Riflessioni spirituali sulla Badia Fiorentina e su alcune
opere d’arte
Lezione tenuta
da Monsignor Timoty Verdon*
Firenze, Badia fiorentina
29 novembre 2009
Ci poniamo al centro di questa chiesa i cui cambiamenti nei
secoli rispecchiano la sua storia.
L’attuale orientamento non è quello originale: in una chiesa
cristiana il punto di fuoco è l’altare maggiore, e qui era
originariamente nel luogo dove è attualmente la tomba del conte
Ugo, nel braccio sinistro rispetto all’attuale altare maggiore.
Immaginate l’anno Mille: pensate ad una principessa tedesca di
nome Willa, figlia del duca di Spoleto, in un’Italia parte del
Sacro Romano Impero, imparentata con la corte imperiale.
Siamo in un’epoca di transizione tra l’impero carolingio,
legittimato con l’incoronazione di Carlo Magno in San Pietro
nella notte di Natale dell’800 e il passaggio verso il nuovo
mondo comunale. Con l’incoronazione di Carlo Magno, Leone III aveva
voluto ricreare una continuità con l’Impero Romano
d’Occidente dopo le invasioni dei Barbari, impero che era invece
continuato nell’Oriente, ininterrottamente florido.
Vogliamo adesso stabilire una distanza tra noi e le origini
della Badia: Firenze era un “mondo feudale- imperiale”, cioè un
mondo a noi oggi in gran parte sconosciuto.
Willa fondò qui una chiesa con attigua abbazia sulle mura
romane: è probabile che nella costruzione si usassero le mura
della città come facciata orientale di questa chiesa monastica,
quindi una chiesa monastica sulla cerchia antica.
Nelle città medievali i monasteri erano spesso extraurbani,
molto potenti.
Se
si doveva fondarli in città, la posizione nelle prossimità delle
mura, come questa, era poco desiderabile perché pericolosa (ad
esempio durante gli assedi): per questo si trattava di terreni
facilmente ottenibili dalle autorità che governavano la città.
D’altro canto si trattava di terreni ampi, adatti per grandi
monasteri, mentre dentro la città gli spazi erano molto
ristretti, perché le case erano più fitte. La posizione dei
monasteri sulle mura aveva anche un significato simbolico
positivo: posizione di forte difesa, baluardo spirituale di
uomini dediti alla preghiera come “cordon sanitaire”.
I
monaci dovevano sostenersi in modo autonomo e perciò avevano
bisogno di orto, di vigna: pensate che nel terreno oltre il muro
dell’antico altare maggiore di questa chiesa è posta una via che
si chiama via Vecchia della vigna: questo nome deriva proprio
dalla vigna che i monaci avevano in quel luogo.
Il
monastero della Badia fu quindi il primo grande monastero
cittadino in Firenze, baluardo spirituale eretto dal 978.
Siamo nell’angolo sud-est del castrum romano; all’angolo
corrispondente, a nord-est, già esisteva il Palazzo Vescovile,
il Battistero, la cattedrale di Santa Reparata, nella quale era
stato trasferito il corpo di S.Zanobi, già in San Lorenzo, prima
cattedrale fiorentina fino al IX secolo.
La
Badia fu quindi un nuovo insediamento monastico, il primo di
quella rete di grandi complessi religiosi che furono
successivamente costruiti intorno alla città di Firenze, come
sentinelle spirituali.
Ricordate a questo proposito che l’Episcopio e la Cattedrale
hanno sempre avuto una comunità abbastanza stabile, che non
sempre però aveva caratteristiche unicamente spirituali.
Infatti i canonici del Duomo erano in gran parte i secondogeniti
e i successivi figli delle grandi famiglie che in questo modo
potevano avere una voce in Capitolo e quindi esercitare anche un
potere economico, oltre che spirituale, perché si dovevano
interessare degli affari del secolo. La comunità monastica
invece si occupa esclusivamente della vita spirituale della
città. Pensate appunto alle Fraternità Monastiche di
Gerusalemme, focolare di preghiera per raccogliersi di fronte a
Gesù nell’Adorazione, davanti all’unica cosa necessaria. |
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La prima chiesa della
Badia,quella costruita intorno al Mille, ci è sconosciuta nella
planimetria, perché viene demolita e ricostruita nella seconda
metà del Duecento: è immaginabile che avesse forme
romaniche.
Il
tempo della ricostruzione della seconda chiesa è un momento
cruciale della formazione dell’identità comunale di Firenze: al
1289 infatti risale la guerra decisiva della vittoria guelfa.
Sono gli anni in cui vivono Giotto, Dante: la gloria di Firenze.
In
quest’epoca nasce alla Badia l’idea di una nuova chiesa, più
grande e moderna, e se ne affidò la costruzione ad Arnolfo di
Cambio tra il 1280 e il 1285.
Era un’epoca di grande crescita demografica ed economica della
città: dal 1273 si era costruita una seconda cerchia di mura,
dal 1284 si era deciso di ingrandire ancora i confini di Firenze
con la terza e ultima cerchia, quella che corrisponde agli
attuali viali di circonvallazione. In quest’epoca si costruivano
nuovi palazzi per il governo della città, chiese grandi e
moderne: nel 1251 il Palazzo del Podestà, l’attuale Bargello;
nel 1272 la grande basilica di Santa Maria Novella, qualche
decennio dopo Santa Croce e Santa Maria del Fiore e poi ancora
il nuovo Palazzo per il governo della città in piazza della
Signoria.
Era il tempo delle dure lotte tra guelfi bianchi e guelfi neri
ed appunto il Papa nel 1279 aveva inviato il cardinal paciere
Latino Malabranca perché si facesse un matrimonio tra le
famiglie avversarie in segno di pace, proprio nel giorno della
posa della prima pietra in Santa Maria Novella (18 ottobre).
Quindi il clima in cui veniva rinnovata la chiesa della Badia
era di grande speranza.
Come
già la forma della prima chiesa ci è largamente sconosciuta,
così lo è anche quella realizzata da Arnolfo.
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All’esterno, sulla parete orientale, possiamo
ancora vedere la sagoma della grande finestra
gotica; a questa chiesa appartenevano
anche i grandi frammenti di affreschi
staccati, posti adesso nella cappella di
San Bernardo. Questi affreschi raffiguranti
“Storie della Passione” facevano parte della
decorazione della cappella maggiore, opera di un
ottimo artista giottesco vicino a Maso di Banco,
che li eseguì poco dopo il 1335. Questa chiesa gotica doveva avere il soffitto
realizzato con volte a crociera archiacute come in Duomo e come
stavano facendo i vallombrosani in Santa Trinita.
Adesso vorrei parlarvi
della tomba che Mino da Fiesole fece tra il 1469 e il 1481 per
Ugo di Toscana.
Non
sappiamo dove questo monumento fosse posto originariamente,
perché il luogo dove è attualmente collocato era occupato
dall’altar maggiore.
Nel
Quattrocento quindi si vuol rifare la tomba del barone Ugo che
era morto nel 1001 (a Firenze era ancora l’anno 1000, perché
l’anno iniziava dal 25 marzo, ”ab Incarnatione Christi”,
ed il barone era morto in febbraio come potete leggere
nell’iscrizione).
Ugo era stato un instancabile benefattore del sistema monastico
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Era un’epoca in cui la Chiesa ed il potere temporale si
sovrapponevano e, attraverso la Chiesa, l’Impero riusciva a dare
stabilità alla società. Con Ugo, Firenze diventa capitale della
Toscana (prima era Lucca) e questa Chiesa rappresenta un suo
investimento personale: la fondazione di monasteri dava
stabilità economica, politica e spirituale.
Ha
quindi un grande significato politico e spirituale nella
storia di Firenze aver accolto la tomba di Ugo nella chiesa del
monastero della Badia.
Negli
anni ’60 del Quattrocento i monaci chiamano Mino del Reame, cioè
Mino da Fiesole, per rifare il nuovo sarcofago del barone
Ugo, il cui corpo fino ad allora era stato conservato in un’urna
di manifattura pre-romanica. Mino era chiamato “Mino del Reame“
perché a Napoli aveva fatto l’arco di trionfo di fronte al
Mastio Angioino e a Roma delle splendide tombe per alcuni
cardinali. Quindi Mino era un artista che portava con sé il
profumo culturale della Roma antica e qui crea il suo
capolavoro, una tomba che appare modernissima, poiché proietta
la morte del personaggio |
illustre in un trionfo
(osservate l’arco di trionfo). Siamo nel Rinascimento ed i
monaci vogliono appunto un monumento moderno: così Mino un
monumento trionfale antico: viene creata un’effigie immaginaria,
il corpo esposto sul catafalco, il sarcofago solenne, leggero.
Alcuni elementi preziosi come il porfido, un marmo raro e di
memoria imperiale. Quindi forme antiche e moderne:
guardate il realismo del volto del barone Ugo e dei bambini che reggono lo stemma.
Osservate la figura della Carità che tiene nella sinistra la
fiamma e nell’altra mano il Bambino,amore donativo di Dio, Amore
di Cristo che morì in croce simboleggiato da una madre con più
bambini. La Carità sopra il barone Ugo, che viene presentato
come se avesse esalato il suo respiro come Cristo e il suo
spirito è la Carità. Sopra, nell’arco, la Madonna con il
Bambino, in un occhio, come una finestra in cielo in attesa
dell’anima di Ugo.
L’anima che sale in cielo ha la figura del bambino: anima
bambina di Ugo ricevuto dal Bambin Gesù nell’asilo celeste. E’
un programma iconografico originale che preannuncia la bramosia
della comunità di rendere questa chiesa più moderna ed attuale,
rinnovamento che sarà realizzato in modo totale nel corso del
Seicento. |
Poniamoci adesso
davanti ad un’altra opera del Rinascimento, la tomba di Bernardo
Giugni, ancora di Mino da Fiesole che usa, come vedete, alcuni
elementi stilistici simili a quelli della tomba del Barone
Ugo.
Il
Giugni fu un grande giurista e qui vediamo raffigurata un’altra
virtù,la Giustizia.
I
Fiorentini attribuivano grande valore alle professioni: pensate
che S.Antonino Pierozzi arrivò a legittimare l’usura,
regolandola, e dimostrando teologicamente, che entro certi
parametri, poteva essere un mestiere legittimo. Cioè si voleva
dare dignità ad ogni professione.
Dall’opera del giurista nasce la virtù della Giustizia.
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Poniamoci adesso di fronte
al celebre dipinto di Filippino Lippi raffigurante “La Vergine
che appare a San Bernardo”: questo dipinto non fu realizzato per
la Badia, ma per il convento di Santa Maria delle Campora di Marignolle, che a quel tempo
dipendeva dai monaci della Badia. In occasione dell’assedio che
subì Firenze nel 1527 ad opera delle truppe di Carlo V, l’opera
fu portata nel 1530, in questa chiesa, per sicurezza dai
pericoli del saccheggio.
Questo
dipinto(1482-1486) fu voluto come ex-voto da Domenico Del
Pugliese, raffigurato in preghiera alla vostra destra.
Si
tratta di una scena monastica cistercense: Bernardo si è
ritirato dal monastero per scrivere (anche nei monasteri c’è
confusione!!!), in una sorta di studio rupestre. Osservate sul
fondo i monaci negli abiti bianchi cistercensi.
Bernardo
scrive ed ha portato con sé molti libri: ci dice T.S.Eliot”...i
poeti minori prendono in prestito,i grandi rubano..”.
Bernardo vuole scrivere sull’Annunciazione....la Bibbia è
appunto aperta sull’Annunciazione....ogni tanto gli viene lo
sconforto: davanti a Dio le cose che scriviamo sono poca cosa...
Bernardo è raffigurato con le sembianze macilente,
dall’accentuata sensibilità. |
Maria gli si fa presente,
gli fa un annuncio, lo conforta per dargli la forza di
continuare, prende il posto dell’Arcangelo Gabriele. La figura
di Maria ha assunto in sé tutto lo scoraggiamento di Bernardo:
il volto pallido, l’eleganza, lo sfinimento.
Un’Annunciazione rovesciata: la buona notizia aiuta a
perseverare nelle prove della vita creativa e quando ci sono i
dubbi allora: ”In rebus dubiis Mariam cogita, Mariam invocam”
come leggiamo nell’iscrizione sottostante. Forse il significato
è autobiografico.
Osservate la bellezza dei volti degli angeli intorno a Maria, a
ricchezza della materia pittorica che fa tutt’uno con la
bellezza del significato spirituale. |
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Nella seconda metà
del Cinquecento ci sono alcune opere importanti:
”L'Assunta “di Giorgio Vasari (1568) sopra la cantoria ad est;
la “Via Crucis“ di Naldini (1570 circa)
nell’altare della cappella a sinistra
dell'attuale altar maggiore;
"L'Assunta" di Giorgio Vasari |
la “Pentecoste”
di Mirabello Cavalori nell’altare della cappella a destra
dell’attuale altar maggiore, opere che testimoniano il desiderio
della modernità e della ricerca della bellezza.
In
epoca ormai barocca, nel periodo in cui Bernini sta per
realizzare il baldacchino per San Pietro, un abate senese,
l’architetto Matteo Segaloni a partire dal 1628 trasforma
interamente la chiesa e ne cambia l’assialità: il transetto di
Arnolfo di Cambio diventa la navata principale della chiesa!
Dopo gli imponenti lavori di trasformazione e di
ristrutturazione (verso il 1670), nella chiesa non rimane niente
della struttura gotica e, più che barocca come era nel nuovo
gusto dei tempi, la chiesa fu trasformata in forme dal gusto
rinascimentale.
Nella nuova chiesa infatti viene rispettato lo spirito
fiorentino e si può parlare di adattamento classicheggiante del
barocco.
Il
Segaloni riorienta la chiesa con significati simbolici: si
tratta di una pianta quasi a croce greca.
La
monumentalità e la bellezza s’impongono senza invadenza:
osservate il magnifico soffitto in legno intagliato del
Gamberaio (cioè Felice Gamberai,1628-31): la ricchezza
dell’intaglio è sorprendente ed è da notare che non ha mai avuto
dorature.
Abilità nella lavorazione, semplicità della materia.
Riflettiamo sul significato del legno nell’uso che se ne fa
nelle abbazie: materiale semplice che si adatta alla semplicità
della vita.
"Pentecoste" di Mirabello Cavalori |
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Chi entra alla Badia entra
nel mistero della Croce di Cristo,la liturgia si svolge nella
croce di Cristo.
Battezzati nel mistero della Croce-morte-resurrezione di Cristo:
come chiese catecumenali, fonte battesimale a forma di croce,
trasformazione
e semplificazione dell’antica chiesa.
Entriamo nel simbolo della nostra fede: la nostra vita cristiana
è costellata di segni:tanti gesti che sono segni nei sacramenti:
ricordiamo il senso del segno, ma ci sembra che non possiamo
viverlo.
Sono segni efficaci i sacramenti e possiamo attingere alla
potenza e ai privilegi di questi segni.
Croce e Gloria della Pasqua Christi.
La
gloria siamo noi che siamo il corpo vivo del Cristo
risorto-mistero eucaristico.
Edificio cruciforme a testimoniare la nostra partecipazione alla
vita del Cristo risorto.
Entriamo nel mistero di Cristo crocifisso e risorto insieme con
i Santi.
Gian Domenico Ferretti, pittore attivo nel primo Settecento,
dipinge, qui sopra di noi, nella parte frontale dell’arco
trionfale, un affresco con il “Martirio di S. Stefano” e dentro
il coro lascia l’immagine di "Maria Assunta in cielo” e della
sua ”Incoronazione “ (1734 circa).
Con
Stefano viviamo il mistero della croce, la Gloria di Maria e la
sua Assunzione annunciano invece la nostra unione a Cristo nella
Gloria.
Insieme ai Santi
andiamo incontro alla vita eterna nella gloria.
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Se
siete membri adottivi delle Fraternità monastiche non vi
stupirete se vi chiedo di pregare insieme un’Ave Maria...
Maria Assunta protegga questa comunità di monaci e monache; che
questi monaci e monache possano portare alla nostra città la Tua
consolazione e quella del Tuo Figlio, il Signore Gesù.
Amen
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*Il testo, ripreso da una
registrazione, è stato trascritto con qualche piccola
integrazione e non è stato rivisto dal Relatore.
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