IN RICORDO DI MARGILLA di
sorella Sarah
allego i testi che ho scelto
per ricordare i dialoghi che in questi anni ho avuto la gioia di
intrattenere con Margilla. La nostra amicizia spirituale ha seguito
interessi molto vari e creativi e spesso ci siamo scambiate libri
che poi sono stati oggetto di domande (che non necessitavano di una
risposta diretta il più delle volte, ma in quanto domande ci
mantenevano sul cammino della ricerca nello Spirito). Ne ho scelti
3: il Libro di Vita che noi come Fraternità venendo a Firenze le
abbiamo proposto, "Fede-Speranza-Amore" di Giovanni Vannucci che lei
mi ha fatto scoprire in quanto spirito profondamente libero e
fiorentino e "Cristo come i papaveri" di Christian Bobin che abbiamo
trovato insieme e vi ci siamo tuffate come in una piscina a
ferragosto, vista la sete che ci è stata comune di leggerezza e
apertura sull'oltre.
Mi fa piacere condividere
queste parole in famiglia, poichè tra terra e cielo il legame è
vitale e abbiamo bisogno di credere insieme la Vita Eterna.
Un abbraccio fraterno
Sarah sorella
Tu, quando preghi, prega nello Spirito Santo.
Per mezzo della preghiera tu incontri Dio, lo ascolti, gli
parli, accogli il suo amore e gli rispondi.
Per mezzo della preghiera giungi a conoscere e a costruire
te stesso, fai luce sul tuo cammino e fortifichi il tuo
cuore.
Per mezzo della preghiera comprendi e incontri gli uomini
più intimamente e li aiuti nel profondo del loro essere e
così raggiungi in questo mondo la suprema efficacia.Per il
Signore, per il mondo e per te, veglia e prega senza
sosta.Non c’è compito più bello, affidato all’uomo, della
contemplazione.
Poiché in cielo ameremo solamente, eternamente
pienamente...
poiché Dio è amore come ce lo ha dimostrato Gesù…
poiché il primo comandamento è l’amore…
ama instancabilmente, senza riserve e senza mormorazioni.
Il Signore ti faccia crescere e abbondare nell’amore
verso tutti.
Una volta per tutte ti viene dato questo breve
precetto :
Ama e fa ciò che vuoi.
Se taci, taci per amore.
Se parli, parla per amore.
Se correggi, correggi per amore.
Se perdoni, perdona per amore.
Sia in te la radice dell’Amore.
Da questa radice non può uscire che del bene.
dal Libro di vita di Gerusalemme di fr. Pierre-Marie
|
“Mi
è capitato nella vita ciò che accade solo nella morte: ho
aperto gli occhi, ho visto i visi oscurarsi e il tuo sole
sorgere...Tu hai forzato il mio cuore, hai gettato via lo
smeraldo del mondo che vi si trovava e vi hai messo il
niente del tuo amore al suo posto.
Quando mi hanno chiesto cosa comprendevo della tua
parola, mi sono sentito dire:” Sono felice.”
Mi hai dato il cielo...Nessuno può fermarmi adesso.
Ho ali.Io so dove vado.Vado in cielo.
Tu mi riconoscerai sul marciapiede della stazione:
avrò il mio cuore nelle mie mani unite -
una grande ortensia blu,
che dà la sua luce giorno e notte,in ogni stagione.”
da “Cristo come i papaveri” di Christian Bobin
Passi il tuo Spirito, o Signore
come brezza primaverile
che fa fiorire la vita e schiude l’amore.
Passi il tuo Spirito,
come l’uragano che scatena una forza sconosciuta
e solleva le energie addormentate.
Passi il tuo Spirito
nel nostro sguardo
per portarlo verso orizzonti più lontani e più vasti.
Passi il tuo Spirito dai nostri volti rattristati
Per farvi riapparire il sorriso.
Donaci o Signore,l’amore puro e fresco come la pioggia
che benedice la terra assetata e riempie le brocche della
casa:inviaci l’amore che tiene legati i nostri cuori in una
pienezza di pace.
Fede- speranza-amore di Giovanni Vannucci
|
Tu, quando preghi, prega nello Spirito Santo.
Per mezzo della preghiera tu incontri Dio, lo ascolti, gli
parli, accogli il suo amore e gli rispondi.Per mezzo della
preghiera giungi a conoscere e a costruire te stesso, fai
luce sul tuo cammino e fortifichi il tuo cuore.Per mezzo
della preghiera comprendi e incontri gli uomini più
intimamente e li aiuti nel profondo del loro essere e così
raggiungi in questo mondo la suprema efficacia.Per il
Signore, per il mondo e per te, veglia e prega senza
sosta.Non c’è compito più bello, affidato all’uomo, della
contemplazione.
Poichè in cielo ameremo solamente, eternamente
pienamente...
poichè Dio è amore come ce lo ha dimostrato Gesù…
poichè il primo comandamento è l’amore…
ama instancabilmente, senza riserve e senza mormorazioni.
Il Signore ti faccia crescere e abbondare nell’amore
verso tutti.
Una volta per tutte ti viene dato questo breve
precetto :
Ama e fa ciò che vuoi.
Se taci, taci per amore.
Se parli, parla per amore.
Se correggi, correggi per amore.
Se perdoni, perdona per amore.
Sia in te la radice dell’Amore.
Da questa radice non può uscire che del bene.
dal Libro di vita di Gerusalemme di fr. Pierre-Marie
|
“Mi
è capitato nella vita ciò che accade solo nella morte: ho
aperto gli occhi, ho visto i visi oscurarsi e il tuo sole
sorgere...Tu hai forzato il mio cuore, hai gettato via lo
smeraldo del mondo che vi si trovava e vi hai messo il
niente del tuo amore al suo posto.
Quando mi hanno chiesto cosa comprendevo della tua
parola, mi sono sentito dire:” Sono felice.”
Mi hai dato il cielo...Nessuno può fermarmi adesso.
Ho ali.Io so dove vado.Vado in cielo.Tu mi riconoscerai
sul marciapiede della stazione:avrò il mio cuore nelle mie
mani unite -una grande ortensia blu,
che dà la sua luce giorno e notte,in ogni stagione.”
da “Cristo come i papaveri” di Christian Bobin
Passi il tuo Spirito, o Signore come brezza primaverile
che fa fiorire la vita e schiude l’amore.
Passi il tuo Spirito, come l’uragano che scatena una
forza sconosciuta e solleva le energie addormentate.
Passi il tuo Spirito nel nostro sguardo
per portarlo verso orizzonti più lontani e più vasti.
Passi il tuo Spirito dai nostri volti rattristati
Per farvi riapparire il sorriso.
Donaci o Signore,l’amore puro e fresco come la pioggia
che benedice la terra assetata e riempie le brocche della
casa:inviaci l’amore che tiene legati i nostri cuori in una
pienezza di pace.
Fede- speranza-amore di Giovanni Vannucci
|
|
Lettera a S.Em. Card. Silvano Piovanelli, nel suo ritorno al Padre
Eminenza carissima,
sono già trascorsi
quindici giorni dalla Sua partenza per il cielo. Giorni in cui come
Fraternità Evangeliche di Gerusalemme, abbiamo vissuto momenti di
dolore, tristezza e tanti bei ricordi che ci legano alla Sua
persona.
Oggi riesco a scriverLe.
Lo so, ai morti non si scrive, ma ai padri sì. E’ quando se ne vanno
che il dialogo si fa più fitto e inizia dentro di noi il bisogno di
ricordare, raccontare e soprattutto ringraziare.
Nel Suo testamento Lei
ha ripetuto il Suo grazie al Signore, per i tanti doni che ha
ricevuto nella Sua vita. Ora tocca a noi ringraziare per tutto
quello che Lei ci ha donato con umile semplicità accompagnata sempre
dal sorriso.
Grazie per il Sinodo
diocesano che, come popolo di Dio, ci ha dato una scossa e che Lei
ha voluto farci vivere con stile ecclesiale di comunione ed
ecumenismo.
Grazie per aver chiamato
da Parigi a Firenze, nella chiesa di S.Maria Assunta alla Badia
Fiorentina, le Fraternità Monastiche di Gerusalemme, che da quasi
venti anni tengono la porta aperta per l’adorazione eucaristica e la
liturgia che invita chiunque lo desideri a conpartecipare alla
preghiera, specie quella eucaristica, con i due polmoni
dell’occidente e dell’oriente, per un respiro orante, pieno e
leggero assieme.
Grazie per avere
illuminato tante delle nostre “domeniche con Dio” con i Suoi
insegnamenti. In particolare mi tornano in mente gli esercizi
spirituali sul profeta Giona.
Grazie per un caldo
pomeriggio dei primi di agosto, in cui Firenze ospitava nelle sue
case quattrocento giovani venuti a Roma per la G.M.G. Con Lei,
fr.Pierre-Marie, il nostro fondatore, e i giovani, salimmo a San
Miniato per una liturgia con i Padri Olivetani e uno sguardo da
lassù su Firenze, lapiriana città sul monte.
Al ritorno il sole
cedeva il posto alla luna. Lei prese sotto braccio fr.Pierre-Marie e
ci teneste un insegnamento spirituale a braccio sul ruolo simbolico
del sole e della luna nella vita del credente. Avvertiti in segreto
da uno di noi, al nostro passaggio le varie chiese suonavano le
campane; era una festa veramente speciale.
Grazie per le tante
volte in cui ha celebrato in Badia la liturgia di inizio anno,
specie quella che ha aperto il terzo millennio.
E un ultimo grande
grazie al Signore perché concedendoLe lunga vita ha permesso che
almeno uno dei grandi della Chiesa Fiorentina della seconda metà del
1900 ci accompagnasse fin qui.
Ora Lei li avrà
incontrati tutti e, ne sono certa, come diceva don Bensi, starà
facendo con loro le capriole in Paradiso. Per piacere si ricordi
anche di noi.
A-Dio Eminenza.
Una laica delle
Fraternità Evangeliche di Gerusalemme.
|
Cinque strade verso un nuovo
umanesimo
Postato il 27,11.2015 a cura di
Raimonda
A Firenze, culla dell’umanesimo
rinascimentale, 2200 delegati, in rappresentanza di tutte le diocesi
d’Italia, per cinque giorni hanno pregato, meditato, discusso sul
nuovo umanesimo che deve nascere, per rispondere alle sfide del
nostro tempo. Il mondo sta cambiando, a ritmi sempre più accelerati
e vorticosi, come un’auto lanciata a folle velocità: cercare l’uomo
nuovo è come cercare un pilota all’altezza, capace di riprendere il
controllo della situazione.
Il V° Convegno Ecclesiale
Italiano, dal titolo “in Gesù Cristo un nuovo umanesimo”, prima di
provare delineare alcuni tratti dell’uomo nuovo, ha segnalato un
punto prospettico a cui guardare: il Cristo della volta del
Brunelleschi del Duomo di Firenze. Siede sul trono ma ha ancora i
segni della passione e rifiuta la spada che l’angelo gli porge,
perché, come ha ricordato il Papa citando il vangelo, “Dio non ha
mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato per mezzo di lui”. Il Convegno ha cercato e indicato le
strade per trovare e costruire questo uomo nuovo.
La chiave interpretativa di
questa svolta antropologica si trova nella Evangelii gaudium.
A più riprese papa Francesco ha affermato che la figura più adatta
per rappresentare la realtà, in modo fedele alla complessità
radicale che essa oggi esibisce è il poliedro, significativamente
opposto alla sfera. Nella sfera, non ci sono differenze tra i punti
della sua superficie: nessuno ha una identità individuabile ed essi
sono perfettamente interscambiabili, al punto che la sfera rimane
identica da qualunque prospettiva la si guardi. Il poliedro invece
“riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso
mantengono la loro originalità” (n. 236): il poliedro, specie se
irregolare, mantiene la sua unità se ciascuna delle facce mantiene
la sua differente individualità. Ogni faccia è importante e ha un
ruolo insostituibile e la realtà d’insieme può essere colta da tanti
punti di vista quante sono le facce del poliedro. Viene meno anche
l’importanza assoluta del centro, ponendo fine ad una contesa
secolare: teocentrismo o antropocentrismo? Eurocentrismo
globalizzazione? Primato della filosofia, della teologia o delle
scienze? In questa prospettiva poliedrica si muove ad esempio la
Laudato sì là dove afferma che le soluzioni non possono venire
da un “unico modo di interpretare e trasformare la realtà” (n. 63).
Una faccia importante, anzi
essenziale in questo poliedro, secondo papa Francesco è
rappresentata dai poveri, non solo nel senso che la chiesa deve
interessarsi a loro, ma nel senso che deve lasciarsi evangelizzare
da loro (EG, 198). Promuovere il confronto e l’articolazione tra ciò
che è plurale è oggi il compito della profezia, che ha come premessa
la contemplazione di quanto di grande esiste fuori di noi e come
strumento operativo il dialogo.
Avendo sullo sfondo il logo del
Convegno e giocando un po’ con i numeri, possiamo dire che il quinto
convegno ha individuato cinque strade, ognuna di cinque corsie.
1. L’uomo nuovo da
costruire.
Le cinque meditazioni proposte
nella preghiera introduttiva ai lavori hanno delineato, partendo
dalla Bibbia, i caratteri fondamentali dell’uomo nuovo da costruire:
-
Un uomo che ha vinto la
paura di Dio: Mc 1,21-34. La prima sfida è respingere l’idea
che Dio sia nemico dell’uomo, la paura che Gesù sia venuto a
rovinarci: al contrario, egli è venuto tra noi per guarire le
nostre infermità.
-
Un uomo capace di
relazioni vere: Gen 1,26-31. Secondo l’originario progetto
di Dio, l’uomo è un essere chiamato a vivere tre relazioni: con
Dio, con l’altro e con la terra. Se ne viene meno una, è un
dramma perché l’uomo perde la sua identità piena.
-
Un uomo capace di fare i
conti con la sofferenza: Is 52,13-53,5. Dopo i drammi degli
ultimi cento anni di storia, qualsiasi antropologia deve fare i
conti con il dolore umano. Il credente guarda a Cristo, Servo
sofferente e impara da lui a chinarsi sui drammi dell’uomo.
-
Un uomo di dialogo:
Fil 2,5-11. Da questo inno, commentato da un pope ortodosso, da
una pastora valdese, seguiti sul palco da un imam e da un
rabbino si ricava che il dialogo esige lo stile di Cristo Gesù,
un Dio che ha svuotato se stesso per divenire simile agli
uomini.
-
Un uomo trasfigurato:
Lc 9,28-36. Come è avvenuto per Gesù, sul Tabor e soprattutto il
mattino di Pasqua, il punto di approdo dell’umanesimo cristiano
è una trasfigurazione dell’uomo. L’uomo di oggi, per realizzare
se stesso, deve andare oltre se stesso.
2. L’umanesimo cristiano
secondo Papa Francesco.
Nel suo discorso ai delegati,
Papa Francesco non ha usato giri di parole: “Gesù è il nostro
umanesimo”: lui con il suo volto svuotato della gloria di Dio,
sofferente, servo umiliato. Guardando a lui cogliamo tre sentimenti
che danno forma all’umanesimo cristiano e due tentazioni da fuggire.
-
Umiltà, che consiste
non tanto nell’abbassare se stessi, ma nel cogliere il positivo
negli altri, fino a considerarli superiori a noi, secondo
l’indicazione di Paolo ai Romani: “Gareggiate nello stimarvi a
vicenda”.
-
Disinteresse, che
consiste nel cercare la felicità di chi ci sta accanto.
L’umanesimo cristiano non è narcisista, ma sempre in uscita,
nello sforzo di rendere questo mondo un posto migliore per
vivere, nella logica della Laudato sì.
-
Beatitudine: il
cristiano ha in sé la gioia del vangelo e la mostra, mentre chi
ha l’ossessione del potere e pensa solo ai propri interessi è
triste. Di qui l’indicazione pratica di avviare in ogni comunità
un approfondimento sinodale della Evangelii gaudium.
-
Fuggire la tentazione
pelagiana di chi pensa l’uomo come capace di salvarsi da
solo, grazie a strutture e istituzioni “perfette”. Serve uno
spirito da esploratori, capaci di navigare in mare aperto,
vincendo la paura di chi si arrocca in difesa per timore di
perdere qualcosa.
-
Fuggire lo gnosticismo:
legare la salvezza alla conoscenza, alla dottrina. Sentirsi
padroni della verità è tipico del fondamentalismo di ogni
colore. La salvezza non viene dalla verità, ma da Cristo e
nessuno è padrone di Cristo.
3. Il contributo della
Chiesa per realizzare l’uomo nuovo. Lo possiamo cogliere ancora
dalle parole estremamente concrete del Papa, sia nell’intervento in
S. Maria del fiore che nell’omelia allo stadio. Egli ha
espressamente citato quanto scritto nella Evangelii gaudium:
noi non viviamo in un’epoca di cambiamento, ma in un vero e proprio
cambiamento d’epoca. Per rispondere a questa sfida del cambiamento
bisogna:
-
Conoscere la gente.
La domanda di Gesù ai discepoli, “La gente chi dice che sia il
Figlio dell’uomo?”, è tutt’altro che oziosa. Gesù si interessa e
invita ad interessarsi di cosa la gente pensa perché questo è
l’inizio di ogni comunicazione.
-
Lasciarci interpellare
dalla domanda: “Voi chi dite che io sia?”. Rispondere è
custodire integra ed annunciare la fede in Gesù Cristo, ma poi
bisogna camminare sulla strada da lui tracciata, proclamando che
nessuno è scarto e chi serve è il più grande.
-
Stare con la gente,
senza sete di potere né culto del denaro: “Meglio una chiesa
accidentata, ferita e sporca per essere uscita nelle strade che
non una chiesa malata per essere stata chiusa”.
-
Dialogare, tenendo
conto che il dialogo non è negoziare, ma cercare il bene di
tutti, discutere e soprattutto cercare di costruire
qualcosa insieme a tutti coloro che hanno buona volontà: non
muri e frontiere, ma piazze e ospedali da campo.
-
Fare largo ai giovani,
espressamente invitati a superare l’apatia e a cercare di
mettersi al lavoro per costruire un Paese migliore. E proprio
dai giovani dovrebbe arrivare quella carica di allegria e
umorismo che rendono più agevole il cammino.
4. Caratteri sociologici e
teologici del nuovo Umanesimo. Non poteva mancare, in un
convegno ecclesiale, il contributo della sociologia e della
teologia, offerto dalle relazioni dei professori Magatti e Lorizio.
Anche dai loro interventi alcuni caratteri del nuovo umanesimo:
-
Umanesimo resiliente:
nelle nostre comunità è in atto una resistenza alla crisi
dell’uomo, che rischia di cadere nel disumano, fino alla
frantumazione e morte dell’altro o nel transumano, con la spinta
esasperata della tecnologia, fino alla nuova ideologia del
gender. L’umanesimo resiliente è lo sguardo aperto di chi vede
nel volto dell’altro la chiave che apre i nostri cuori.
-
Umanesimo della
concretezza nel senso letterale della parola, “cum crescere
= crescere insieme”. Tanti mali del nostro tempo derivano dalla
mancanza di concretezza: l’economia non più a servizio del
lavoro, la politica non più a servizio della comunità, la
società pensata a misura di auto e televisione, non delle
persone.
-
Umanesimo della bellezza:
è questa il primo tramite del nostro essenziale incontro con
l’altro, perché è l’altro che ci salva, che ci fa riappropriare
della nostra umanità. È attraverso la cura e la tenerezza verso
l’altro, soprattutto verso il debole, che noi, tutti insieme,
possiamo salvare l’umano. È l’amore che salva.
-
Umanesimo dell’Alleanza
tra Dio e l’uomo, come risposta all’ateismo, ma anche come
riscoperta di uno stile di vita proprio delle tribù nomadi.
All’insicurezza del vivere si risponde rinsaldando i legami.
L’Alleanza richiede sempre il sacrificio, il dono di sé, lo
svuotamento, il fare posto all’altro e, in definitiva, a Cristo.
-
Umanesimo sinodale,
che rafforzi le forme essenziali di Alleanza: tra
uomo e natura, tra uomo e donna, tra le generazioni, tra le
religioni, tra cittadini e istituzioni, tra Cristo e la Chiesa.
Se l’alleanza si fa tra persone, il nuovo umanesimo dovrà
prevedere un passaggio da una pastorale delle strutture a una
pastorale delle persone. La Chiesa deve mostrare al mondo che è
possibile camminare insieme.
5. I caratteri del nuovo
umanesimo emersi dai lavori di gruppo. Il lavoro di gruppo è
stato il momento in cui tutti i partecipanti hanno potuto offrire il
loro contributo di idee e di esperienza. I 2200 partecipanti che
avevano da tempo scelto uno degli itinerari proposti – uscire,
annunciare, abitare, educare, trasfigurare – sono stati divisi in
gruppi da 100, suddivisi a loro volta in tavoli da 10 persone, in
cui tutti potevano esprimersi. Il lavoro di gruppo ha impegnato un
giorno e mezzo dei quattro complessivi del Convegno. Cinque studiosi
hanno tentato una prima impossibile sintesi di un materiale
ricchissimo che dovrà ancora essere vagliato. Dalle loro relazioni
posso solo cogliere cinque suggestioni.
-
Uscire significa
superare la tentazione di chiudersi, nella consapevolezza che il
Signore opera nel mondo, non solo nella chiesa; significa
pensarsi più esploratori che non sentinelle; significa dare
spazio ai giovani, ascoltando il loro invito a “fare un falò dei
nostri divani e delle nostre abitudini”.
-
Annunciare significa
orientare le persone a Gesù, che non è una verità da credere, ma
una persona da incontrare. La sfida, come richiamato dal Papa, è
riuscire a trasmettere la gioia del vangelo, ma prima ancora,
trasmettere il vangelo, usando ogni mezzo per far crescere la
conoscenza dei testi sacri.
-
Abitare la terra
significa fare nostra la spiritualità del “lievito madre”: esso
proviene da una precedente panificazione, è poco e non può
sfamare, ma può far lievitare la pasta da cui può essere
ricavato altro lievito. Il nuovo umanesimo dovrà riscoprire la
logica del passaggio di testimone da una generazione all’altra,
come suggerito dalla Laudato sì.
-
Educare significa
riscoprire la bellezza e la passione per l’educazione, tornare a
valorizzare la scuola, le università, unendo le forze, ad
esempio ipotizzando percorsi formativi comuni per preti e laici.
Per non vanificare il lavoro sarà importante fare rete,
ottimizzando le forze, sfruttando bene le nuove tecnologie e
imparando i nuovi linguaggi.
-
Trasfigurare il
mondo è il compito specifico della liturgia cristiana, perché
l’essenziale della liturgia sta fuori della chiesa. Fermo
restando il primato della Parola di Dio, possiamo immaginare un
nuovo umanesimo cristiano che riscopra e saldi i sacramenti ai
momenti decisisi della vita: il nascere, il crescere, l’amare e
il morire.
Conclusione. Passi
essenziali verso un nuovo umanesimo: un tentativo di sintesi
personale.
In questi anni siamo cresciuti
troppo in fretta e male. Nel mondo in cui viviamo c’è molto da
costruire o da ricostruire, ma anche cose da conservare e salvare:
la prima sfida è collocare istituzioni, scelte, eventi nell’uno o
nell’altro campo. Alcuni passi in questa direzione.
-
Aprire spazi di incontro
e di dialogo “nella città”, resistendo alla tentazione
“pelagiana” di presentarsi come unico spazio di salvezza. Come
cristiani ormai siamo minoranza, anche se depositari di un
patrimonio di idee, esperienze e motivazioni preziosissimo per
costruire un futuro diverso. Non possiamo presumere di fare
tutto noi, né di operare grossi cambiamenti. L’unica nostra
chance è il dialogo aperto e accogliente con tutte le persone di
buona volontà.
-
Indicare percorsi di
incontro con Cristo, rendendosi disponibili a fare da
compagni di strada: questo è il compito dei credenti, in
alternativa alla tentazione “gnostica” o, oggi diremmo alla
presunzione fondamentalistica di essere depositari e padroni
della verità. L’alternativa allo gnosticismo di ieri e al
fondamentalismo di oggi è Gesù di Nazareth, unica via di
salvezza. Perché se qualcuno può presumere di essere padrone
della verità, nessuno è “padrone di Cristo”!
-
Inventare, riscoprire e
tenere aperti spazi qualificati e progressivi di formazione,
per chi sente l’esigenza di andare oltre, per chi cerca di più,
sul piano spirituale, culturale, teologico, ecclesiale. Il nuovo
umanesimo non può essere minimalista: per essere a misura di un
mondo globale e complesso deve essere un umanesimo plurale, con
una offerta molteplice di occasioni di formazione: sociale,
culturale, economica e politica. Il nuovo umanesimo ha bisogno
di qualcuno che pensi, studi, si formi…
-
Puntare su una crescita
sana dell’uomo, che implica la capacità di prevenire e
curare le malattie dell’uomo contemporaneo, in particolare le
malattie di istituzioni come la famiglia e la scuola. Non
possiamo ridurci ad essere gli specialisti delle
situazioni-limite, specialisti nel curare le ferite, nel
consolare i vivi e nel seppellire i morti. Questo implica una
presenza attiva di laici credenti, preparati e motivati, non
solo all’interno delle strutture ecclesiali, ma nella politica e
nell’economia, e inoltre nella scuola pubblica, nei consultori o
in nuove strutture da inventare per prevenire e curare
tempestivamente i mali curabili di tante persone in crisi, delle
coppie e delle famiglie.
-
Costruire la città
dell’uomo, paladini del bene comune, capaci di farsi
carico dei problemi di tutti, secondo le formidabili indicazioni
di Papa Francesco nella Laudato sì, o ricordando quanto
amava ripetere il cardinal Martini, al momento dell’istituzione
della “Cattedra dei non credenti”: la distinzione più profonda
non è tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non
pensanti. Il nuovo umanesimo ha bisogno di cristiani “pensanti”,
capaci di offrire un qualificato contributo alla difesa del bene
comune, insieme agli uomini più sensibili.
|