Biblioteca digitale

delle Fraternità

di Gerusalemme

in Firenze     

                                                                                         

Le Letture Patristiche

anno liturgico "A"

 

 

 

Le letture patristiche sono fornite dalle Sorelle delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme di Firenze, che con affetto  ringraziamo!

In alcune occasioni potrebbero differire da quelle effettivamente lette durante la Liturgia in Badia.

 

 

 

 

TEMPO di AVVENTO

I° settimana di Avvento - Domenica  - LODI

Omelia sul salmo 49

 

 

I due avventi di Cristo

  di San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         Nella sua prima venuta, Dio è venuto senza alcuno splendore, sconosciuto dai più, prolungando per lunghi anni il mistero della sua vita nascosta. Quando scese dal monte della Trasfigurazione, Gesù chiese ai suoi discepoli di non dire a nessuno che era il Cristo. Veniva allora, come un pastore, a cercare la sua pecora smarrita, e per impadronirsi dell’animale ribelle, gli occorreva rimanere nascosto. Come un medico che si guarda bene dall’impaurire al primo approccio il suo malato, così il Salvatore evita di farsi conoscere fin dall’inizio della sua missione : lo fa soltanto impercettibilmente e poco a poco.

         Il profeta aveva predetto tale venuta senza splendore in questi termini : « Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra » (Sal 7,16). Non ha squarciato il firmamento per venire sulle nubi, ma è venuto in silenzio nel seno di una Vergine, portato in grembo durante nove mesi. È nato in una greppia, come il figlio di un umile artigiano… Va di qua e di là, come un uomo ordinario ; il suo vestito è semplice, la sua mensa più frugale ancora. Cammina senza posa fino a stancarsi.

         Ma tale non sarà la sua seconda venuta. Verrà con tanto splendore che non ci sarà bisogno di annunciare la sua venuta. « Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo » (Mt 24,27). Questo sarà il tempo del giudizio e della sentenza pronunciata. Perciò il Signore non apparirà come un medico, bensì come un giudice. Il profeta Daniele ha visto il suo trono, il fiume che scorre dinanzi al tribunale e il carro di fuoco con le ruote (7, 9-10)… Davide, il re profeta, non parla che di splendore, di chiarore, di fuoco risplendente: « Davanti a lui un fuoco divorante, intorno a lui si scatena la tempesta » (Sal 49,3). Tutte queste similitudini ci servono perr farci capire la sovranità di Dio, la luce splendente che lo circonda e la sua natura inaccessibile.

 

I° settimana di Avvento VESPRI Domenica                  

Mt 24, 37-44

 

Discorsi per l’avvento, 2, 2-4 : PL 185, 15-17

(in l'Ora dell'Ascolto p. 118)

 

 « Nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà »

 di Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         Siamo nell’attesa dell’anniversario della nascita di Cristo… Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore… La scrittura sembra esigere da noi un gaudio tale che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già l’evento promesso… Prima della sua venuta nel mondo, il Signore venga da voi. Prima di apparire al mondo intero, venga a visitarvi intimamente. Infatti ha detto : « Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi » (Gv 14,18).

         E certamente, a seconda del merito e dell’amore, tale visita del Signore in ogni anima è frequente, in questo tempo che intercorre fra la prima e l’ultima venuta, tempo che ci rende conformi alla prima e ci prepara all’ultima. Egli viene in noi ora per non rendere vana per noi la sua prima venuta, e per non tornare adirato contro di noi nella seconda. Con queste visite, tende a riformare la nostra mentalità superba per renderla conforme alla sua umiltà, che ci dimostrò venendo la prima volta ; e lo fa per poi « trasfigurare il nostro misero corpo e conformarlo al suo corpo glorioso » (Fil 3,21), che ci manifesterà al suo ritorno. Per questo dobbiamo desiderare con tutte le nostre forze, e chiedere con fervore tale venuta intima che ci da la grazia della prima venuta e ci promette la gloria della seconda…

         La prima venuta fu umile e nascosta, l’ultima sarà folgorante e magnifica ; quella di cui parliamo è nascosta, e nello stesso tempo, magnifica. Dico che è nascosta, non perché sia ignota da colui che la riceve, ma perché avviene in lui nel segreto … Avviene senza essere vista e si allontana senza che se ne accorga. La sua sola presenza è luce dell’anima e dello spirito. In essa vediamo l’invisibile e conosciamo l’inconoscibile. Questa venuta del Signore mette l’anima di chi la contempla in una dolce e beata ammirazione. Allora dall’intimo dell’uomo scoppia questo grido : « Signore, chi è come te ? » (Sal 34, 10). Lo sanno quanti hanno fatto tale esperienza, e voglia Dio che coloro che non l’hanno ancora fatta ne provino il desiderio.

 

I° settimana di Avvento -  LODI Martedì

 

 

CRISTO COMPLETA LA RIVELAZIONE

dalla Costituzione dogmatica “Dei Verbum”

del Concilio Ecumenico Vaticano secondo

 

  

         Dio, dopo aver parlato “molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2). Mandò infatti il Figlio suo, ossia il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, perché abitasse fra gli uomini e ad essi rivelasse i segreti di Dio.

 

         Gesù Cristo dunque, il Verbo fatto carne, mandato come uomo agli uomini, “preferisce le parole di Dio” (Gv 3, 34) e compie l’opera delle salvezza che il Padre gli ha affidato. Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, ma specialmente con la sua morte e la gloriosa risurrezione dai morti, infine con l’invio dello Spirito Santo, porta a compimento la rivelazione, e la conferma con la divina testimonianza che Dio è con noi, per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci alla vita eterna.

 

         L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai più, e non è da attendersi alcun’altra pubblica rivelazione prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo.

 

I° settimana di Avvento  - MARTEDI - VESPRI

Lc 10, 21-24

Adversus Haereses IV, 14,2

 

 

 « Molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete »

Sant’Ireneo di Lione  nel secondo secolo

  

         In principio Dio plasmò l’uomo in vista dei suoi benefici. Ha scelto i patriarchi in vista della loro salvezza. Si è preparato un popolo, insegnando agli ignoranti a seguire le orme di Dio. Poi ha istruito i profeti per abituare l’uomo a portare il suo Spirito fin da questa terra e ad entrare in comunione con Dio. Certo lui non aveva bisogno di nessuno, ma a coloro che avevano bisogno di lui, offriva la sua comunione. Attraverso « coloro che egli amava » (Lc 2,14) ha disegnato in anticipo, come un architetto, l’edificio della salvezza. Nelle tenebre d’Egitto, si è fatto loro guida ; nel deserto dove erravano, ha dato loro una Legge adatta ; e a coloro che sono entrati nel buon paese, ha offerto un’eredità scelta. In fine, per tutti coloro che tornano dal Padre ha ammazzato il vitello grasso e ha fatto loro il dono del vestito più bello ( Lc 15,22).

 

         Così, in vari modi, Dio preparava il genere umano in vista della « musica e delle danze » della salvezza (Lc 12,25). Per questo Giovanni scrisse nell’Apocalisse : « La voce era simile al fragore di grandi acque » (Ap 1,15). Infatti sono proprio molteplici le acque dello Spirito di Dio, perché grande e ricco è il Padre. E, passando attraverso tutto questo, il Verbo concedeva generosamente la sua assistenza a coloro che gli erano sottomessi, donando ad ogni creatura prescrizioni adatte.

 

I° settimana di Avvento LODI Mercoledì

Mt 15, 29-37

 

 

Trattati,  2 ; PL 20, 859

(In l'Ora dell'Ascolto p. 624)

 

 Pane per il viaggio : « Ogni volta che mangiate di questo pane… voi annunziate la morte del Signore finché egli venga » (1Cor 11,26)

 di San Gaudenzio da Brescia  nel quarto secolo

 

  

         Il sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono ereditario del suo Nuovo Testamento : è il dono che ci ha lasciato come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato per essere crocifisso. È il viatico del nostro cammino. È  un alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse : « Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi » (Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarci privi di questa necessaria risorsa, comandò agli apostoli, cioè ai primi sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita eterna… È dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione della Passione del Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e col cuore e conservino indelebile memoria della redenzione.

 

I° settimana di Avvento VESPRI Mercoledì

 

Commento sul Vangelo di Marco, 2 ; CCL 120, 510-511

 

  

“Sento compassione di questa folla”

di San Beda il Venerabile  nell’ottavo secolo

 

  

         Matteo dà più spiegazioni [di Marco] sul modo in cui Gesù ebbe pietà della folla quando dice : « Sentì compassione per loro e guarì i loro malati ». Infatti sentire compassione per i poveri e per quanti sono senza pastore, è precisamente aprire loro la via della verità ammaestrandoli, è guarirli dalle loro infermità, curandoli, ma è anche nutrirli quando hanno fame, e incitarli così a lodare la generosità di Dio. Questo ha fatto Gesù…

 

         Ma ha anche messo alla prova la fede della folla, e dopo averla provata, le ha dato in cambio una ricompensa proporzionata. Infatti ha raggiunto un luogo deserto in disparte per vedere se la gente avrebbe avuto cura di seguirlo. E l’hanno seguito. Si misero in fretta in cammino attraverso il deserto, non con asini o mezzi di trasporto, ma a piedi, e hanno mostrato con questo sforzo personale quanta cura avessero per la loro salvezza.

 

         In cambio, Gesù accolse questa gente affaticata. In quanto salvatore e medico, pieno di potenza e di bontà, ha istruito gli ignoranti, guarito i malati, nutrito gli affamati, manifestando così quanta gioia gli procurava l’amore dei credenti.

 

I° settimana di Avvento LODI Giovedì

Mt 7, 21.24-27

 

Das Weihnachtsgeheimnis, 31/1/1931, 42

 

 

 

« Non chiunque mi dice : ‘Signore, Signore’… ma colui che fa la volontà del Padre mio »

 di Santa Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo

 

 

         « Sia fatta la tua volontà ». Occorre che questo atto di abbandono, considerato in tutta la sua pienezza, sia la regola della vita cristiana. Deve reggere la giornata, dal mattino alla sera, il corso dell’anno, la vita intera. Tale deve essere l’unica preoccupazione del cristiano ; tutte le altre sono assunte dal Signore, ma questa rimane nostra fino al nostro ultimo giorno. È questo un fatto obiettivo ; non siamo mai definitivamente assicurati di trovarci sempre sulle vie del Signore…

 

         All’inizio della vita spirituale, quando abbiamo appena iniziato a lasciarci guidare da Dio, sentiamo, forte e ferma, la sua mano che ci guida ; vediamo chiaramente ciò che dobbiamo fare e ciò che dobbiamo lasciare. Ma non sarà sempre lo stesso. Chi appartiene a Cristo deve assumere tutta la vita di Cristo. Deve maturare fino a giungere all’età adulta di Cristo e, un giorno, deve cominciare la sua via crucis… Così unito a Cristo, il cristiano tiene duro, persino nella notte oscura… Per questo, ancora, e proprio nel cuore della notte più oscura, « sia fatta la tua volontà ».

 

I° settimana di Avvento VESPRI  Giovedì

Mt 7, 21-27

PPS, vol. IV, n° 22

 

 

« Per entrare nel regno dei cieli, bisogna fare la volontà del Padre mio »

 

 di Cardinale John Henry Newman nel diciannovesimo secolo

 

 

         Anno dopo anno, il tempo trascorre in silenzio ; la venuta di Cristo si fa sempre più vicina. Se soltanto potessimo avvicinarci a lui, come egli si avvicina alla terra ! O fratelli miei, pregatelo affinché vi dia il coraggio di cercarlo in tutta sincerità. Pregatelo perché vi renda ardenti… Pregatelo affinché vi dia ciò che la Scrittura chiama « un cuore buono e onesto », o «  un cuore perfetto » (Lc 8, 15), e, senza aspettare, cominciate subito ad obbedirgli con il cuore disposto al meglio. L’obbedienza foss’anche minima vale più del non obbedire…

 

         Dovete cercare il suo volto (Sal 27, 8) ; l’obbedienza è l’unico modo di cercarlo. Tutti i nostri doveri sono obbedienza… Fare ciò che egli domanda, questo è obbedirgli. E obbedirgli è avvicinarsi a lui. Ogni atto di obbedienza ci avvicina a lui che, malgrado le apparenze, non è lontano bensì vicinissimo dietro la realtà materiale nella quale viviamo ; la terra e il cielo sono soltanto un velo fra lui e noi ; verrà il giorno in cui egli strapperà questo velo e si mostrerà a noi. E allora a seconda del modo in cui l’abbiamo aspettato, ci ricompenserà. Se l’abbiamo dimenticato, non ci riconoscerà ; invece, « beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli » (Lc 12, 37). Tale sia la sorte di ognuno di noi ! È difficile giungere a questo, ma non giungervi è affliggente. La vita è breve, la morte è certa, e il mondo che viene è eterno.

 

I° settimana di Avvento - VENERDI' LODI

Libro di Vita di Gerusalemme

 

Capitolo “ Amore “ §  2-3 ( a partire di “ Sarai monaco…)

 

I° settimana di Avvento VESPRI  VENERDI'

Mt 9,  27-31

 

 

 

« Allora toccò loro gli occhi »

 

Simeone il Nuovo Teologo nell’undicesimo secolo

  

 

         Ricerchiamo colui che, solo, può renderci la libertà ; senza tregua, perseguitiamo col nostro desiderio Colui la cui bellezza ferisce i cuori, Colui che li attira verso l’amore e li unisce a lui per sempre. Sì, con le nostre opere, corriamo tutti verso di lui. Non lasciamoci superare da nessuno, né ingannare o distrarre dalla nostra ricerca da qualcuno.

 

         Soprattutto… non diciamo che Dio non manifesta mai la sua presenza agli uomini. Non diciamo che è impossibile agli uomini vedere un giorno la luce di Dio – anzi vederla proprio oggi. Mai, grazie a Dio, questo è stato impossibile, purché lo desideriamo. Rendiamo conto di  quale sia la bellezza del nostro Maestro ! Non chiudiamogli gli occhi del nostro cuore lasciandoci assorbire dalle realtà di questo mondo. Sì, la preoccupazione degli affari della terra non ci renda schiavi della gloria umana, al punto di farci abbandonare Colui che è la luce della vita eterna.

 

         Andiamo dunque tutti insieme verso di lui, con un cuore solo, con un solo spirito, con tutta l’anima. Umilmente, lanciamo il nostro grido verso di lui, il nostro Maestro buono, il nostro Signore misericordioso, verso di lui, l’unico « amico degli uomini » (Sap 1,6). Ricerchiamolo, perché sta per rivelarsi a noi, sta per apparire, sta per manifestarsi, lui la nostra speranza.

 

I° settimana di Avvento - lodi - sabato

Mt 9, 35 - 10, 8

Sull’avvento di Cristo, discorso 19

 

« Predicate che il Regno dei cieli è vicino  »

di Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

         Fratelli, sento che qualcuno sta mormorando contro Dio : « Quanto sono duri questi tempi, Signore ; quanto è difficile da attraversare questa epoca ! »… Uomo, che non ti correggi, non sei forse mille volte più duro del tempo in cui viviamo ? Tu che spasimi per il lusso, per ciò che è solo vanità, tu la cui cupidigia è sempre insaziabile, tu che vuoi fare un cattivo uso di ciò che desideri, non otterrai nulla…

 

         Guariamo noi stessi, fratelli ! Correggiamoci ! Il Signore sta per venire. Poiché non appare ancora, non ci si cura di lui. Eppure, non tarderà a venire, e allora non sarà più il momento per essergli indifferenti. Fratelli, correggiamoci ! Un tempo migliore sta per venire, non però per coloro che vivono male. Già il mondo invecchia, volge alla decrepitezza ; e noi, ridiventeremo forse giovani ? Cosa speriamo ? Fratelli, non speriamo in qualcosa di diverso dai tempi di cui ci parla il Vangelo. Non sono cattivi, poiché viene Cristo ! Se ci sembrano duri, difficili da attraversare, Cristo viene a confortarci…

 

         Fratelli, occorre che i tempi siano duri. Perché ? Perché non si cerchi la felicità in questo mondo. In ciò si trova il nostro rimedio : bisogna che questa vita sia agitata, affinché ci si attacchi all’altra vita. Come ? Ascoltate… Dio vede gli uomini agitarsi miserabilmente nella morsa dei loro desideri e delle preoccupazioni del mondo che mettono a morte la loro anima. Allora il Signore viene da loro, come un medico che porta il rimedio.

 

I° settimana di Avvento - SABATO - Primi Vespri

                       

4o discorso per l’Avvento, SC 166, p. 135

 

« Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa »

Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         « Voce di uno che grida nel deserto : preparate la via del Signore ! » Fratelli, occorre riflettere sulla grazia della solitudine, sulla beatitudine del deserto, il quale fin dall’inizio dell’era della salvezza ha meritato di essere consacrato al riposo dei santi. Certo, il deserto è stato santificato per noi dalla voce del profeta, dalla voce di colui che gridava nel deserto, predicandovi e donandovi il battesimo di conversione. Prima di lui, già, i più grandi profeti hanno sempre considerato la solitudine un’amica, in quanto collaboratrice dello Spirito. Tuttavia, una grazia di santificazione incomparabilmente più eccellente è stata legata a questo luogo quando Gesù successe a Giovanni (Mt 4, 1).

 

         A sua volta, prima di predicare ai penitenti, Gesù ha ritenuto di dover preparare un luogo dove riceverli. È andato nel deserto per consacrare una vita nuova in questo luogo rinnovato… e ciò, non tanto per lui ma per coloro che dopo di lui avrebbero abitato nel deserto. Se dunque ti sei stabilito nel deserto, rimanici, aspetta lì colui che ti salverà dalla pusillanimità di spirito e dalla tempesta… Il Signore ti sazierà, tu che l’hai seguito, più meravigliosamente della moltitudine che l’aveva seguito in quel luogo (Mc 6, 34 s)

 

         Proprio nel momento in cui penserai che lui, da molto tempo ti ha abbandonato, verrà a consolarti, poiché non ha dimenticato la sua bontà, e dirà : « Mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto » (Ger 2, 2). Il Signore farà un paradiso di delizie dal tuo deserto; e tu proclamerai, come il profeta, che a lui è stata data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Sàron (Is 35, 2)… Allora, dalla tua anima saziata, zampillerà l’inno della tua lode : « Sia glorificato il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini ; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato ricolmò di beni » (Sal 107, 8-9).

 

II° settimana di Avvento - LODI - Domenica

Discorso 1 per San Giovanni Battista, § 2

 

 

"Giovanni ha reso testimonianza alla venuta di Cristo"

 

Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         Questa lampada destinata a rischiarare il mondo mi colma di una gioia nuova, perché grazie ad essa ho riconosciuto la vera luce che splende nelle tenebre, ma non è stata accolta dalle tenebre (Gv 1,5)… Noi possiamo ammirarti, Giovanni, il più grande fra tutti i santi ; ma imitare la tua santità, per noi è impossibile. Poiché ti affretti a preparare un popolo perfetto per il Signore con dei pubblicani e dei peccatori, è urgente che, con parole che siano più alla loro portata della tua stessa vita, parli loro. Proponi dunque loro un modello di perfezione, non secondo il tuo modo di vivere, ma che sia adatto alla debolezza delle forze umane.

 

         « Fate dunque, disse, frutti degni di conversione » (Mt 3,8). Noi, fratelli, ci gloriamo di parlare meglio di quanto viviamo. Giovanni invece, la cui vita è più sublime di quanto gli uomini possano capire, mette le sue parole alla portata della loro intelligenza. « Fate, disse, frutti degni di conversione ». « Vi parlo in una maniera tutta umana, a causa della debolezza della vostra carne. Se non potete ancora fare il bene pienamente, almeno nasca in voi un vero pentimento rispetto a ciò che è male. Se non potete ancora fare i frutti di una vera giustizia, per ora la vostra perfezione consista nel fare frutti degni di conversione ».

 

II° settimana di Avvento -  VESPRI Domenica

 

 

Grande cosa è il perdono dei peccati, ma più grande ancora che ci sia dato per il sangue del Signore

  San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         «Ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi», volendo pienamente manifestare in tal modo la gloria della sua grazia. «Secondo il beneplacito della sua volontà, dice a lode e gloria della sua grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto» (Ef 1, 5-6). Se dunque ci ha così gratificati a lode e gloria della sua grazia perché essa fosse manifesta, rimaniamo saldi in essa.

 

         Perché poi vuole essere da noi lodato e glorificato? Perché così il nostro amore verso di lui sia più fervente. Da noi infatti non desidera altro che la nostra salvezza; non il servizio, non la gloria, né altro, e tutto compie a questo scopo. Infatti chi loda e ammira la grazia che gli è stata donata, sarà più sollecito e premuroso.

 

         Il Signore ha fatto come uno che restituisce subitamente a florida giovinezza un essere segnato dalla scabbia, dalla peste, da ogni genere di malattie e dalla decrepitezza, ormai ridotto all’estremo dalla povertà e dalla fame, rendendolo più bello di tutti gli uomini, col volto radioso come se nascondesse i raggi del sole nel balenìo degli occhi scintillanti. E dopo averlo riportato nel fiore dell’età, lo avesse rivestito di porpora imponendogli il diadema e adornandolo di tutto l’apparato regale. Allo stesso modo il Signore ha trasformato la nostra anima e l’ha fatta bella, desiderabile e amabile, al punto che gli stessi angeli desiderano contemplarla. Così ci rese tanto graditi da divenire l’oggetto del suo desiderio. Dice infatti: «Al Re piacerà la tua bellezza» (Sal 44, 12). (…)

 

         «Grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto, dice, nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue» (Ef 1, 6-7). E in che modo? È cosa meravigliosa non solo che ci abbia donato il Figlio, ma anche il modo con cui ce lo ha dato, cioè lasciandolo uccidere per noi. È un incredibile paradosso: ha consegnato il suo diletto per coloro che lo odiavano: Vedi dunque di quanto prezzo ci ha stimati. Se quando eravamo chiusi nell’odio e nemici ci ha donato il suo diletto, cosa non farà ora che siamo stati riconciliati per sua grazia?(…)

 

         Nulla infatti è tanto grande quanto il fatto che per noi sia sparso lo stesso sangue di Dio; ed è più grande dell’adozione a figli e degli altri doni, fatto che non abbia risparmiato neppure il suo proprio Figlio. Gran cosa è il perdono dei peccati, ma più grande ancora che esso sia donato grazie al sangue del Signore

 

II° settimana di Avvento -  LODI Martedì

Mt 18, 12-14

 

Dichiarazione di fede 1 ; PG 95, 417-419

(In l'Ora dell'Ascolto p. 2717)

 

 

 « Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»

 di San Giovanni Damasceno nell’ottavo secolo

 

 

         Tu, Signore, mi hai tratto dai fianchi di mio padre ; tu mi hai formato nel grembo di mia madre ; tu mi hai portato alla luce, nudo bambino, perché le leggi della nostra natura obbediscono costantemente ai tuoi precetti. Tu hai preparato con la benedizione dello Spirito Santo la mia creazione e la mia esistenza, non secondo volontà d’uomo o desiderio della carne (Gv 1,13), ma secondo la tua ineffabile grazia. Hai preparato la mia nascita con una preparazione che trascende le leggi della nostra natura, mi hai tratto alla luce adottandomi come figlio (Gal 4,5), mi hai iscritto fra i discepoli della tua Chiesa santa e immacolata.

 

         Tu mi hai nutrito di latte spirituale, del latte delle tue divine parole. Mi hai sostentato con il solido cibo del corpo di Gesù Cristo nostro Dio, Unigenito tuo santissimo, e mi hai inebriato con il calice divino del suo sangue vivificante, che egli ha effuso per la salvezza di tutto il mondo.

 

         Tutto questo, Signore, perché ci hai amati e hai scelto come vittima, in vece nostra, il tuo diletto Figlio unigenito per la nostra redenzione, ed egli accettò spontaneamente… E così, o Cristo mio Dio, tu hai umiliato te stesso per prendere sulle tue spalle me, pecorella smarrita, e farmi pascolare in pascolo verdeggiante (Sal 22,2) e nutrirmi con le acque della retta dottrina per mezzo dei tuoi pastori, i quali, nutriti da te, han poi potuto pascere il tuo gregge.

 

II° settimana di Avvento - VESPRI Martedì

Mt 18, 12-14 

Discorso 1 per l’Avvento, 7-8

 

 

 

« Il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»

 San Bernardo nel dodicesimo secolo

 

 

         “Ecco venire da lontano il nome del Signore” dice il profeta (Is 30,27). Chi potrebbe dubitarne? Era necessario in origine qualche cosa di grande perché la maestà di Dio si degnasse di scendere da un luogo così lontano in un soggiorno indegno di Lei. Sì, in effetti, c’era qualche cosa di grande: e si trattava della sua grande misericordia, della sua immensa compassione, della sua abbondante carità. Infatti, con quale scopo pensiamo che Cristo sia venuto? Lo scopriremo senza difficoltà poiché proprio le sue parole e opere ci svelano chiaramente il motivo della sua venuta. È venuto in fretta dalle montagne per cercare la centesima pecora che si era smarrita.

 

         Egli è venuto per noi, perché le misericordie del Signore apparissero con maggior evidenza, insieme ai suoi prodigi a favore degli uomini (Sal 106,8). Stupenda bontà di Dio, che ci cerca, e stupenda dignità dell’uomo che viene così ricercato! Se questi vuole vantarsene, può farlo senza follia, non perché sia  qualche cosa in sé stesso, ma perché colui che lo ha creato l’ha fatto così grande. Infatti, tutte le ricchezze, tutti gli onori di questo mondo e quanto in esso possiamo desiderare, tutto questo è poca cosa, anzi è nulla in confronto a questa gloria: “Che è quest’uomo Signore, che tu ne fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione” (Gb 7,17).

 

II° settimana di Avvento -  LODI Mercoledì

 

La memoria di S. Bassus, 2

 

« Sono mite e umile di cuore »

 

di San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         Dio è umile ; l’uomo, superbo. Il giudice si mostra clemente ; il criminale arrogante. L’artigiano fa udire parole di umiltà ; l’argilla discorre come un re. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ». Non porta la frusta per colpire, ma il rimedio per guarire.

 

         Pensate dunque alla sua ineffabile bontà. Rifiuterete il vostro amore al Maestro che mai colpisce, e la vostra ammirazione al giudice che implora per il colpevole ? Le sue parole, così semplici, non possono lasciarvi insensibili : sono il Creatore e amo la mia opera ; sono l’artigiano e mi prendo cura di colui che ho plasmato. Se la sola mia dignità mi preoccupasse, non rialzerei l’uomo decaduto. Se io non curassi la sua malattia incurabile con rimedi adeguati, non potrebbe mai ritrovare la salute. Se io non lo riconfortassi, morirebbe. Se io non facessi altro che minacciarlo, perirebbe. Giace a terra, ma gli somministrerò gli unguenti della bontà (cfr. Lc 10,34). Pieno di compassione, mi chino profondamente per rialzarlo dalla sua caduta. Chi sta in piedi non può rialzare un uomo sdraiato a terra senza sporgersi per tendergli la mano. « Venite a me, diventate miei discepoli, perché sono mite e umile di cuore ».

 

II° settimana di Avvento - VESPRI Mercoledì

Scritti, (Sofronio, Staretz Silvano)

  

 

« Venite a me voi tutti »

 

di San Silvano, monaco ortodosso nel diciannovesimo secolo

 

 

         Se gli uomini sapessero cosa sia l’amore del Signore, accorrerebbero presso Cristo a folle, e lui li riscalderebbe con la sua grazia. La sua misericordia è inesprimibile.

 

         Il Signore ama il peccatore pentito, e con tenerezza lo stringe sul suo petto: “Dove eri, figlio mio? Da tanto tempo ti sto aspettando”. Il Signore chiama a sé tutti gli uomini con la voce del Vangelo, e la sua voce risuona nel mondo intero: “ Venite a me, voi tutti che siete affaticati, e io vi ristorerò. Venite e bevete l’acqua viva. Venite e imparate che io vi amo. Se non vi amassi, non vi avrei chiamati. Non posso sopportare che neanche una sola di queste mie pecore si perda. Anche per una sola, il Pastore va nelle montagne e la cerca dappertutto. Venite a me, pecore mie. Vi ho create e vi amo. Il mio amore per voi mi ha fatto venire sulla terra e ho sopportato tutto per la vostra salvezza. Voglio che conosciate il mio amore e diciate come gli apostoli sul Monte Tabor: “Signore, è bello per noi restare con te” (Mt 17,4).

 

         Il Signore ci chiama senza sosta a lui: “Venite a me e io vi ristorerò”. Ci nutre del suo corpo purissimo e del suo sangue. Con bontà, ci insegna con la sua parola e con il suo Spirito Santo. Ci ha rivelato i misteri. Vive in noi e nei sacramenti della Chiesa, e ci conduce là dove vedremo la sua gloria.

 

II° settimana di Avvento - LODI Giovedì

MT 11,11-15

 

Libro di vita di Gerusalemme

§ 53 Pagina 61-62

 

 Dal Libro di vita di Gerusalemme

  

al Capitolo Monaci e Monache

 

 

         Tutta la vita del monaco è essenzialmente una ricerca di Dio e la sua esistenza è incessantemente orientata verso il giorno dell’incontro con Dio. La nostra vita non potrebbe avere migliore scopo di questo traguardo di luce. Il monaco e la monaca si prefiggono di non dimenticarlo mai e vivono protesi verso questa promessa, animati dalla speranza della sentinella che attende con sicurezza l’aurora, portati dall’amore della sposa che aspetta fedelmente il ritorno dello sposo con la lampada accesa.

 

         Dio ti ha fatti per sé e il tuo cuore sarà inquieto finché non riposi in lui. Entrando nella vita monastica, esamina dunque con cura se cerchi veramente Dio, non un sostegno affettivo, né uno slancio apostolico o anche un clima spirituale, ma Dio, solo Dio e al di sopra di tutto, Dio. Se questo è proprio il tuo unico desiderio, parti allora verso il luogo e il giorno di questo incontro, senza limitarti ad un’attesa passiva, ma rispondendo con tutto il cuore a questa chiamata in cui Dio ha effuso tutto se stesso. Poiché il regno di Dio soffre violenza e solo i violenti se ne impadroniscono anticipatamente, a prezzo delle più grandi rinunce.

 

II° settimana di Avvento -  VESPRI Giovedì

Mt 11, 11-15

Omelia per l’Avvento

 

« Il Regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono »

 

San Gregorio Magno nel sesto secolo

 

 

         « Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri ! » (Mt 3, 3). Chiunque predichi la vera fede e le opere buone, non fa altro che preparare la via del Signore nei cuori di coloro che lo ascoltano, affinché la potenza della grazia vi penetri, la verità li illumini e così raddrizzi  la via che verrà intrapresa dal Signore… Infatti, « dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il Regno dei cieli va preso con la forza ; sono i violenti ad impadronirsene ». Questo pensiero merita di essere approfondito : occorre ricercare com’è possibile che il Regno celeste venga preso con la forza. Chi può violentare il cielo ? E se è vero che il Regno dei cieli viene preso con la forza, perché questo vale soltanto fin dai giorni di Giovanni e non lo era prima ?

 

         L’antica legge colpiva tutti i peccatori con le sue pene rigorose, senza tuttavia riportarli alla vita con la penitenza. Orbene Giovanni, precursore della grazia del Salvatore, come un secondo Elia, era venuto a predicare la penitenza, affinché il peccatore, morto a causa del suo peccato, vivesse grazie alla sua conversione : dunque, proprio a partire da quel momento, il regno dei cieli è stato aperto a coloro che lo prendono con la forza… Proprio dai giorni di Giovanni Battista, il profeta del Verbo, il Regno dei cieli va preso con la forza poiché, nel prescrivere la penitenza ai peccatori, ha insegnato loro a fare violenza al Regno celeste. Fratelli carissimi, durante la preparazione alla venuta del Salvatore, riflettiamo anche noi su tutto il male che abbiamo fatto… Con la nostra penitenza, carpiamo il Regno. Il Signore vuole proprio soffrire questa violenza da noi ; che rapiamo in questo modo ciò che non può esserci dovuto per i nostri meriti.

 

II° settimana di Avvento - LODI Venerdì

Mt 11, 16-19

 

Conditor alme siderum,

Inno dei vespri per l’Avvento

 

  

Convertirsi in risposta alle chiamate ripetute di Dio che viene

 dalla Liturgia latina

 


O dolcissimo Creatore dei cieli,

Luce eterna dei credenti,

O Cristo, salvatore dell’universo,

Ascolta coloro che ti supplicano.

 

Visto il mondo pieno di morte,

Nel tuo amore fai misericordia ;

Per salvarlo dalla sua disgrazia,

Lo guarisci dal suo peccato.

 

Quando il tempo giunse al suo tramonto,

La Vergine ti ha dato alla luce ;

Come lo sposo dalla sua stanza,

Sei uscito dal seno purissimo.

 

Tu che verrai a giudicare il mondo,

O Dio santissimo, ti preghiamo,

Liberaci dal nemico

E custodiscici in questo tempo.

 

Davanti al tuo volto e alla tua potenza

Ogni ginocchio si piegherà ;

E sulla terra come in cielo

Al tuo sguardo si sottomette ogni cosa.

 

Lode, onore, potenza e gloria

A Dio Padre e a suo Figlio,

Allo Spirito Paraclito,

Nell’eternità senza fine.

 

II° settimana di Avvento - VESPRI Venerdì

Mt 11, 16-19

 

Discorso 109, 1 ; PL 38, 636

(in l’Ora dell’Ascolto)

  

« Non avete ballato… non avete pianto »

Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

         Nostro Signore Gesù Cristo così diede inizio alla sua predicazione : « Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 4, 17). E similmente, Giovanni Battista il Precursore incominciò : « Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino » (Mt 3, 2). Anche ora il Signore rimprovera chi non vuole convertirsi mentre si avvicina il Regno dei cieli. «  Il Regno dei cieli - egli dice - non viene in modo da attirare l’attenzione », e poi aggiunge : « Il Regno dei cieli è in mezzo a voi » (Lc 17, 20-21).

 

         Ognuno dunque accolga con prudenza l’ammonizione del Maestro, per non perdere l’ora in cui opera la misericordia del Salvatore, misericordia che viene offerta finché è lasciato tempo al genere umano. E appunto per questo è lasciato tempo all’uomo, perché si converta, e non ci sia nessuno che incorra nella perdizione. Dio sa quando verrà la fine del mondo : ora è il tempo della fede.

 

II° settimana di Avvento - LODI Sabato

Mt 17, 10-13

 Discorso

sul profeta Elia il Tisbita

 

  

« Sarà pieno di Spirito Santo… ; camminerà innanzi al Signore con lo spirito e la forza di Elia » (Lc 1,17)

            San Giovanni Damasceno nell’ottavo secolo

 

 

Chi ha ottenuto il potere di aprire e di chiudere il cielo (1R 17,1) ?… Chi ha fatto perire, in uno zelo ardente, i profeti della vergogna a causa degli idoli meschini che veneravano (1R 18,40) ? Chi ha visto Dio in un vento leggero (1R 19,12) ? Tutto questo è accaduto solo ad Elia e allo Spirito che è in lui.

 

         Ora, potremmo parlare di fatti più prodigiosi ancora… Elia, fino a oggi, non ha nemmeno subìto la morte, ma è stato rapito in cielo (2R 2,1) e rimane imperituro ; alcuni pensano che vive con gli angeli, avendone imitato l’incorruttibilità ed immaterialità con una vita pura… E di fatto, Elia è apparso alla trasfigurazione del Figlio di Dio, lo ha visto a viso scoperto, stando faccia a faccia davanti a lui (Mt 17,3). Alla fine dei tempi, quando verrà manifestata la salvezza di Dio, egli proclamerà prima degli altri la venuta di Dio e la indicherà agli altri, e con molti altri segni divini, confermerà il giorno tenuto segreto. In quel giorno anche noi, se saremo pronti, speriamo di andare incontro a questo uomo ammirabile che ci prepara il cammino verso tale giorno. Ci faccia entrare nelle dimore celesti, in Cristo Gesù nostro Signore, al quale vanno la gloria e la potenza, ora e sempre, nei secoli dei secoli.

 

II° settimana di Avvento - PRIMI VESPRI  Sabato

 

 

La scienza della discrezione degli spiriti si acquista con la sapienza

 

di Diadoco di Foticea nel quinto secolo

 

         È lume della vera saggezza discernere il bene dal male senza sbagliare. Quando ciò avviene, allora la via della giustizia conduce la mente a Dio, sole di giustizia e introduce nello sfolgorio infinito della scienza la mente stessa che cerca ormai con grande fiducia l’amore. È necessario che coloro che combattono cerchino di conservare l’animo libero da interno turbamento, perché la mente, discernendo i pensieri che le si affacciano, possa conservare nel santuario della memoria quelli che sono buoni e mandati da Dio, e scacciare invece quelli che sono cattivi e suggeriti dal demonio.

 

         Ora solo lo Spirito Santo può purificare le menti: infatti se non entra quel forte per sopraffare il ladro, la preda non gli potrà essere tolta (cfr. Lc11, 22). È necessario quindi custodire in ogni tempo la pace dell’anima per favorire l’azione dello Spirito Santo, ossia dobbiamo tenere sempre accesa in noi la lampada della chiaroveggenza. Infatti, quando essa risplende nel segreto della coscienza, gli attacchi insidiosi dei demoni vengono non solo scoperti ma anche resi impotenti da quella santa e gloriosa luce.

 

         Per questo l’Apostolo raccomanda: «Non spegnete lo Spirito» (1Ts 5, 19), cioè non rattristare lo Spirito Santo con la vostra malizia e coi cattivi pensieri, perché egli non desista dal proteggervi con quel suo divino splendore. In realtà non è possibile spegnere quel lume eterno e vivificante che è lo Spirito Santo; ma può accadere che rattristato volga altrove lo sguardo, lasciando la nostra anima priva della luce della conoscenza e tutta avvolta nell’oscurità. Il discernimento della mente è la perfetta sapienza con la quale le cose vengono giudicate.

 

         Quando l’organismo è sano, con il senso del gusto noi sappiamo distinguere ciò che fa bene da quanto ci fa male e cerchiamo quanto ci piace.

 

        Così è della nostra mente, quando comincia a essere in perfetto equilibrio. Pur in mezzo a mille preoccupazioni, è in grado di godere pienamente della consolazione divina, senza dimenticarne mai la dolcezza per l’esercizio della carità che tende a beni sempre più alti, come dice l’Apostolo: «E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza ed in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio» (Fil 1, 9-10)

 

III° settimana di Avvento -  UR Domenica 14

 

 

 

ECCO VIENE IL RE!

del Beato Guerrico  nel dodicesimo secolo

 

         Ecco viene il Re, corriamo incontro al nostro Salvatore! Dice bene Salomone: “Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano” (Prv 25,25). Buona notizia è quella che annunzia la venuta del Salvatore, la riconciliazione del mondo, i beni della vita futura. Notizie di tal genere sono acqua refrigerante, bevanda di salutare sapienza, per l’anima che ha sete di Dio: e in verità, chi annunzia a qualcuno la venuta o altri misteri del Salvatore, attinge per lui acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,3) e gliela dona da bere. E l’anima che ha ricevuto l’annunzio, da Isaia o da qualche altro profeta sembra rispondere con le parole di Elisabetta: A che debbo che il mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, ha esultato di gioia (cfr. Lc. 1,43-44) il mio spirito per il desiderio ardente di correre incontro al suo Salvatore.

 

         Si levi dunque il nostro spirito con vivida gioia, e corra incontro al suo Salvatore: lo adori e lo saluti con grida festose, mentre ancora sta venendo da lontano: Vieni o Signore, “salvami e io sarò salvato” (Ger 17,14); vieni, “fa’ risplendere il tuo volto, e noi saremo salvi” (Sal 79,4). “In te speriamo : sii la nostra salvezza nel tempo dell’angoscia” (Is33,2). Così i profeti e i giusti, col desiderio e l’amore, correvano molto tempo prima incontro al Cristo che doveva venire, bramando, se fosse stato possibile, vedere con i propri occhi colui che attendevano con lo spirito. La Scrittura sempre esigere da noi un gaudio tale, che anche il nostro spirito, elevandosi al di sopra di sé, brami di andare incontro in qualche modo a Cristo che viene, si protenda col desiderio e, non sopportando indugi, si sforzi di vedere già l’evento promesso.

 

III° settimana di Avvento -  VESPRI Domenica

 

OGNI UOMO VEDRA’ LA SALVEZZA DI DIO

di S. Cirillo d’Alessandria nel quarto secolo

 

         Il profeta ha cantato la redenzione d’Israele, il perdono concesso a Gerusalemme per le sue colpe, e ha chiesto per essa consolazione; il tempo della consolazione, tanto vicino e già quasi presente, ecco sopraggiunge: viene il nostro Salvatore! Gli prepara la via il Precursore mandato da Dio, il Battista che nel deserto di Giuda grida e dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Mt 3,3). Anche Zaccaria, il padre di Giovanni, l’aveva presentito quanto predisse: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade” (Lc 1,76).

 

         Di lui il Salvatore stesso disse: “ Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi della sua luce” (Gv 5,35). Ma il Sole di giustizia e la Luce vera è Cristo.

 

         La Sacra Scrittura paragona il Battista a una lucerna. Se guardiamo alla luce divina ineffabile, al suo splendore misterioso e senza limiti, la piccola misura della mente umana può paragonarsi giustamente a una lucernina, anche se è ricca di luce e sapienza. Che significava allora: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Lc 3,4). Lo spiega: “Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati” (Lc 3,5).

 

         Vi sono strade pubbliche e sentieri poco praticabili, ma ripidi e quasi inaccessibili, tali che talvolta obbligano a salire su monti e colli o talvolta a discendere, ora rasentano precipizi ora costringono a salire a notevole altezza. Se avvenga che questi luoghi alti e dirupati si abbassino, e le cavità profonde vangano riempite, allora da ogni parte le altezze irregolari si pareggiano, e le alture ripide e scoscese divengono pianure e strade agevolmente praticabili.

 

         Così ha fatto in senso spirituale la potenza del nostro Salvatore.

 

III° settimana di Avvento - LODI - martedì

3o martedì di Avvento Mt 21, 28-32

Discorso 1 per San Giovanni Battista, § 2

 

  Giovanni ha reso testimonianza alla venuta di Cristo

 del Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

          Questa lampada destinata a rischiarare il mondo mi colma di una gioia nuova, perché grazie ad essa ho riconosciuto la vera luce che splende nelle tenebre, ma non è stata accolta dalle tenebre (Gv 1,5)… Noi possiamo ammirarti, Giovanni, il più grande fra tutti i santi ; ma imitare la tua santità, per noi è impossibile. Poiché ti affretti a preparare un popolo perfetto per il Signore con dei pubblicani e dei peccatori, è urgente che, con parole che siano più alla loro portata della tua stessa vita, parli loro. Proponi dunque loro un modello di perfezione, non secondo il tuo modo di vivere, ma che sia adatto alla debolezza delle forze umane.

 

         « Fate dunque, disse, frutti degni di conversione » (Mt 3,8). Noi, fratelli, ci gloriamo di parlare meglio di quanto viviamo. Giovanni invece, la cui vita è più sublime di quanto gli uomini possano capire, mette le sue parole alla portata della loro intelligenza. « Fate, disse, frutti degni di conversione ». « Vi parlo in una maniera tutta umana, a causa della debolezza della vostra carne. Se non potete ancora fare il bene pienamente, almeno nasca in voi un vero pentimento rispetto a ciò che è male. Se non potete ancora fare i frutti di una vera giustizia, per ora la vostra perfezione consista nel fare frutti degni di conversione ».

 

III° settimana di Avvento - VESPRI Martedì

 

DIO RIVELO’ IL SUO AMORE PER MEZZO DEL FIGLIO

dalla “Lettera a Diogneto”

 

 

         Nessun uomo in verità ha mai visto Dio né lo ha fatto conoscere, ma egli stesso si è rivelato. E si è rivelato nella fede, alla quale soltanto è concesso di vedere Dio. Infatti Dio, Signore e Creatore dell’universo, colui che ha dato origine a ogni cosa e tutto ha disposto secondo un ordine, non solo ama gli uomini, ma è anche longanime. Ed egli fu sempre così, lo è ancora e lo sarà: amorevole, buono, tollerante. Fedele; lui solo è davvero buono. E avendo egli concepito nel cuore un disegno grande e ineffabile, lo comunica al solo suo Figlio.

 

         Per tutto il tempo dunque in cui conservava e custodiva nel mistero il suo piano sapiente, sembrava che ci trascurasse, e non si desse pensiero di noi; ma quando per mezzo del suo Figlio prediletto rivelò e rese noto ciò che era stato preparato dall’inizio, tutto insieme egli ci offrì: godere dei suoi benefici e contemplarli e capirli.

 

         Quando poi giunse al colmo la nostra ingiustizia e fu ormai chiaro che le sovrastava, come mercede, solo la punizione e la morte, ed era arrivato il tempo prestabilito da Dio per rivelare il suo amore e la sua potenza (o immensa bontà e amore di Dio!), egli non ci prese in odio, né ci respinse, né si vendicò. Anzi ci sopportò con pazienza. Nella sua misericordia prese sopra di sé i nostri peccati. Diede spontaneamente il suo Figlio come prezzo del nostro  riscatto: il santo per gli empi, l’innocente per i malvagi, il giusto per gli iniqui, l’incorruttibile per i corrotti, l’immortale per i mortali.

 

III° settimana di Avvento - LODI  Mercoledì

 

PROFONDO E GRANDE MISTERO

 

 di San Beda il Venerabile nel ottavo secolo

 

         L’evangelista Matteo descrive con brevi parole ma con piena verità la nascita del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che, eterno Figlio di Dio, prima di tutti i secoli, apparve nel tempo come figlio dell’uomo, discendendo dalla generazione dei padri da Abramo fino a Giuseppe, sposo di Maria. E conveniva sotto ogni aspetto che Dio, volendo farsi uomo per amore degli uomini, non nascesse se non da una vergine; poiché non poteva avvenire che una vergine desse la vita ad altri che al Figlio di Dio.

 

         “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele”, che significa Dio con noi (Is 7,14).

 

         Il nome col quale il profeta chiama il Salvatore “Dio con noi”, sta a significare le due nature di Cristo nell’unica Persona del Figlio di Dio. Nato dal Padre prima del tempo, nella pienezza dei tempi è divenuto nel seno della Madre l’Emmanuele, cioè Dio con noi; si è degnato di assumere la nostra fragile natura nell’unità della sua Persona quando “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), cioè incominciò ad essere in modo mirabile quel che noi siamo, senza cessare di essere quello ch’egli era, assumendo la nostra natura in modo da non perdere la sua.

 

III° settimana di Avvento - VESPRI Mercoledì

 

GENEALOGIA DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DAVIDE, FIGLIO DA ABRAMO

 

di San Leone Magno nel quarto secolo

 

 

         Non giova a nulla affermare che il nostro Signore è figlio della beata Vergine Maria, uomo vero e perfetto, se non lo si crede uomo di quella stirpe di cui si parla nel vangelo. Scrive Matteo: “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo” (Mt 1,1). Segue l’ordine della discendenza umana con tutte le generazioni fino a Giuseppe, al quale era sposata la Madre del Signore. Luca invece, percorrendo a ritroso la successione delle generazioni, risale al capo stesso del genere umano per dimostrare che il primo Adamo e l’ultimo sono della stessa natura.

 

         Se infatti questo uomo nuovo, fatto a somiglianza della carne del peccato (cfr. Rm 8,3), non avesse assunto il nostro uomo vecchio, ed egli, che è consustanziale con il Padre, non si fosse degnato di essere consustanziale anche con la Madre e se egli, che è il solo libero dal peccato, non avesse unito a sé la nostra natura umana, tutta quanta la natura umana sarebbe rimasta prigioniera sotto il giogo del diavolo. Noi non avremmo potuto aver parte dalla vittoria gloriosa di lui, se la vittoria fosse stata riportata fuori dalla nostra natura. In seguito a questa mirabile partecipazione alla nostra natura rifulse per noi il sacramento della rigenerazione, perché, in virtù dello stesso Spirito da cui fu generato e nacque Cristo, anche noi, che siamo nati dalla concupiscenza della carne, nascessimo di nuovo di nascita spirituale. Per questo l’evangelista dice dei credenti: “Non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” )Gv 1,13).

 

III° settimana di Avvento - LODI Giovedì

                                                                                          

Omelie, 5 ; CCL 122,36

(In l' Ora dell'Ascolto p. 114)      

 

 « Tu lo chiamerai Gesù »

 di San Beda il Venerabile nel ottavo secolo

 

 

            In ebraico, “Gesù” significa “Salvezza” o “Salvatore”, un nome che designava per i profeti una vocazione determinata. Per cui, nel grande desiderio di vederlo sono state cantate queste parole: “Il mio cuore esulterà nel Signore, la mia fronte s’innalzerà grazie al mio Dio. Io godo del beneficio che mi ha concesso” (1 Sm 2,1). “Io giorirò nel Signore, esulterò in Dio mio salvatore” (Ab 3,18). E soprattutto:”Dio, per il tuo nome, salvami” (Sal 53,3), cioè: “Poiché ti chiami Salvatore, manifesta la gloria del tuo nome salvandomi”. Gesù perciò è il nome del Figlio della vergine, annunziato dall’angelo, a significare che egli avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati...

 

         La parola Cristo indica dignità sacerdotale o regale. Nella Legge i sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo apparire nel mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8). Da questa unzione, cioè crisma, deriva la parola “Cristo”; e coloro che partecipano all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati “cristiani”. Il Signore nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si degni di salvarci dai peccati; egli che è il Pontefice, ci riconcili con Dio Padre; egli che è Re, ci doni l’eterno regno del Padre suo.

 

III° settimana di Avvento - VESPRI Giovedì

                                                                                

Redemptoris custos, §4

 

 

 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore

di Giovanni Paolo II

 

         All'inizio della sua peregrinazione, la fede di Maria si incontra con la fede di Giuseppe. Se Elisabetta disse della Madre del Redentore: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45), si può in un certo senso riferire questa beatitudine anche a Giuseppe, perché rispose affermativamente alla Parola di Dio, quando gli fu trasmessa in quel momento decisivo. Per la verità, Giuseppe non rispose all'«annuncio» dell'angelo come Maria, ma «fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». Ciò che egli fece è purissima «obbedienza della fede» (Rm 1,5).

 

Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell'Annunciazione. Il Concilio Vaticano II insegna: «A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede", per la quale l'uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il "pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta» (Dei Verbum, 5). La frase sopracitata, che tocca l'essenza stessa della fede, si applica perfettamente a Giuseppe di Nazaret.

 

Egli, pertanto, divenne un singolare depositario del mistero «nascosto da secoli nella mente di Dio» (Ef 3,9), come lo divenne Maria, in quel momento decisivo che dall'Apostolo è chiamato «la pienezza del tempo», allorché «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» per «riscattare coloro che erano sotto la legge», perché «ricevessero l'adozione a figli» (Gal 4,4-5)... Di questo mistero divino Giuseppe è insieme con Maria il primo depositario...Tenendo sotto gli occhi il testo di entrambi gli evangelisti Matteo e Luca, si può anche dire che Giuseppe è il primo a partecipare alla fede della Madre di Dio, e che, così facendo, sostiene la sua sposa nella fede della divina Annunciazione. Egli è anche colui che è posto per primo da Dio sulla via della «peregrinazione della fede», di Maria... La via propria di Giuseppe, la sua peregrinazione della fede si concluderà prima... Tuttavia, la via della fede di Giuseppe segue la stessa direzione.

 

III° settimana di Avvento - LODI venerdì

3o venerdì di Avvento

Omelia IV su san Luca ; SC 87  p.129

 

 Grande davanti al Signore

  di Origene  nel terzo secolo

 

 

 

         Quando vide l’angelo, Zaccaria si turbò. Difatti, quando una figura sconosciuta si offre agli sguardi degli uomini, essa turba l’intelligenza e spaventa il cuore. Perciò, l’angelo, conoscendo la natura umana, rimedia al suo turbamento con queste parole : « Non temere, Zaccaria ». Conforta la sua anima spaventata e la riempie di gioia con questo nuovo annunzio : « La tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza. » Quando un giusto viene al mondo…coloro che sono responsabili di questa nascita si rallegrano… Ora la nascita di Giovanni è un lieto annunzio per il mondo intero. E colui che, una volta, volendo essere utile agli altri, ha acconsentito ad avere figli e ha voluto assoggettarsi a questa responsabilità, deve supplicare Dio affinché suo figlio sia in grado di compiere una tale entrata nel mondo. Allora questa nascita gli procurerà una grande gioia.

 

         Di Giovanni infatti sta scritto : « Sarà grande davanti al Signore ». Queste parole rivelano quella grandezza dell’anima di Giovanni, che appare agli occhi di Dio. Ma c’è anche una certa piccolezza che si può vedere nella virtù dell’anima. Per lo meno, così intendo questo brano del Vangelo : « Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli che sono nella Chiesa » (Mt 18, 20). Non mi viene chiesto di non disprezzare colui che è grande, perché chi è grande non può essere disprezzato ; invece mi viene detto : « Non disprezzare uno solo di questi piccoli »… e « piccolo » non è una parola presa a caso.

 

III° settimana di Avvento - VESPRI - venerdì

Discorso 293, 1-2

(Nuova Biblioteca Agostiniana)

Perché non hai creduto alle mie parole

di Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 
         Giovanni nasce da una vecchierella sterile, Cristo nasce da una giovanetta vergine. La sterilità generò Giovanni, l'integrità Cristo… Quello viene annunziato dall'angelo che ne predicava la venuta, questi viene concepito all'annunzio dell'angelo. Non si crede che Giovanni nascerà e il padre diventa muto; di Cristo si crede e viene concepito nella fede. Prima, la fede raggiunge la mente della Vergine, poi si attua la fecondità in seno alla madre.

 

Nondimeno, quando l'angelo annunziò Giovanni, sono quasi le stesse le parole di Zaccaria: « Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie avanzata in età », e di Maria all'annunzio dell'angelo della sua prossima maternità: « Come è possibile? Non conosco uomo ». Quasi le stesse parole… Eppure quello viene ammonito, costei viene illuminata. A lui si dice: « Perché non hai creduto »; a lei si dice: « Ricevi quel che hai domandato ». Sono pressappoco le stesse parole… Ma il loro senso non rimaneva celato a chi ascoltava le parole e vedeva nella mente. Nelle parole di entrambi non era palese il pensiero; ma agli uomini era nascosto, non all'angelo; anzi, non si celava a Colui che parlava per il ministero dell'angelo.

 

III° settimana di Avvento - LODI Sabato

 

 

ECCO CONCEPIRAI E DARAI ALLA LUCE UN FIGLIO

di San Beda il Venerabile nel ottavo secolo

 

         “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria”(Lc 1,26-27). Quello ch’è detto della casa di Davide si riferisce non solo a Giuseppe, ma anche a Maria, perché secondo la Legge ognuno doveva scegliere la moglie nella propria tribù o famiglia, come attesta anche l’Apostolo, scrivendo a Timoteo: “Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo” (2 Tm 2,8). Perciò il Signore appartiene davvero alla discendenza di Davide, perché la sua vergine Madre ebbe origine realmente dalla stirpe di Davide.

 

         Entrato da lei l’angelo disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre” (Lc 1,30-32).

 

         Il Signore diede al nostro Redentore il trono di Davide suo padre quando dispose la sua incarnazione dalla discendenza davidica, perché conducesse al regno eterno con la grazia spirituale il popolo che Davide aveva governato con un potere temporale.

 

         “E regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe” (Lc 1,33). Casa di Giacobbe può dirsi tutta la Chiesa, che per la fede e l’adesione a Cristo partecipa alla sorte dei patriarchi, tanto nei discendenti dalla loro stirpe, che in coloro i quali, provenendo da altre nazioni, col battesimo sono rinati in Cristo. In questa casa egli regnerà per sempre, “e il suo regno non avrà fine” (Lc 1,33). Egli vi regna nella vita presente, perché regge il cuore degli eletti abitando in essi con la fede e col suo amore, e li guida con una protezione continua a meritare i doni del premio eterno. E vi regna nella vita futura, quando, al termine del loro esilio temporale, li introduce nella patria celeste, ove, avvinti dalla visione della sua continua presenza, sono felici di non fare nient’altro che dedicarsi a lui nella lode.

 

III° settimana di Avvento - PRIMI VESPRI Sabato

 

 

ECCO IL VOSTRO DIO!

di San Cirillo di Alessandria nel quarto secolo

 

         “Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio” (Is 40,10). Sono parole rivolte a coloro cui è affidata la predicazione della salvezza, cioè ai santi apostoli ed evangelisti, e anche, sia detto una volta per sempre, a coloro che nel succedersi dei tempi saranno le guide del gregge di Dio e ne celebreranno i santi misteri: parole che mostrano quanto essi possano essere amanti di Dio, capaci di destare entusiasmo e pieni della gloria più grande. Non conviene, dice il testo, che i predicatori del vangelo, nel far conoscere la gloria e la salvezza di Dio a tutti e dovunque, lo facciano con timidezza e sommessamente quasi cercassero di nascondersi; parlino invece come persone poste in alto, autorevoli, con grande libertà e senza alcun timore. I discepoli del divin Maestro pregavano a questo fine, rivolgendosi a Dio, Signore dell’universo. “Alza la voce”, sta scritto, non temere; “annunzia alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio”. Nel ripetere: “Ecco”, non lascia che la speranza della sua venuta si protenda lontano, ma fa intendere che il Redentore verrà presto, fra breve, anzi che egli è già vicino, alle porte. Li invita quasi a tendere la mano e indicare a dito colui che è annunziato. E mostra chiaramente che egli non verrà come uno dei profeti, né come un mendicante, ma con l’autorità del Signore, con la potenza e il dominio propri di Dio: “Viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio”.

 

IV° settimana di Avvento - Lodi  Domenica

Omelie in lode della Vergine Madre, 4,11

 

  

« Avvenga di me quello che hai detto »

 

San Bernardo nel dodicesimo secolo

 

 

         Ascoltiamo tutti la risposta di colei che fu scelta per essere la Madre di Dio, pur senza perdere la sua umiltà : « Eccomi sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto »… Con queste parole, Maria esprime quanto sia vivace il suo desiderio, invece di domandarne la realizzazione come se fosse stata dubbiosa. Tuttavia, nulla impedisce di vedere una preghiera in questo « fiat », in questo « avvenga di me ». Infatti… Dio vuole che gli chiediamo anche le cose che ci promette. È senza dubbio il motivo per cui ci promette prima le cose che ha deciso di donarci : la promessa sveglia la pietà, e la preghiera ci fa meritare ciò che stavamo per ricevere gratuitamente.

 

         Questo ha capito la Vergine, che unisce il merito della preghiera al dono della promessa gratuita : « Avvenga di me quello che hai detto. La Parola eterna faccia di me quello che la tua parola ha detto oggi. La Parola che era presso Dio fin dal principio, si faccia carne nella mia carne secondo la tua parola… Questa Parola non sia soltanto percepibile ai miei orecchi, ma pure visibile ai miei occhi, palpabile alle mie mani, e che io possa portarla fra le braccia. Che non sia questa, una parola scritta e muta, ma la Parola incarnata e viva ; non questi segni inerti tracciati su una pergamena essiccata, ma una Parola a forma umana, impressa nelle mie viscere… « Dio aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti » (Eb 1,1) ; la sua parola è stata data loro per essere ascoltata, proclamata, messa in pratica… Per parte mia, chiedo che sia messa nelle mie viscere… Chiamo la Parola invocata in me nel silenzio, incarnata in una persona, corporalmente unita alla carne… Essa si realizzi in me per il mondo intero. »

 

IV° settimana di Avvento - Vespri  domenica

Mt 1, 18-24 

 

Quanquam pluries

 

« Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa »

 

Leone XIII, papa nel diciannovesimo secolo

 

 

         Le ragioni e i motivi speciali per i quali san Giuseppe è nominativamente il patrono della Chiesa e, in cambio, la Chiesa spera molto dalla sua protezione e dal suo patronato, sono nel fatto che Giuseppe è stato lo sposo di Maria e fu reputato padre di Gesù Cristo. Da questo derivano la sua dignità, il suo favore, la sua santità, la sua gloria. Certo, la dignità della Madre di Dio è così alta che nulla può essere creato al di sopra. Tuttavia, poiché Giuseppe è stato unito alla Beata Vergine mediante il legame coniugale, senza dubbio si è avvicinato più di qualsiasi altra persona a questa dignità sovreminente, per la quale la Madre di Dio supera ogni natura creata. Il matrimonio infatti, è la società e l’unione più intima di tutte, tale da produrre, per natura, la comunione di beni fra i coniugi. Perciò Dio, donando Giuseppe in sposo alla Vergine, le diede non soltanto un compagno di vita, un testimone della sua verginità, un custode del suo onore, ma anche, in virtù del patto coniugale, una persona che partecipasse della sua sublime dignità.

 

         Allo stesso modo, Giuseppe brilla fra tutti della più augusta dignità, perché è stato, secondo la volontà divina, il custode del Figlio di Dio, considerato dagli uomini come suo padre. Per questo il Verbo di Dio era umilmente sottomesso a Giuseppe, gli ubbidiva e gli rendeva tutti i doveri che i figli devono rendere ai loro genitori.

 

         Da questa doppia dignità derivano le responsabilità che la natura impone ai padri di famiglia, cosicché Giuseppe era il custode, l’amministratore e il difensore legittimo e naturale della casa divina, di cui era il capo… Ora la divina casa che Giuseppe governava con l’autorità del padre, conteneva le primizie della Chiesa nascente… Per tali motivi questo beato Patriarca considera che la moltitudine dei cristiani che compongono la Chiesa gli sia stata affidata in modo particolare.

 

IV° settimana di Avvento - LODI Martedì

 
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 293, 1-3; PL 38, 1327-1328)
 


Dal silenzio alla voce

di Sant’ Agostino nel quinto secolo

 

             Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre.

         Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà. Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola.

         Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19). E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio.

 

IV° settimana di Avvento - VESPRI Martedì

 

Discorsi sul Vangelo di Luca,  4, 4-6 ; SC 87, 133

 

 

Il Signore dal seno materno mi ha chiamato

 

di Origene nel terzo secolo

 

         La nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un arcangelo aveva annunciato la nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù ; così, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni (Lc 1,13) e dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua mandre ». Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore compiva « miracoli e prodigi » e guariva le loro malattie, invece Giovanni esulta di gioia mentre è ancora nel seno materno. Non si può trattenerlo e, appena arrivata la madre di Gesù, il bambino cerca di uscire dal seno di Elisabetta. « Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo » (Lc 1,44). Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo Spirito Santo…

 

         La Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio » (Lc 1,16). Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il Signore, non molti, bensì tutti. Questa infatti è la sua opera : ricondurre tutti gli uomini a Dio Padre…

 

         Per parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel mondo fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo Gesù, bisogna che prima lo spirito e la forza di Giovanni vengano nel suo animo per « preparare al Signore un popolo ben disposto » (Lc 1,17) e, nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e raddrizzare i passi tortuosi » (Lc 3,5). Non soltanto in quel tempo le vie furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito e la forza di Giovanni precedono la venuta del Signore Salvatore.

         O grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo !

 

IV° settimana di Avvento - LODI Mercoledì

 

 

PROFONDO E GRANDE MISTERO

 

 di San Beda il Venerabile nel ottavo secolo

 

         L’evangelista Matteo descrive con brevi parole ma con piena verità la nascita del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che, eterno Figlio di Dio, prima di tutti i secoli, apparve nel tempo come figlio dell’uomo, discendendo dalla generazione dei padri da Abramo fino a Giuseppe, sposo di Maria. E conveniva sotto ogni aspetto che Dio, volendo farsi uomo per amore degli uomini, non nascesse se non da una vergine; poiché non poteva avvenire che una vergine desse la vita ad altri che al Figlio di Dio.

 

         “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che sarà chiamato Emmanuele”, che significa Dio con noi (Is 7,14).

 

         Il nome col quale il profeta chiama il Salvatore “Dio con noi”, sta a significare le due nature di Cristo nell’unica Persona del Figlio di Dio. Nato dal Padre prima del tempo, nella pienezza dei tempi è divenuto nel seno della Madre l’Emmanuele, cioè Dio con noi; si è degnato di assumere la nostra fragile natura nell’unità della sua Persona quando “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), cioè incominciò ad essere in modo mirabile quel che noi siamo, senza cessare di essere quello ch’egli era, assumendo la nostra natura in modo da non perdere la sua.

 

IV° settimana di Avvento - VESPRI Mercoledì

 

 

Il tesoro nascosto

 

 Di San Bernardo  nel dodicesimo secolo

 

 

         Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ; il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.

 

         C’è infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2,7).

 

         Eppure vedremo  ricchezze più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13). Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.

 

IV° settimana di Avvento - LODI giovedì

 

IL NATALE DI CRISTO SIGNORE E’ VICINO

di San Massimo di Torino, vescovo, al V secolo

 

         Anche se io tacessi, fratelli, il tempo ci avverte che il Natale di Cristo Signore è vicino; già questi ultimi giorni prevengono il mio discorso. Il mondo con le sue stesse angustie dice l’imminenza di qualche cosa che lo rinnoverà, e desidera con un’attesa impaziente che lo splendore di un sole più fulgido illumini le sue tenebre. Mentre, per la brevità delle ore, teme che il suo cammino stia per finire, con una certa qual speranza scopre che l’anno sta trasformando il suo corso. Quest’attesa della creazione persuade anche noi ad attendere il sorgere di Cristo nuovo Sole, perché illumini le tenebre dei nostri peccati; che questo Sole di giustizia, con la forza della sua nascita, dissipi le dense nebbie delle nostra colpe e non permetta che la nostra vita si chiuda in una gretta oscurità, ma piuttosto si dilati in grazia della sua potenza. E poiché possiamo presentire il Natale del Signore dagli stessi segni della natura, facciamo anche noi quel che essa fa: come in quel giorno sulla terra comincia ad aumentare la durata della luce, così anche noi allarghiamo la misura della nostra virtù; la luce di quel giorno è comune ai poveri e ai ricchi, così anche la nostra liberalità si estenda ai viandanti e agl’indigenti; e come la terra fa retrocedere l’oscurità delle sue notti, così anche noi respingiamo le tenebre della nostra avarizia. Perciò, fratelli, mentre stiamo per accogliere il Natale del Signore, rivestiamoci di indumenti nitidi, senza macchia. Parlo della veste dell’anima, non di quella del corpo.

 

         Ma noi possediamo un mezzo per cancellare le macchie della coscienza, poiché sta scritto: “Date in elemosina, ed ecco tutto per voi sarà mondo” (Lc 11,41). Buono è questo comandamento dell’elemosina, che rende operose le mani e mondo il cuore!

 

IV° settimana di Avvento - VESPRI giovedì

 

E LO CHIAMO’ GESU’

di San Beda il Venerabile all’VIII secolo

 

 

         Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito, cioè il Figlio del suo seno; diede alla luce colui che prima della creazione era Dio nato da Dio, e nella sua umanità creata era al di sopra di ogni creatura. “E lo chiamò Gesù” (Mt 1,25).

 

         Gesù perciò è il nome del Figlio della Vergine, annunziato dall’angelo, a significare che egli avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati. Colui che salva dai peccati salverà anche dal disordine derivante dai peccati nell’anima e nel corpo.

 

         La parola Cristo indica dignità sacerdotale e regale. Nella Legge i sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo apparire nel mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8).

 

         Da questa unzione, cioè crisma, deriva la parola “Cristo”: e coloro che partecipano all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati “cristiani”.

 

         Il Signore nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si degni di salvarci dai peccati; egli che è il Pontefice, ci riconcili con Dio Padre; ci doni l’eterno regno del Padre suo, egli che è Re e vive e regna col Padre e lo Spirito Santo per i secoli eterni. Amen.

 

IV° settimana di Avvento - LODI venerdì

 

TUTTO IL MONDO ATTENDE LA RISPOSTA DI MARIA

di San Bernardo al XII secolo

 

 

         Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta: deve far ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione.

 

         Te ne supplica in pianto, Vergine pia, Adamo esule dal paradiso con la sua misera discendenza; e ne supplicano Abramo e Davide; te ne supplicano insistentemente i santi patriarchi che sono i tuoi antenati, i quali abitano anch’essi nella regione tenebrosa della morte. Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, le liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.

 

         O Vergine, dà presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore. Rispondi la tua parola e accogli la Parola: di’ la tua parola umana e concepisci la Parola divina, emetti la parola che passa e ricevi la Parola eterna.

 

         Perché tardi? Perché temi? Credi all’opera del Signore, dà il tuo assenso ad essa, accoglila. Nella tua umiltà prendi audacia, nella tua verecondia prendi coraggio. In nessun modo devi ora, nella tua semplicità verginale, dimenticare la prudenza; ma in questa sola cosa, o Vergine prudente, non devi temere la presunzione. Perché, se nel silenzio è gradita la modestia, ora è piuttosto necessaria la pietà nella parola. Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti, batte fuori alla porta. Non sia che mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami. Levati  su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.

        

         “Eccomi” dice, “sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).

 

IV° settimana di Avvento - VESPRI venerdì

 

L’INCARNAZIONE CI HA REDENTI

di Sant’Ireneo di Lione al II secolo

 

 

 

         Il Verbo di Dio pose la sua abitazione fra gli uomini e si fece Figlio dell’uomo, per abituare l’uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell’uomo secondo la volontà del Padre. Per questo, Dio ci ha dato come “segno” della nostra salvezza colui che, nato dalla Vergine, è l’Emmanuele: poiché lo stesso Signore era colui che salvava coloro che di per se stessi non avevano nessuna possibilità di salvezza.

 

         Paolo, indicando la radicale debolezza dell’uomo, dice: “So che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene” (Rm 7,18), poiché il bene della nostra salvezza non viene da noi ma da Dio. Ed esclama ancora: “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? (Rm 7,24). Quindi presenta il liberatore e dice: L’amore gratuito del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. Rm 7,25). Isaia stesso aveva predetto questo: Irrobustitevi, mani fiacche e ginocchia vacillanti, coraggio, smarriti di cuore, confortatevi, non temete; ecco il nostro Dio opera la giustizia, darà la ricompensa. Egli stesso verrà e sarà la nostra salvezza (cfr. Is 35,4).

 

         Questo indica che non da noi, ma da Dio, che ci aiuta abbiamo la salvezza.

 

IV° settimana di Avvento - LODI sabato

 

COLUI CHE E’ NATO UNA VOLTA DA MARIA NASCE IN NOI OGNI GIORNO

di San Girolamo al V secolo

 

 

 

         “La verità germoglierà sulla terra”: è il Salvatore. “La giustizia si affaccerà dal cielo”. La giustizia è ancora il Salvatore. Come è germogliata dalla terra? E come si è affacciata dal cielo?

 

         E’ germogliata dalla terra, nascendo come uomo; si è affacciata dal cielo, perché Dio è sempre nei cieli. Cioè: è nato, sì, dalla terra, ma colui che è nato dalla terra è sempre in cielo. E’ apparso sulla terra senza lasciare il cielo: perché Dio è dovunque.

 

         Si è affacciato: mentre noi peccavamo egli distoglieva da noi il suo sguardo. Quello che dice è vero. E’ giusto che il vasaio ami le sue opere, e che il pastore abbia compassione del suo gregge. Noi siamo il suo popolo, siamo le sue creature. Per questo egli è germogliato dalla terra e si è affacciato dal cielo: per adempiere ogni giustizia, e aver compassione dell’opera sua. E perché sappiate che giustizia non vuol dire crudeltà ma misericordia, ascoltate ancora: “Il Signore elargirà il suo bene” (Sal 84,13). Per questo egli si affaccerà dal cielo: per usare misericordia alle sue creature.

 

         “E la nostra terra darà il suo frutto” (Sal 84,13). Qui si parla di quanto avverrà. Non disperate per il fatto che una sola volta egli è nato da Maria: ogni giorno egli nasce in noi.

 

         “La nostra terra darà il suo frutto”. Anche noi possiamo generare Cristo, se vogliamo. “E la nostra terra darà il suo frutto”, col quale si possa fare quel pane celeste di cui si è detto: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51).

 

IV° settimana di Avvento - PRIMI VESPRI sabato

 

IL PROFETA ANNUNZIO’ DIO-CON-NOI

di San Cirillo d’Alessandria al IV secolo

 

 

         Sta scritto: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7,14). L’angelo Gabriele, rivelando il mistero alla santa Vergine, Madre di Dio, le dice: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù, (Lc 1,30-31). Egli salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21).

 

         Forse qui l’angelo e il profeta dissero cose fra loro contrastanti? No. Il profeta di Dio, parlando in ispirito del mistero, preannunziò Dio-con-noi, chiamandolo con un nome che indica la natura divina misteriosamente unita all’umana. L’angelo invece rivela il nome che designa l’opera e la missione di lui: egli salva il suo popolo, e per questo è chiamato Salvatore.

 

         Nel momento in cui egli si sottopose per noi a questa nascita umana, una moltitudine di angeli annunziò ai pastori il suo fausto e felice evento: “Non temete: ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2,10-11). E’ chiamato Emmanuele perché si è fatto per natura Dio-con-noi, cioè uomo; e Gesù, perché deve salvare il mondo, lui, Dio steso fatto uomo.

 

VEGLIA DELLA NOTTE DI NATALE

Discorso per la notte di Natale 4, §6

 

 

 Il tesoro nascosto

 di San Bernardo  nel dodicesimo secolo

 

  

            Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ; il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro.

 

            C’è infatti ricchezza più preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti : « Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini » (Fil 2,7).

 

            Eppure vedremo  ricchezze più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13). Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue prezioso che ci riscatta e la croce del Signore.

 

NATALE DEL SIGNORE - LODI

Discorso 2 per Natale ; PL 195, 226-227

(in l’Ora dell’Ascolto p.168)

 

Il Salvatore del mondo giace in una mangiatoia

 

di Elredo di Rievaulx nel dodicesimo secolo

 

 

            « Oggi ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo accorrere, come fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ; temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ; temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia…

 

            È poi una cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che segno è questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo mistero ; ma…in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare : ogni giorno vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla Vergine Maria.

 

            Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14).

 

NATALE DEL SIGNORE - VESPRI

Discorso n° 38, per la Natività ; PG 36, 311s

 

  

Cristo è nato

 

San Gregorio Nazianzeno nel quarto secolo

 

  

            Gesù Cristo è nato, rendetegli gloria! Cristo è sceso dal cielo, accorrete a lui! Cristo è sulla terra, esaltatelo! “Cantate al Signore da tutta la terra. Gioiscano i cieli, esulti la terra” (Sal 95,1.11). Dal cielo è venuto ad abitare in mezzo agli uomini; trasalite di timore e di gioia: di timore a motivo del peccato, di gioia a motivo della nostra speranza. Oggi, le tenebre si dissipano e la luce sorge sul mondo; come un tempo nell’Egitto colpito dalle tenebre, oggi una colonna di fuoco illumina Israele. O popolo che stavi nelle tenebre dell’ignoranza, contempla oggi questa immensa luce della vera conoscenza poiché “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 6,17). La lettera regredisce, lo Spirito trionfa (Rm 7,6); la figura passa, la verità appare (Col 2,17).

 

            Colui che ci ha dato l’esistenza vuole anche colmarci di felicità; quella felicità che il peccato ci aveva fatto perdere, ci è restituita dall’incarnazione del Figlio... Questa è la solennità di oggi: oggi salutiamo la venuta di Dio in mezzo agli uomini affinché noi possiamo, non arrivare, bensì tornare presso Dio; affinché ci spogliamo dell’uomo vecchio e rivestiamo l’Uomo nuovo (Col 3,9); affinché morti in Adamo, riceviamo la vita in Cristo (1 Cor 15,22)... Celebriamo dunque questo giorno pieno di una gioia divina, non mondana, bensì di una vera gioia celeste. Che festa, questo mistero di Cristo! È il mio compimento, è la mia nuova nascita.

 

TEMPO dopo NATALE

ottava di Natale - 26 dicembre - Santo Stefano - LODI

       Discorso 3,1-3,5-6 : CCL 91A, 905-909

(in l’Ora dell’Ascolto p.2744 alt.)

 

Stefano innalzato dalla terra al cielo

di San Fulgenzio di Ruspe nel sesto secolo

 

 

         Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno ; oggi celebriamo la passione trionfale del suo soldato… Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote. Infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio…

 

         La carità che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo… Stefano quindi, per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai suoi nemici che infierivano contro di lui ; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero ; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti. Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole… Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso sotto gli occhi di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo ha seguito per le preghiere di Stefano.

 

ottava di Natale - 26 dicembre - Santo Stefano - VESPRI

Discorso per la festa di Santo Stefano, PL 184, 845-850

 

 

Stefano, il soldato vittorioso

Elredo di Rievaulx nel dodicesimo secolo

  

         Abbiamo ancora in braccio il figlio della Vergine…, gli angeli cantano ancora la gloria di Dio e i pastori si rallegrano… Chi potrebbe distogliere gli occhi da tale nascita ? Ora mentre rimaniamo sbalorditi, Stefano, pieno di grazia e di verità, « fa grandi prodigi e miracoli tra il popolo » (At 6,8). Dovremmo forse allontanarci dal re per gettare gli occhi sul soldato ? A questo ci invita il re stesso ; il figlio del re assiste, nel dolore del suo cuore, alla lotta del suo soldato vittorioso…

 

         Stefano, « pieno di grazia e di fortezza », vestito della grazia e protetto dallo scudo della fortezza divina, « faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo ». « Sorsero allora alcuni » a disputare con quel testimone (At 6,9). Ma si alza la voce dell’uomo libero ; a partire dai loro libri, presenta loro la parola di verità. Lo Spirito di Dio si impadronisce del martire… ; alza gli occhi al cielo, ma non vede più il cielo. « Contempla, dice, i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio » (At 7,56)… Il Signore sta in piedi con chi sta in piedi, combatte con chi lotta, è lapidato con chi viene lapidato… Sì, a buon diritto merita il primo posto fra i martiri, colui che esprime in un modo così mirabile la somiglianza con il Signore appeso alla croce. Stefano grida forte : « Signore, non imputar loro questo peccato ! » (At 7,60 ; Lc 23,34). Forte è il suo grido, perché forte è il suo amore. Si addormenta nel Signore… e riposa fra le braccia di Dio.

 

ottava di Natale - 27 dicembre -  San Giovanni, Apostolo e Evangelista  LODI

Trattato sulla prima lettera di Giovanni (1,1)

(in l’Ora dell’Ascolto p.2749 alt.)

 

 

« Vide e credette »

Sant’Agostino nel quinto secolo

 

 

            « Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato del Verbo della vita » (1 Gv 1, 1). Chi è che tocca con le mani il Verbo, se non perché il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi ? (Gv 1, 14). Il Verbo, che si è fatto carne per poter essere toccato con mano, cominciò ad essere carne dalla Vergine Maria ; ma non cominciò allora ad essere Verbo, perché è detto : « Ciò che era fin da principio ». Vedete se la lettera di Giovanni non conferma il suo vangelo, dove avete udito : « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio » (Gv 1, 1).

 

            Forse qualcuno prende l’espressione « Verbo della vita » come se fosse riferita a Cristo, ma non al corpo di Cristo toccato con mano. Ma fate attenzione a quel che aggiunge: « La vita si è fatta visibile » (1 Gv 1, 2). È Cristo dunque il Verbo della vita. E come si è fatta visibile ? Esisteva fin dal principio, ma non si era ancora manifestata agli uomini ; si era manifestata agli angeli ed era come loro cibo. Ma cosa dice la Scrittura ? « L’uomo mangiò il pane degli angeli » (Sal 77, 25).

 

            Dunque la vita stessa si è resa visibile nella carne ; si è manifestata perché ciò che può essere visibile solo al cuore, diventasse visibile anche agli occhi e risanasse i cuori. Solo con il cuore infatti può essere visto il Verbo, la carne invece anche con gli occhi del corpo. Si verifica dunque anche la condizione per vedere il Verbo : il Verbo si è fatto carne perché… fosse risanato in noi ciò che ci rende possibile vedere il Verbo… Disse : « Noi rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi ».

 

ottava di Natale - 27 dicembre  -  San Giovanni, Apostolo e Evangelista -  VESPRI

 

 

« Sappiamo che la sua testimonianza è vera  »

di Santa Teresa Benedetta della Croce nel ventesimo secolo

 

            Presso il presepio, il Salvatore desidera anche la presenza di colui che gli è stato particolarmente caro durante la vita: Giovanni, il discepolo che Gesù ama (Gv 13,23). Lo conosciamo bene in quanto figura della purezza verginale. Poiché era puro, è piaciuto al Signore. Ha potuto riposare sul Cuore di Gesù e esservi iniziato ai misteri del Cuore divino (Gv 13,25). Come il Padre celeste ha reso testimonianza a suo figlio proclamando “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35), così il divino Bambino sembra anch’egli indicarci il suo discepolo prediletto e dirci: “Nessun incenso mi è più gradito di un cuore puro che si dona con amore. Ascoltate colui che ha potuto vedere Dio perché aveva un cuore puro” (Mt 5,8).

            Nessuno ha potuto immergersi più profondamente di lui nella contemplazione degli abissi nascosti della vita divina. Per questo ci annuncia il mistero dell’eterna generazione del Verbo divino... Ha condiviso le lotte del suo Signore come solo un’anima che ama di un amore sponsale può fare... Ha fedelmente custodito per noi e ci ha trasmesso le testimonianze che il Salvatore in persona rendeva alla propria divinità davanti ai suoi amici e ai suoi nemici... Grazie a lui sappiamo a quale partecipazione alla vita di Gesù e alla vita di Dio Trinità noi siamo destinati...

            La presenza di Giovanni al presepio del Signore ci dice: vedete ciò che è stato preparato per coloro che si offrono a Dio con un cuore puro. Tutta la pienezza inesauribile della vita sia umana che divina di Gesù è magnificamente concessa loro in cambio. Venite e bevete alle sorgenti della vita che il Signore fa scorrere per gli assetati e che sgorgano per la vita eterna (Gv 7,37; 4,14). Il Verbo è divenuto carne e giace davanti a noi nella forma di un bambino neonato.

 

ottava di Natale -  28 dicembre - Santi innocenti - Lodi

Discorsi sulla Natività di Cristo   ; PG 46,1128s

  

Oggi inizia il mistero della Passione

di San Gregorio Nisseno nel quarto secolo

 

            “All’udire la notizia della nascita del Salvatore, Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme” (Mt 2,2)... È il mistero della Passione già prefigurato dalla mirra dei magi; dei bambini sono massacrati senza pietà... Cosa significa tale carneficina ?  Perché osare un così orrendo crimine? “ È perché, dicono Erode e i suoi consiglieri, uno strano segno è apparso nel cielo; questo segno indica con sicurezza ai magi  la venuta di un altro re”. Sei in grado di comprendere cosa siano questi segni premonitori? ... Se Gesù è Signore degli astri, non è forse fuori della portata dei tuoi attacchi? Credi di avere il potere di fare vivere o morire, ma non hai nulla da temere da qualcuno che é così mite. Dio lo sottomette al tuo potere; perché cospirare contro di lui?...

            Ma lasciamo il lutto, “il lamento di Rachele che piange i suoi figli” – perché oggi il Sole di giustizia (Mal 3,20) dissipa le tenebre del male e diffonde la sua luce su tutta la natura, lui che ha assunto la nostra natura umana... In questa festa della Natività, “le porte di bronzo sono infrante, le barre di ferro sono spezzate” (Sal 107,16); oggi “le porte della giustizia sono aperte” (Sal 118,19)... Infatti a causa di un uomo, Adamo, è venuta la morte; oggi per l’opera  di un uomo viene la salvezza (Rm 5,18)... Dopo l’albero del peccato si erge l’albero della bontà, cioè la croce... Oggi inizia il mistero della Passione.

 

ottava di Natale28 dicembre - Santi Innocenti - VESPRI

 

 

Stanno davanti all’Agnello e contemplano la sua gloria

di S. Beda il venerabile nel VIII sec.

  

            Fratelli carissimi, la lettura del vangelo sulla preziosa morte degli Innocenti, martiri di Cristo, è per noi sacra, e richiama alla nostra mente la morte gloriosa di tutti i martiri. Che gl’Innocenti siano stati uccisi da bambini ha per noi un significato: alla gloria del martirio si giunge attraverso l’umiltà e non può dare la vita per Cristo se non il convertito che sia diventato come un bambino.

  

            Per questo, fratelli carissimi, è necessario nella festività di oggi, venerando le primizie dei martiri, riflettere attentamente sulla festa che di tutti i martiri si fa in cielo; seguendo per quanto possiamo le loro orme, cerchiamo di partecipare anche noi al loro gaudio. L’Apostolo ci assicura che come siamo partecipi delle loro sofferenze così lo saremo anche della loro consolazione.

 

            E non deploriamo la loro morte, ma piuttosto rallegriamoci, perché hanno ricevuto la palma meritata. Quando ognuno di loro morì fra i tormenti, Rachele, cioè la Madre Chiesa, li accompagnò con lutto e lacrime; ma la Gerusalemme celeste, che è madre di tutti noi, con segni di gioia li accolse subito dalla terra, e li introdusse nella gloria del loro Signore, perché ricevessero da lui la corona. Per questo Giovanni dice che “stavano davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani” (Ap 7, 9). Ora stanno in piedi davanti al trono di Dio cinti delle loro corone, essi che dapprima giacquero, schiacciati dalla sofferenza, davanti al seggio dei giudici terreni. Stanno alla presenza dell’Agnello e non potranno mai essere esclusi per alcun motivo dalla contemplazione della sua gloria, come quaggiù neppure i supplizi potevano distoglierli dall’amore per lui.

 

ottava di Natale - 29 dicembre - LODI

 

Discorsi sul Cantico dei cantici, 2, §8

2004-12-30

Beato colui che ha visto la tua salvezza

San Bernardo nel dodicesimo secolo

 

 

            O Ramo di Iesse, tu che sei un segno per i popoli (Is 11, 10), quanti re e profeti hanno desiderato vedere te, ma non ti videro (Lc 10,24). Beato colui che nella sua vecchiaia è stato colmato del dono divino di vederti (Lc 2,30). Esultò nella speranza di vedere il segno, lo vide e se ne rallegrò (Gv 8, 56). Ricevuto il bacio di pace, ha lasciato questo mondo, con la pace nel cuore, dopo aver proclamato che Gesù è nato per essere segno di contraddizione. E questo è quanto successe : appena apparso, il segno di pace è stato contraddetto – da coloro però che odiano la pace. Infatti egli è la pace per gli uomini di buona volontà (Lc 2, 14), invece, per coloro che sono male intenzionati, è una pietra d’inciampo (Lc 2, 34). Erode si turbò, insieme a tutta Gerusalemme. Il Signore venne fra la sua gente, « ma i suoi non l’hanno accolto » (Gv 1,11). Beati i poveri pastori che, vegliando nella notte, sono stati ritenuti degni di vedere questo segno !

 

            In quel tempo, già, egli si teneva nascosto a coloro che pretendevano essere saggi e prudenti, ma si rivelava agli umili (Mt 11,25). Ai pastori, l’angelo disse : « Questo per voi il segno » (Lc 2,12). Esso è per voi, gli umili e gli ubbidienti, per voi che non vi gloriate di scienza superba, ma vegliate giorno e notte meditando la legge di Dio (Sal 1,2). Ecco il segno per voi ! Quello promesso dagli angeli, richiamato dai popoli, predetto dai profetti ; ora Dio l’ha fatto e ve lo mostra…

 

            Questo dunque il segno per voi, ma segno di che cosa ? Segno di perdono, di grazia, di pace, una pace che non avrà fine (Is 9,6). « Questo per voi il segno : un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». Ma Dio è in lui, riconciliando a sé il mondo… È il bacio di Dio, il mediatore fra Dio e gli uomini (1Tm 2,5), Gesù uomo e Cristo, che vive e regna per i secoli.

 

ottava di Natale - 29 dicembre - VESPRI

PPS 2,10

 

 

 

« I miei occhi hanno visto la tua salvezza »

 

del Cardinale John Henry Newman nel diciannovesimo secolo

 

 

            « Subito entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate » (Ml 3,1). Oggi ci viene ricordata l’azione silenziosa della Provvidenza di Dio. Gli avvenimenti previsti da lungo tempo si inseriscono tranquillamente nel corso del tempo ; e nello stesso tempo, le visite del Signore rimangono improvvise e misteriose…

 

            Secondo ogni evidenza, non c’è, in questa scena, nulla di straordinario, nulla di impressionante ; nel mondo, la gente come i genitori di questo bambino, così poveri, e questi due anziani, la guardiamo senza troppo interesse e passiamo oltre. Eppure si tratta della realizzazione solenne di una profezia antica e prodigiosa. Quel bambino portato in braccio, è il Salvatore del mondo, l’erede autentico, che viene sotto l’apparenza di uno sconosciuto, a visitare la propria casa. Il profeta aveva detto : « Chi sopporterà il giorno della sua venuta ? » (Ml 3,2) ; eccolo che viene a prenderne possesso. Inoltre, il vegliardo Simeone viene ricolmato dei doni dello Spirito : gioia, azione di grazie, speranza, misteriosamente unite al timore, allo spavento e al dolore. Anche Anna diventa profetessa, e i testimoni ai quali si rivolge, sono proprio l’autentico Israele che attende con fede la redenzione del mondo secondo le promesse… « La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta » aveva annunziato un altro profeta (Ag 2,9). Eccola, quella gloria : un bambino con i suoi genitori, due vegliardi e un’assemblea senza nome e senza scorta. « Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione » (Lc 17,21).

 

            Tale è sempre stato, nelle sue visite, il modo di Dio… riguardo al mondo, il silenzio, l’imprevisto, la sorpresa, malgrado predizioni conosciute da tutti, quelle predizioni di cui la Chiesa vera afferra il senso e aspetta il compimento… Non può essere diverso. Gli avvertimenti di Dio sono chiari, eppure il mondo continua la sua corsa ; impegnati nelle loro attività, gli uomini non sanno discernere il senso della storia. Considerano grandi avvenimenti come fatti senza importanza e misurano il valore delle realtà secondo una prospettiva del tutto umana… Il mondo rimane cieco, ma la Provvidenza nascosta di Dio si realizza giorno dopo giorno.

 

ottava di Natale - 30 dicembre - LODI

Sul Padre nostro, 35-36  ; PL 4, 544 (In l' Ora dell'Ascolto p. 1373-1378)

 

 

« Servendo Dio notte e giorno »

di San Cipriano nel terzo secolo

 

            Se nelle sacre Scritture Cristo è il vero sole e il vero giorno, non c’è nessuna ora in cui i cristiani non debbano adorare Dio. Di conseguenza noi che siamo in Cristo, vale a dire nel vero sole e nel vero giorno, dobbiamo perseverare tutta la giornata in preghiera. Quando poi subentra di nuovo la notte, nessun danno può venire agli oranti dalle tenebre notturne, dal momento che per i figli della luce (1Tes 5,5) anche la notte risplende come il giorno. Quando mai è senza luce chi a la luce nel cuore? O quando mai non c’è sole e non c’è giorno, per colui il cui giorno e il cui sole è Cristo?

            Noi che siamo in Cristo, vale a dire sempre nella luce, non cessiamo di pregare neppure di notte. Così la vedova Anna, pregando e vigilando senza interruzione, perseverava nel rendersi gradita a Dio, come sta scritto nel vangelo: “Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”... Dobbiamo credere di camminare sempre nella luce, senza lasciarsi ostacolare dalle tenebre da cui uscimmo: nessun danno venga alla preghiera dalle ore notturne, non pigra e ignava perdita di tempo. Spiritualmente ricreati e rigenerati dalla misericordia di Dio, imitiamo ciò che saremo: destinati ad abitare in quel regno che non conosce il sopraggiungere della notte, ma solo il giorno, vegliamo durante la notte come se fossimo in pieno giorno; destinati a pregare e rendere grazie a Dio, anche qui non cessiamo di pregare e ringraziare.

 

ottava di Natale - 30 DICEMBRE - VESPRI

Le nozze e la concupiscenza, 1,11 ; Sermone 51

 

Un vero matrimonio, una vera famiglia

di Sant’Agostino nel quarto secolo

 

 

            Non sono fallaci le parole rivolte dall'angelo a Giuseppe: “Non temere di accogliere Maria tua sposa”( Mt 1,20).... Non era venuto meno né era stato conservato fallacemente il titolo di sposa... Il motivo per cui la Vergine era ancora più santamente e meravigliosamente cara a suo marito consiste nel fatto che anche senza l'intervento del marito essa divenne feconda, superiore a lui per il Figlio, pari nella fedeltà. A motivo di questo fedele matrimonio entrambi meritarono di essere chiamati i genitori di Cristo: non solo lei fu chiamata madre, ma anche lui, in quanto sposo di sua madre, fu chiamato suo padre; era sposo e padre nello spirito, non nella carne. Tuttavia, sia Giuseppe, padre soltanto in spirito, sia Maria, madre anche secondo la carne, furono entrambi i genitori della sua umiltà non della sua grandezza, della sua debolezza non della sua divinità. Non mentisce, infatti, il Vangelo, dove si legge: “ Sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io addolorati ti cercavamo”.

Prendiamo dunque a partire da Giuseppe la genealogia di Cristo:sposo nella castità, è padre anche in questo modo... Direte che non ha  generato Gesù secondo l’opera della natura? Ma Maria stessa l’ha forse concepito secondo l’opera della natura? Ebbene: ciò che lo Spirito ha operato, l’ha fatto per tutti e due insieme. Infatti Giuseppe secondo Matteo (1,19), “era giusto”. Erano giusti, sposo e sposa. Lo Spirito  Santo ha riposato nella loro comune giustizia, e ha dato un figlio a ambedue.

 

ottava di Natale - 31 dicembre LODI

 

Discorsi per il giorno di Natale,

 5, 1-2 ; SC 166, 223-226

 

 

« Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria »

 

Beato Guerrico d’Igny  nel dodicesimo secolo

 

 

         Siamo tutti riuniti, fratelli, per ascoltare la Parola di Dio. Eppure Dio ci ha preparato qualcosa di migliore : ci viene donato oggi, non soltanto di ascoltare, ma pure di vedere il Verbo di Dio, purché noi « andiamo fino a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere » (Lc 2,15)

 

         Se è vero che « la fede dipende di ciò che ascoltiamo » (Rm 10,17), Dio sa che essa dipende più direttamente e più rapidamente da ciò che vediamo, come ce lo insegna l’esempio di Tommaso… Dio, volendo accondiscendere alla nostra ottusità, oggi ha reso visibile per noi il suo Verbo, che aveva prima reso udibile. Anzi, l’ha reso palpabile, al punto che alcuni tra noi hanno potuto dire : « Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita » (1 Gv 1,1)

 

         Se quindi si trova fra di noi un fratello che soffre di languore spirituale, non voglio che i suoi orecchi si affatichino più a lungo nell’ascoltare la mia povera parola. Che si rechi a Betlemme, e là, contempli colui « nel quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo » (1 Pt 1,12), che contempli colui « che il Signore ci ha fatto conoscere » (Lc 2,15). Che si rappresenti nella mente come la « Parola di Dio, viva e efficace » (Eb 4,12) giace lì, in una mangiatoia.

 

ottava di Natale - 31 dicembre - PRIMI VESPRI

 

Nato da donna

 di Sant’Ireneo di Lione nel secondo secolo

 

 

Il Signore, ricapitolando tutte le cose, ha ricapitolato anche la guerra che noi sosteniamo contro il nostro nemico; ha provocato e vinto colui che all’inizio in Adamo ci aveva fatto schiavi e gli ha calpestato il capo, come trovi scritto nella Genesi dove Dio disse al serpente: «Porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il suo; questo ti insidierà il capo e tu gli insidierai il calcagno». Da allora, infatti, era preannunciato che colui che doveva nascere da una vergine a somiglianza di Adamo avrebbe insidiato il capo del serpente, cioè il seme di cui parla l’Apostolo nella Lettera ai Galati: «La legge delle opere fu stabilita fino alla venuta del seme per il quale era stata fatta la promessa».

 

L’Apostolo si spiega ancor più chiaramente nella stessa lettera dicendo: «Quando poi venne la pienezza del tempo, Dio inviò suo Figlio, nato da donna». Il nemico, infatti, non sarebbe stato vinto con giustizia se chi lo vinse non fosse diventato uomo da donna, poiché per mezzo di una donna ebbe dominio anche sull’uomo, diventando nemico dell’uomo fin dall’inizio. Per questo anche il Signore si riconosce Figlio dell’uomo, ricapitolando in se stesso quel primo uomo, dal quale fu plasmata la donna; e come per mezzo della sconfitta di un uomo la nostra razza era discesa nella morte, così per la vittoria di un uomo siamo risaliti nella vita; e come la morte aveva trionfato su di noi per mezzo di un uomo, così anche noi trionfiamo a nostra volta sulla morte per mezzo di un uomo.

 

ottava di Natale - 31 dicembre VEGLIA della solennità di Maria Santissima Madre di Dio

Omelie, 4 ; SC 72, 129

 

 

« Maria serbava tutte queste cose  meditandole nel suo cuore »

 Sant’Amedeo di Losanna nel dodicesimo secolo

 

 

 

         Prendendo in braccio, per la prima volta, il suo bambino, l’Emmanuele, Maria ha potuto discernere in lui una luce incomparabilmente più bella del sole, ha sentito un fuoco che nessuna acqua avrebbe potuto spegnere. Ha ricevuto, velato con questo piccolo corpo appena nato da lei, la luce splendente che illumina ogni cosa, e ha meritato di portare in braccio il Verbo di Dio che porta tutto quanto esiste (Eb 1,3). Come lei non sarebbe stata pervasa dalla conoscenza di Dio, come le acque ricoprono il mare (Is 11,9) e, rapita fuori di sé, portata in alto, in una mirabile contemplazione ? Come, essendo vergine, non si sarebbe stupita di vedersi divenuta madre e, nella gioia, di vedersi divenuta Madre di Dio ?  Ha capito che in lei sono state compiute le promesse fatte ai patriarchi, e gli oracoli dei profeti, i desideri dei suoi padri antichi che aspettavano proprio lei con tutto cuore.

 

         Vede che le è donato il Figlio di Dio ; si rallegra al vedersi affidare la salvezza del mondo. Sente il Signore Dio dirle nel profondo del cuore : « Ti ho scelta fra tutto quello che ho creato. Ti ho benedetta fra tutte le donne (Lc 1,42) ; ti ho affidato mio Figlio nelle mani ; ti ho affidato il mio Unigenito. Non temere di allattare ed educare colui che hai dato alla luce. Sappia che non è soltanto il tuo Dio, ma anche tuo figlio. È mio Figlio, e tuo figlio ; mio Figlio secondo la divinità, tuo figlio secondo l’umanità che ha assunta in te. » Con quanto affetto, quanto zelo, quanta umiltà, quanto rispetto, quanto amore e quanta dedizione Maria ha risposto a tale chiamata. Gli uomini non possono saperlo ; ma lo sa Dio, che prova mente e cuore (Sal 7,10)… Beata colei alla quale è stato dato di educare colui che protegge e mantiene tutto, di portare colui che porta l’universo.

 

ottava di Natale - 1 gennaio - Solennità di Maria Santissima Madre di Dio - LODI

Omelie, 4 ; SC 72, 129

 

 

« Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore »

 

Sant’Amedeo di Losanna nel dodicesimo secolo

 

 

 

         Prendendo in braccio, per la prima volta, il suo bambino, l’Emmanuele, Maria ha potuto discernere in lui una luce incomparabilmente più bella del sole, ha sentito un fuoco che nessuna acqua avrebbe potuto spegnere. Ha ricevuto, velato con questo piccolo corpo appena nato da lei, la luce splendente che illumina ogni cosa, e ha meritato di portare in braccio il Verbo di Dio che porta tutto quanto esiste (Eb 1,3). Come lei non sarebbe stata pervasa dalla conoscenza di Dio, come le acque ricoprono il mare (Is 11,9) e, rapita fuori di sé, portata in alto, in una mirabile contemplazione ? Come, essendo vergine, non si sarebbe stupita di vedersi divenuta madre e, nella gioia, di vedersi divenuta Madre di Dio ?  Ha capito che in lei sono state compiute le promesse fatte ai patriarchi, e gli oracoli dei profeti, i desideri dei suoi padri antichi che aspettavano proprio lei con tutto cuore.

 

         Vede che le è donato il Figlio di Dio ; si rallegra al vedersi affidare la salvezza del mondo. Sente il Signore Dio dirle nel profondo del cuore : « Ti ho scelta fra tutto quello che ho creato. Ti ho benedetta fra tutte le donne (Lc 1,42) ; ti ho affidato mio Figlio nelle mani ; ti ho affidato il mio Unigenito. Non temere di allattare ed educare colui che hai dato alla luce. Sappia che non è soltanto il tuo Dio, ma anche tuo figlio. È mio Figlio, e tuo figlio ; mio Figlio secondo la divinità, tuo figlio secondo l’umanità che ha assunta in te. » Con quanto affetto, quanto zelo, quanta umiltà, quanto rispetto, quanto amore e quanta dedizione Maria ha risposto a tale chiamata. Gli uomini non possono saperlo ; ma lo sa Dio, che prova mente e cuore (Sal 7,10)… Beata colei alla quale è stato dato di educare colui che protegge e mantiene tutto, di portare colui che porta l’universo.

 

ottava di Natale - 1 gennaio - Solennità di Maria Santissima Madre di Dio - VESPRI

Omelia del 1o  gennaio 1979

 

 

Giorno della Madre, giorno della pace

 

Giovanni Paolo II

 

 

« Vi do la mia pace ! » dice Gesù. Oggi la Chiesa venera particolarmente la maternità di Maria. Questa è come un ultimo messaggio dell’ottava del Natale del Signore. La nascita parla sempre della genitrice, di colei che dà la vita, di colei che dà l’uomo al mondo. Il primo giorno dell’anno nuovo è la giornata della Madre. La vediamo quindi col Bambino tra le braccia. Madre, colei che ha generato e nutrito il Figlio di Dio. Madre di Cristo. Non è forse questa immagine la sorgente della nostra singolare fiducia ? Non è proprio essa che ci permette di vivere nella cerchia di tutti i misteri della nostra fede, e, contemplandoli come « divini », considerarli nello stesso tempo così « umani » ?

 

Ma c’è ancora un’altra immagine della Madre con il Figlio tra le braccia : Maria con Gesù tolto dalla croce ; con Gesù che torna fra quelle braccia, sulle quali a Betlemme fu offerto come Salvatore del mondo. Vorrei, quindi, oggi unire la nostra preghiera per la pace con questa duplice immagine. Vorrei collegarla a questa maternità, che la Chiesa venera in modo particolare nell’ottava del Natale del Signore. Perciò dico:

 

« Madre, che sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita, del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della Pace, sii con noi in ogni momento ! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace. »

 

seconda settimana dopo Natale - 2 gennaio - LODI

 

 

« Il Signore è in mezzo a voi »

 

Sant’Antonio di Padova nel Tredicesimo secolo

 

 

         “Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla” (Fil 4, 5-6). Nel Profeta Isaia, così parla Dio Padre: “Faccio avvicinare la mia giustizia: non è lontana; la mia salvezza non tarderà. Io dispenserò in Sion la Salvezza a Israele” (46,13). Questo si dice nel Vangelo di oggi: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Mediatore fra Dio e gli uomini, un uomo (1 Tm 2,5), Cristo Gesù, si alza nel campo del mondo per combattere contro il diavolo; vincitore, libera l’uomo e lo riconcilia con Dio Padre. Ma voi non lo conoscete.

 

         “Ho allevato e fatto crescere figli ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende” (Is 1, 2-3). Quanto sia vicino a noi il Signore! E noi non lo conosciamo! Ho allevato i miei figli con il mio sangue, ci dice, come una madre alleva i figli con il suo latte. Ho elevato al di sopra dei cori degli angeli la natura umana che ho assunta, che ho unita a me. Poteva forse farvi un onore più grande? Ma mi hanno disprezzato. Considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore (Lm 1,12)...

 

         Allora “non angustiatevi per nulla”, perché la preoccupazione per le cose materiali ci fa dimenticare il Signore.

 

seconda settimana dopo Natale - 2 gennaio - VESPRI

 

 

« Preparate la via del Signore »

 

Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         « Preparate la via del Signore ». Fratelli, anche se siete molto avanzati in questa via, vi resta sempre da prepararla, affinché, dal punto al quale siete giunti, andiate sempre avanti, sempre tesi verso ciò che è al di là. Così, ad ogni passo che fate, essendo preparata la strada per la sua venuta, il Signore vi verrà incontro, sempre nuovo, sempre più grande. A ragione dunque il giusto prega dicendo : « Indicami, Signore la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine » (Sal 118,33). Essa viene chiamata « via della vita » (Sl 138,24)… perché la bontà di colui verso il quale avanziamo non ha limite.

 

         Per questo il viaggiatore saggio e deciso, pur giunto alla meta, penserà di cominciare ; « dimentico del passato » (Fil 3,13) e dirà dentro di sè ogni giorno: « Ora comincio » (Sal 76,11 Volg)… Noi che diciamo di avanzare in questa via, piacesse al cielo che ci fossimo almeno messi in cammino ! Secondo me, chiunque si è messo in cammino è già sulla strada giusta. Occorre tuttavia veramente cominciare, trovare « il cammino per una città dove abitare » (Sal 106,21). Infatti « quanto pochi sono quelli che la trovano » dice la Verità (Mt 7,14). Molti invece sono quelli che « vagano nel deserto, nella steppa » (Sal 106,4)…

 

         E tu Signore ci hai preparato una via, purché acconsentiamo ad incamminarci in essa… Mediante la tua Legge, ci hai insegnato la via dei tuoi precetti dicendo : « Questa è la strada, percorretela, caso mai andiate a destra o a sinistra » (Is 30,21). È la via promessa dal profeta : « Ci sarà una strada appianata… e gli stolti non vi si aggireranno » (Is 35,8)… Non ho mai visto uno stolto vagare seguendo la tua strada, Signore… ; Guai a voi, però, che vi credete sapienti (Is 5,21), la vostra sapienza vi ha allontanati dalla via della salvezza e vi ha impedito di seguire la stoltezza del Signore… Stoltezza desiderabile, che nel giorno del giudizio di Dio verrà chiamata sapienza, e non ci lascia vagare fuori dalla sua via.

 

seconda settimana dopo Natale - 3 gennaio -  LODI

Gv 1, 29-34

 Le Nozze dell’Agnello, 14/9/1940

 

 

« Ecco l’Agnello di Dio »

 

Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] nel ventesimo secolo

 

 

         Nell’Apocalisse, l’Apostolo Giovanni vede « ritto, un Agnello come immolato » (Ap 5,6)… Lungo il Giordano, Giovanni il Battista aveva designato Gesù come « l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo ». L’Apostolo Giovanni allora aveva capito questa parola, e ora capiva questa immagine. Colui che un tempo camminava lungo il Giordano e ora gli era apparso « con un abito bianco e gli occhi fiammeggianti come fuoco » e con la spada del giudice, lui, « il Primo e l’Ultimo » (Ap 1,13.17), aveva compiuto in verità tutto quanto era stato abbozzato simbolicamente dai riti dell’antica Alleanza.

 

         Quando, nel giorno più santo e più solenne dell’anno il sommo sacerdote penetrava nel Santo dei Santi, il luogo terribilmente santo della presenza divina, aveva prima preso due capri, uno per caricarlo dei peccati del popolo affinché li porti nel deserto (Lv 16,21), l’altro per aspergere del suo sangue la tenda e l’arca dell’alleanza (Lv 16,15).

Era il sacrificio per il peccato offerto per il popolo… Poi offriva il suo olocausto e l’olocausto del popolo e faceva ardere sull’altare le parti grasse del sacrificio espiatorio (Lv 16,25)… Era solenne e santo questo giorno della Espiazione.

 

         Ma cosa dunque aveva realizzato l’espiazione ? Non dipendeva dal sangue degli animali immolati, né dal sommo sacerdote della discendenza di Aronne, come ha detto san Paolo nella sua lettera agli Ebrei (cap 8-9). L’ha realizzato invece l’ultimo sacrificio di espiazione, colui che era prefigurato in tutti i sacrifici prescritti dalla Legge, e « il sommo sacerdote al modo di Melchisedek » (Sal 109,4)… Egli era anche il vero Agnello pasquale, grazie al quale l’angelo sterminatore passava oltre le case degli Ebrei, mentre colpiva le case degli Egiziani (Es 12,23). Il Signore in persona aveva fatto conoscere ai suoi discepoli tutto ciò quando, per l’ultima volta, mangiò con loro l’agnello pasquale prima di dare loro se stesso in cibo.

 

seconda settimana dopo Natale - 3 gennaio - VESPRI

Gv 1, 29-34 

Commento sul vangelo di Giovanni, 18

 

 

« Ecco l’Agnello di Dio,  ecco colui che toglie il peccato del mondo »

 

San Giovanni Crisostomo nel quinto secolo

 

 

         “Ecco l’Agnello di Dio” disse Giovanni, non parla Gesù Cristo; è Giovanni Battista a dire tutto. Lo Sposo è solito agire in questo modo; non dice ancora nulla alla Sposa, ma sta alla sua presenza in silenzio. Altri lo annunziano e gli presentano la Sposa. Quando lei compare, lo Sposo non la prende, bensì la riceve dalle mani di un altro. Ma dopo averla ricevuta, si lega tanto strettamente a lei, che lei non ricorda più coloro che ha dovuto lasciare per seguirlo.

 

         Così successe a Gesù Cristo. È venuto per sposare la Chiesa. Lui non ha detto nulla, non ha fatto nulla se non presentarsi. È Giovanni, l’amico dello Sposo, ad aver messo nella sua mano quella della Sposa – in altri termini, il cuore degli uomini che aveva convinti con la sua predicazione. Allora Gesù Cristo li ha ricevuti e colmati di beni tanto numerosi, che non sono più tornati da colui che li aveva condotti a lui… È Giovanni, l’amico dello Sposo, l’unico ad essere stato presente al suo sposalizio. Ha fatto tutto ; vedendo Gesù venire verso di lui disse : « Ecco l’Agnello di Dio ». Così facendo, rendeva testimonianza allo Sposo non soltanto con la voce, ma anche con gli occhi. Egli ammirava Cristo e, contemplandolo, il suo cuore trasaliva di gioia. Se non predica, ammira colui che è presente e fa conoscere il dono che Gesù è venuto a portare. Insegna a prepararsi per riceverlo. « Ecco l’Agnello di Dio ! » Ecco colui, disse, che toglie il peccato del mondo. Lo fa incessantemente. Anche se offre una sola volta il suo sacrificio per i peccati del mondo, questo unico sacrificio ha un effetto perpetuo.

 

seconda settimana dopo Natale - 4 gennaio - LODI

 

Dal Libro di Vita di Gerusalemme

 

   Capitolo "NELLA CHIESA"

 

    § 149

 

seconda settimana dopo Natale - 4 gennaio - VESPRI

Gv 1, 35-42

 Commenti sul vangelo di Giovanni

   

« Fissando lo sguardo su Gesù che passava »

 

Ruperto di Deutz nel dodicesimo secolo

 

 

         « Giovanni stava là con due dei suoi discepoli e fissò lo sguardo su Gesù che passava » . Certo si tratta di un atteggiamento del corpo, che pure traduce qualcosa della missione di Giovanni, della veemenza della sua parola ed azione. Ma, secondo l’Evangelista, si tratta anche, più profondamente, di quella tensione viva, sempre in sospeso nel profeta. Giovanni non si limitava a compiere esteriormente la sua missione di profeta ; teneva anche sempre vivo nel cuore il desiderio del Signore che aveva riconosciuto al battesimo… Senza dubbio, Giovanni era totalmente teso verso il nostro Signore. Desiderava rivederlo. Infatti, vedere Gesù, era la salvezza per chi lo confessava, la gloria per chi lo annunziava, la gioia per chi lo indicava. Giovanni stava là, in piedi, rizzato da tutto l’ardore del suo cuore ; stava tutto dritto ; aspettava Cristo ancora nascosto sotto l’ombra della sua umiltà…

 

         Insieme con Giovanni, due dei suoi discepoli stavano là come il loro maestro, primizie del popolo preparato dal precursore, non per lui bensì per il Signore. Fissando lo sguardo su Gesù che passava, Giovanni disse : « Ecco l’Agnello di Dio ». Notate i termini di questo racconto. A prima vista, tutto è chiaro, ma per chi si addentra nel senso profondo, si fa sentire il peso del mistero : « Gesù passava »… Cosa vuole dire, se non che il Figlio di Dio è venuto a prendere la nostra natura umana che passa, che cambia. Poiché gli uomini non lo conoscevano, lui si fa conoscere e amare passando in mezzo a noi. È venuto nel seno della Vergine. È passato dal seno della Madre al presepio, e dal presepio alla croce, dalla croce alla tomba ; dalla tomba è salito in cielo… Anche il nostro cuore, se imparerà come Giovanni a desiderare Cristo, riconoscerà Gesù mentre passa ; se lo seguirà, giungerà, come i discepoli, là dove Gesù dimora – nel Mistero della sua Divinità.

 

seconda settimana dopo Natale - 5 gennaio - LODI

Gv 1, 43-51                   

Meditativae orationes, VI, 5-7 ; SC 324, 109

 

 

« Vedrete il cielo aperto »

Guglielmo di Saint-Thierry nel dodicesimo secolo

 

 

Se basta che due o tre siano riuniti nel tuo nome per vedere te in mezzo a loro (Mt 18,20)…, cosa dire di quel luogo dove hai riunito tutti i santi che « hanno sancito con te l’alleanza offrendo un sacrificio », e sono divenuti come « il cielo che annunzia la tua giustizia » ? (Sal 49, 5-6)

 

         Il discepolo che tu amavi non è stato l’unico a trovare il cammino che sale al cielo ; non a lui solo è stata mostrata una porta aperta nel cielo (Ap 4,1). Infatti, con la tu stessa bocca hai dichiarato a tutti : « Io sono la porta : se uno entra attraverso di me, sarà salvo » (Gv 10,9). Sei dunque tu la porta, e secondo quello che hai aggiunto, apri a chiunque vuole entrare.

 

         A noi però che siamo sulla terra, a cosa giova vedere una porta aperta nel cielo, se non abbiamo il mezzo per salirvi ? Risponde San Paolo : «  Colui che discese è lo stesso che anche ascese » (Ef 4,9). Chi è costui ? L’amore. Infatti, Signore, dai nostri cuori l’amore ascende verso di te, perché l’amore è disceso da te verso di noi. Perché ci hai amati, sei disceso fino a noi ; amandoti potremo ascendere fino a te. Tu che hai detto : « Sono la porta », ti prego, in nome tuo, apriti davanti a noi ! Vedremo allora più chiaramente di quale dimora sei la porta, e quando e a chi tu apri.

 

seconda settimana dopo Natale - 5 gennaio - VESPRI

 

17a  elevazione sui misteri (2)

 

 

« Abbiamo visto sorgere la sua stella »

di Bossuet vescovo di Meaux nel diciassettesimo secolo

 

         All’oriente sorge, come un astro splendente, l’amore della verità e della virtù. Come i magi, non sapete ancora di che cosa si tratti. Sapete soltanto e confusamente che questa stella vi conduce fino al re dei Giudei, cioè dei veri figli di Giuda e di Giacobbe : andate, camminate, imitate i magi.

 

         « Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti » ; abbiamo visto, e subito siamo partiti. Per dove ? Non lo sappiamo ancora ; cominciamo col lasciare la nostra patria. Andate a Gerusalemme, ricevete i lumi della Chiesa. Là troverete i dottori che interpreteranno per voi le profezie, e vi faranno intendere i disegni di Dio. Sotto questa guida, camminerete con sicurezza.

 

         Cristiani, chiunque voi siate ad ascoltare queste cose, forse – chi infatti può prevedere i disegni di Dio ? – forse in questo momento la stella sta per sorgere nel vostro cuore. Andate, uscite dalla vostra patria, imparate a conoscere Gerusalemme, e il presepio del vostro Salvatore, e il pane che egli vi prepara a Betlemme.

 

seconda settimana dopo Natale - 5 gennaio - VEGLIA  della  SolennitÀ  dell’Epifania del Signore

 

Omelie su Matteo, 7-8

 

 

« Prostratisi lo adorarono »

 San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

         Fratelli, seguiamo i magi, lasciamo le nostre abitudini pagane. Andiamo ! Facciamo un lungo viaggio per vedere Cristo. Se i magi non fossero partiti lontano dal loro paese, non avrebbero visto Cristo. Lasciamo anche noi gli interessi della terra. Finché restavano nel loro paese, non vedevano nulla se non la stella ; quando invece hanno lasciato la loro patria, hanno visto il Sole di giustizia (Ml 3,20). Diciamo meglio : se non avessero intrapreso generosamente il loro viaggio, non avrebbero nemmeno visto la stella. Anche noi alziamoci dunque, e anche se a Gerusalemme tutti restano turbati, corriamo là dove si trova il Bambino…

 

         « Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono i loro doni ». Quale motivo li ha spinti a prostrarsi davanti a quel bambino ? Nulla di particolare nella Vergine o nella casa ; nessun oggetto in grado di colpire lo sguardo e di attirarli. Eppure, non contenti di prostrarsi, aprono i loro tesori, con doni che non si offrono se non a Dio - l’incenso e la mirra simboleggiano la divinità. Quale motivo li ha spinti ad agire in questo modo ? Lo stesso motivo che li aveva decisi a lasciare la patria, e a partire per quel lungo viaggio : È la stella, cioè la luce con la quale Dio aveva riempito il loro cuore e li conduceva poco a poco in una conoscenza più perfetta. Se questa luce non li avesse illuminati, come avrebbero potuto rendere tali omaggi mentre ciò che vedevano era così povero e umile ? Non c’è grandezza materiale, ma soltanto un presepio, una stalla, una madre priva di tutto, perché tu possa vedere più chiaramente la sapienza dei magi, perché tu possa capire che essi sono venuti non verso un uomo, ma verso un Dio, loro benefattore.

 

seconda settimana dopo Natale - 6 gennaio - LODI - SolennitÀ  dell’Epifania del Signore

           

Disorso per l’Epifania, 2 ;  SC 166

 

 

La luce del mondo rivelata alle genti

Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo secolo

 

 

         “Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce, perché viene la tua luce!” Certo, era venuta la tua luce; era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di essa, eppure il mondo non la riconobbe. Il Figlio era nato, eppure non era conosciuto finché questo giorno di luce non avesse cominciato a rivelarlo... Alzatevi, voi che state nelle tenebre! Dirigetevi verso questa luce: è sorta nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Avvicinatevi ad essa e sarete raggianti; alla sua luce, vedrete la luce, e si dirà di voi: “Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.” Guardate: la luce eterna si è resa visibile ai vostri occhi, perché colui che abita una luce inaccessibile possa essere colto dai vostri occhi deboli e malati. Scoprite la luce nella lampada di creta, il sole nella nube, Dio in un uomo, nel piccolo vaso di creta del vostro corpo, lo splendore della gloria e il chiarore della luce eterna!...

 

         Ti rendiamo grazie, Padre della luce, di averci chiamati dalle tenebre alla tua ammirabile luce... Sì, questa è la vera luce, cioè, la vita eterna: che conosciamo te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo... Certo noi ti conosciamo mediante la fede, e consideriamo come pegno sicuro che ti conosceremo un giorno nella visione. Fino a quel momento, aumenta la nostra fede. Guidaci di fede in fede, di chiarore in chiarore, sotto la guida del tuo Spirito, perché penetriamo giorno dopo giorno sempre più profondamente nella luce!... la fede ci conduca fino al faccia a faccia e, come la stella, ci guidi verso il nostro capo nato a Betlemme...

 

         Quale gioia, quale esultanza per la fede dei magi, quando vedranno regnare nella Gerusalemme di lassù colui che hanno adorato quando vagiva a Betlemme! Quì, l’hanno visto in una casa di poveri, là lo vedranno nel palazzo degli angeli. Qui nelle fasce, là negli spendori dei santi. Qui, sul seno di sua madre; là sul trono di suo Padre.

 

seconda settimana dopo Natale - 6 gennaio - VESPRI - SolennitÀ  dell’Epifania del Signore

Vita nascosta e Epifania ; 245

 

 

« Cristo è la nostra pace »

Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] nel XX secolo

 

 

Le persone riunite attorno al presepio ci offrono già un’immagine della Chiesa e del suo spiegamento. I rappresentanti dell’antica stirpe regale alla quale era stato promesso il Salvatore del mondo e i rappresentanti del popolo credente, collegano l’antica con la nuova Alleanza. I re del lontano oriente sono la figura dei popoli pagani che dovrebbero ricevere la salvezza di Giuda. Così, « la Chiesa nata dai giudei e dai pagani » è già presente lì.

 

         Al presepio, i magi sono i rappresentanti dei cercatori di Dio di ogni paese e nazione. Sono stati condotti dalla grazia, prima ancora di appartenere alla Chiesa visibile. Animava loro un puro desiderio della verità, che non si fermava ai limiti degli insegnamenti e delle tradizioni del loro paese. Perché Dio è Verità, e vuole lasciarsi trovare da coloro che lo cercano con tutto il cuore (Ger 29,13), occorreva che la stella brillasse, presto o tardi, agli occhi di questi saggi per indicare loro il cammino verso la verità. Perciò si ritrovano davanti alla verità fatta uomo, si prostrano, adorandolo e depongono ai suo piedi la loro corona, perché in confronto alla Verità, tutte le ricchezze del mondo non sono nulla se non un po’ di polvere.

 

settimana dopo l'Epifania - martedì - LODI

 

Omelia sulla prima lettera ai Corinzi, 24,4 ; PG 61, 204-205

(In l'Ora dell'Ascolto p. 881)

 

 

« Preso il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo : questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)

San Giovanni Crisostomo nel quarto secolo

 

 

         Cristo ci ha dato il suo corpo per saziarci, attirandoci a sé in un’amicizia sempre più grande. Accostiamoci dunque a lui con fervore e ardente carità… Anche i magi hanno adorato questo corpo adagiato nel presepe… Essi si accostarono con gran tremore a un presepe e a una grotta, senza scorgere nessuna di quelle cose che tu ora puoi vedere.

         Tu invece non ti volgi a un presepe ma a un altare ; e non vedi una donna che lo porta, ma un sacerdote che sta in piedi alla sua presenza, e lo Spirito ricco di ogni fecondità, che si libra sulle offerte. Non vedi semplicemente quello stesso corpo, come lo videro loro, ma hai conosciuto la sua potenza e tutto il suo disegno e non ignori nulla di quanto lui ha fatto… Esortiamo quindi noi stessi, con un santo timore, e mostriamo una pietà molto maggiore di quegli stranieri, in modo da… non accostarci a lui con temerità e sconsideratamente.

         Poiché questa mensa è la forza della nostra anima, la fonte di unità di tutti i nostri pensieri, il motivo della nostra fiducia ; è speranza, salvezza, luce, vita. Se ci saremo allontanati con tutto questo dal santo sacrificio, andremo con fiducia verso i suoi atrii santi, come rivestiti di armature d’oro.

         Parlo forse di cose future ? Fin da quaggiù, questo mistero è per te il cielo e la terra. Apri quindi le porte del cielo e guarda ; … e allora contemplerai quello che è stato detto. Ciò che lì si trova è la più preziosa di tutte le cose e io te la mostrerò, deposta sulla terra… Non ti mostro angeli né arcangeli, non cieli né i cieli dei cieli, ma ti offro lo stesso Signore di tutto questo. Vedi come puoi vedere sulla terra ciò che è più prezioso di ogni altra cosa ? Non solo lo vedi, ma puoi toccarlo ; non soltanto lo tocchi ma puoi anche mangiarlo. Purifica quindi la tua anima, prepara la tua mente ad accogliere tali misteri.

 

settimana dopo l'Epifania -  VESPRI Martedì

 

Il  Dialogo

 

« Spezzò i pani e divise i due pesci per tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono »

 

Santa Caterina da Siena nel quattordicesimo secolo

 

         Gesù diceva a santa Caterina : « In questo dolcissimo sacramento, ricevete proprio tutta l’Essenza divina, sotto il biancore di questo pane. Come indivisibile è i sole, così Dio si trova tutto intero, e l’uomo tutto intero, nel biancore dell’ostia. Anche se fosse possibile dividere l’ostia in mille e mille briciole, in ognuna sarei ancora, Dio tutto intero, uomo tutto intero, come ho detto a te…

 

         Supponiamo che numerose persone vengano a cercare la luce con ceri. Una porta un cero di un oncia, un’altra di due once, una terza di tre once, questa di una libbra, quella di più ancora. Tutte si avvicinano alla luce e ognuna accende il suo cero. A ciascun cero acceso, qualunque sia il suo volume, si vede ormai la luce tutta intera, il suo colore, il suo calore, il suo chiarore…Così succede a quanti si avvicinano a questo sacramento. Ognuno porta il suo cero, ossia il santo desiderio con il quale riceve e prende il sacramento. Quando uno riceve il sacramento, il cero, spento, viene acceso. Dico che è spento, perché da parte vostra, non siete nulla. Vi ho dato, è vero, la materia con la quale potete ricevere e conservare in voi questa luce. Questa materia è l’amore, perché per amore vi ho creati ; perciò, non potete vivere senza amore. »

 

settimana dopo l'Epifania - LODI  mercoledì

 

Commento sul vangelo di  Matteo, libro XI, cap. 6 : PG 13, 919-923.

 

La notte della fede

 Origene nel terzo secolo

 

         Se un giorno siamo assaliti da prove inevitabili, ricordiamoci che è stato Gesù ad averci ordinato di imbarcarci e che vuole che lo precediamo sull’altra sponda. È impossibile infatti per chi non ha sopportato le onde e il vento contrario di giungere a questa sponda. Così, quando ci vedremo circondati da difficoltà molteplici e faticose, stanchi di navigare in esse con la povertà dei nostri mezzi, immaginiamo che la nostra barca è in mezzo al mare, agitata dalle onde che vorrebbero vederci « fare naufragio nella fede » (cf. 1 Tm 1, 19) o in qualche altra virtù. E se sentiamo il soffio del maligno accanirsi contro le nostre imprese, consideriamo che in questo momento il vento ci è contrario.

 

         Quando, dunque, in mezzo a queste sofferenze, avremo sopportato bene le lunghe ore della notte oscura che regna nei momenti di prova, quando avremo lottato con tutte le nostre forze, stando attenti a evitare « il naufragio della fede », … possiamo essere certi che verso l’ultima parte della notte, « quando la notte sarà avanzata, e il giorno vicino » (cf. Rom 13, 12), il Figlio di Dio verrà verso di noi camminando sulle acque, per rendere il mare benevolo.

 

settimana dopo l'Epifania - VESPRI Mercoledì

 

Istruzioni spirituali I sulla fede, 3-5 ; PAI 162-164 ; SC 167

(In l'Ora dell'Ascolto p. 1680)

 

« Sul mare passava la tua via”

 San Colombano nel settimo secolo

 

         Dio è dappertutto ; egli è immenso e dovunque presente, secondo quanto egli ha detto di se stesso : « Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano » (Ger 23, 23). Non cerchiamo dunque Dio come se stesse lontano da noi, perché lo possiamo avere dentro di noi. Egli dimora in noi come l’anima nel corpo, purché siamo sue membra sane, morti al peccato e immuni dalla corruzione di una volontà perversa (1 Cor 12, 27). Allora abita veramente in noi, perché lo ha detto egli stesso : « Abiterò in essi e camminerò fra loro » (Lv 26, 11). Se noi siamo degni che egli abiti in noi, allora siamo vivificati da lui nella verità, come sue membra vive. « In lui, come dice l’Apostolo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo » (At 17, 28).

 

         Chi mai, dico, potrà investigare la sublime essenza di Dio, ineffabile e incomprensibile ? Chi potrà scrutare i suoi altissimi misteri ? Chi oserà dire qualcosa di colui che è il Principio eternamente esistente di tutte le cose create ? Chi potrà vantarsi di conoscere Dio infinito, che tutto riempie di sè e tutto abbraccia, tutto penetra e tutto trascende, tutto comprende e a tutto sfugge ? Nessuno, pertanto presuma di investigare i misteri incomprensibili di Dio : che cosa sia, come sia, dove sia. Questi sono misteri ineffabili, inscrutabili, impenetrabili. Devi credere questo solo, però con tutta la forza del tuo cuore : che Dio è così, come è sempre stato e come sempre sarà, perché è immutabile.

 

settimana dopo l'Epifania -  LODI Giovedì

Capita theologica, 1, 8-13 : PG 90, 1182-1186.

 

  

« Non è lui forse il figlio del carpentiere ? »

San Massimo il Confessore nel settimo secolo

 

 

         Il Verbo di Dio è nato una volta per tutte secondo la carne. A motivo però del suo amore per gli uomini, desidera nascere senza sosta secondo lo spirito per coloro che lo desiderano ; si fa bambino e si forma in loro insieme con le virtù ; si manifesta nella misura in cui sa quanto colui che lo riceve ne è capace. In questo modo, non è per gelosia che attenua lo splendore della sua grandezza, bensì perché valuta e misura la capacità di coloro che desiderano vederlo. Perciò, il Verbo di Dio si revela sempre a noi nel modo che ci si confà e tuttavia rimane invisibile a tutti, a causa dell’immensità del suo mistero. Questo è il motivo per cui, l’Apostolo per eccellenza, considerando la forza di questo mistero, dice con saggezza: « Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre » (Eb 13, 8) ; contemplava questo mistero sempre nuovo che l’intelligenza non avrà mai finito di scrutare… Solo la fede può afferrare questo mistero, essa che è al fondo di tutto ciò che oltrepassa l’intelligenza e sfida l’espressione.

 

settimana dopo l'Epifania - VESPRI giovedì

Dal trattato « Sulla Trinità », 39-40, CCL 69, 340-341

(in l’Ora dell’Ascolto p. 1400)

 

 

« Lo Spirito del Signore è sopra di me »

 

di Faustino di Roma nel quarto secolo

 

         Il nostro Salvatore divenne veramente « Cristo » secondo la carne e nello stesso tempo vero re e vero sacerdote. Egli è l’una e l’altra cosa insieme, perché nulla manchi al Salvatore di quanto aveva come Dio. Egli stesso afferma la sua dignità regale, quando dice : « Io sono stato consacrato re da lui sul santo monte Sion » (Sal 2, 6). Il Padre inoltre attesta la dignità sacerdotale del Figlio con le parole : « Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek » (Sal 109, 4)… Il Salvatore dunque, secondo la carne, è re e sacerdote. L’unzione però da lui ricevuta non è materiale, ma spirituale. Infatti coloro che presso gli Israeliti erano consacrati re e sacerdoti con l’unzione materiale dell’olio, diventavano re e sacerdoti, non però tutte e due le cose insieme, ma ciascuno di loro era o re o sacerdote. Solo a Cristo compete la perfezione e la pienezza in tutto, poiché era venuto a portare la legge a compimento.

         Quantunque tuttavia nessuno di loro fosse re e sacerdote insieme, quelli che erano consacrati con l’unzione materiale, o re o sacerdote, erano chiamati « cristi ». Il Salvatore però, che è il vero Cristo, fu unto dallo Spirito Santo, perché si adempisse quanto era stato scritto di lui : Per questo « Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia a preferenza dei tuoi eguali » (Sal 44, 8). La sua unzione eccelle al di sopra di quella di tutti i suoi compagni perché egli è stato unto con l’olio di letizia, che altro non significa se non lo Spirito Santo.

 

settimana dopo l'Epifania -  LODI venerdì

 

Dal libro di vita di Gerusalemme

 

al Capitolo PREGHIERA  § 13

 

settimana dopo l'Epifania - VESPRI Venerdì

         Inno 30 ; SC 174, 357

 

« Gesù lo toccò dicendo : ‘ Lo voglio, sii sanato ’ »

Simeone il Nuovo Teologo nell’undicesimo sescolo

 

Prima che brillasse la luce divina,

io non conoscevo me stesso.

Allora, al vedere me nelle tenebre e in carcere,

rinchiuso in un pantano,

coperto di immondizie, ferito, la carne gonfia...,

sono caduto ai piedi di colui che mi aveva illuminato.

 

E colui che mi aveva illuminato tocca con le sue mani

i miei legami e le mie ferite;

là dove la sua mano tocca e il suo dito si avvicina,

subito cadono i miei legami,

scompaiono le ferite, e ogni sporcizia.

L’impurità della mia carne scompaia...

sicché egli la rende simile alla sua mano divina.

Strana meraviglia: la mia carne, la mia anima e il mio corpo

partecipano della gloria divina.

 

Appena sono stato purificato e liberato dai miei legami,

ecco che stende verso di me la sua mano divina,

mi tira fuori del pantano interamente,

mi abbraccia, mi si getta al collo,

mi bacia (Lc 15,20).

Mi prende sulle spalle

io che ero completamente esausto,

e avevo perso le mie forze,

e mi porta fuori dall’inferno...

La luce stessa mi porta e mi sostiene;

mi trascina verso una grande luce...

Egli mi dona di contemplare con quale strano rimodellare

lui stesso mi ha plasmato nuovamente (Gen 2,7)

e mi ha strappato dalla corruzione.

Mi ha fatto il dono di una vita immortale

e mi ha rivestito di una tunica immateriale e luminosa

e mi ha dato dei sandali, un anello e una corona

incorruttibili e eterni (Lc 15,22).

 

settimana dopo l'Epifania - LODI - sabato

Primo dialogo cristologico, 706 ; SC 97,  27

 

 

 

I ciechi vedono…, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la Buona Novella

San Cirillo Alessandrino nel quinto secolo

 

 

         « Colui che viene dopo di me è più potente di me ; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco » (Mt 3, 11). Diremo forse che l’opera di battezzare in Spirito Santo e fuoco  è di un’umanità simile alla nostra ? Come potrebbe esserlo ? Eppure, parlando di un uomo che non si è ancora fato conoscere, Giovanni dichiara che egli battezza « in Spirito Santo e fuoco ». Non trasmettendo ai battezzati uno spirito che non sarebbe suo, come avrebbe potuto farlo un servo qualsiasi, bensì come uno che è Dio per natura, e dona con una sovrana potenza quello che viene da lui e a lui appartiene in proprio. Per questa grazia, l’impronta divina si imprime in noi.

 

         Infatti, in Cristo Gesù, siamo trasformati, fatti simili all’immagine divina ; non perché il nostro corpo fosse plasmato nuovamente, ma perché ricevendo lo Spirito Santo, potessimo entrare proprio in possesso di Cristo, al punto di poter gridare ormai, nella nostra gioia : « La mia anima esulta nel Signore, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza » (Is 61,10). Infatti, dice l’apostolo Paolo : « Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo » (Ga 3,27).

 

         Siete forse stati battezzati in un uomo ? Silenzio, tu che sei soltanto uomo ; vuoi forse abbassare fino a terra la nostra speranza ? Siamo stati battezzati in un Dio fatto uomo ; egli libera dalle loro pene e dalle loro colpe, quanti credono in lui. « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo… Dopo riceverete il dono dello Spirito Santo » (At 2,38). Slega coloro che si legano a lui ; … Fa sgorgare in noi la sua stessa natura… Lo Spirito appartiene in proprio al Figlio, che è divenuto un uomo simile a noi. Infatti egli è la vita di tutto quanto esiste.

 

settimana dopo l'Epifania -  VESPRI sabato

Commento sul Vangelo di Giovanni 5, 2

(in l’Ora dell’Ascolto p.250 alt.)

 

 

« Il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo »

San Cirillo Alessandrino nel quarto secolo

          Cristo ricevette lo Spirito Santo in quanto uomo e in quanto era conveniente per un uomo il riceverlo. Il Figlio di Dio che fu generato dal Padre rimanendo a lui consustanziale, e che esiste prima della sua nascita umana, anzi assolutamente prima del tempo, non si ritiene offeso che il Padre, dopo la sua nascita nella natura umana, gli dica : « Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato » (Sal 2, 7).

          Il Padre afferma che colui che è Dio, e da lui generato prima del tempo, viene generato oggi, volendo significare che nel Cristo accoglieva noi come suoi figli adottivi. Il Cristo infatti, poiché si è fatto uomo, ha assunto in sè tutta la natura umana. Il Padre dà di nuovo lo Spirito Santo al Figlio, quando già possedeva il proprio Spirito, perché noi lo riceviamo da lui come ricchezza e fonte di bene. L’Unigenito Figlio non accoglie dunque per se stesso lo Spirito, ma per noi che siamo in lui. Ogni bene, infatti, viene a noi per mezzo di lui.

 

settimana dopo l'Epifania - UR Domenica - Battesimo del Signore

 Mt 3, 13-17

 

Discorso per il Battesimo del Signore 39 ; PG 36, 359-363

(In l'Ora dell'Ascolto p. 264)

 

« Conviene che così adempiamo ogni giustizia »

San Gregorio Nazianzeno nel IV secolo



         Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore ; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria…

 

         Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell’acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne, santifica nello Spirito e nell’acqua (Gv 3,4). Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù insiste : « Io ho bisogno di esseree battezzato da te », dice la lucerna al Sole (Gv 5, 35), l’amico allo Sposo (Gv 3, 29), colui che è il più grande tra i nati di donna al primogenito di ogni creatura (Mt 11,11 ; Col 1,15).

 

         Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli  che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati, come il paradiso dalla spada fiammegiante (Gen 3, 24). E lo Spirito testimonia la divinità di Cristo : si presenta simbolicamente sopra colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza. Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche la nostra carne divinizzata.

 

settimana dopo l'Epifania - VESPRI Domenica - Battesimo del Signore

 

Discorso per la festa dell'Epifania, 100, 1-3 ; CCL 23, 398-400

(In l'Ora dell'Ascolto p. 254)

 

« Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo »

 

San Massimo di Torino nel quinto secolo

 

         Oggi il Signore Gesù venne al Battesimo e volle che il suo corpo santo fosse lavato dall’acqua. Ma qualcuno potrebbe chiedere perché egli che è santo volle essere battezzato. Ascolta perché : Cristo non volle essere battezzato per esser santificato dalle acque, ma per santificarle lui stesso di modo che, mentre ne veniva purificato, fosse lui a purificare quelle acque che toccava. Ma la consacrazione da parte di Cristo non si limita all’elemento acqua. Mentre viene lavato il Salvatore, già allora viene purificata tutta l’acqua per servire al nostro battesimo e viene resa pura la fonte perché la grazia del lavacro sia distribuita in seguito ai popoli futuri. Cristo dunque si offre al battesimo precedendoci, perché i popoli cristiani lo seguano con fiducia.

 

         Penetra nel mistero : in questa prospettiva la colonna di fuoco precedette i figli di Israele attraverso il Mar Rosso perché essi affrontassero intrepidi il cammino: avanzò per prima attraverso le acque per preparare il passaggio dietro di sé a quelli che seguivano. Questo fatto, come dice l’Apostolo, fu il segno del battesimo (1Cor 10,1). In certo modo fu un vero battesimo in cui la nube copriva gli uomini, le acque li portavano. Ma tutto questo lo compì il medesimo Cristo Signore il quale, come allora precedette attraverso il mare i figli di Israele nella colonna di fuoco, così ora nella colonna del suo corpo, per usare la stessa immagine, precede nel battesimo i popoli cristiani. La colonna, dico, che allora fece luce agli occhi di quelli che seguivano, ora offre luce ai cuori di quelli che credono ; allora fu aperta una via sicura tra le onde, ora sono resi sicuri i passi nel lavacro della fede.

 

 

 

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