento
LODI Mercoledì
trattati,
2 ; PL 20, 859
(In
l'Ora dell'Ascolto p. 624)
Pane per il
viaggio : « Ogni volta che mangiate di questo pane… voi
annunziate la morte del Signore
finché egli
venga » (1Cor 11,26)
di San
Gaudenzio da Brescia nel quarto secolo
Il sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono
ereditario del suo Nuovo Testamento : è il dono che ci ha
lasciato come pegno della sua presenza quella notte, quando
veniva consegnato per essere crocifisso. È il viatico del nostro
cammino. È un alimento e sostegno indispensabile per poter
percorrere la via della vita, finché non giungiamo, dopo aver
lasciato questo mondo, alla nostra vera meta, che è il Signore.
Perciò egli disse : « Se non mangerete la mia carne e non
berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi » (Gv 6, 53). E
proprio al fine di non lasciarci privi di questa necessaria
risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi sacerdoti della
Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita eterna… È
dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti
nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo dal
cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno
davanti agli occhi la viva rappresentazione della Passione del
Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e col
cuore e conservino indelebile memoria della redenzione.
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settimana d'Avvento
VESPRI
Mercoledì
Commento
sul Vangelo di Marco, 2 ; CCL 120, 510-511
“Sento
compassione di questa folla”
di San
Beda il Venerabile nell’ottavo secolo
Matteo dà più spiegazioni [di Marco] sul modo in cui Gesù ebbe
pietà della folla quando dice : « Sentì compassione per loro e
guarì i loro malati ». Infatti sentire compassione per i poveri
e per quanti sono senza pastore, è precisamente aprire loro la
via della verità ammaestrandoli, è guarirli dalle loro
infermità, curandoli, ma è anche nutrirli quando hanno fame, e
incitarli così a lodare la generosità di Dio. Questo ha fatto
Gesù…
Ma ha anche messo alla prova la fede della folla, e dopo averla
provata, le ha dato in cambio una ricompensa proporzionata.
Infatti ha raggiunto un luogo deserto in disparte per vedere se
la gente avrebbe avuto cura di seguirlo. E l’hanno seguito. Si
misero in fretta in cammino attraverso il deserto, non con asini
o mezzi di trasporto, ma a piedi, e hanno mostrato con questo
sforzo personale quanta cura avessero per la loro salvezza.
In cambio, Gesù accolse questa gente affaticata. In quanto
salvatore e medico, pieno di potenza e di bontà, ha istruito gli
ignoranti, guarito i malati, nutrito gli affamati, manifestando
così quanta gioia gli procurava l’amore dei credenti.
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settimana d'Avvento
LODI
Giovedì
Mt 7,
21.24-27
Das Weihnachtsgeheimnis, 31/1/1931, 42
« Non
chiunque mi dice : ‘Signore, Signore’… ma colui che fa la
volontà del Padre mio »
di Santa
Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo
« Sia fatta la tua volontà ». Occorre che questo atto di
abbandono, considerato in tutta la sua pienezza, sia la regola
della vita cristiana. Deve reggere la giornata, dal mattino alla
sera, il corso dell’anno, la vita intera. Tale deve essere
l’unica preoccupazione del cristiano ; tutte le altre sono
assunte dal Signore, ma questa rimane nostra fino al nostro
ultimo giorno. È questo un fatto obiettivo ; non siamo mai
definitivamente assicurati di trovarci sempre sulle vie del
Signore…
All’inizio della vita spirituale, quando abbiamo appena iniziato
a lasciarci guidare da Dio, sentiamo, forte e ferma, la sua mano
che ci guida ; vediamo chiaramente ciò che dobbiamo fare e ciò
che dobbiamo lasciare. Ma non sarà sempre lo stesso. Chi
appartiene a Cristo deve assumere tutta la vita di Cristo. Deve
maturare fino a giungere all’età adulta di Cristo e, un giorno,
deve cominciare la sua via crucis… Così unito a Cristo, il
cristiano tiene duro, persino nella notte oscura… Per questo,
ancora, e proprio nel cuore della notte più oscura, « sia fatta
la tua volontà ».
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settimana d'Avvento
VESPRI giovedì
Mt 7,
21-27
PPS, vol.
IV, n° 22
« Per entrare
nel regno dei cieli, bisogna fare la volontà del Padre mio »
di
Cardinale John Henry Newman nel diciannovesimo secolo
Anno dopo anno, il tempo trascorre in silenzio ; la venuta di
Cristo si fa sempre più vicina. Se soltanto potessimo
avvicinarci a lui, come egli si avvicina alla terra ! O fratelli
miei, pregatelo affinché vi dia il coraggio di cercarlo in tutta
sincerità. Pregatelo perché vi renda ardenti… Pregatelo affinché
vi dia ciò che la Scrittura chiama « un cuore buono e onesto »,
o « un cuore perfetto »
(Lc 8, 15), e, senza
aspettare, cominciate subito ad obbedirgli con il cuore disposto
al meglio. L’obbedienza foss’anche minima vale più del non
obbedire…
Dovete cercare il suo volto
(Sal 27, 8) ;
l’obbedienza è l’unico modo di cercarlo. Tutti i nostri doveri
sono obbedienza… Fare ciò che egli domanda, questo è obbedirgli.
E obbedirgli è avvicinarsi a lui. Ogni atto di obbedienza ci
avvicina a lui che, malgrado le apparenze, non è lontano bensì
vicinissimo dietro la realtà materiale nella quale viviamo ; la
terra e il cielo sono soltanto un velo fra lui e noi ; verrà il
giorno in cui egli strapperà questo velo e si mostrerà a noi. E
allora a seconda del modo in cui l’abbiamo aspettato, ci
ricompenserà. Se l’abbiamo dimenticato, non ci riconoscerà ;
invece, « beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà
ancora svegli » (Lc 12,
37). Tale sia la sorte di
ognuno di noi ! È difficile giungere a questo, ma non giungervi
è affliggente. La vita è breve, la morte è certa, e il mondo che
viene è eterno.
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settimana d'Avvento -
LODI venerdì
Libro di
Vita
Capitolo “
Amore “ § 2-3 ( a partire di “ Sarai monaco…)
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settimana d'Avvento
VESPRI
venerdì
Mt 9,
27-31
«
Allora toccò loro gli occhi »
Simeone il
Nuovo Teologo nell’undicesimo secolo
Ricerchiamo colui che, solo, può renderci la libertà ; senza
tregua, perseguitiamo col nostro desiderio Colui la cui bellezza
ferisce i cuori, Colui che li attira verso l’amore e li unisce a
lui per sempre. Sì, con le nostre opere, corriamo tutti verso di
lui. Non lasciamoci superare da nessuno, né ingannare o
distrarre dalla nostra ricerca da qualcuno.
Soprattutto… non diciamo che Dio non manifesta mai la sua
presenza agli uomini. Non diciamo che è impossibile agli uomini
vedere un giorno la luce di Dio – anzi vederla proprio oggi.
Mai, grazie a Dio, questo è stato impossibile, purché lo
desideriamo. Rendiamo conto di quale sia la bellezza del nostro
Maestro ! Non chiudiamogli gli occhi del nostro cuore
lasciandoci assorbire dalle realtà di questo mondo. Sì, la
preoccupazione degli affari della terra non ci renda schiavi
della gloria umana, al punto di farci abbandonare Colui che è la
luce della vita eterna.
Andiamo dunque tutti insieme verso di lui, con un cuore solo,
con un solo spirito, con tutta l’anima. Umilmente, lanciamo il
nostro grido verso di lui, il nostro Maestro buono, il nostro
Signore misericordioso, verso di lui, l’unico « amico degli
uomini » (Sap 1,6). Ricerchiamolo, perché sta per rivelarsi a
noi, sta per apparire, sta per manifestarsi, lui la nostra
speranza.
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IA
settimana d'Avvento -
LODI sabato
Mt 9, 35 -
10, 8
Sull’avvento di Cristo, discorso 19
«
Predicate che il Regno dei cieli è vicino »
di
Sant’Agostino nel quinto secolo
Fratelli, sento che qualcuno sta mormorando contro Dio :
« Quanto sono duri questi tempi, Signore ; quanto è difficile da
attraversare questa epoca ! »… Uomo, che non ti correggi, non
sei forse mille volte più duro del tempo in cui viviamo ? Tu che
spasimi per il lusso, per ciò che è solo vanità, tu la cui
cupidigia è sempre insaziabile, tu che vuoi fare un cattivo uso
di ciò che desideri, non otterrai nulla…
Guariamo noi stessi, fratelli ! Correggiamoci ! Il Signore sta
per venire. Poiché non appare ancora, non ci si cura di lui.
Eppure, non tarderà a venire, e allora non sarà più il momento
per essergli indifferenti. Fratelli, correggiamoci ! Un tempo
migliore sta per venire, non però per coloro che vivono male.
Già il mondo invecchia, volge alla decrepitezza ; e noi,
ridiventeremo forse giovani ? Cosa speriamo ? Fratelli, non
speriamo in qualcosa di diverso dai tempi di cui ci parla il
Vangelo. Non sono cattivi, poiché viene Cristo ! Se ci sembrano
duri, difficili da attraversare, Cristo viene a confortarci…
Fratelli, occorre che i tempi siano duri. Perché ? Perché non si
cerchi la felicità in questo mondo. In ciò si trova il nostro
rimedio : bisogna che questa vita sia agitata, affinché ci si
attacchi all’altra vita. Come ? Ascoltate… Dio vede gli uomini
agitarsi miserabilmente nella morsa dei loro desideri e delle
preoccupazioni del mondo che mettono a morte la loro anima.
Allora il Signore viene da loro, come un medico che porta il
rimedio.
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IA
settimana d'Avvento -
PRIMI VESPRI sabato
4o
discorso per l’Avvento, SC 166, p. 135
« Si
rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la
steppa »
Beato
Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
« Voce di uno che grida nel deserto : preparate la via del
Signore ! » Fratelli, occorre riflettere sulla grazia della
solitudine, sulla beatitudine del deserto, il quale fin
dall’inizio dell’era della salvezza ha meritato di essere
consacrato al riposo dei santi. Certo, il deserto è stato
santificato per noi dalla voce del profeta, dalla voce di colui
che gridava nel deserto, predicandovi e donandovi il battesimo
di conversione. Prima di lui, già, i più grandi profeti hanno
sempre considerato la solitudine un’amica, in quanto
collaboratrice dello Spirito. Tuttavia, una grazia di
santificazione incomparabilmente più eccellente è stata legata a
questo luogo quando Gesù successe a Giovanni (Mt 4, 1).
A
sua volta, prima di predicare ai penitenti, Gesù ha ritenuto di
dover preparare un luogo dove riceverli. È andato nel deserto
per consacrare una vita nuova in questo luogo rinnovato… e ciò,
non tanto per lui ma per coloro che dopo di lui avrebbero
abitato nel deserto. Se dunque ti sei stabilito nel deserto,
rimanici, aspetta lì colui che ti salverà dalla pusillanimità di
spirito e dalla tempesta… Il Signore ti sazierà, tu che l’hai
seguito, più meravigliosamente della moltitudine che l’aveva
seguito in quel luogo (Mc 6, 34 s)…
Proprio nel momento in cui penserai che lui, da molto tempo ti
ha abbandonato, verrà a consolarti, poiché non ha dimenticato la
sua bontà, e dirà : « Mi ricordo di te, dell’affetto della tua
giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi
seguivi nel deserto » (Ger
2, 2). Il Signore farà un
paradiso di delizie dal tuo deserto; e tu proclamerai, come il
profeta, che a lui è stata data la gloria del Libano, lo
splendore del Carmelo e di Sàron
(Is 35, 2)…
Allora, dalla tua anima saziata,
zampillerà l’inno della tua lode : « Sia glorificato il Signore
per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli
uomini ; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato
ricolmò di beni » (Sal
107, 8-9).
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IIA
settimana d'Avvento - LODI
Domenica
L’Ora
dell’Ascolto
Dal
Trattato sulle opere dello Spirito Santo
In
mezzo a voi sta uno che voi non conoscete
di Ruperto
di Deutz nel dodicesimo secolo
Il
battesimo di Giovanni è battesimo di un servo; il battesimo di
Cristo è il battesimo del Signore. Il primo è per la
conversione, il secondo è per il perdono dei peccati.
Cristo fu manifestato dal battesimo di Giovanni, ma fu
glorificato dal suo proprio battesimo, cioè dalla sua passione.
Infatti Giovanni dice del suo battesimo: « Io non lo conoscevo,
ma sono venuto a battezzare con acqua, perché egli fosse fatto
conoscere a Israele» (Gv 1, 31).
Ma
Cristo, già battezzato da Giovanni dice: « C’è un battesimo che
devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto!»
(Lc 12, 50). Il battesimo di Giovanni preparava il popolo a
quello di Cristo; e il battesimo di Cristo aprì al popolo il
Regno di Dio.
Giovanni esortava chi riceveva il suo battesimo a credere nel
Maestro che sarebbe venuto dopo di lui; quelli che morirono
prima della passione di Cristo, alla sua morte senza dubbio
furono purificati dai peccati, per quanto gravi fossero, ed
entrarono con lui in paradiso, con lui videro il Regno di Dio.
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI - Domenica
Discorso 1
per San Giovanni Battista, § 2
"Giovanni ha reso
testimonianza alla venuta di Cristo"
Beato
Guerrico d’Igny nel
dodicesimo secolo
Questa lampada destinata a rischiarare il mondo mi colma di una
gioia nuova, perché grazie ad essa ho riconosciuto la vera luce
che splende nelle tenebre, ma non è stata accolta dalle tenebre
(Gv 1,5)… Noi possiamo ammirarti, Giovanni, il più grande fra
tutti i santi ; ma imitare la tua santità, per noi è
impossibile. Poiché ti affretti a preparare un popolo perfetto
per il Signore con dei pubblicani e dei peccatori, è urgente
che, con parole che siano più alla loro portata della tua stessa
vita, parli loro. Proponi dunque loro un modello di perfezione,
non secondo il tuo modo di vivere, ma che sia adatto alla
debolezza delle forze umane.
« Fate dunque, disse, frutti degni di conversione » (Mt 3,8).
Noi, fratelli, ci gloriamo di parlare meglio di quanto viviamo.
Giovanni invece, la cui vita è più sublime di quanto gli uomini
possano capire, mette le sue parole alla portata della loro
intelligenza. « Fate, disse, frutti degni di conversione ». « Vi
parlo in una maniera tutta umana, a causa della debolezza della
vostra carne. Se non potete ancora fare il bene pienamente,
almeno nasca in voi un vero pentimento rispetto a ciò che è
male. Se non potete ancora fare i frutti di una vera giustizia,
per ora la vostra perfezione consista nel fare frutti degni di
conversione ».
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IIA
settimana d'Avvento -
LODI martedì
Discorsi, 35 ; 2a domenica della Quaresima ; SC 207,
259
« Rallegratevi con me, perché
ho trovato la mia pecora che era perduta »
Isacco della Stella nel dodicesimo secolo
Quando giunse l’ora della misericordia (Sal 101,15), il Buon
Pastore discese da presso il Padre…, come era stato promesso da
sempre. Venne a cercare l’unica pecora perduta. Per lei era
stato promesso da sempre, per lei è stato mandato nel tempo ;
per lei è nato ed è stato donato, essendo eternamente
predestinato per lei. Lei è unica, tratta insieme dai giudei e
dalle nazioni…, presente in ogni popolo… ; è unica nel suo
mistero, molteplice nelle persone, molteplice nella carne
secondo la natura, unica nello Spirito secondo la grazia.
Insomma, una sola pecora, e una folla innumerevole.
Ora, coloro che sono riconosciuti da quel Pastore come suoi,
« nessuno li rapirà dalla sua mano » (Gv 10,28). Infatti non si
può forzare la vera potenza, né ingannare la sapienza, né
distruggere la carità. Per cui parla con franchezza colui che
dice :…« Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato » (Gv
18,9).
È
stato inviato come verità agli ingannati, come via agli
smarriti, come vita a coloro che erano morti, come sapienza agli
insensati, come medicina ai malati, come riscatto ai
prigionieri, come cibo a coloro che morivano di fame. Per tutti
costoro, si può dire che è stato inviato « alle pecore perdute
della casa d’Israele » (Mt 15,24), perché non fossero perse in
eterno. È stato inviato come un’anima in un corpo inerte, perché
alla sua venuta, le membra si riscaldassero e rivivessero per
una vita nuova, soprannaturale e divina : questa è la prima
risurrezione (Ap 20,5). Perciò egli può dichiarare : « È venuto
il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del
Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata vivranno » (Gv
5,25). Egli può dunque dire delle sue pecore : « Ascolteranno la
mia voce e mi seguiranno ; non seguiranno un estraneo » (Gv
10,4-5).
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI martedì
Mt 18,
12-14
« Il Padre vostro … non vuole
che si perda neanche uno solo di questi piccoli »
di
San Silvano del Monte Atos
Se gli uomini sapessero ciò che è l’amore del
Signore, in massa accorrerebbero a Cristo, ed egli li
riscalderebbe tutti con la sua grazia. La sua misericordia è
inesprimibile. Il Signore ama il peccatore pentito, e con
tenerezza lo stringe al petto : « Dove eri, figlio mio ? Da
lungo tempo ti sto aspettando » (Lc 15, 20). Il Signore chiama a
lui tutti gli uomini mediante la voce del Vangelo, e la sua voce
risuona nel mondo intero :
« Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io
vi ristorerò (Mt 11, 28). Venite e bevete l’acqua viva (Gv 7,
37). Venite e imparate che io vi amo. Se io non vi amassi, non
vi avrei chiamato. Non posso sopportare che si perda neanche una
sola della mie pecore. Anche per una sola, il pastore va sui
monti a cercarla dappertutto. Venite dunque a me, pecore mie. Vi
ho create e vi amo. Il mio amore per voi mi ha spinto a venire
sulla terra, e ho sopportato tutto per la vostra salvezza.
Voglio che conosciate il mio amore e diciate, come gli Apostoli
sul Monte Tabor : ‘Signore, è bello per noi stare qui » (Mc 9,
5)…
Hai attirato a te le anime dei santi, Signore, ed
esse scorrono verso di te come fiumi silenziosi. Lo spirito dei
santi si è attaccato a te, Signore, e si lancia verso di te, che
sei nostra luce e nostra gioia. Il cuore dei tuoi santi si è
stabilito nel tuo amore, Signore, e non può dimenticarti,
nemmeno un istante, neanche nel sonno, perché dolce è la grazia
dello Spirito Santo.
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IIA
settimana d'Avvento -
LODI mercoledì
Mt 11,
28-30
« Sono mite e umile di cuore »
San Giovanni
Crisostomo nel quarto secolo
Dio è umile ; l’uomo, superbo. Il giudice si mostra clemente ;
il criminale arrogante. L’artigiano fa udire parole di umiltà ;
l’argilla discorre come un re. « Venite a me, diventate miei
discepoli, perché sono mite e umile di cuore ». Non porta la
frusta per colpire, ma il rimedio per guarire.
Pensate dunque alla sua ineffabile bontà. Rifiuterete il vostro
amore al Maestro che mai colpisce, e la vostra ammirazione al
giudice che implora per il colpevole ? Le sue parole, così
semplici, non possono lasciarvi insensibili : sono il Creatore e
amo la mia opera ; sono l’artigiano e mi prendo cura di colui
che ho plasmato. Se la sola mia dignità mi preoccupasse, non
rialzerei l’uomo decaduto. Se io non curassi la sua malattia
incurabile con rimedi adeguati, non potrebbe mai ritrovare la
salute. Se io non lo riconfortassi, morirebbe. Se io non facessi
altro che minacciarlo, perirebbe. Giace a terra, ma gli
somministrerò gli unguenti della bontà (cfr. Lc 10,34). Pieno di
compassione, mi chino profondamente per rialzarlo dalla sua
caduta. Chi sta in piedi non può rialzare un uomo sdraiato a
terra senza sporgersi per tendergli la mano. « Venite a me,
diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ».
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI mercoledì
Omelia 12 per la Vigilia della Pentecoste ; PL 94, 196-197
« Prendete il mio giogo…, e
troverete ristoro »
San
Beda il Venerabile nell’ottavo secolo
Lo Spirito Santo darà ai giusti la pace perfetta nell’eternità.
Tuttavia, fin d’ora, dona loro una grandissima pace quando
accende nel loro cuore il fuoco celeste della carità. L’apostolo
Paolo dice infatti : « La speranza non delude, perché l’amore di
Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito
Santo che ci è stato dato » (Rm 5,5). La vera, anzi, l’unica
pace delle anime in questo mondo consiste nell’essere pieno
dell’amore divino e animato della speranza del cielo al punto
che si giunga a considerare poca cosa i successi o i fallimenti
di questo mondo, a spogliarsi completamente dei desideri e delle
cupidigie di questo mondo, e a rallegrarsi delle ingiurie e
delle persecuzioni sopportate per Cristo, cosicché si possa dire
con l’apostolo Paolo : « Ci vantiamo nella speranza della gloria
di Dio. E non soltanto questo : noi ci vantiamo anche nelle
tribolazioni » (Rm 5,21).
Sbaglia colui che immagina di trovare la pace nel godimento dei
beni di questo mondo, nelle ricchezze. I disordini frequenti di
quaggiù e la stessa fine di questo mondo dovrebbero convincere
colui che ha posto le fondamenta della sua pace sulla sabbia (Mt
7, 26). Al contrario, coloro che, toccati dal soffio dello
Spirito Santo hanno preso sopra di loro il giogo soavissimo
dell’amore di Dio e, sul suo esempio, hanno imparato ad essere
miti e umili di cuore, godono fin d’ora di una pace che è già
l’immagine del riposo eterno.
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IIA
settimana d'Avvento -
LODI giovedì
Cantico spirituale, 36-37 (in l'Ora dell'Ascolto p. 2739)
La porta stretta della
sapienza divina
San Giovanni
della Croce nel sedicesimo secolo
Per quanti misteri e meraviglie abbiano contemplato le
anime sante in questa vita, la maggior parte è rimasta
inespressa e ancora da comprendere. Resta molto da approfondire
nel Cristo! Egli è come una ricca miniera piena di molte vene di
tesori, delle quali, per quanto sfruttate, non si riuscirà mai a
toccare il fondo o a vedere il termine; anzi, in ogni sinuosità,
qua e là, si trovano nuovi filoni di altre ricchezze. Ciò faceva
dire a san Paolo, parlando del Cristo: « O profondità della
ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio ! Quanto sono
imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie » (Rm
11,3). Oh, se l’anima riuscisse a capire che non si può giungere
nel folto delle ricchezze e della sapienza di Dio, se non
entrando dove più numerose sono le sofferenze di ogni genere,
riponendovi la propria consolazione e il proprio desiderio !
Come chi desidera veramente la sapienza divina, in primo luogo
brama di entrare veramente nello spessore della croce !… Per
accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la
croce. Si tratta di una porta stretta (Mt 7,13) nella quale
pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i
diletti a cui si giunge per suo mezzo.
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI giovedì
Il Regno dei cieli soffre
violenza e i violenti se ne impadroniscono
San Gregorio
Magno nel sesto secolo
« Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ! »
(Mt 3, 3). Chiunque predichi la vera fede e le opere buone, non
fa altro che preparare la via del Signore nei cuori di coloro
che lo ascoltano, affinché la potenza della grazia vi penetri,
la verità li illumini e così raddrizzi la via che verrà
intrapresa dal Signore… Infatti, « dai giorni di Giovanni il
Battista fino ad ora, il Regno dei cieli va preso con la forza ;
sono i violenti ad impadronirsene ». Questo pensiero merita di
essere approfondito : occorre ricercare com’è possibile che il
Regno celeste venga preso con la forza. Chi può violentare il
cielo ? E se è vero che il Regno dei cieli viene preso con la
forza, perché questo vale soltanto fin dai giorni di Giovanni e
non lo era prima ?
L’antica legge colpiva tutti i peccatori con le sue pene
rigorose, senza tuttavia riportarli alla vita con la penitenza.
Orbene Giovanni, precursore della grazia del Salvatore, come un
secondo Elia, era venuto a predicare la penitenza, affinché il
peccatore, morto a causa del suo peccato, vivesse grazie alla
sua conversione: dunque, proprio a partire da quel momento, il
regno dei cieli è stato aperto a coloro che lo prendono con la
forza… Proprio dai giorni di Giovanni Battista, il profeta del
Verbo, il Regno dei cieli va preso con la forza poiché, nel
prescrivere la penitenza ai peccatori, ha insegnato loro a fare
violenza al Regno celeste. Fratelli carissimi, durante la
preparazione alla venuta del Salvatore, riflettiamo anche noi su
tutto il male che abbiamo fatto… Con la nostra penitenza,
carpiamo il Regno. Il Signore vuole proprio soffrire questa
violenza da noi ; che rapiamo in questo modo ciò che non può
esserci dovuto per i nostri meriti.
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IIA
settimana d'Avvento -
LODI venerdì
Libro di vita di
Gerusalemme
Capitolo "Nel cuore delle
città" - paragrafo 132
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI venerdì
Discorso
109, 1 ; PL 38, 636 (in l’Ora dell’Ascolto)
Convertitevi perché il Regno
dei cieli è vicino
Sant’Agostino
nel quinto secolo
Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua
predicazione : « Convertitevi, perché il Regno dei cieli è
vicino » (Mt 4, 17). E similmente, Giovanni Battista il
Precursore incominciò : « Convertitevi, perché il Regno dei
cieli è vicino » (Mt 3, 2). Anche ora il Signore rimprovera chi
non vuole convertirsi mentre si avvicina il Regno dei cieli. «
Il Regno dei cieli - egli dice - non viene in modo da attirare
l’attenzione », e poi aggiunge : « Il Regno dei cieli è in mezzo
a voi » (Lc 17, 20-21).
Ognuno dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro,
per non perdere l’ora in cui opera la misericordia del
Salvatore, misericordia che viene offerta finché è lasciato
tempo al genere umano. E appunto per questo è lasciato tempo
all’uomo, perché si converta, e non ci sia nessuno che incorra
nella perdizione. Dio sa quando verrà la fine del mondo : ora è
il tempo della fede.
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IIA
settimana d'Avvento -
LODI sabato
Elia e il
digiuno ; PL 14, 697-72
Camminerà davanti a Dio con lo
spirito e la forza di Elia
Sant’Ambrogio nel
quarto secolo
Cos’è il digiuno se non la sostanza e l’immagine del cielo ? Il
digiuno è il conforto dell’anima, il cibo dello spirito, il
digiuno è la vita degli angeli, il digiuno è la morte del
peccato, la distruzione delle colpe, il rimedio della salvezza,
la radice della grazia, il fondamento della castità. Con questa
scala si giunge a Dio più velocemente ; Elia è salito con questa
scala, prima di salire con il carro ; partendo verso il cielo,
ha lasciato al suo discepolo questa eredità della sobria
astinenza (cfr 2 R 2, 15). Con questa forza, e con questo
spirito di Elia, venne Giovanni (Lc 1, 17).
Infatti, nel deserto, anche lui si dedicava al digiuno e si
cibava di locuste e miele selvatico (Mt 3, 4) ; perciò colui che
l’aveva spuntata sulla capacità della vita umana grazie al
dominio di sé, fu considerato, non un uomo, bensì un angelo.
Leggiamo a suo riguardo : « È più di un profeta. Egli è colui,
da cui sta scritto : Ecco, io mando davanti a te il mio angelo
che preparerà la tua via davanti a te » (Mt 1, 9-10 ; Es 23,
20). Chi mai avrebbe potuto, con una forza umana, cavalcare dei
cavalli di fuoco, su di un carro di fuoco, e condurre una corsa
in cielo (come Elia), se non colui che aveva trasformato la
natura del corpo umano con la forza del digiuno che concede
l’incorruttibilità.
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IIA
settimana d'Avvento -
VESPRI Sabato
“La
gioia cristiana”
dall’Esortazione apostolica di Paolo VI
Fratelli e figli carissimi, non è forse normale che la gioia
abiti in noi allorché i nostri cuori ne contemplano o ne
riscoprono, nella fede, i motivi fondamentali? Essi sono
semplici: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito; mediante il suo Spirito, la sua Presenza non cessa di
avvolgerci con la sua tenerezza e di penetrarci con la sua Vita;
e noi camminiamo verso la beata trasfigurazione della nostra
esistenza nel solco della risurrezione di Gesù. Sì, sarebbe
molto strano se questa buona Novella, che suscita l’alleluia
della Chiesa, non ci desse un aspetto di salvati.
La
gioia di essere cristiano, strettamente unito alla Chiesa, “nel
Cristo”, in stato di grazia con Dio, è davvero capace di
riempire il cuore dell’uomo. Non è forse questa esultanza
profonda che dà un accento sconvolgente al Mémorial di
Pascal: “Gioia, gioia, pianti di gioia” ? E vicinissimi a noi,
quanti scrittori sanno esprimere in una forma nuova questa gioia
evangelica degli umili, che traspare dappertutto in un mondo che
parla del silenzio di Dio ! La gioia nasce sempre da un certo
sguardo sull’uomo e su Dio: “Se il tuo occhio è sano, anche
il tuo corpo è tutto nella luce”. Noi tocchiamo qui la
dimensione originale e inalienabile della persona umana: la sua
vocazione al bene passa per i sentieri della conoscenza e
dell’amore della contemplazione e dell’azione. Possiate voi
cogliere quanto c’è di meglio nell’anima dei fratelli e questa
Presenza divina tanto vicina al cuore umano.
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IIIA
settimana d'Avvento - LODI Domenica
Primo
dialogo cristologico, 706 ; SC 97, 27
I ciechi
vedono…, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la Buona
Novella
San
Cirillo Alessandrino
nel quinto secolo
« Colui che viene dopo di me è più potente di me ; egli vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Diremo forse
che l’opera di battezzare in Spirito Santo e fuoco è di
un’umanità simile alla nostra ? Come potrebbe esserlo ? Eppure,
parlando di un uomo che non si è ancora fato conoscere, Giovanni
dichiara che egli battezza « in Spirito Santo e fuoco ». Non
trasmettendo ai battezzati uno spirito che non sarebbe suo, come
avrebbe potuto farlo un servo qualsiasi, bensì come uno che è
Dio per natura, e dona con una sovrana potenza quello che viene
da lui e a lui appartiene in proprio. Per questa grazia,
l’impronta divina si imprime in noi.
Infatti, in Cristo Gesù, siamo trasformati, fatti simili
all’immagine divina ; non perché il nostro corpo fosse plasmato
nuovamente, ma perché ricevendo lo Spirito Santo, potessimo
entrare proprio in possesso di Cristo, al punto di poter gridare
ormai, nella nostra gioia : « La mia anima esulta nel Signore,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza » (Is 61,10).
Infatti, dice l’apostolo Paolo : « Quanti siete stati battezzati
in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Ga 3,27).
Siete forse stati battezzati in un uomo ? Silenzio, tu che sei
soltanto uomo ; vuoi forse abbassare fino a terra la nostra
speranza ? Siamo stati battezzati in un Dio fatto uomo ; egli
libera dalle loro pene e dalle loro colpe, quanti credono in
lui. « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome
di Gesù Cristo… Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo »
(At 2,38). Slega coloro che si legano a lui ; … Fa sgorgare in
noi la sua stessa natura… Lo Spirito appartiene in proprio al
Figlio, che è divenuto un uomo simile a noi. Infatti egli è la
vita di tutto quanto esiste.
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IIIA
settimana d'Avvento -
VESPRI
Domenica
OGNI
UOMO VEDRA’ LA SALVEZZA DI DIO
di S.
Cirillo d’Alessandria nel quarto secolo
Il
profeta ha cantato la redenzione d’Israele, il perdono concesso
a Gerusalemme per le sue colpe, e ha chiesto per essa
consolazione; il tempo della consolazione, tanto vicino e già
quasi presente, ecco sopraggiunge: viene il nostro Salvatore!
Gli prepara la via il Precursore mandato da Dio, il Battista che
nel deserto di Giuda grida e dice: “Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Mt 3,3).
Anche Zaccaria, il padre di Giovanni, l’aveva presentito quanto
predisse: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade”
(Lc 1,76).
Di
lui il Salvatore stesso disse: “ Egli era una lampada che arde e
risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi
della sua luce” (Gv 5,35).
Ma il Sole di giustizia e la Luce vera è Cristo.
La
Sacra Scrittura paragona il Battista a una lucerna. Se guardiamo
alla luce divina ineffabile, al suo splendore misterioso e senza
limiti, la piccola misura della mente umana può paragonarsi
giustamente a una lucernina, anche se è ricca di luce e
sapienza. Che significava allora: “Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri” (Lc 3,4).
Lo spiega: “Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle
sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi
spianati” (Lc 3,5).
Vi
sono strade pubbliche e sentieri poco praticabili, ma ripidi e
quasi inaccessibili, tali che talvolta obbligano a salire su
monti e colli o talvolta a discendere, ora rasentano precipizi
ora costringono a salire a notevole altezza. Se avvenga che
questi luoghi alti e dirupati si abbassino, e le cavità profonde
vangano riempite, allora da ogni parte le altezze irregolari si
pareggiano, e le alture ripide e scoscese divengono pianure e
strade agevolmente praticabili.
Così ha fatto in senso spirituale la potenza del nostro
Salvatore.
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IIIA
settimana d'Avvento -
LODI - martedì
Omelia IV
su san Luca ; SC 87 p.129
« Grande davanti al Signore »
Origene
nel terzo secolo
Quando vide l’angelo, Zaccaria si turbò. Difatti, quando una
figura sconosciuta si offre agli sguardi degli uomini, essa
turba l’intelligenza e spaventa il cuore. Perciò, l’angelo,
conoscendo la natura umana, rimedia al suo turbamento con queste
parole : « Non temere, Zaccaria ». Conforta la sua anima
spaventata e la riempie di gioia con questo nuovo
annunzio : « La tua preghiera è stata esaudita e tua moglie
Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai
gioia ed esultanza. » Quando un giusto viene al mondo…coloro che
sono responsabili di questa nascita si rallegrano… Ora la
nascita di Giovanni è un lieto annunzio per il mondo intero. E
colui che, una volta, volendo essere utile agli altri, ha
acconsentito ad avere figli e ha voluto assoggettarsi a questa
responsabilità, deve supplicare Dio affinché suo figlio sia in
grado di compiere una tale entrata nel mondo. Allora questa
nascita gli procurerà una grande gioia.
Di Giovanni infatti sta scritto : « Sarà grande davanti al
Signore ». Queste parole rivelano quella grandezza dell’anima di
Giovanni, che appare agli occhi di Dio. Ma c’è anche una certa
piccolezza che si può vedere nella virtù dell’anima. Per lo
meno, così intendo questo brano del Vangelo : « Guardatevi dal
disprezzare uno solo di questi piccoli che sono nella Chiesa »
(Mt 18, 20). Non mi viene chiesto di non disprezzare colui che è
grande, perché chi è grande non può essere disprezzato ; invece
mi viene detto : « Non disprezzare uno solo di questi piccoli »…
e « piccolo » non è una parola presa a caso.
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IIIA
settimana d'Avvento -
VESPRI martedì
Discorso 293, 1-2
(Nuova Biblioteca Agostiniana)
Perché non hai creduto alle
mie parole …
Sant’Agostino nel quinto secolo
Giovanni nasce da una
vecchierella sterile, Cristo nasce da una giovanetta vergine. La
sterilità generò Giovanni, l'integrità Cristo… Quello viene
annunziato dall'angelo che ne predicava la venuta, questi viene
concepito all'annunzio dell'angelo. Non si crede che Giovanni
nascerà e il padre diventa muto; di Cristo si crede e viene
concepito nella fede. Prima, la fede raggiunge la mente della
Vergine, poi si attua la fecondità in seno alla madre.
Nondimeno,
quando l'angelo annunziò Giovanni, sono quasi le stesse le
parole di Zaccaria: « Come posso conoscere questo? Io sono
vecchio e mia moglie avanzata in età », e di Maria all'annunzio
dell'angelo della sua prossima maternità: « Come è possibile?
Non conosco uomo ». Quasi le stesse parole… Eppure quello viene
ammonito, costei viene illuminata. A lui si dice: « Perché non
hai creduto »; a lei si dice: « Ricevi quel che hai domandato ».
Sono pressappoco le stesse parole… Ma il loro senso non rimaneva
celato a chi ascoltava le parole e vedeva nella mente. Nelle
parole di entrambi non era palese il pensiero; ma agli uomini
era nascosto, non all'angelo; anzi, non si celava a Colui che
parlava per il ministero dell'angelo.
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IIIA
settimana d'Avvento -
LODI mercoledì
Discorso
sull’Annunciazione del Signore, 2
Una donna forte? Chi potrà
trovarla?
Elredo
di Rievaulx nel dodicesimo secolo
Adamo aveva scalato la montagna della superbia ; il Figlio di
Dio ha voluto scendere nella valle dell’umiltà. Ha trovato una
valle dove scendere. Dove si trova ? Non si trova in te, Eva,
madre della nostra disgrazia, non si trova in te – ma nella
beata Maria. Lei è veramente questa valle di Ebron, per la sua
umiltà e la sua fortezza. Lei è forte in virtù della sua
partecipazione alla forza di cui sta scritto : « Il Signore è
forte e potente » (Sal 24, 8). Lei è quella donna forte
auspicata da Salomone : « Una donna forte, chi potrà
trovarla ? » (Pr 31, 10)
Eva, sebbene creata nel paradiso senza corruzione e senza
sozzura, senza infermità né dolore, si è rivelata tanto debole,
tanto instabile. « Chi troverà questa donna forte ? » Può forse
essere trovata in questa terra di miseria, mentre non si è
potuto trovarla nella beatitudine del paradiso ?… Chi potrebbe
trovare quaggiù la donna forte, quando la donna si è rivelata
tanto debole nel paradiso ?
Ora, Dio Padre ha trovato questa donna per santificarla ; il
Figlio l’ha trovata per abitarla ; lo Spirito Santo l’ha trovata
per salutarla : « Ave, o piena di grazia, il Signore è con te ».
Eccola, la donna forte, in cui la ponderatezza si sostituisce
alla curiosità, in cui l’umiltà esclude ogni vanità, in cui la
virginità libera da ogni cupidigia.
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IIIA
settimana d'Avvento -
VESPRI mercoledì
Einführung in das Christentum, 1969
« Lo Spirito Santo scenderà su
di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo
»
Del Papa Benedetto XVI
In
ogni nascita miracolosa dell’antica alleanza, nel momento delle
svolte decisive della storia della salvezza…, il senso
dell’avvenimento è sempre lo stesso : la salvezza del mondo non
è dovuta all’uomo, alla sua forza ; occorre che l’uomo lasci che
essa gli venga offerta ; non può riceverla se non come un dono
gratuito. La nascita verginale di Cristo è innanzi tutto un
messaggio riguardo al modo in cui la salvezza ci raggiunge –
nella semplicità di un dono che va accolto, quale dono
assolutamente gratuito dell’amore che riscatta il mondo.
« Prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai
provato i dolori del parto, perché più numerosi sono i figli
dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore » (Is
54,1). In Gesù, Dio ha deposto in mezzo all’umanità sterile e
disperata, un nuovo inizio, che non è il prodotto della nostra
storia, bensì un dono dall’alto.
Se
ogni uomo costituisce già una novità ineffabile, se egli
rappresenta una creatura di Dio unica nella storia, quanto più
Gesù è, in persona, la novità vera. Non procede dalla radice
propria dell’umanità ma dallo Spirito di Dio. Per questo egli è
l’ « Adamo nuovo » (1 Cor 15,47), una nuova umanità comincia con
lui… La fede cristiana confessa che Dio non è prigioniero della
sua eternità, limitato a ciò che è meramente spirituale. Al
contrario, può agire qui, oggi, nel cuore del mio universo ; vi
ha agito effettivamente in Gesù, nuovo Adamo, nato dalla Vergine
Maria mediante la potenza creatrice di Dio, il cui Spirito, in
principio, aleggiava sulle acque (Gen 1,2) creando l’essere a
partire dal non essere.
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IIIA
settimana d'Avvento -
LODI giovedì
Commento
sul vangelo di Luca 19-21 ; SC 45, p. 81-82
(in
l’Ora dell’Ascolto p.141 alt.)
« Maria si mise in viaggio
verso la montagna »
Sant’Ambrogio nel quarto secolo
Appena Maria ebbe saputo della maternità di sua cugina
Elisabetta, vecchia e sterile, si avviò in fretta verso la
montagna. Non perché fosse incredula della profezia o incerta
dell’annunzio, o dubitasse della prova, ma perché era lieta
della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio,
con lo slancio che le veniva dall’intima gioia. Dove ormai,
ricolma di Dio, poteva affrettarsi ad andare se non verso
l’alto ? La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze.
Imparate anche voi quanta premura dovete manifestare alle donne
della vostra casa che sono in procinto di essere madri. Maria
fino a quel momento aveva vissuto da sola nel più rigoroso
ritiro ; eppure il suo pudore verginale non le ha impedito di
apparire in pubblico, né la ripidezza delle montagne di attuare
il suo disegno, né la lunghezza del cammino di rendere servizio.
Verso le alture, la Vergine si affretta, lei che pensa solo a
servire e dimentica la sua fatica, lei che trova la forza nella
carità, nonostante la debolezza della sua condizione. Maria
lascia la sua casa e si avvia verso le alture… Rimase da sua
cugina circa tre mesi, non per il gusto di abitare presso altri,
ma perché essendo venuta per rendere un servizio, aveva a cuore
questo servizio.
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IIIA
settimana d'Avvento -
VESPRI giovedì
Discorso 2 per l’Avvento, 1-2 ; SC 166, 104-107
(In
l'Ora dell'Ascolto p.118 alt.)
« Ecco il mio
diletto, viene saltando per i monti, balzando per le colline » (Ct
2,8)
Beato Guerrico
d’Igny nel dodicesimo secolo
« Ecco viene il Re, corriamo incontro al nostro
Salvatore ! (liturgia dell’Avvento). Dice bene Salomone : « Come
acqua fresca per una gola riarsa, è una buona notizia da un
paese lontano » (Prv 25,25). Buona notizia è quella che annunzia
la venuta del Salvatore, la riconciliazione del mondo, i beni
della vita futura. « Come sono belli sui monti i piedi del
messaggero di lieti annunzi, che annunzia la pace » (Is 52,7)…
Notizie di tal genere sono acqua refrigerante,
bevanda di salutare sapienza, per l’anima che ha sete di Dio : e
in verità, chi annunzia a qualcuno la venuta o altri misteri del
Salvatore, attinge per lui « acqua con gioia alle sorgenti della
salvezza » (Is 12,3) e gliela dona da bere. E l’anima che ha
ricevuto l’annunzio… sembra rispondere con le parole di
Elisabetta : « A che debbo che il mio Signore venga a me ? Ecco,
appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, ha
esultato di gioia il mio spirito per il desiderio ardente di
correre incontro al suo Salvatore. »
In verità, fratelli miei, nell’esultanza dello
spirito dobbiamo andare incontro a Cristo che viene… « O
salvezza del mio volto e mio Dio ! (Sal 42,5) nella tua
condiscendenza saluti i tuoi servi e li salvi…Non soltanto con
parole di pace, ma proprio con il bacio di pace : ti unisci alla
nostra carne ; ci salvi con la tua morte sulla croce. » Si levi
dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al
suo Salvatore : lo adori e lo saluti con grida festose, mentre
ancora sta venendo da lontano : « Vieni, o Signore, salvami e io
sarò salvato » (Ger 17,14) « Benedetto colui che viene nel nome
del Signore » (Sal 117,26).
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IIIA
settimana d'Avvento -
LODI venerdì
Lettera
a Andrea, canonico di Tours, 13-15 ; SC 66, 62
La mia anima magnifica il
Signore
Adamo di
Perseigne nel tredicesimo secolo
« La mia anima magnifica il Signore ». Come lo magnifichi ? Puoi
forse rendere più grande colui la cui grandezza è infinita ?
« Grande è il Signore e degno di ogni lode » dice il salmista (Sal
144,3). È grande, così grande che la sua grandezza non conosce
né confronto, né misura. Come dunque lo magnifichi, dato che non
lo puoi rendere più grande ?
Lo magnifichi in quanto gli dai lode. Lo magnifichi perché, in
mezzo alle tenebre di questo mondo, tu, più luminosa del sole,
più bella della luna, più profumata della rosa, più candida
della neve, fai conoscere maggiormente lo splendore di Dio. Non
lo magnifichi donando un accrescimento alla sua grandezza senza
misura, ma portando, nelle tenebre di questo mondo, la luce
della vera divinità… Lo magnifichi quando, essendo stata
innalzata a una dignità così alta, ricevi la grazia in pienezza
(Lc 1,28), meriti la visita dello Spirito Santo e, divenuta
Madre di Dio pur rimanendo vergine inviolata, partorisci un
Salvatore per il mondo che va perdendosi.
Da dove viene questo ? Dal fatto che il Signore è con te (Lc
1,28), il Signore che ha fatto dai suoi doni i tuoi meriti. Per
questo diciamo che tu lo magnifichi : perché tu stessa sei
magnificata in lui e per mezzo di lui. La tua anima magnifica il
Signore soltanto nel senso che tu sei magnificata da lui…
Infatti sei il ricettacolo del Verbo, la cantina del vino nuovo
che inebria i credenti. Sei la Madre di Dio.
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IIIA
settimana d'Avvento -
VESPRI venerdì
Trattato
della vera devozione a Maria, 2-6
« Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente »
San Luigi
Maria Grignion de Montfort nel diciassettesimo secolo
Maria ha
vissuto una vita molto nascosta… La sua umiltà è stata così
profonda da non avere sulla terra altro desiderio più forte e
più continuo che di nascondersi a se stessa e a tutti, per
essere conosciuta unicamente da Dio solo… Dio Padre ha
consentito che non facesse nessun miracolo durante la sua vita,
almeno di quelli appariscenti… Dio Figlio ha permesso che ella
quasi non parlasse, benché le avesse comunicato la sua sapienza.
Dio Spirito Santo, benché fosse la sua Sposa fedele, ha fatto sì
che gli Apostoli e gli Evangelisti non ne parlassero se non
pochissimo, il puro necessario per far conoscere Gesù Cristo.
Maria è
l'eccelso capolavoro dell'Altissimo, di cui si è riservato la
conoscenza e la proprietà… Maria è la fonte sigillata e la Sposa
fedele dello Spirito Santo, dove entra egli solo. Maria è il
santuario e il riposo della Trinità Santa, dove Dio è presente
in un modo più grande e divino che non in ogni altro luogo
dell'universo, compresa la sua presenza tra i cherubini e i
serafini; in lei, senza un grande privilegio, non è permesso
entrare a nessuna creatura, benché purissima.
Io dico
con i santi: la divina Maria è il paradiso terrestre del nuovo
Adamo… E' il grande e divino mondo di Dio, dove egli custodisce
bellezze e tesori ineffabili; è la magnificenza dell'Altissimo,
dove è nascosto come nel proprio seno il suo unico Figlio e, in
lui, tutto ciò che egli ha di più grande e prezioso. Oh! quante
cose grandi e nascoste ha compiuto il Dio potente in questa
creatura meravigliosa; ella stessa si sente costretta a
proclamarlo, nonostante la sua profonda umiltà: « Grandi cose ha
fatto in me l'Onnipotente ». Il mondo non le conosce, poiché non
ne è capace né degno.
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IIIA
settimana d'Avvento -
LODI sabato
Discorso
sulla natività di Giovanni Battista ; 293,3
« Gli si aprì la bocca e
gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio »
Sant’Agostino nel quinto secolo
Infine
nasce Giovanni… riceve il nome, si scioglie la lingua del
padre… Rapporta tutto ciò che avvenne a indicazione della realtà
e intendi il grande mistero. Zaccaria tace e perde la voce fino
alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, che ne schiuse
la voce. Che altro è il mutismo di Zaccaria se non profezia
latente e, prima della predicazione di Cristo, in certo qual
modo segreta e impenetrabile? Si apre con la venuta di Giovanni
e si manifesta con la venuta di Colui del quale parlava la
profezia.
Significa
questo lo schiudersi della voce di Zaccaria nella nascita di
Giovanni, così significa quello lo squarciarsi in due del velo
del tempio quando Cristo muore (Mt 27,51). Se Giovanni avesse
presentato se stesso, la bocca di Zaccaria non si sarebbe
schiusa. Si scioglie la lingua perché nasce la voce; quando
infatti a Giovanni, ormai impegnato ad annunziare il Signore, fu
chiesto: « Tu chi sei? » rispose: « Io sono voce di uno che
grida nel deserto » (Gv 1,23).
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IIIA
settimana d'Avvento - VESPRI Sabato
Le nozze del Figlio di Dio
di
san Gregorio Magno nel VI° secolo
“Il
regno dei cieli è simile a un re che preparò un banchetto di
nozze per il figlio” (Mt 22, 1). Dio
Padre dispose queste nozze per il Figlio quando volle che questi
assumesse la natura umana nel grembo della Vergine e che, Dio
prima del secoli, si facesse uomo alla fine dei secoli. Siccome
però si tratta di una unione che avviene tra due persone, non
creda la nostra mente che la persona dell’uomo-Dio Gesù Cristo,
nostro Redentore, risulti dall’unione di due persone. Diciamo di
lui che esiste da due nature e in due nature, ma rifiutiamo,
come opinione erronea, il credere che sia composto di due
persone. Possiamo dunque affermare chiaramente e con sicurezza
che il Padre dispose per il Figlio re le nozze quando unì a lui,
nel mistero dell’incarnazione, la santa chiesa. Il grembo della
Vergine Madre fu il talamo di questo Sposo e il salmista dice:
“Nel sole ha posto la sua tenda ed egli esce come uno sposo
dal talamo” (Sal 18, 6).
Uscì come uno sposo dal talamo perché Dio
nell’incarnazione uscì dal grembo purissimo della Vergine per
unire a sé la chiesa. Mandò dunque i servi per invitare gli
amici a queste nozze. Li inviò una prima e une seconda volta,
perché chiamò ad annunciare l’incarnazione del Signore prima i
profeti e poi gli apostoli.
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UR
Domenica
Lc 1,
26-38
dalle “Omelie”
ECCO
CONCEPIRAI E DARAI ALLA LUCE UN FIGLIO
di San
Beda il Venerabile nel ottavo secolo
“L’angelo Gabriele fu
mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a
una vergine, sposa di un uomo chiamato Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria”(Lc 1,26-27).
Quello ch’è detto della
casa di Davide si riferisce non solo a Giuseppe, ma anche a
Maria, perché secondo la Legge ognuno doveva scegliere la moglie
nella propria tribù o famiglia, come attesta anche l’Apostolo,
scrivendo a Timoteo: “Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di
Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo”
(2 Tm 2,8).
Perciò il Signore appartiene davvero alla discendenza di Davide,
perché la sua vergine Madre ebbe origine realmente dalla stirpe
di Davide.
Entrato da lei l’angelo disse: “Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai
alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio
dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo
padre” (Lc 1,30-32).
Il
Signore diede al nostro Redentore il trono di Davide suo padre
quando dispose la sua incarnazione dalla discendenza davidica,
perché conducesse al regno eterno con la grazia spirituale il
popolo che Davide aveva governato con un potere temporale.
“E
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (Lc 1,33).
Casa di Giacobbe può dirsi tutta la Chiesa, che per la fede e
l’adesione a Cristo partecipa alla sorte dei patriarchi, tanto
nei discendenti dalla loro stirpe, che in coloro i quali,
provenendo da altre nazioni, col battesimo sono rinati in
Cristo. In questa casa egli regnerà per sempre, “e il suo regno
non avrà fine” (Lc 1,33).
Egli vi regna nella vita presente, perché regge il cuore degli
eletti abitando in essi con la fede e col suo amore, e li guida
con una protezione continua a meritare i doni del premio eterno.
E vi regna nella vita futura, quando, al termine del loro esilio
temporale, li introduce nella patria celeste, ove, avvinti dalla
visione della sua continua presenza, sono felici di non fare
nient’altro che dedicarsi a lui nella lode.
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settimana d'Avvento -
VESPRI
Domenica
Lc 1, 26-38
Omelie
in lode della Vergine Madre, 4,11
Avvenga di me quello che hai detto
di
San Bernardo nel dodicesimo secolo
Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere
la Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono
la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con
queste parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio,
invece di domandarne la realizzazione come se fosse stata
dubbiosa. Tuttavia, nulla impedisce di vedere una preghiera in
questo « fiat », in questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole
che gli chiediamo anche le cose che ci promette. È senza dubbio
il motivo per cui ci promette prima le cose che ha deciso di
donarci : la promessa sveglia la pietà, e la preghiera ci fa
meritare ciò che stavamo per ricevere gratuitamente.
Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della
preghiera al dono della promessa gratuita : « Avvenga di me
quello che hai detto. La Parola eterna faccia di me quello che
la tua parola ha detto oggi. La Parola che era presso Dio fin
dal principio, si faccia carne nella mia carne secondo la tua
parola… Questa Parola non sia soltanto percepibile ai miei
orecchi, ma pure visibile ai miei occhi, palpabile alle mie
mani, e che io possa portarla fra le braccia. Che non sia
questa, una parola scritta e muta, ma la Parola incarnata e
viva ; non questi segni inerti tracciati su una pergamena
essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie
viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e
in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti »
(Eb 1,1) ;
la sua parola è stata data loro per essere ascoltata,
proclamata, messa in pratica… Per parte mia, chiedo che sia
messa nelle mie viscere… Chiamo la Parola invocata in me nel
silenzio, incarnata in una persona, corporalmente unita alla
carne… Essa si
realizzi
in me per il mondo intero. »
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LODI Martedì
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328)
Dal silenzio alla voce
di Sant’
Agostino nel quinto secolo
Sembra che Giovanni
sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il
Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo
dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti
fino a Giovanni» (Lc 16, 16).
Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del
Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due
vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta
già nel grembo della madre.
Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre
all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima
di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore,
prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini
che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce,
riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire
l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà. Zaccaria tace e
perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del
Signore, e solo allora riacquista la parola.
Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia
non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora
oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando
sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella
di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo
scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse
annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si
scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che
preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv
1, 19). E rispose: «Io sono voce
di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23).
Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era
il Verbo» (Gv 1, 1).
Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo
eterno fin dal principio.
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VESPRI
Martedì
Discorsi
sul Vangelo di Luca, 4, 4-6 ; SC 87, 133
Il
Signore dal seno materno mi ha chiamato
di
Origene nel terzo secolo
La nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un
arcangelo aveva annunciato la nascita del nostro Signore e
Salvatore Gesù ; così, un arcangelo annuncia la nascita di
Giovanni (Lc 1,13) e
dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua
madre ». Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore
compiva « miracoli e prodigi » e guariva le loro malattie,
invece Giovanni esulta di gioia mentre è ancora nel seno
materno. Non si può trattenerlo e, appena arrivata la madre di
Gesù, il bambino cerca di uscire dal seno di Elisabetta. « Ecco,
appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il
bambino ha esultato di gioia nel mio grembo » (Lc 1,44).
Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo
Spirito Santo…
La Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al
Signore loro Dio » (Lc 1,16).
Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il Signore, non molti,
bensì tutti. Questa infatti è la sua opera : ricondurre tutti
gli uomini a Dio Padre…
Per parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel
mondo fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo
Gesù, bisogna che prima lo spirito e la forza di Giovanni
vengano nel suo animo per « preparare al Signore un popolo ben
disposto » (Lc 1,17)
e, nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e
raddrizzare i passi tortuosi »
(Lc 3,5).
Non soltanto in quel tempo le vie furono spianate e i sentieri
raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito e la forza di Giovanni
precedono la venuta del Signore Salvatore.
O
grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo !
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IVA
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LODI mercoledì
Omelie
per la nascita di Cristo, 2,6 ; PG 31, 1459-1462, 1471-1474
(in
l'Ora dell'Ascolto p. 172 alt.)
Sorse il Sole di Giustizia
di San Basilio nel quarto secolo
Dio sulla terra, Dio
in mezzo agli uomini : non un Dio che consegna la Legge tra
bagliori di fuoco e suoni di tromba su un monte fumante, o in
densa nube fra lampi e tuoni, seminando il terrore tra coloro
che lo ascoltano (Es 19,18) ; ma un Dio incarnato, che con
soavità e dolcezza parla a creature che hanno la sua stessa
natura. Dio nella nostra carne !…
In che modo, per
mezzo di uno solo, lo splendore raggiunse tutti ? In che modo la
divinità risiede nella carne ? Come il fuoco nel ferro :… per
partecipazione. Il fuoco, infatti, non passa nel ferro, ma
rimanendo dov’è, gli comunica la sua virtù ; né per questa
comunicazione diminuisce, ma pervade di sé tutto quello a cui si
comunica. Così, il Dio-Verbo, senza mai separarsi da se stesso,
« venne ad abitare in mezzo a noi », senza subire alcun
mutamento, « si fece carne » : il cielo che lo conteneva non
rimase privo di lui mentre la terra lo accoglieva nel suo seno.
Cerca di penetrare
nel mistero : Dio assume la carne proprio per distruggere la
morte in essa nascosta. Come gli antidoti di un veleno, una
volta ingeriti, ne annullano gli effetti, e come le tenebre di
una casa si dissolvono alla luce del sole, così la morte che
dominava sull’umana natura fu distrutta dalla presenza di Dio. E
come il ghiaccio rimane solido nell’acqua finché dura la notte e
regnano le tenebre, ma tosto si scioglie al calore del sole,
così la morte che aveva regnato fino alla venuta di Cristo,
appena apparve la grazia di Dio Salvatore e sorse il sole di
giustizia (Mal 3,20), fu ingoiata dalla vittoria (1Cor 15,54),
non potendo coesistere con la vita. O grandezza della bontà e
dell’amore di Dio per gli uomini !
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VESPRI mercoledì
Discorso
per la notte di Natale 4, §6
Il tesoro nascosto
di San
Bernardo nel dodicesimo secolo
Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano,
perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e
vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere
tale tesoro in un campo
(Mt 13, 44) : lo
sposalizio della madre nasconda agli occhi del mondo la
concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano agli
sguardi degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria,
sì, nascondi lo splendore del sole che sorge !
(Lc 1,78) ;
deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce,
poiché queste fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del
Salvatore sono più preziose della porpora ; il suo presepio è
più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà di Cristo
supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.
C’è infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci
permette di guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la
grazia divina ? Sta scritto infatti : « Beati i poveri in
spirito perché di essi è il Regno dei cieli »
(Mt 5,3),
e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili
invece dà la sua grazia »
(Gc 4, 6).
Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del
Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini »
(Fil 2,7).
Eppure vedremo ricchezze più preziose ancora e una gloria più
grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la
vita per i propri amici »
(Gv 15,13).
Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il
sangue prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.
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settimana d'Avvento -
Lodi Giovedì
Trattato
sulla prima lettera di Giovanni (1,1)
(in
l’Ora dell’Ascolto p.2749 alt.)
« Vide e credette »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
« Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò
che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo
contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato del Verbo
della vita » (1 Gv 1, 1). Chi è che tocca con le mani il Verbo,
se non perché il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare
in mezzo a noi ? (Gv 1, 14). Il Verbo, che si è fatto carne per
poter essere toccato con mano, cominciò ad essere carne dalla
Vergine Maria ; ma non cominciò allora ad essere Verbo, perché è
detto : « Ciò che era fin da principio ». Vedete se la lettera
di Giovanni non conferma il suo vangelo, dove avete udito : « In
principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio » (Gv 1, 1).
Forse qualcuno prende l’espressione « Verbo della vita » come se
fosse riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con
mano. Ma fate attenzione a quel che aggiunge : « La vita si è
fatta visibile » (1 Gv 1, 2). È Cristo dunque il Verbo della
vita. E come si è fatta visibile ? Esisteva fin dal principio,
ma non si era ancora manifestata agli uomini ; si era
manifestata agli angeli ed era come loro cibo. Ma cosa dice la
Scrittura ? « L’uomo mangiò il pane degli angeli » (Sal 77, 25).
Dunque la vita stessa si è resa visibile nella carne ; si è
manifestata perché ciò che può essere visibile solo al cuore,
diventasse visibile anche agli occhi e risanasse i cuori. Solo
con il cuore infatti può essere visto il Verbo, la carne invece
anche con gli occhi del corpo. Si verifica dunque anche la
condizione per vedere il Verbo : il Verbo si è fatto carne
perché… fosse risanato in noi ciò che ci rende possibile vedere
il Verbo… Disse : « Noi rendiamo testimonianza e vi annunziamo
la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a
noi ».
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VESPRI Giovedì
Sulle
opere dello Spirito Santo, IV, 10 ; SC 165, 165
Il discepolo che è giunto a «
penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, nel
quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della
scienza » (Col 2,3)
Ruperto di Deutz nel
dodicesimo secolo
Nella
misura di quella grazia che ha fatto sì che Gesù lo amasse e che
l’abbia fatto riposare sul petto di Gesù alla Cena (Gv 13,23),
Giovanni ha ricevuto in abbondanza l’intelligenza e la sapienza
[i doni dello Spirito] (Is 11,2) – l’intelligenza per
comprendere le Scritture ; la sapienza per redigere i suoi libri
con un’arte mirabile. A dire il vero non ha ricevuto questo dono
fin dal momento in cui ha riposato sul petto del Signore, anche
se in seguito, ha potuto attingere da questo cuore « nel quale
sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza »
(Col 2,3). Quando egli dice che, entrando nel sepolcro, « vide e
credette », riconosce che « non avevano ancora compreso la
Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti » (Gv
20,9). Come gli altri apostoli, Giovanni è giunto alla sua piena
misura alla Pentecoste, quando è venuto lo Spirito Santo, quando
la grazia è stata data a ciascuno « secondo la misura del dono
di Cristo » (Ef 4,7).
Il Signore Gesù ha amato questo discepolo più degli altri…, e
gli ha aperto i segreti del cielo… per fare di lui lo scriba del
mistero profondo, del quale l’uomo, da solo, non può dire nulla
: il mistero del Verbo di Dio, del Verbo fatto carne. Eppure
anche se lo amava, non a lui Gesù disse : « Sei Pietro e su
questa pietra edificherò la mia Chiesa » (Mt 16,18)… Pur amando
tutti i suoi discepoli e innanzi tutto Pietro con un amore dello
spirito e dell’anima, il nostro Signore ha amato Giovanni con un
amore del cuore… Nell’ordine dell’apostolato, Simone Pietro ha
ricevuto il primo posto e « le chiavi del Regno dei cieli » (Mt
16,19) ; Giovanni, invece, ha ottenuto un’altra parte
dell’eredità : lo spirito d’intelligenza, « un tesoro di gioia e
di esultanza » (Sir 15,15).
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LODI venerdì
IL NATALE di
CRISTO SIGNORE E’ VICINO
di San
Massimo di Torino nel quinto secolo
Anche se io tacessi, fratelli, il tempo ci avverte che il Natale
di Cristo Signore è vicino; già questi ultimi giorni prevengono
il mio discorso. Il mondo con le sue stesse angustie dice
l’imminenza di qualche cosa che lo rinnoverà, e desidera con
un’attesa impaziente che lo splendore di un sole più fulgido
illumini le sue tenebre. Mentre, per la brevità delle ore, teme
che il suo cammino stia per finire, con una certa qual speranza
scopre che l’anno sta trasformando il suo corso. Quest’attesa
della creazione persuade anche noi ad attendere il sorgere di
Cristo nuovo Sole, perché illumini le tenebre dei nostri
peccati; che questo Sole di giustizia, con la forza della sua
nascita, dissipi le dense nebbie delle nostra colpe e non
permetta che la nostra vita si chiuda in una gretta oscurità, ma
piuttosto si dilati in grazia della sua potenza.
E
poiché possiamo presentire il Natale del Signore dagli stessi
segni della natura, facciamo anche noi quel che essa fa: come in
quel giorno sulla terra comincia ad aumentare la durata della
luce, così anche noi allarghiamo la misura della nostra virtù;
la luce di quel giorno è comune ai poveri e ai ricchi, così
anche la nostra liberalità si estenda ai viandanti e
agl’indigenti; e come la terra fa retrocedere l’oscurità delle
sue notti, così anche noi respingiamo le tenebre della nostra
avarizia. Perciò, fratelli, mentre stiamo per accogliere il
Natale del Signore, rivestiamoci di indumenti nitidi, senza
macchia. Parlo della veste dell’anima, non di quella del corpo.
Ma
noi possediamo un mezzo per cancellare le macchie della
coscienza, poiché sta scritto: “Date in elemosina, ed ecco tutto
per voi sarà mondo” (Lc
11,41). Buono è questo comandamento dell’elemosina, che rende operose le mani
e mondo il cuore!
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VESPRI venerdì
Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile,
sacerdote
(Lib. 1, 4; CCL 122, 25-26, 30)
Maria
magnifica il Signore che opera in lei
di S. Beda il Venerabile nell’ ottavo secolo
«L'anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in
Dio mio Salvatore» (Lc 1, 46). Con queste parole Maria per prima
cosa proclama i doni speciali a lei concessi, poi enumera i
benefici universali con i quali Dio non cessò di provvedere al
genere umano per l'eternità.
Magnifica il Signore l'anima di colui che volge a lode e gloria
del Signore tutto ciò che passa nel suo mondo interiore, di
colui che, osservando i precetti di Dio, dimostra di pensare
sempre alla potenza della sua maestà.
Esulta in Dio suo salvatore, lo spirito di colui che solo si
diletta nel ricordo del suo creatore dal quale spera la salvezza
eterna.
Queste parole, che stanno bene sulle labbra di tutte le anime
perfette, erano adatte soprattutto alla beata Madre di Dio. Per
un privilegio unico essa ardeva d'amore spirituale per colui
della cui concezione corporale ella si rallegrava. A buon
diritto ella poté esultare più di tutti gli altri santi di gioia
straordinaria in Gesù suo salvatore. Sapeva infatti che l'autore
eterno della salvezza, sarebbe nato dalla sua carne, con una
nascita temporale e in quanto unica e medesima persona, sarebbe
stato nello stesso tempo suo figlio e suo Signore.
«Cose grandi ha fatto a me l'onnipotente e santo è il suo nome».
Niente dunque viene dai suoi meriti, dal momento che ella
riferisce tutta la sua grandezza al dono di lui, il quale
essendo essenzialmente potente e grande, è solito rendere forti
e grandi i suoi fedeli da piccoli e deboli quali sono. Bene poi
aggiunse: «E Santo è il suo nome», per avvertire gli
ascoltatori, anzi per insegnare a tutti coloro ai quali
sarebbero arrivate le sue parole ad aver fiducia nel suo nome e
a invocarlo. Così essi pure avrebbero potuto godere della
santità eterna e della vera salvezza, secondo il detto
profetico: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato»
(Gl 3, 5).
Infatti è questo stesso il nome di cui sopra si dice: «Ed esultò
il mio spirito in Dio, mio salvatore».
Perciò nella santa Chiesa è invalsa la consuetudine bellissima
ed utilissima di cantare l'inno di Maria ogni giorno nella
salmodia vespertina. Così la memoria abituale dell'incarnazione
del Signore accende di amore i fedeli, e la meditazione
frequente degli esempi di sua Madre, li conferma saldamente
nella virtù. Ed è parso bene che ciò avvenisse di sera, perché
la nostra mente stanca e distratta in tante cose, con il
sopraggiungere del tempo del riposo si concentrasse tutta in se
medesima.
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LODI sabato
Grande cosa è il perdono dei
peccati, ma più grande ancora che ci sia dato per il sangue del
Signore
San
Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
«Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi», volendo
pienamente manifestare in tal modo la gloria della sua grazia.
«Secondo il beneplacito della sua volontà, dice a lode e gloria
della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto»
(Ef
1, 5-6).
Se dunque ci ha così gratificati a lode e gloria della sua
grazia perché essa fosse manifesta, rimaniamo saldi in essa.
Perché poi vuole essere da noi lodato e glorificato? Perché così
il nostro amore verso di lui sia più fervente. Da noi infatti
non desidera altro che la nostra salvezza; non il servizio, non
la gloria, né altro, e tutto compie a questo scopo. Infatti chi
loda e ammira la grazia che gli è stata donata, sarà più
sollecito e premuroso.
Il
Signore ha fatto come uno che restituisce subitamente a florida
giovinezza un essere segnato dalla scabbia, dalla peste, da ogni
genere di malattie e dalla decrepitezza, ormai ridotto
all’estremo dalla povertà e dalla fame, rendendolo più bello di
tutti gli uomini, col volto radioso come se nascondesse i raggi
del sole nel balenìo degli occhi scintillanti. E dopo averlo
riportato nel fiore dell’età, lo avesse rivestito di porpora
imponendogli il diadema e adornandolo di tutto l’apparato
regale. Allo stesso modo il Signore ha trasformato la nostra
anima e l’ha fatta bella, desiderabile e amabile, al punto che
gli stessi angeli desiderano contemplarla. Così ci rese tanto
graditi da divenire l’oggetto del suo desiderio. Dice infatti:
«Al Re piacerà la tua bellezza»
(Sal 44, 12). (…)
«Grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto, dice, nel quale
abbiamo la redenzione mediante il suo sangue»
(Ef 1, 6-7).
E in che modo? È cosa meravigliosa non solo che ci abbia donato
il Figlio, ma anche il modo con cui ce lo ha dato, cioè
lasciandolo uccidere per noi. È un incredibile paradosso: ha
consegnato il suo diletto per coloro che lo odiavano: Vedi
dunque di quanto prezzo ci ha stimati. Se quando eravamo chiusi
nell’odio e nemici ci ha donato il suo diletto, cosa non farà
ora che siamo stati riconciliati per sua grazia?(…)
Nulla infatti è tanto grande quanto il fatto che per noi sia
sparso lo stesso sangue di Dio; ed è più grande dell’adozione a
figli e degli altri doni, fatto che non abbia risparmiato
neppure il suo proprio Figlio. Gran cosa è il perdono dei
peccati, ma più grande ancora che esso sia donato grazie al
sangue del Signore
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IVA
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VESPRI sabato
E LO CHIAMO’ GESU’
Dalle “Omelie” di San Beda il
Venerabile all’VIII secolo
Maria diede alla luce il suo Figlio
primogenito, cioè il Figlio del suo seno; diede alla luce colui
che prima della creazione era Dio nato da Dio, e nella sua
umanità creata era al di sopra di ogni creatura. “E lo chiamò
Gesù” (Mt 1,25).
Gesù perciò
è il nome del Figlio della Vergine, annunziato dall’angelo, a
significare che egli avrebbe salvato il suo popolo dai suoi
peccati. Colui che salva dai peccati salverà anche dal disordine
derivante dai peccati nell’anima e nel corpo.
La parola
Cristo indica dignità sacerdotale o regale. Nella Legge i
sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè
unzione con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo
apparire nel mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato
con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8).
Da questa
unzione, cioè crisma, deriva la parola “Cristo”; e coloro che
partecipano all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale,
sono chiamati “cristiani”.
Il Signore
nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si degni di salvarci dai
peccati; egli che è il Pontefice, ci riconcili con Dio Padre; ci
doni l’eterno regno del Padre suo, egli che è Re e vive e regna
col Padre e lo Spirito Santo per i secoli eterni. Amen.
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VEGLIA della NOTTE DI NATALE
Discorso per la notte di Natale
4, §6
Il tesoro nascosto
di San Bernardo nel dodicesimo
secolo
Oggi, le meraviglie
abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il tesoro viene
aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui che è
partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un
campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della madre nasconda agli
occhi del mondo la concezione verginale, i pianti del bambino
sottraggano agli sguardi degli uomini il parto senza dolore.
Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole che
sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ;
avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola
ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della
porpora ; il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei
re, la povertà di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni
tesoro.
C’è infatti
ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di
guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ?
Sta scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi
è il Regno dei cieli » (Mt 5,3), e l’apostolo afferma : « Dio
resiste ai superbi ; agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4,
6). Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del
Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2,7).
Eppure vedremo
ricchezze più preziose ancora e una gloria più
grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la
vita per i propri amici » (Gv 15,13). Le ricchezze della nostra
salvezza e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci
riscatta e la croce del Signore.
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NATALE DEL SIGNORE - LODI
Discorso 2 per Natale ; PL 195,
226-227
(in l’Ora dell’Ascolto p.168)
Il Salvatore del
mondo giace in una mangiatoia
di Elredo di Rievaulx nel
dodicesimo secolo
« Oggi ci è nato
un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide » (Lc
2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere,
come fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo per
voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace
in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete
amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero
bambino ; temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in
fasce ; temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una
mangiatoia…
È poi una cosa
straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una
mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ?
Che segno è questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo
mistero ; ma…in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa
Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La
mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le
creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui,
sotto le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue
di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo
vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun
segno così grande e evidente della natività di Cristo come il
corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno
accostandoci all’altare : ogni giorno vediamo immolarsi colui
che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria.
Affrettiamoci
dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma prima, per
quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo
incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con
cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6),
possiamo cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più
alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2,
14).
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NATALE DEL SIGNORE -
VESPRI
Discorso n° 38, per la Natività ;
PG 36, 311s
Cristo
è nato
San Gregorio
Nazianzeno nel quarto secolo
Gesù Cristo è nato, rendetegli gloria! Cristo è sceso dal cielo,
accorrete a lui! Cristo è sulla terra, esaltatelo! “Cantate al
Signore da tutta la terra. Gioiscano i cieli, esulti la terra” (Sal
95,1.11). Dal cielo è venuto ad abitare in mezzo agli uomini;
trasalite di timore e di gioia: di timore a motivo del peccato,
di gioia a motivo della nostra speranza. Oggi, le tenebre si
dissipano e la luce sorge sul mondo; come un tempo nell’Egitto
colpito dalle tenebre, oggi una colonna di fuoco illumina
Israele. O popolo che stavi nelle tenebre dell’ignoranza,
contempla oggi questa immensa luce della vera conoscenza poiché
“le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2
Cor 6,17). La lettera regredisce, lo Spirito trionfa (Rm 7,6);
la figura passa, la verità appare (Col 2,17).
Colui che ci ha dato
l’esistenza vuole anche colmarci di felicità; quella felicità
che il peccato ci aveva fatto perdere, ci è restituita
dall’incarnazione del Figlio... Questa è la solennità di oggi:
oggi salutiamo la venuta di Dio in mezzo agli uomini affinché
noi possiamo, non arrivare, bensì tornare presso Dio; affinché
ci spogliamo dell’uomo vecchio e rivestiamo l’Uomo nuovo (Col
3,9); affinché morti in Adamo, riceviamo la vita in Cristo (1
Cor 15,22)... Celebriamo dunque questo giorno pieno
di una gioia divina, non mondana,
bensì di una vera gioia celeste. Che festa, questo mistero di
Cristo! È il mio compimento, è la mia nuova nascita.
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