TEMPO di AVVENTO
I° settimana di Avvento
- Domenica
- LODI
Omelia sul
salmo 49
I due avventi
di Cristo
di
San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
Nella
sua prima venuta, Dio è venuto senza alcuno splendore, sconosciuto
dai più, prolungando per lunghi anni il mistero della sua vita
nascosta. Quando scese dal monte della Trasfigurazione, Gesù chiese
ai suoi discepoli di non dire a nessuno che era il Cristo. Veniva
allora, come un pastore, a cercare la sua pecora smarrita, e per
impadronirsi dell’animale ribelle, gli occorreva rimanere nascosto.
Come un medico che si guarda bene dall’impaurire al primo approccio
il suo malato, così il Salvatore evita di farsi conoscere fin
dall’inizio della sua missione : lo fa soltanto impercettibilmente e
poco a poco.
Il
profeta aveva predetto tale venuta senza splendore in questi
termini : « Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora
la terra » (Sal 7,16).
Non ha squarciato il firmamento per venire sulle nubi, ma è venuto
in silenzio nel seno di una Vergine, portato in grembo durante nove
mesi. È nato in una greppia, come il figlio di un umile artigiano…
Va di qua e di là, come un uomo ordinario ; il suo vestito è
semplice, la sua mensa più frugale ancora. Cammina senza posa fino a
stancarsi.
Ma
tale non sarà la sua seconda venuta. Verrà con tanto splendore che
non ci sarà bisogno di annunciare la sua venuta. « Come la folgore
viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del
Figlio dell’uomo » (Mt
24,27). Questo sarà il tempo
del giudizio e della sentenza pronunciata. Perciò il Signore non
apparirà come un medico, bensì come un giudice. Il profeta Daniele
ha visto il suo trono, il fiume che scorre dinanzi al tribunale e
il carro di fuoco con le ruote
(7, 9-10)…
Davide, il re profeta, non parla che di splendore, di chiarore, di
fuoco risplendente: « Davanti a lui un fuoco divorante, intorno a
lui si scatena la tempesta »
(Sal 49,3). Tutte queste
similitudini ci servono perr farci capire la sovranità di Dio, la
luce splendente che lo circonda e la sua natura inaccessibile.
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I° settimana di Avvento
VESPRI
Domenica
Mt 24, 37-44
Discorsi per
l’avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17
(in l'Ora
dell'Ascolto p. 118)
«
Nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà »
di Beato
Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
Siamo
nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo… Si levi
dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo
Salvatore… La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che
anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di
andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col
desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già
l’evento promesso… Prima della sua venuta nel mondo, il Signore
venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi
intimamente. Infatti ha detto : « Non vi lascerò orfani, ritornerò
da voi » (Gv 14,18).
E
certamente, a seconda del merito e dell’amore, tale visita del
Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che intercorre
fra la prima e l’ultima venuta, tempo che ci rende conformi alla
prima e ci prepara all’ultima. Egli viene in noi ora per non rendere
vana per noi la sua prima venuta, e per non tornare adirato contro
di noi nella seconda. Con queste visite, tende a riformare la nostra
mentalità superba per renderla conforme alla sua umiltà, che ci
dimostrò venendo la prima volta ; e lo fa per poi « trasfigurare il
nostro misero corpo e conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil
3,21), che ci manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo
desiderare con tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale
venuta intima che ci da la grazia della prima venuta e ci promette
la gloria della seconda…
La
prima venuta fu umile e nascosta, l’ultima sarà folgorante e
magnifica ; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso tempo,
magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da colui che
la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto … Avviene senza
essere vista e si allontana senza che se ne accorga. La sua sola
presenza è luce dell’anima e dello spirito. In essa vediamo
l’invisibile e conosciamo l’inconoscibile. Questa venuta del Signore
mette l’anima di chi la contempla in una dolce e beata ammirazione.
Allora dall’intimo dell’uomo scoppia questo grido : « Signore, chi è
come te ? » (Sal 34, 10).
Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che coloro
che non l’hanno ancora fatta ne provino il desiderio.
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I° settimana
di Avvento -
LODI Martedì
CRISTO COMPLETA LA RIVELAZIONE
dalla
Costituzione dogmatica “Dei Verbum”
del Concilio
Ecumenico Vaticano secondo
Dio, dopo aver parlato “molte
volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in
questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb
1, 1-2). Mandò infatti il Figlio
suo, ossia il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, perché
abitasse fra gli uomini e ad essi rivelasse i segreti di Dio.
Gesù
Cristo dunque, il Verbo fatto carne, mandato come uomo agli uomini,
“preferisce le parole di Dio” (Gv 3, 34)
e compie l’opera delle salvezza che il Padre gli ha affidato. Perciò
egli, vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta la sua
presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le
opere, con i segni e con i miracoli, ma specialmente con la sua
morte e la gloriosa risurrezione dai morti, infine con l’invio dello
Spirito Santo, porta a compimento la rivelazione, e la conferma con
la divina testimonianza che Dio è con noi, per liberarci dalle
tenebre del peccato e della morte e risuscitarci alla vita eterna.
L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e
definitiva, non passerà mai più, e non è da attendersi alcun’altra
pubblica rivelazione prima della manifestazione gloriosa del Signore
nostro Gesù Cristo.
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I° settimana
di Avvento
- MARTEDI - VESPRI
Lc 10, 21-24
Adversus Haereses IV, 14,2
«
Molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete »
Sant’Ireneo di
Lione nel secondo secolo
In
principio Dio plasmò l’uomo in vista dei suoi benefici. Ha scelto i
patriarchi in vista della loro salvezza. Si è preparato un popolo,
insegnando agli ignoranti a seguire le orme di Dio. Poi ha istruito
i profeti per abituare l’uomo a portare il suo Spirito fin da questa
terra e ad entrare in comunione con Dio. Certo lui non aveva bisogno
di nessuno, ma a coloro che avevano bisogno di lui, offriva la sua
comunione. Attraverso « coloro che egli amava »
(Lc 2,14)
ha disegnato in anticipo, come un architetto, l’edificio della
salvezza. Nelle tenebre d’Egitto, si è fatto loro guida ; nel
deserto dove erravano, ha dato loro una Legge adatta ; e a coloro
che sono entrati nel buon paese, ha offerto un’eredità scelta. In
fine, per tutti coloro che tornano dal Padre ha ammazzato il vitello
grasso e ha fatto loro il dono del vestito più bello
( Lc 15,22).
Così,
in vari modi, Dio preparava il genere umano in vista della « musica
e delle danze » della salvezza
(Lc 12,25).
Per questo Giovanni scrisse nell’Apocalisse : « La voce era simile
al fragore di grandi acque »
(Ap 1,15). Infatti sono
proprio molteplici le acque dello Spirito di Dio, perché grande e
ricco è il Padre. E, passando attraverso tutto questo, il Verbo
concedeva generosamente la sua assistenza a coloro che gli erano
sottomessi, donando ad ogni creatura prescrizioni adatte.
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I° settimana
di Avvento
LODI Mercoledì
Mt 15,
29-37
Trattati, 2
; PL 20, 859
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 624)
Pane
per il viaggio : « Ogni volta che mangiate di questo pane… voi
annunziate la morte del Signore finché egli venga » (1Cor 11,26)
di San
Gaudenzio da Brescia nel quarto secolo
Il
sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono
ereditario del suo Nuovo Testamento : è il dono che ci ha lasciato
come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato
per essere crocifisso. È il viatico del nostro cammino. È un
alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della
vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla
nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse : « Se non
mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la
vita in voi » (Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarci privi
di questa necessaria risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi
sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita
eterna… È dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai
sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo
dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno
davanti agli occhi la viva rappresentazione della Passione del
Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e col cuore
e conservino indelebile memoria della redenzione.
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I° settimana
di Avvento
VESPRI
Mercoledì
Commento sul
Vangelo di Marco, 2 ; CCL 120, 510-511
“Sento
compassione di questa folla”
di San Beda il
Venerabile nell’ottavo secolo
Matteo dà più spiegazioni [di Marco] sul modo in cui Gesù ebbe pietà
della folla quando dice : « Sentì compassione per loro e guarì i
loro malati ». Infatti sentire compassione per i poveri e per quanti
sono senza pastore, è precisamente aprire loro la via della verità
ammaestrandoli, è guarirli dalle loro infermità, curandoli, ma è
anche nutrirli quando hanno fame, e incitarli così a lodare la
generosità di Dio. Questo ha fatto Gesù…
Ma ha
anche messo alla prova la fede della folla, e dopo averla provata,
le ha dato in cambio una ricompensa proporzionata. Infatti ha
raggiunto un luogo deserto in disparte per vedere se la gente
avrebbe avuto cura di seguirlo. E l’hanno seguito. Si misero in
fretta in cammino attraverso il deserto, non con asini o mezzi di
trasporto, ma a piedi, e hanno mostrato con questo sforzo personale
quanta cura avessero per la loro salvezza.
In
cambio, Gesù accolse questa gente affaticata. In quanto salvatore e
medico, pieno di potenza e di bontà, ha istruito gli ignoranti,
guarito i malati, nutrito gli affamati, manifestando così quanta
gioia gli procurava l’amore dei credenti.
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I° settimana
di Avvento
LODI
Giovedì
Mt 7, 21.24-27
Das
Weihnachtsgeheimnis, 31/1/1931, 42
« Non
chiunque mi dice : ‘Signore, Signore’… ma colui che fa la volontà
del Padre mio »
di Santa
Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo
« Sia
fatta la tua volontà ». Occorre che questo atto di abbandono,
considerato in tutta la sua pienezza, sia la regola della vita
cristiana. Deve reggere la giornata, dal mattino alla sera, il corso
dell’anno, la vita intera. Tale deve essere l’unica preoccupazione
del cristiano ; tutte le altre sono assunte dal Signore, ma questa
rimane nostra fino al nostro ultimo giorno. È questo un fatto
obiettivo ; non siamo mai definitivamente assicurati di trovarci
sempre sulle vie del Signore…
All’inizio della vita spirituale, quando abbiamo appena iniziato a
lasciarci guidare da Dio, sentiamo, forte e ferma, la sua mano che
ci guida ; vediamo chiaramente ciò che dobbiamo fare e ciò che
dobbiamo lasciare. Ma non sarà sempre lo stesso. Chi appartiene a
Cristo deve assumere tutta la vita di Cristo. Deve maturare fino a
giungere all’età adulta di Cristo e, un giorno, deve cominciare la
sua via crucis… Così unito a Cristo, il cristiano tiene duro,
persino nella notte oscura… Per questo, ancora, e proprio nel cuore
della notte più oscura, « sia fatta la tua volontà ».
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I° settimana
di Avvento
VESPRI Giovedì
Mt 7, 21-27
PPS, vol. IV,
n° 22
« Per entrare nel regno dei cieli,
bisogna fare la volontà del Padre mio »
di Cardinale John
Henry Newman nel diciannovesimo secolo
Anno
dopo anno, il tempo trascorre in silenzio ; la venuta di Cristo si
fa sempre più vicina. Se soltanto potessimo avvicinarci a lui, come
egli si avvicina alla terra ! O fratelli miei, pregatelo affinché vi
dia il coraggio di cercarlo in tutta sincerità. Pregatelo perché vi
renda ardenti… Pregatelo affinché vi dia ciò che la Scrittura chiama
« un cuore buono e onesto », o « un cuore perfetto »
(Lc 8, 15),
e, senza aspettare, cominciate subito ad obbedirgli con il cuore
disposto al meglio. L’obbedienza foss’anche minima vale più del non
obbedire…
Dovete cercare il suo volto (Sal
27, 8) ; l’obbedienza è
l’unico modo di cercarlo. Tutti i nostri doveri sono obbedienza…
Fare ciò che egli domanda, questo è obbedirgli. E obbedirgli è
avvicinarsi a lui. Ogni atto di obbedienza ci avvicina a lui che,
malgrado le apparenze, non è lontano bensì vicinissimo dietro la
realtà materiale nella quale viviamo ; la terra e il cielo sono
soltanto un velo fra lui e noi ; verrà il giorno in cui egli
strapperà questo velo e si mostrerà a noi. E allora a seconda del
modo in cui l’abbiamo aspettato, ci ricompenserà. Se l’abbiamo
dimenticato, non ci riconoscerà ; invece, « beati quei servi che il
padrone al suo ritorno troverà ancora svegli »
(Lc 12, 37).
Tale sia la sorte di ognuno di noi ! È difficile giungere a questo,
ma non giungervi è affliggente. La vita è breve, la morte è certa, e
il mondo che viene è eterno.
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I° settimana di Avvento -
VENERDI' LODI
Libro di Vita
di Gerusalemme
Capitolo “
Amore “ § 2-3 ( a partire di “ Sarai monaco…)
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I° settimana
di Avvento
VESPRI
VENERDI'
Mt 9,
27-31
« Allora toccò loro gli occhi »
Simeone il
Nuovo Teologo nell’undicesimo secolo
Ricerchiamo colui che, solo, può renderci la libertà ; senza tregua,
perseguitiamo col nostro desiderio Colui la cui bellezza ferisce i
cuori, Colui che li attira verso l’amore e li unisce a lui per
sempre. Sì, con le nostre opere, corriamo tutti verso di lui. Non
lasciamoci superare da nessuno, né ingannare o distrarre dalla
nostra ricerca da qualcuno.
Soprattutto… non diciamo che Dio non manifesta mai la sua presenza
agli uomini. Non diciamo che è impossibile agli uomini vedere un
giorno la luce di Dio – anzi vederla proprio oggi. Mai, grazie a
Dio, questo è stato impossibile, purché lo desideriamo. Rendiamo
conto di quale sia la bellezza del nostro Maestro ! Non
chiudiamogli gli occhi del nostro cuore lasciandoci assorbire dalle
realtà di questo mondo. Sì, la preoccupazione degli affari della
terra non ci renda schiavi della gloria umana, al punto di farci
abbandonare Colui che è la luce della vita eterna.
Andiamo dunque tutti insieme verso di lui, con un cuore solo, con un
solo spirito, con tutta l’anima. Umilmente, lanciamo il nostro grido
verso di lui, il nostro Maestro buono, il nostro Signore
misericordioso, verso di lui, l’unico « amico degli uomini » (Sap
1,6). Ricerchiamolo, perché sta per rivelarsi a noi, sta per
apparire, sta per manifestarsi, lui la nostra speranza.
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I° settimana di Avvento -
lodi - sabato
Mt 9, 35 - 10,
8
Sull’avvento di
Cristo, discorso 19
« Predicate
che il Regno dei cieli è vicino »
di Sant’Agostino
nel quinto secolo
Fratelli, sento che qualcuno sta mormorando contro Dio : « Quanto
sono duri questi tempi, Signore ; quanto è difficile da attraversare
questa epoca ! »… Uomo, che non ti correggi, non sei forse mille
volte più duro del tempo in cui viviamo ? Tu che spasimi per il
lusso, per ciò che è solo vanità, tu la cui cupidigia è sempre
insaziabile, tu che vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri,
non otterrai nulla…
Guariamo noi stessi, fratelli ! Correggiamoci ! Il Signore sta per
venire. Poiché non appare ancora, non ci si cura di lui. Eppure, non
tarderà a venire, e allora non sarà più il momento per essergli
indifferenti. Fratelli, correggiamoci ! Un tempo migliore sta per
venire, non però per coloro che vivono male. Già il mondo invecchia,
volge alla decrepitezza ; e noi, ridiventeremo forse giovani ? Cosa
speriamo ? Fratelli, non speriamo in qualcosa di diverso dai tempi
di cui ci parla il Vangelo. Non sono cattivi, poiché viene Cristo !
Se ci sembrano duri, difficili da attraversare, Cristo viene a
confortarci…
Fratelli, occorre che i tempi siano duri. Perché ? Perché non si
cerchi la felicità in questo mondo. In ciò si trova il nostro
rimedio : bisogna che questa vita sia agitata, affinché ci si
attacchi all’altra vita. Come ? Ascoltate… Dio vede gli uomini
agitarsi miserabilmente nella morsa dei loro desideri e delle
preoccupazioni del mondo che mettono a morte la loro anima. Allora
il Signore viene da loro, come un medico che porta il rimedio.
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I° settimana di Avvento -
SABATO - Primi Vespri
4o
discorso per l’Avvento, SC 166, p. 135
« Si rallegrino il deserto e la terra
arida, esulti e fiorisca la steppa »
Beato Guerrico
d’Igny nel dodicesimo secolo
« Voce di uno che grida nel deserto : preparate la via del
Signore ! » Fratelli, occorre riflettere sulla grazia della
solitudine, sulla beatitudine del deserto, il quale fin dall’inizio
dell’era della salvezza ha meritato di essere consacrato al riposo
dei santi. Certo, il deserto è stato santificato per noi dalla voce
del profeta, dalla voce di colui che gridava nel deserto,
predicandovi e donandovi il battesimo di conversione. Prima di lui,
già, i più grandi profeti hanno sempre considerato la solitudine
un’amica, in quanto collaboratrice dello Spirito. Tuttavia, una
grazia di santificazione incomparabilmente più eccellente è stata
legata a questo luogo quando Gesù successe a Giovanni (Mt 4,
1).
A sua
volta, prima di predicare ai penitenti, Gesù ha ritenuto di dover
preparare un luogo dove riceverli. È andato nel deserto per
consacrare una vita nuova in questo luogo rinnovato… e ciò, non
tanto per lui ma per coloro che dopo di lui avrebbero abitato nel
deserto. Se dunque ti sei stabilito nel deserto, rimanici, aspetta
lì colui che ti salverà dalla pusillanimità di spirito e dalla
tempesta… Il Signore ti sazierà, tu che l’hai seguito, più
meravigliosamente della moltitudine che l’aveva seguito in quel
luogo (Mc 6, 34 s)…
Proprio nel momento in cui penserai che lui, da molto tempo ti ha
abbandonato, verrà a consolarti, poiché non ha dimenticato la sua
bontà, e dirà : « Mi ricordo di te, dell’affetto della tua
giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi
seguivi nel deserto » (Ger 2,
2). Il Signore farà un
paradiso di delizie dal tuo deserto; e tu proclamerai, come il
profeta, che a lui è stata data la gloria del Libano, lo splendore
del Carmelo e di Sàron (Is
35, 2)… Allora, dalla tua
anima saziata, zampillerà l’inno della tua lode : « Sia glorificato
il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore
degli uomini ; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato
ricolmò di beni » (Sal 107,
8-9).
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II° settimana di Avvento - LODI - Domenica
Discorso 1 per
San Giovanni Battista, § 2
"Giovanni ha reso
testimonianza alla venuta di Cristo"
Beato Guerrico d’Igny
nel dodicesimo secolo
Questa lampada destinata a rischiarare il mondo mi colma di una
gioia nuova, perché grazie ad essa ho riconosciuto la vera luce che
splende nelle tenebre, ma non è stata accolta dalle tenebre (Gv
1,5)… Noi possiamo ammirarti, Giovanni, il più grande fra tutti i
santi ; ma imitare la tua santità, per noi è impossibile. Poiché ti
affretti a preparare un popolo perfetto per il Signore con dei
pubblicani e dei peccatori, è urgente che, con parole che siano più
alla loro portata della tua stessa vita, parli loro. Proponi dunque
loro un modello di perfezione, non secondo il tuo modo di vivere, ma
che sia adatto alla debolezza delle forze umane.
« Fate dunque, disse, frutti degni di conversione » (Mt 3,8). Noi,
fratelli, ci gloriamo di parlare meglio di quanto viviamo. Giovanni
invece, la cui vita è più sublime di quanto gli uomini possano
capire, mette le sue parole alla portata della loro intelligenza.
« Fate, disse, frutti degni di conversione ». « Vi parlo in una
maniera tutta umana, a causa della debolezza della vostra carne. Se
non potete ancora fare il bene pienamente, almeno nasca in voi un
vero pentimento rispetto a ciò che è male. Se non potete ancora fare
i frutti di una vera giustizia, per ora la vostra perfezione
consista nel fare frutti degni di conversione ».
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II° settimana di Avvento -
VESPRI Domenica
Grande cosa è il perdono dei
peccati, ma più grande ancora che ci sia dato per il sangue del
Signore
San
Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
«Ci ha
predestinati a essere suoi figli adottivi», volendo pienamente
manifestare in tal modo la gloria della sua grazia. «Secondo il
beneplacito della sua volontà, dice a lode e gloria della sua grazia
che ci ha dato nel suo Figlio diletto»
(Ef
1, 5-6).
Se dunque ci ha così gratificati a lode e gloria della sua grazia
perché essa fosse manifesta, rimaniamo saldi in essa.
Perché
poi vuole essere da noi lodato e glorificato? Perché così il nostro
amore verso di lui sia più fervente. Da noi infatti non desidera
altro che la nostra salvezza; non il servizio, non la gloria, né
altro, e tutto compie a questo scopo. Infatti chi loda e ammira la
grazia che gli è stata donata, sarà più sollecito e premuroso.
Il
Signore ha fatto come uno che restituisce subitamente a florida
giovinezza un essere segnato dalla scabbia, dalla peste, da ogni
genere di malattie e dalla decrepitezza, ormai ridotto all’estremo
dalla povertà e dalla fame, rendendolo più bello di tutti gli
uomini, col volto radioso come se nascondesse i raggi del sole nel
balenìo degli occhi scintillanti. E dopo averlo riportato nel fiore
dell’età, lo avesse rivestito di porpora imponendogli il diadema e
adornandolo di tutto l’apparato regale. Allo stesso modo il Signore
ha trasformato la nostra anima e l’ha fatta bella, desiderabile e
amabile, al punto che gli stessi angeli desiderano contemplarla.
Così ci rese tanto graditi da divenire l’oggetto del suo desiderio.
Dice infatti: «Al Re piacerà la tua bellezza»
(Sal 44, 12). (…)
«Grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto, dice, nel quale
abbiamo la redenzione mediante il suo sangue»
(Ef 1, 6-7).
E in che modo? È cosa meravigliosa non solo che ci abbia donato il
Figlio, ma anche il modo con cui ce lo ha dato, cioè lasciandolo
uccidere per noi. È un incredibile paradosso: ha consegnato il suo
diletto per coloro che lo odiavano: Vedi dunque di quanto prezzo ci
ha stimati. Se quando eravamo chiusi nell’odio e nemici ci ha donato
il suo diletto, cosa non farà ora che siamo stati riconciliati per
sua grazia?(…)
Nulla
infatti è tanto grande quanto il fatto che per noi sia sparso lo
stesso sangue di Dio; ed è più grande dell’adozione a figli e degli
altri doni, fatto che non abbia risparmiato neppure il suo proprio
Figlio. Gran cosa è il perdono dei peccati, ma più grande ancora che
esso sia donato grazie al sangue del Signore
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II° settimana di Avvento -
LODI
Martedì
Mt 18,
12-14
Dichiarazione di fede 1 ; PG 95, 417-419
(In l'Ora
dell'Ascolto p. 2717)
«
Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di
questi piccoli»
di
San Giovanni Damasceno nell’ottavo secolo
Tu,
Signore, mi hai tratto dai fianchi di mio padre ; tu mi hai formato
nel grembo di mia madre ; tu mi hai portato alla luce, nudo bambino,
perché le leggi della nostra natura obbediscono costantemente ai
tuoi precetti. Tu hai preparato con la benedizione dello Spirito
Santo la mia creazione e la mia esistenza, non secondo volontà
d’uomo o desiderio della carne (Gv 1,13), ma secondo la tua
ineffabile grazia. Hai preparato la mia nascita con una preparazione
che trascende le leggi della nostra natura, mi hai tratto alla luce
adottandomi come figlio (Gal 4,5), mi hai iscritto fra i
discepoli della tua Chiesa santa e immacolata.
Tu mi
hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole.
Mi hai sostentato con il solido cibo del corpo di Gesù Cristo nostro
Dio, Unigenito tuo santissimo, e mi hai inebriato con il calice
divino del suo sangue vivificante, che egli ha effuso per la
salvezza di tutto il mondo.
Tutto
questo, Signore, perché ci hai amati e hai scelto come vittima, in
vece nostra, il tuo diletto Figlio unigenito per la nostra
redenzione, ed egli accettò spontaneamente… E così, o Cristo mio
Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle tue spalle me,
pecorella smarrita, e farmi pascolare in pascolo verdeggiante (Sal
22,2) e nutrirmi con le acque della retta dottrina per mezzo
dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto pascere il
tuo gregge.
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II° settimana di Avvento -
VESPRI Martedì
Mt 18,
12-14
Discorso 1
per l’Avvento, 7-8
« Il Padre vostro
celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»
San Bernardo nel
dodicesimo secolo
“Ecco
venire da lontano il nome del Signore” dice il profeta (Is 30,27).
Chi potrebbe dubitarne? Era necessario in origine qualche cosa di
grande perché la maestà di Dio si degnasse di scendere da un luogo
così lontano in un soggiorno indegno di Lei. Sì, in effetti, c’era
qualche cosa di grande: e si trattava della sua grande misericordia,
della sua immensa compassione, della sua abbondante carità. Infatti,
con quale scopo pensiamo che Cristo sia venuto? Lo scopriremo senza
difficoltà poiché proprio le sue parole e opere ci svelano
chiaramente il motivo della sua venuta. È venuto in fretta dalle
montagne per cercare la centesima pecora che si era smarrita.
Egli
è venuto per noi, perché le misericordie del Signore apparissero con
maggior evidenza, insieme ai suoi prodigi a favore degli uomini (Sal
106,8). Stupenda bontà di Dio, che ci cerca, e stupenda dignità
dell’uomo che viene così ricercato! Se questi vuole vantarsene, può
farlo senza follia, non perché sia qualche cosa in sé stesso, ma
perché colui che lo ha creato l’ha fatto così grande. Infatti, tutte
le ricchezze, tutti gli onori di questo mondo e quanto in esso
possiamo desiderare, tutto questo è poca cosa, anzi è nulla in
confronto a questa gloria: “Che è quest’uomo Signore, che tu ne fai
tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione” (Gb 7,17).
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II° settimana di Avvento -
LODI
Mercoledì
La memoria di
S. Bassus, 2
« Sono mite e umile di cuore
»
di San
Giovanni Crisostomo nel quarto secolo
Dio è
umile ; l’uomo, superbo. Il giudice si mostra clemente ; il
criminale arrogante. L’artigiano fa udire parole di umiltà ;
l’argilla discorre come un re. « Venite a me, diventate miei
discepoli, perché sono mite e umile di cuore ». Non porta la frusta
per colpire, ma il rimedio per guarire.
Pensate dunque alla sua ineffabile bontà. Rifiuterete il vostro
amore al Maestro che mai colpisce, e la vostra ammirazione al
giudice che implora per il colpevole ? Le sue parole, così semplici,
non possono lasciarvi insensibili : sono il Creatore e amo la mia
opera ; sono l’artigiano e mi prendo cura di colui che ho plasmato.
Se la sola mia dignità mi preoccupasse, non rialzerei l’uomo
decaduto. Se io non curassi la sua malattia incurabile con rimedi
adeguati, non potrebbe mai ritrovare la salute. Se io non lo
riconfortassi, morirebbe. Se io non facessi altro che minacciarlo,
perirebbe. Giace a terra, ma gli somministrerò gli unguenti della
bontà (cfr. Lc 10,34). Pieno di compassione, mi chino
profondamente per rialzarlo dalla sua caduta. Chi sta in piedi non
può rialzare un uomo sdraiato a terra senza sporgersi per tendergli
la mano. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e
umile di cuore ».
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II° settimana di Avvento -
VESPRI
Mercoledì
Scritti,
(Sofronio, Staretz Silvano)
« Venite a me voi tutti »
di San
Silvano, monaco ortodosso nel diciannovesimo secolo
Se
gli uomini sapessero cosa sia l’amore del Signore, accorrerebbero
presso Cristo a folle, e lui li riscalderebbe con la sua grazia. La
sua misericordia è inesprimibile.
Il
Signore ama il peccatore pentito, e con tenerezza lo stringe sul suo
petto: “Dove eri, figlio mio? Da tanto tempo ti sto aspettando”. Il
Signore chiama a sé tutti gli uomini con la voce del Vangelo, e la
sua voce risuona nel mondo intero: “ Venite a me, voi tutti che
siete affaticati, e io vi ristorerò. Venite e bevete l’acqua viva.
Venite e imparate che io vi amo. Se non vi amassi, non vi avrei
chiamati. Non posso sopportare che neanche una sola di queste mie
pecore si perda. Anche per una sola, il Pastore va nelle montagne e
la cerca dappertutto. Venite a me, pecore mie. Vi ho create e vi
amo. Il mio amore per voi mi ha fatto venire sulla terra e ho
sopportato tutto per la vostra salvezza. Voglio che conosciate il
mio amore e diciate come gli apostoli sul Monte Tabor: “Signore, è
bello per noi restare con te” (Mt 17,4).
Il
Signore ci chiama senza sosta a lui: “Venite a me e io vi
ristorerò”. Ci nutre del suo corpo purissimo e del suo sangue. Con
bontà, ci insegna con la sua parola e con il suo Spirito Santo. Ci
ha rivelato i misteri. Vive in noi e nei sacramenti della Chiesa, e
ci conduce là dove vedremo la sua gloria.
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II° settimana di Avvento -
LODI Giovedì
MT 11,11-15
Libro di vita di Gerusalemme
§ 53 Pagina 61-62
Dal Libro di vita di
Gerusalemme
al Capitolo
Monaci e Monache
Tutta
la vita del monaco è essenzialmente una ricerca di Dio e la sua
esistenza è incessantemente orientata verso il giorno dell’incontro
con Dio. La nostra vita non potrebbe avere migliore scopo di questo
traguardo di luce. Il monaco e la monaca si prefiggono di non
dimenticarlo mai e vivono protesi verso questa promessa, animati
dalla speranza della sentinella che attende con sicurezza l’aurora,
portati dall’amore della sposa che aspetta fedelmente il ritorno
dello sposo con la lampada accesa.
Dio ti
ha fatti per sé e il tuo cuore sarà inquieto finché non riposi in
lui. Entrando nella vita monastica, esamina dunque con cura se
cerchi veramente Dio, non un sostegno affettivo, né uno slancio
apostolico o anche un clima spirituale, ma Dio, solo Dio e al di
sopra di tutto, Dio. Se questo è proprio il tuo unico desiderio,
parti allora verso il luogo e il giorno di questo incontro, senza
limitarti ad un’attesa passiva, ma rispondendo con tutto il cuore a
questa chiamata in cui Dio ha effuso tutto se stesso. Poiché il
regno di Dio soffre violenza e solo i violenti se ne impadroniscono
anticipatamente, a prezzo delle più grandi rinunce.
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II° settimana di Avvento -
VESPRI
Giovedì
Mt 11,
11-15
Omelia per
l’Avvento
« Il Regno dei
cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono »
San Gregorio
Magno nel sesto secolo
« Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ! » (Mt
3, 3). Chiunque predichi la vera fede e le opere buone, non fa
altro che preparare la via del Signore nei cuori di coloro che lo
ascoltano, affinché la potenza della grazia vi penetri, la verità li
illumini e così raddrizzi la via che verrà intrapresa dal Signore…
Infatti, « dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il Regno
dei cieli va preso con la forza ; sono i violenti ad
impadronirsene ». Questo pensiero merita di essere approfondito :
occorre ricercare com’è possibile che il Regno celeste venga preso
con la forza. Chi può violentare il cielo ? E se è vero che il Regno
dei cieli viene preso con la forza, perché questo vale soltanto fin
dai giorni di Giovanni e non lo era prima ?
L’antica legge colpiva tutti i peccatori con le sue pene rigorose,
senza tuttavia riportarli alla vita con la penitenza. Orbene
Giovanni, precursore della grazia del Salvatore, come un secondo
Elia, era venuto a predicare la penitenza, affinché il peccatore,
morto a causa del suo peccato, vivesse grazie alla sua conversione :
dunque, proprio a partire da quel momento, il regno dei cieli è
stato aperto a coloro che lo prendono con la forza… Proprio dai
giorni di Giovanni Battista, il profeta del Verbo, il Regno dei
cieli va preso con la forza poiché, nel prescrivere la penitenza ai
peccatori, ha insegnato loro a fare violenza al Regno celeste.
Fratelli carissimi, durante la preparazione alla venuta del
Salvatore, riflettiamo anche noi su tutto il male che abbiamo fatto…
Con la nostra penitenza, carpiamo il Regno. Il Signore vuole proprio
soffrire questa violenza da noi ; che rapiamo in questo modo ciò che
non può esserci dovuto per i nostri meriti.
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II° settimana di Avvento -
LODI
Venerdì
Mt 11,
16-19
Conditor
alme siderum,
Inno dei
vespri per l’Avvento
Convertirsi in
risposta alle chiamate ripetute di Dio che viene
dalla
Liturgia latina
O dolcissimo
Creatore dei cieli,
Luce eterna dei
credenti,
O Cristo, salvatore
dell’universo,
Ascolta coloro che
ti supplicano.
Visto il mondo pieno
di morte,
Nel tuo amore fai
misericordia ;
Per salvarlo dalla
sua disgrazia,
Lo guarisci dal suo
peccato.
Quando il tempo
giunse al suo tramonto,
La Vergine ti ha
dato alla luce ;
Come lo sposo dalla
sua stanza,
Sei uscito dal seno
purissimo.
Tu che verrai a
giudicare il mondo,
O Dio santissimo, ti
preghiamo,
Liberaci dal nemico
E custodiscici in
questo tempo.
Davanti al tuo volto
e alla tua potenza
Ogni ginocchio si
piegherà ;
E sulla terra come
in cielo
Al tuo sguardo si
sottomette ogni cosa.
Lode, onore, potenza
e gloria
A Dio Padre e a suo
Figlio,
Allo Spirito
Paraclito,
Nell’eternità senza
fine.
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II° settimana di Avvento -
VESPRI
Venerdì
Mt 11,
16-19
Discorso
109, 1 ; PL 38, 636
(in l’Ora
dell’Ascolto)
« Non avete ballato… non avete
pianto »
Sant’Agostino
nel quinto secolo
Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua predicazione :
« Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 4, 17).
E similmente, Giovanni Battista il Precursore incominciò :
« Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt
3, 2). Anche ora il Signore rimprovera chi non vuole convertirsi
mentre si avvicina il Regno dei cieli. « Il Regno dei cieli - egli
dice - non viene in modo da attirare l’attenzione », e poi
aggiunge : « Il Regno dei cieli è in mezzo a voi » (Lc 17, 20-21).
Ognuno dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro, per
non perdere l’ora in cui opera la misericordia del Salvatore,
misericordia che viene offerta finché è lasciato tempo al genere
umano. E appunto per questo è lasciato tempo all’uomo, perché si
converta, e non ci sia nessuno che incorra nella perdizione. Dio sa
quando verrà la fine del mondo : ora è il tempo della fede.
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II° settimana di Avvento -
LODI
Sabato
Mt 17,
10-13
Discorso
sul profeta
Elia il Tisbita
« Sarà pieno di
Spirito Santo… ; camminerà innanzi al Signore con lo spirito e la
forza di Elia » (Lc 1,17)
San Giovanni
Damasceno nell’ottavo secolo
Chi ha
ottenuto il potere di aprire e di chiudere il cielo (1R 17,1) ?…
Chi ha fatto perire, in uno zelo ardente, i profeti della vergogna a
causa degli idoli meschini che veneravano (1R 18,40) ? Chi ha
visto Dio in un vento leggero (1R 19,12) ? Tutto questo è
accaduto solo ad Elia e allo Spirito che è in lui.
Ora,
potremmo parlare di fatti più prodigiosi ancora… Elia, fino a oggi,
non ha nemmeno subìto la morte, ma è stato rapito in cielo (2R
2,1) e rimane imperituro ; alcuni pensano che vive con gli
angeli, avendone imitato l’incorruttibilità ed immaterialità con una
vita pura… E di fatto, Elia è apparso alla trasfigurazione del
Figlio di Dio, lo ha visto a viso scoperto, stando faccia a faccia
davanti a lui (Mt 17,3). Alla fine dei tempi, quando verrà
manifestata la salvezza di Dio, egli proclamerà prima degli altri la
venuta di Dio e la indicherà agli altri, e con molti altri segni
divini, confermerà il giorno tenuto segreto. In quel giorno anche
noi, se saremo pronti, speriamo di andare incontro a questo uomo
ammirabile che ci prepara il cammino verso tale giorno. Ci faccia
entrare nelle dimore celesti, in Cristo Gesù nostro Signore, al
quale vanno la gloria e la potenza, ora e sempre, nei secoli dei
secoli.
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II° settimana di Avvento -
PRIMI VESPRI Sabato
La scienza della discrezione degli
spiriti si acquista con la sapienza
di Diadoco di
Foticea nel quinto secolo
È lume
della vera saggezza discernere il bene dal male senza sbagliare.
Quando ciò avviene, allora la via della giustizia conduce la mente a
Dio, sole di giustizia e introduce nello sfolgorio infinito della
scienza la mente stessa che cerca ormai con grande fiducia l’amore.
È necessario che coloro che combattono cerchino di conservare
l’animo libero da interno turbamento, perché la mente, discernendo i
pensieri che le si affacciano, possa conservare nel santuario della
memoria quelli che sono buoni e mandati da Dio, e scacciare invece
quelli che sono cattivi e suggeriti dal demonio.
Ora
solo lo Spirito Santo può purificare le menti: infatti se non entra
quel forte per sopraffare il ladro, la preda non gli potrà essere
tolta (cfr. Lc11, 22). È necessario quindi custodire in ogni tempo
la pace dell’anima per favorire l’azione dello Spirito Santo, ossia
dobbiamo tenere sempre accesa in noi la lampada della
chiaroveggenza. Infatti, quando essa risplende nel segreto della
coscienza, gli attacchi insidiosi dei demoni vengono non solo
scoperti ma anche resi impotenti da quella santa e gloriosa luce.
Per
questo l’Apostolo raccomanda: «Non spegnete lo Spirito» (1Ts 5, 19),
cioè non rattristare lo Spirito Santo con la vostra malizia e coi
cattivi pensieri, perché egli non desista dal proteggervi con quel
suo divino splendore. In realtà non è possibile spegnere quel lume
eterno e vivificante che è lo Spirito Santo; ma può accadere che
rattristato volga altrove lo sguardo, lasciando la nostra anima
priva della luce della conoscenza e tutta avvolta nell’oscurità. Il
discernimento della mente è la perfetta sapienza con la quale le
cose vengono giudicate.
Quando l’organismo è sano, con il senso del gusto noi sappiamo
distinguere ciò che fa bene da quanto ci fa male e cerchiamo quanto
ci piace.
Così è della nostra mente, quando comincia a essere in perfetto
equilibrio. Pur in mezzo a mille preoccupazioni, è in grado di
godere pienamente della consolazione divina, senza dimenticarne mai
la dolcezza per l’esercizio della carità che tende a beni sempre più
alti, come dice l’Apostolo: «E perciò prego che la vostra carità si
arricchisca sempre più in conoscenza ed in ogni genere di
discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio» (Fil 1,
9-10)
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III° settimana di Avvento -
UR
Domenica 14
ECCO VIENE
IL RE!
del Beato
Guerrico nel dodicesimo secolo
Ecco
viene il Re, corriamo incontro al nostro Salvatore! Dice bene
Salomone: “Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia
da un paese lontano” (Prv 25,25).
Buona notizia è quella che annunzia la venuta del Salvatore, la
riconciliazione del mondo, i beni della vita futura. Notizie di tal
genere sono acqua refrigerante, bevanda di salutare sapienza, per
l’anima che ha sete di Dio: e in verità, chi annunzia a qualcuno la
venuta o altri misteri del Salvatore, attinge per lui acqua con
gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3)
e gliela dona da bere. E l’anima che ha ricevuto l’annunzio, da
Isaia o da qualche altro profeta sembra rispondere con le parole di
Elisabetta: A che debbo che il mio Signore venga a me? Ecco, appena
la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, ha esultato di
gioia (cfr. Lc. 1,43-44)
il mio spirito per il desiderio ardente di correre incontro al suo
Salvatore.
Si
levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al
suo Salvatore: lo adori e lo saluti con grida festose, mentre ancora
sta venendo da lontano: Vieni o Signore, “salvami e io sarò salvato”
(Ger 17,14); vieni,
“fa’ risplendere il tuo volto, e noi saremo salvi” (Sal
79,4).
“In te speriamo : sii la nostra
salvezza nel tempo dell’angoscia” (Is33,2).
Così i profeti e i giusti, col desiderio e l’amore, correvano molto
tempo prima incontro al Cristo che doveva venire, bramando, se fosse
stato possibile, vedere con i propri occhi colui che attendevano con
lo spirito. La Scrittura sempre esigere da noi un gaudio tale, che
anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di
andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col
desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già
l’evento promesso.
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III° settimana di Avvento -
VESPRI
Domenica
OGNI UOMO
VEDRA’ LA SALVEZZA DI DIO
di S. Cirillo
d’Alessandria nel quarto secolo
Il
profeta ha cantato la redenzione d’Israele, il perdono concesso a
Gerusalemme per le sue colpe, e ha chiesto per essa consolazione; il
tempo della consolazione, tanto vicino e già quasi presente, ecco
sopraggiunge: viene il nostro Salvatore! Gli prepara la via il
Precursore mandato da Dio, il Battista che nel deserto di Giuda
grida e dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri!” (Mt 3,3).
Anche Zaccaria, il padre di Giovanni, l’aveva presentito quanto
predisse: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade”
(Lc 1,76).
Di lui
il Salvatore stesso disse: “ Egli era una lampada che arde e
risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi della
sua luce” (Gv 5,35). Ma
il Sole di giustizia e la Luce vera è Cristo.
La
Sacra Scrittura paragona il Battista a una lucerna. Se guardiamo
alla luce divina ineffabile, al suo splendore misterioso e senza
limiti, la piccola misura della mente umana può paragonarsi
giustamente a una lucernina, anche se è ricca di luce e sapienza.
Che significava allora: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i
suoi sentieri” (Lc 3,4).
Lo spiega: “Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia
abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi
spianati” (Lc 3,5).
Vi
sono strade pubbliche e sentieri poco praticabili, ma ripidi e quasi
inaccessibili, tali che talvolta obbligano a salire su monti e colli
o talvolta a discendere, ora rasentano precipizi ora costringono a
salire a notevole altezza. Se avvenga che questi luoghi alti e
dirupati si abbassino, e le cavità profonde vangano riempite, allora
da ogni parte le altezze irregolari si pareggiano, e le alture
ripide e scoscese divengono pianure e strade agevolmente
praticabili.
Così
ha fatto in senso spirituale la potenza del nostro Salvatore.
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III° settimana di Avvento -
LODI - martedì
3o
martedì di Avvento Mt 21, 28-32
Discorso 1 per
San Giovanni Battista, § 2
Giovanni
ha reso testimonianza alla venuta di Cristo
del Beato
Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo
Questa lampada destinata a rischiarare il mondo mi colma di una
gioia nuova, perché grazie ad essa ho riconosciuto la vera luce che
splende nelle tenebre, ma non è stata accolta dalle tenebre (Gv
1,5)… Noi possiamo ammirarti, Giovanni, il più grande fra tutti i
santi ; ma imitare la tua santità, per noi è impossibile. Poiché ti
affretti a preparare un popolo perfetto per il Signore con dei
pubblicani e dei peccatori, è urgente che, con parole che siano più
alla loro portata della tua stessa vita, parli loro. Proponi dunque
loro un modello di perfezione, non secondo il tuo modo di vivere, ma
che sia adatto alla debolezza delle forze umane.
« Fate dunque, disse, frutti degni di conversione » (Mt 3,8). Noi,
fratelli, ci gloriamo di parlare meglio di quanto viviamo. Giovanni
invece, la cui vita è più sublime di quanto gli uomini possano
capire, mette le sue parole alla portata della loro intelligenza.
« Fate, disse, frutti degni di conversione ». « Vi parlo in una
maniera tutta umana, a causa della debolezza della vostra carne. Se
non potete ancora fare il bene pienamente, almeno nasca in voi un
vero pentimento rispetto a ciò che è male. Se non potete ancora fare
i frutti di una vera giustizia, per ora la vostra perfezione
consista nel fare frutti degni di conversione ».
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III° settimana di Avvento -
VESPRI
Martedì
DIO RIVELO’
IL SUO AMORE PER MEZZO DEL FIGLIO
dalla “Lettera
a Diogneto”
Nessun
uomo in verità ha mai visto Dio né lo ha fatto conoscere, ma egli
stesso si è rivelato. E si è rivelato nella fede, alla quale
soltanto è concesso di vedere Dio. Infatti Dio, Signore e Creatore
dell’universo, colui che ha dato origine a ogni cosa e tutto ha
disposto secondo un ordine, non solo ama gli uomini, ma è anche
longanime. Ed egli fu sempre così, lo è ancora e lo sarà: amorevole,
buono, tollerante. Fedele; lui solo è davvero buono. E avendo egli
concepito nel cuore un disegno grande e ineffabile, lo comunica al
solo suo Figlio.
Per
tutto il tempo dunque in cui conservava e custodiva nel mistero il
suo piano sapiente, sembrava che ci trascurasse, e non si desse
pensiero di noi; ma quando per mezzo del suo Figlio prediletto
rivelò e rese noto ciò che era stato preparato dall’inizio, tutto
insieme egli ci offrì: godere dei suoi benefici e contemplarli e
capirli.
Quando
poi giunse al colmo la nostra ingiustizia e fu ormai chiaro che le
sovrastava, come mercede, solo la punizione e la morte, ed era
arrivato il tempo prestabilito da Dio per rivelare il suo amore e la
sua potenza (o immensa bontà e amore di Dio!), egli non ci prese in
odio, né ci respinse, né si vendicò. Anzi ci sopportò con pazienza.
Nella sua misericordia prese sopra di sé i nostri peccati. Diede
spontaneamente il suo Figlio come prezzo del nostro riscatto: il
santo per gli empi, l’innocente per i malvagi, il giusto per gli
iniqui, l’incorruttibile per i corrotti, l’immortale per i mortali.
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III° settimana di Avvento -
LODI
Mercoledì
PROFONDO E
GRANDE MISTERO
di San Beda
il Venerabile nel ottavo secolo
L’evangelista Matteo descrive con brevi parole ma con piena verità
la nascita del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che, eterno
Figlio di Dio, prima di tutti i secoli, apparve nel tempo come
figlio dell’uomo, discendendo dalla generazione dei padri da Abramo
fino a Giuseppe, sposo di Maria. E conveniva sotto ogni aspetto che
Dio, volendo farsi uomo per amore degli uomini, non nascesse se non
da una vergine; poiché non poteva avvenire che una vergine desse la
vita ad altri che al Figlio di Dio.
“Ecco,
la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato
Emmanuele”, che significa Dio con noi (Is 7,14).
Il
nome col quale il profeta chiama il Salvatore “Dio con noi”, sta a
significare le due nature di Cristo nell’unica Persona del Figlio di
Dio. Nato dal Padre prima del tempo, nella pienezza dei tempi è
divenuto nel seno della Madre l’Emmanuele, cioè Dio con noi; si è
degnato di assumere la nostra fragile natura nell’unità della sua
Persona quando “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi” (Gv 1,14), cioè incominciò ad essere in modo mirabile quel che
noi siamo, senza cessare di essere quello ch’egli era, assumendo la
nostra natura in modo da non perdere la sua.
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III° settimana di Avvento -
VESPRI Mercoledì
GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO, FIGLIO
DI DAVIDE, FIGLIO DA ABRAMO
di San Leone
Magno nel quarto secolo
Non giova a nulla affermare
che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria, uomo vero
e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla
nel vangelo. Scrive Matteo: “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di
Davide, figlio di Abramo” (Mt 1,1).
Segue l’ordine della discendenza umana con tutte le generazioni fino
a Giuseppe, al quale era sposata la Madre del Signore. Luca invece,
percorrendo a ritroso la successione delle generazioni, risale al
capo stesso del genere umano per dimostrare che il primo Adamo e
l’ultimo sono della stessa natura.
Se
infatti questo uomo nuovo, fatto a somiglianza della carne del
peccato (cfr. Rm 8,3),
non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è
consustanziale con il Padre, non si fosse degnato di essere
consustanziale anche con la Madre e se egli, che è il solo libero
dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta
quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo
del diavolo. Noi non avremmo potuto aver parte dalla vittoria
gloriosa di lui, se la vittoria fosse stata riportata fuori dalla
nostra natura. In seguito a questa mirabile partecipazione alla
nostra natura rifulse per noi il sacramento della rigenerazione,
perché, in virtù dello stesso Spirito da cui fu generato e nacque
Cristo, anche noi, che siamo nati dalla concupiscenza della carne,
nascessimo di nuovo di nascita spirituale. Per questo l’evangelista
dice dei credenti: “Non da sangue né da volere di carne né da volere
di uomo, ma da Dio sono stati generati” )Gv 1,13).
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III° settimana di Avvento -
LODI
Giovedì
Omelie, 5 ;
CCL 122,36
(In l' Ora
dell'Ascolto p. 114)
« Tu
lo chiamerai Gesù »
di San Beda
il Venerabile nel ottavo secolo
In ebraico, “Gesù” significa
“Salvezza” o “Salvatore”, un nome che designava per i profeti una
vocazione determinata. Per cui, nel grande desiderio di vederlo sono
state cantate queste parole: “Il mio cuore esulterà nel Signore, la
mia fronte s’innalzerà grazie al mio Dio. Io godo del beneficio che
mi ha concesso” (1 Sm 2,1). “Io giorirò nel Signore, esulterò in Dio
mio salvatore” (Ab 3,18). E soprattutto:”Dio, per il tuo nome,
salvami” (Sal 53,3), cioè: “Poiché ti chiami Salvatore, manifesta la
gloria del tuo nome salvandomi”. Gesù perciò è il nome del Figlio
della vergine, annunziato dall’angelo, a significare che egli
avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati...
La
parola Cristo indica dignità sacerdotale o regale. Nella Legge i
sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione
con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo apparire nel
mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di
letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8). Da questa unzione,
cioè crisma, deriva la parola “Cristo”; e coloro che partecipano
all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati
“cristiani”. Il Signore nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si
degni di salvarci dai peccati; egli che è il Pontefice, ci riconcili
con Dio Padre; egli che è Re, ci doni l’eterno regno del Padre suo.
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III° settimana di Avvento -
VESPRI
Giovedì
Redemptoris
custos, §4
Destatosi dal sonno, Giuseppe
fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore
di Giovanni
Paolo II
All'inizio della sua peregrinazione, la fede di Maria si incontra
con la fede di Giuseppe. Se Elisabetta disse della Madre del
Redentore: «Beata colei che ha creduto»
(Lc 1,45),
si può in
un certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché
rispose affermativamente alla Parola di Dio, quando gli fu trasmessa
in quel momento decisivo. Per la verità, Giuseppe non rispose
all'«annuncio» dell'angelo come Maria, ma «fece come gli aveva
ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». Ciò che
egli fece è purissima «obbedienza della fede»
(Rm 1,5).
Si può dire che
quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede
di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella
aveva già accettato nell'Annunciazione. Il Concilio Vaticano II
insegna: «A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede", per
la quale l'uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio,
prestandogli il "pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" e
assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta»
(Dei Verbum, 5).
La frase sopracitata, che tocca l'essenza stessa della fede, si
applica perfettamente a Giuseppe di Nazaret.
Egli, pertanto,
divenne un singolare depositario del mistero «nascosto da secoli
nella mente di Dio»
(Ef 3,9),
come lo divenne Maria, in quel momento decisivo che dall'Apostolo è
chiamato «la pienezza del tempo», allorché «Dio mandò il suo Figlio,
nato da donna» per «riscattare coloro che erano sotto la legge»,
perché «ricevessero l'adozione a figli»
(Gal 4,4-5)...
Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con Maria il primo
depositario...Tenendo sotto gli occhi il testo di entrambi gli
evangelisti Matteo e Luca, si può anche dire che Giuseppe è il primo
a partecipare alla fede della Madre di Dio, e che, così facendo,
sostiene la sua sposa nella fede della divina Annunciazione. Egli è
anche colui che è posto per primo da Dio sulla via della
«peregrinazione della fede», di Maria... La via propria di Giuseppe,
la sua peregrinazione della fede si concluderà prima... Tuttavia, la
via della fede di Giuseppe segue la stessa direzione.
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III° settimana di Avvento -
LODI venerdì
3o
venerdì di Avvento
Omelia IV su
san Luca ; SC 87 p.129
Grande davanti al Signore
di Origene
nel terzo secolo
Quando vide l’angelo,
Zaccaria si turbò. Difatti, quando una figura sconosciuta si offre
agli sguardi degli uomini, essa turba l’intelligenza e spaventa il
cuore. Perciò, l’angelo, conoscendo la natura umana, rimedia al suo
turbamento con queste parole : « Non temere, Zaccaria ». Conforta la
sua anima spaventata e la riempie di gioia con questo nuovo
annunzio : « La tua preghiera è stata esaudita e tua moglie
Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed
esultanza. » Quando un giusto viene al mondo…coloro che sono
responsabili di questa nascita si rallegrano… Ora la nascita di
Giovanni è un lieto annunzio per il mondo intero. E colui che, una
volta, volendo essere utile agli altri, ha acconsentito ad avere
figli e ha voluto assoggettarsi a questa responsabilità, deve
supplicare Dio affinché suo figlio sia in grado di compiere una tale
entrata nel mondo. Allora questa nascita gli procurerà una grande
gioia.
Di
Giovanni infatti sta scritto : « Sarà grande davanti al Signore ».
Queste parole rivelano quella grandezza dell’anima di Giovanni, che
appare agli occhi di Dio. Ma c’è anche una certa piccolezza che si
può vedere nella virtù dell’anima. Per lo meno, così intendo questo
brano del Vangelo : « Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi
piccoli che sono nella Chiesa »
(Mt 18, 20).
Non mi viene chiesto di non disprezzare colui che è grande, perché
chi è grande non può essere disprezzato ; invece mi viene detto :
« Non disprezzare uno solo di questi piccoli »… e « piccolo » non è
una parola presa a caso.
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III° settimana di Avvento -
VESPRI - venerdì
Discorso 293, 1-2
(Nuova
Biblioteca Agostiniana)
Perché non hai creduto alle mie
parole
di Sant’Agostino
nel quinto secolo
Giovanni nasce da una vecchierella sterile, Cristo nasce da
una giovanetta vergine. La sterilità generò Giovanni, l'integrità
Cristo… Quello viene annunziato dall'angelo che ne predicava la
venuta, questi viene concepito all'annunzio dell'angelo. Non si
crede che Giovanni nascerà e il padre diventa muto; di Cristo si
crede e viene concepito nella fede. Prima, la fede raggiunge la
mente della Vergine, poi si attua la fecondità in seno alla madre.
Nondimeno,
quando l'angelo annunziò Giovanni, sono quasi le stesse le parole di
Zaccaria: « Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia
moglie avanzata in età », e di Maria all'annunzio dell'angelo della
sua prossima maternità: « Come è possibile? Non conosco uomo ».
Quasi le stesse parole… Eppure quello viene ammonito, costei viene
illuminata. A lui si dice: « Perché non hai creduto »; a lei si
dice: « Ricevi quel che hai domandato ». Sono pressappoco le stesse
parole… Ma il loro senso non rimaneva celato a chi ascoltava le
parole e vedeva nella mente. Nelle parole di entrambi non era palese
il pensiero; ma agli uomini era nascosto, non all'angelo; anzi, non
si celava a Colui che parlava per il ministero dell'angelo.
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III° settimana di Avvento -
LODI Sabato
ECCO CONCEPIRAI E DARAI ALLA LUCE
UN FIGLIO
di San Beda il
Venerabile nel ottavo secolo
“L’angelo Gabriele fu mandato
da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine,
sposa di un uomo chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria”(Lc
1,26-27). Quello ch’è detto della
casa di Davide si riferisce non solo a Giuseppe, ma anche a Maria,
perché secondo la Legge ognuno doveva scegliere la moglie nella
propria tribù o famiglia, come attesta anche l’Apostolo, scrivendo a
Timoteo: “Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è
risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo” (2 Tm 2,8).
Perciò il Signore appartiene davvero alla discendenza di Davide,
perché la sua vergine Madre ebbe origine realmente dalla stirpe di
Davide.
Entrato da lei l’angelo disse: “Non temere, Maria, perché hai
trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla
luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio
dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre”
(Lc 1,30-32).
Il
Signore diede al nostro Redentore il trono di Davide suo padre
quando dispose la sua incarnazione dalla discendenza davidica,
perché conducesse al regno eterno con la grazia spirituale il popolo
che Davide aveva governato con un potere temporale.
“E
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (Lc 1,33).
Casa di Giacobbe può dirsi tutta la Chiesa, che per la fede e
l’adesione a Cristo partecipa alla sorte dei patriarchi, tanto nei
discendenti dalla loro stirpe, che in coloro i quali, provenendo da
altre nazioni, col battesimo sono rinati in Cristo. In questa casa
egli regnerà per sempre, “e il suo regno non avrà fine” (Lc
1,33). Egli vi regna nella vita
presente, perché regge il cuore degli eletti abitando in essi con la
fede e col suo amore, e li guida con una protezione continua a
meritare i doni del premio eterno. E vi regna nella vita futura,
quando, al termine del loro esilio temporale, li introduce nella
patria celeste, ove, avvinti dalla visione della sua continua
presenza, sono felici di non fare nient’altro che dedicarsi a lui
nella lode.
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III° settimana di Avvento -
PRIMI VESPRI Sabato
ECCO IL
VOSTRO DIO!
di San Cirillo
di Alessandria nel quarto secolo
“Ecco
il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il
braccio egli detiene il dominio”
(Is 40,10).
Sono parole rivolte a coloro cui è affidata la predicazione della
salvezza, cioè ai santi apostoli ed evangelisti, e anche, sia detto
una volta per sempre, a coloro che nel succedersi dei tempi saranno
le guide del gregge di Dio e ne celebreranno i santi misteri: parole
che mostrano quanto essi possano essere amanti di Dio, capaci di
destare entusiasmo e pieni della gloria più grande. Non conviene,
dice il testo, che i predicatori del vangelo, nel far conoscere la
gloria e la salvezza di Dio a tutti e dovunque, lo facciano con
timidezza e sommessamente quasi cercassero di nascondersi; parlino
invece come persone poste in alto, autorevoli, con grande libertà e
senza alcun timore. I discepoli del divin Maestro pregavano a questo
fine, rivolgendosi a Dio, Signore dell’universo. “Alza la voce”, sta
scritto, non temere; “annunzia alle città di Giuda: Ecco il vostro
Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli
detiene il dominio”. Nel ripetere: “Ecco”, non lascia che la
speranza della sua venuta si protenda lontano, ma fa intendere che
il Redentore verrà presto, fra breve, anzi che egli è già vicino,
alle porte. Li invita quasi a tendere la mano e indicare a dito
colui che è annunziato. E mostra chiaramente che egli non verrà come
uno dei profeti, né come un mendicante, ma con l’autorità del
Signore, con la potenza e il dominio propri di Dio: “Viene con
potenza, con il braccio egli detiene il dominio”.
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IV° settimana di Avvento -
Lodi
Domenica
Omelie in
lode della Vergine Madre, 4,11
« Avvenga di me quello che hai
detto »
San Bernardo nel
dodicesimo secolo
Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la
Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la
serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste
parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di
domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia,
nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in
questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche
le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci
promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa
sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per
ricevere gratuitamente.
Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al
dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto.
La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto
oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia
carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia
soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei
occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le
braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola
incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una
pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie
viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in
diversi modi ai padri per mezzo dei profeti » (Eb 1,1) ; la sua
parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata, messa in
pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie viscere…
Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in una
persona, corporalmente unita alla carne…
Essa si realizzi in me per
il mondo intero. »
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IV° settimana di Avvento -
Vespri
domenica
Mt 1, 18-24
Quanquam pluries
« Giuseppe, figlio di Davide, non
temere di prendere con te Maria, tua sposa »
Leone XIII, papa nel diciannovesimo secolo
Le ragioni
e i motivi speciali per i quali san Giuseppe è nominativamente il
patrono della Chiesa e, in cambio, la Chiesa spera molto dalla sua
protezione e dal suo patronato, sono nel fatto che Giuseppe è stato
lo sposo di Maria e fu reputato padre di Gesù Cristo. Da questo
derivano la sua dignità, il suo favore, la sua santità, la sua
gloria. Certo, la dignità della Madre di Dio è così alta che nulla
può essere creato al di sopra. Tuttavia, poiché Giuseppe è stato
unito alla Beata Vergine mediante il legame coniugale, senza dubbio
si è avvicinato più di qualsiasi altra persona a questa dignità
sovreminente, per la quale la Madre di Dio supera ogni natura
creata. Il matrimonio infatti, è la società e l’unione più intima di
tutte, tale da produrre, per natura, la comunione di beni fra i
coniugi. Perciò Dio, donando Giuseppe in sposo alla Vergine, le
diede non soltanto un compagno di vita, un testimone della sua
verginità, un custode del suo onore, ma anche, in virtù del patto
coniugale, una persona che partecipasse della sua sublime dignità.
Allo stesso
modo, Giuseppe brilla fra tutti della più augusta dignità, perché è
stato, secondo la volontà divina, il custode del Figlio di Dio,
considerato dagli uomini come suo padre. Per questo il Verbo di Dio
era umilmente sottomesso a Giuseppe, gli ubbidiva e gli rendeva
tutti i doveri che i figli devono rendere ai loro genitori.
Da questa
doppia dignità derivano le responsabilità che la natura impone ai
padri di famiglia, cosicché Giuseppe era il custode,
l’amministratore e il difensore legittimo e naturale della casa
divina, di cui era il capo… Ora la divina casa che Giuseppe
governava con l’autorità del padre, conteneva le primizie della
Chiesa nascente… Per tali motivi questo beato Patriarca considera
che la moltitudine dei cristiani che compongono la Chiesa gli sia
stata affidata in modo particolare.
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IV° settimana di Avvento -
LODI Martedì
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328)
Dal silenzio alla voce
di Sant’
Agostino nel quinto secolo
Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti,
l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un
limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i
Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16).
Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del
Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi.
Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel
grembo della madre.
Prima
ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo
di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla
luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di
essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i
limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si
scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare
l'immagine della realtà. Zaccaria tace e perde la voce fino alla
nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora
riacquista la parola.
Che
cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben
definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa
manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il
preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla
nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella
passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non
avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché
nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu
chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19).
E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1,
23). Voce è Giovanni, mentre del
Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1).
Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno
fin dal principio.
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IV° settimana di Avvento -
VESPRI
Martedì
Discorsi sul
Vangelo di Luca, 4, 4-6 ; SC 87, 133
Il Signore
dal seno materno mi ha chiamato
di Origene nel
terzo secolo
La
nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un arcangelo
aveva annunciato la nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù ;
così, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni (Lc 1,13)
e dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua mandre ».
Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore compiva « miracoli
e prodigi » e guariva le loro malattie, invece Giovanni esulta di
gioia mentre è ancora nel seno materno. Non si può trattenerlo e,
appena arrivata la madre di Gesù, il bambino cerca di uscire dal
seno di Elisabetta. « Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta
ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo »
(Lc 1,44). Ancora nel seno di
sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo Spirito Santo…
La
Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al Signore
loro Dio » (Lc 1,16).
Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il Signore, non molti, bensì
tutti. Questa infatti è la sua opera : ricondurre tutti gli uomini a
Dio Padre…
Per
parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel mondo
fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo Gesù, bisogna
che prima lo spirito e la forza di Giovanni vengano nel suo animo
per « preparare al Signore un popolo ben disposto »
(Lc 1,17)
e, nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e
raddrizzare i passi tortuosi »
(Lc 3,5).
Non soltanto in quel tempo le vie furono spianate e i sentieri
raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito e la forza di Giovanni
precedono la venuta del Signore Salvatore.
O
grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo !
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IV° settimana di Avvento -
LODI
Mercoledì
PROFONDO E
GRANDE MISTERO
di San Beda
il Venerabile nel ottavo secolo
L’evangelista Matteo descrive con brevi parole ma con piena verità
la nascita del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che, eterno
Figlio di Dio, prima di tutti i secoli, apparve nel tempo come
figlio dell’uomo, discendendo dalla generazione dei padri da Abramo
fino a Giuseppe, sposo di Maria. E conveniva sotto ogni aspetto che
Dio, volendo farsi uomo per amore degli uomini, non nascesse se non
da una vergine; poiché non poteva avvenire che una vergine desse la
vita ad altri che al Figlio di Dio.
“Ecco,
la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato
Emmanuele”, che significa Dio con noi (Is 7,14).
Il
nome col quale il profeta chiama il Salvatore “Dio con noi”, sta a
significare le due nature di Cristo nell’unica Persona del Figlio di
Dio. Nato dal Padre prima del tempo, nella pienezza dei tempi è
divenuto nel seno della Madre l’Emmanuele, cioè Dio con noi; si è
degnato di assumere la nostra fragile natura nell’unità della sua
Persona quando “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a
noi” (Gv 1,14), cioè incominciò ad essere in modo mirabile quel che
noi siamo, senza cessare di essere quello ch’egli era, assumendo la
nostra natura in modo da non perdere la sua.
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IV° settimana di Avvento -
VESPRI
Mercoledì
Il tesoro
nascosto
Di San
Bernardo nel dodicesimo secolo
Oggi,
le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il
tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui
che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un
campo (Mt 13, 44) :
lo sposalizio della madre nasconda agli occhi del mondo la
concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano agli sguardi
degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi
lo splendore del sole che sorge !
(Lc 1,78) ;
deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce, poiché
queste fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del Salvatore
sono più preziose della porpora ; il suo presepio è più glorioso dei
troni dorati dei re, la povertà di Cristo supera in valore ogni
fortuna e ogni tesoro.
C’è
infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di
guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta
scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi è il
Regno dei cieli » (Mt 5,3),
e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili invece
dà la sua grazia » (Gc 4, 6).
Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del
Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini »
(Fil 2,7).
Eppure vedremo ricchezze più preziose ancora e una gloria più
grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita
per i propri amici » (Gv
15,13). Le ricchezze della
nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci
riscatta e la croce del Signore.
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IV° settimana di Avvento -
LODI giovedì
IL NATALE DI CRISTO
SIGNORE E’ VICINO
di San Massimo di Torino,
vescovo, al V secolo
Anche se
io tacessi, fratelli, il tempo ci avverte che il Natale di Cristo
Signore è vicino; già questi ultimi giorni prevengono il mio
discorso. Il mondo con le sue stesse angustie dice l’imminenza di
qualche cosa che lo rinnoverà, e desidera con un’attesa impaziente
che lo splendore di un sole più fulgido illumini le sue tenebre.
Mentre, per la brevità delle ore, teme che il suo cammino stia per
finire, con una certa qual speranza scopre che l’anno sta
trasformando il suo corso. Quest’attesa della creazione persuade
anche noi ad attendere il sorgere di Cristo nuovo Sole, perché
illumini le tenebre dei nostri peccati; che questo Sole di
giustizia, con la forza della sua nascita, dissipi le dense nebbie
delle nostra colpe e non permetta che la nostra vita si chiuda in
una gretta oscurità, ma piuttosto si dilati in grazia della sua
potenza. E poiché possiamo presentire il Natale del Signore dagli
stessi segni della natura, facciamo anche noi quel che essa fa: come
in quel giorno sulla terra comincia ad aumentare la durata della
luce, così anche noi allarghiamo la misura della nostra virtù; la
luce di quel giorno è comune ai poveri e ai ricchi, così anche la
nostra liberalità si estenda ai viandanti e agl’indigenti; e come la
terra fa retrocedere l’oscurità delle sue notti, così anche noi
respingiamo le tenebre della nostra avarizia. Perciò, fratelli,
mentre stiamo per accogliere il Natale del Signore, rivestiamoci di
indumenti nitidi, senza macchia. Parlo della veste dell’anima, non
di quella del corpo.
Ma noi
possediamo un mezzo per cancellare le macchie della coscienza,
poiché sta scritto: “Date in elemosina, ed ecco tutto per voi sarà
mondo” (Lc 11,41). Buono è questo comandamento
dell’elemosina, che rende operose le mani e mondo il cuore!
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IV° settimana di Avvento -
VESPRI giovedì
E LO CHIAMO’ GESU’
di San Beda il Venerabile all’VIII
secolo
Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito, cioè il Figlio del
suo seno; diede alla luce colui che prima della creazione era Dio
nato da Dio, e nella sua umanità creata era al di sopra di ogni
creatura. “E lo chiamò Gesù” (Mt 1,25).
Gesù perciò è il nome del
Figlio della Vergine, annunziato dall’angelo, a significare che egli
avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati. Colui che salva dai
peccati salverà anche dal disordine derivante dai peccati nell’anima
e nel corpo.
La parola Cristo
indica dignità sacerdotale e regale. Nella Legge i sacerdoti e i re
erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione con l’olio sacro:
erano un segno di colui che al suo apparire nel mondo come il vero
Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di letizia a preferenza dei
suoi eguali” (Sal 44,8).
Da questa unzione, cioè
crisma, deriva la parola “Cristo”: e coloro che partecipano
all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati
“cristiani”.
Il Signore nostro Gesù
Cristo, che è il Salvatore, si degni di salvarci dai peccati; egli
che è il Pontefice, ci riconcili con Dio Padre; ci doni l’eterno
regno del Padre suo, egli che è Re e vive e regna col Padre e lo
Spirito Santo per i secoli eterni. Amen.
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IV° settimana di Avvento -
LODI venerdì
TUTTO IL MONDO
ATTENDE LA RISPOSTA DI MARIA
di San
Bernardo al XII secolo
Hai udito, Vergine,
che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà
non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo
aspetta la risposta: deve far ritorno a Dio che l’ha inviato.
Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi
oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.
Te ne supplica in pianto,
Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza;
e ne supplicano Abramo e Davide; te ne supplicano insistentemente i
santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi
nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa,
prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la
consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, le
liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo,
di tutto il genere umano.
O Vergine, dà presto la
risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso
l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola:
di’ la tua parola umana e concepisci la Parola divina, emetti la
parola che passa e ricevi la Parola eterna.
Perché tardi? Perché temi?
Credi all’opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila.
Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi
coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale,
dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente,
non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la
modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola. Apri,
Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo
al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte
le genti, batte fuori alla porta. Non sia che mentre tu sei
titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a
cercare colui che ami. Levati su, corri, apri! Levati con la fede,
corri con la devozione, apri con il tuo assenso.
“Eccomi” dice, “sono la
serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).
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IV° settimana di Avvento -
VESPRI venerdì
L’INCARNAZIONE CI
HA REDENTI
di Sant’Ireneo
di Lione al II secolo
Il Verbo di Dio pose
la sua abitazione fra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, per
abituare l’uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la
sua dimora nell’uomo secondo la volontà del Padre. Per questo, Dio
ci ha dato come “segno” della nostra salvezza colui che, nato dalla
Vergine, è l’Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che
salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità
di salvezza.
Paolo, indicando la radicale
debolezza dell’uomo, dice: “So che in me, cioè nella mia carne, non
abita il bene” (Rm 7,18), poiché il bene della nostra
salvezza non viene da noi ma da Dio. Ed esclama ancora: “Sono uno
sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? (Rm
7,24). Quindi presenta il liberatore e dice: L’amore gratuito
del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. Rm 7,25). Isaia stesso
aveva predetto questo: Irrobustitevi, mani fiacche e ginocchia
vacillanti, coraggio, smarriti di cuore, confortatevi, non temete;
ecco il nostro Dio opera la giustizia, darà la ricompensa. Egli
stesso verrà e sarà la nostra salvezza (cfr. Is 35,4).
Questo indica che non da
noi, ma da Dio, che ci aiuta abbiamo la salvezza.
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IV° settimana di Avvento -
LODI sabato
COLUI CHE E’ NATO
UNA VOLTA DA MARIA NASCE IN NOI OGNI GIORNO
di San
Girolamo al V secolo
“La verità germoglierà
sulla terra”: è il Salvatore. “La giustizia si affaccerà dal cielo”.
La giustizia è ancora il Salvatore. Come è germogliata dalla terra?
E come si è affacciata dal cielo?
E’
germogliata dalla terra, nascendo come uomo; si è affacciata dal
cielo, perché Dio è sempre nei cieli. Cioè: è nato, sì, dalla terra,
ma colui che è nato dalla terra è sempre in cielo. E’ apparso sulla
terra senza lasciare il cielo: perché Dio è dovunque.
Si è
affacciato: mentre noi peccavamo egli distoglieva da noi il suo
sguardo. Quello che dice è vero. E’ giusto che il vasaio ami le sue
opere, e che il pastore abbia compassione del suo gregge. Noi siamo
il suo popolo, siamo le sue creature. Per questo egli è germogliato
dalla terra e si è affacciato dal cielo: per adempiere ogni
giustizia, e aver compassione dell’opera sua. E perché sappiate che
giustizia non vuol dire crudeltà ma misericordia, ascoltate ancora:
“Il Signore elargirà il suo bene” (Sal 84,13). Per questo
egli si affaccerà dal cielo: per usare misericordia alle sue
creature.
“E la
nostra terra darà il suo frutto” (Sal 84,13). Qui si parla di
quanto avverrà. Non disperate per il fatto che una sola volta egli è
nato da Maria: ogni giorno egli nasce in noi.
“La
nostra terra darà il suo frutto”. Anche noi possiamo generare
Cristo, se vogliamo. “E la nostra terra darà il suo frutto”, col
quale si possa fare quel pane celeste di cui si è detto: “Io sono il
pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51).
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IV° settimana di Avvento -
PRIMI VESPRI sabato
IL PROFETA
ANNUNZIO’ DIO-CON-NOI
di San Cirillo
d’Alessandria al IV secolo
Sta
scritto: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che
chiamerà Emmanuele” (Is 7,14). L’angelo Gabriele, rivelando
il mistero alla santa Vergine, Madre di Dio, le dice: “Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un
figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù, (Lc 1,30-31).
Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21).
Forse
qui l’angelo e il profeta dissero cose fra loro contrastanti? No. Il
profeta di Dio, parlando in ispirito del mistero, preannunziò
Dio-con-noi, chiamandolo con un nome che indica la natura divina
misteriosamente unita all’umana. L’angelo invece rivela il nome che
designa l’opera e la missione di lui: egli salva il suo popolo, e
per questo è chiamato Salvatore.
Nel
momento in cui egli si sottopose per noi a questa nascita umana, una
moltitudine di angeli annunziò ai pastori il suo fausto e felice
evento: “Non temete: ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di
tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore,
che è il Cristo Signore” (Lc 2,10-11). E’ chiamato Emmanuele
perché si è fatto per natura Dio-con-noi, cioè uomo; e Gesù, perché
deve salvare il mondo, lui, Dio steso fatto uomo.
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VEGLIA DELLA NOTTE DI NATALE
Discorso per
la notte di Natale 4, §6
Il
tesoro nascosto
di San Bernardo
nel dodicesimo secolo
Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si
moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è
madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo
nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della
madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i
pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto
senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole
che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ;
avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola
ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ;
il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà
di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.
C’è infatti ricchezza più
preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei
cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti :
« Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt
5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili
invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene
raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò
se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile
agli uomini » (Fil 2,7).
Eppure vedremo ricchezze
più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore
più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13).
Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue
prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.
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NATALE DEL SIGNORE
- LODI
Discorso 2
per Natale ; PL 195, 226-227
(in l’Ora
dell’Ascolto p.168)
Il Salvatore
del mondo giace in una mangiatoia
di Elredo di
Rievaulx nel dodicesimo secolo
« Oggi ci è
nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide » (Lc
2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come
fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo per voi il
segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una
mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete amarlo :
temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ; temete
il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ; temete il Re
del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia…
È poi una cosa
straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia ?
Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che segno è
questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo mistero ; ma…in
breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa Chiesa, in cui si
dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La mangiatoia di Betlemme
è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Le fasce
sono il velo del sacramento. Qui, sotto le specie del pane e del
vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi
crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile.
Non abbiamo nessun segno così grande e evidente della natività di
Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni
giorno accostandoci all’altare : ogni giorno vediamo immolarsi colui
che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria.
Affrettiamoci dunque,
fratelli, a questo presepe del Signore ; ma prima, per quanto ci è
possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché
ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con cuore puro, coscienza
retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo cantare insieme agli
angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini che egli ama » (Lc 2, 14).
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NATALE DEL
SIGNORE - VESPRI
Discorso n° 38, per la Natività ; PG
36, 311s
Cristo è
nato
San Gregorio Nazianzeno nel
quarto secolo
Gesù
Cristo è nato, rendetegli gloria! Cristo è sceso dal cielo,
accorrete a lui! Cristo è sulla terra, esaltatelo! “Cantate al
Signore da tutta la terra. Gioiscano i cieli, esulti la terra” (Sal
95,1.11). Dal cielo è venuto ad abitare in mezzo agli uomini;
trasalite di timore e di gioia: di timore a motivo del peccato, di
gioia a motivo della nostra speranza. Oggi, le tenebre si dissipano
e la luce sorge sul mondo; come un tempo nell’Egitto colpito dalle
tenebre, oggi una colonna di fuoco illumina Israele. O popolo che
stavi nelle tenebre dell’ignoranza, contempla oggi questa immensa
luce della vera conoscenza poiché “le cose vecchie sono passate,
ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 6,17). La lettera regredisce, lo
Spirito trionfa (Rm 7,6); la figura passa, la verità appare (Col
2,17).
Colui che ci ha dato l’esistenza
vuole anche colmarci di felicità; quella felicità che il peccato ci
aveva fatto perdere, ci è restituita dall’incarnazione del Figlio...
Questa è la solennità di oggi: oggi salutiamo la venuta di Dio in
mezzo agli uomini affinché noi possiamo, non arrivare, bensì tornare
presso Dio; affinché ci spogliamo dell’uomo vecchio e rivestiamo
l’Uomo nuovo (Col 3,9); affinché morti in Adamo, riceviamo la vita
in Cristo (1 Cor 15,22)... Celebriamo dunque questo giorno pieno
di una gioia divina, non mondana, bensì
di una vera gioia celeste. Che festa, questo mistero di Cristo! È il
mio compimento, è la mia nuova nascita.
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